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    Apertura anno giudiziario a Reggio Calabria

     

     

    Apertura anno giudiziario a Reggio C.: no uso politico della giustizia

    26 gen 13 La carenza di magistrati e di mezzi rischia di mettere in crisi la lotta alla "'ndrangheta, che e' la più grossa associazione criminale esistente in Italia ed in Europa". Ed è per questo motivo che dalla città dello Stretto si leva un grido d'allarme per chiedere che vengano incrementati gli organici in modo da contrastare adeguatamente le cosche. Sono stati questi i temi affrontati nel corso della cerimonia d'inaugurazione dell'anno giudiziario nel distretto della Corte d'appello di Reggio Calabria. Nella sua relazione, il presidente della Corte, Giovanni Battista Macrì, ha evidenziato le innumerevoli difficoltà in cui si dibattono i magistrati italiani "ed in particolare quelli reggini, costretti ad operare in un contesto territoriale inquinato dalla criminalità organizzata. Sono qui - ha aggiunto - per ribadire e testimoniare il costante impegno dei magistrati del Distretto di Reggio Calabria a rendere, con assoluta umiltà e nel rispetto dei propri doveri, il servizio giustizia". "Escludo - ha detto ancora Macrì - che oggi in Italia esista un problema magistratura. Esiste, invece, un problema giustizia. Escludo che la magistratura coltivi disegni eversivi o che essa attui un uso politico della giustizia. Senza innovazioni legislative di vasta portata e senza una consistente provvista di risorse umane e materiali, la giustizia affonderà nella palude, scuotendo le fondamenta dello Stato di diritto. Una crisi che ha prodotto un arretrato impressionante, la palla al piede di qualsiasi forma di merito e di rito". Soffermandosi, poi, sui vari settori della giustizia, il presidente Macrì ha rilevato che in materia di penale "sarebbe opportuno recuperare forme di istruzione pre-dibattimentale che evitino la dilatazione dei tempi di giudizio e la creazione di pachidermi processuali, con il rischio della scadenza dei termini di custodia cautelare nei giudizi di criminalità organizzata". "Tarda una riforma processuale organica - ha proseguito Macrì - mentre si insiste con una legislazione d'emergenza e si prospettano provvedimenti settoriali che non risolvono la crisi. La verità è che i tempi di giudizio non possono essere dettati legislativamente. E' la capacità del sistema giustizia a dettarli, un sistema allo stato arrugginito, inefficiente, non dotato di uomini e mezzi sufficienti. La situazione complessiva della giurisdizione nel Distretto della Corte d'Appello di Reggio Calabria non è sostanzialmente migliorata, se non in qualche settore. Persistono scoperture di organico nei vari uffici giudiziari che rendono la situazione, in un territorio diffusamente pervaso dall'illegalità, al limite della paralisi della giurisdizione". Macrì ha denunciato, in particolare, una scopertura di 21 magistrati giudicanti su un organico di 135, pari al 21% del totale. "Carenze - ha sottolineato - che rendono estremamente difficile la composizione dei collegi penali. Tuttavia, l'impegno profuso è stato notevole. La Sezione Gip-Gup ha emesso ben 726 ordinanze di custodia cautelare e pronunciato 537 sentenze, 120 delle quali in sede di giudizio abbreviato. Malgrado questo impegno, però, la pendenza dei procedimenti è passata da 9.963 a 10.428". Macrì ha quindi sottolineato la rilevanza socio-economica dei provvedimenti di sequestro e di confisca in materia di misure di prevenzione, "l'unico proficua soluzione - ha avvertito - per contrastare adeguatamente gli indebiti arricchimenti e per indebolire l'enorme forza economica delle varie 'ndrine in un territorio in cui l'indice di densità criminale è stimato al 27% della popolazione ed un giro di affari per le cosche di oltre 43 miliardi di euro". Durante la cerimonia il Procuratore generale, Salvatore Di Landro, ha spiegato "che la pur legittima esclusiva titolarità dell'impulso unico da parte del pubblico ministero con l'esercizio dell'azione penale dovrebbe trovare dei correttivi che consentano di evitare l'insorgenza di possibili alterazioni e deviazioni anomale dal corretto percorso verso il traguardo della sentenza. Non v'é dubbio che la tematica sia stata avvertita dai cultori della materia più attenti, ma la soluzione finora suggerita della separazione delle carriere, come panacea di tutti i mali, è 'tranchant' e potrebbe apparire come un 'rimedio peggiore del male'". In sostanza, per Di Landro "le funzioni del procuratore generale sono in concreto piuttosto 'riduttive' perché limitate all'acquisizione di 'dati e notizie' da trasmettere al Procuratore generale presso la Corte di cassazione. Così individuata la sfera di azione, pur nella circonferenza più ampia del cosiddetto 'potere di sorveglianza' riconosciuto dalle norme speciali in materia, balza evidente il suo ridotto campo di intervento che, in realtà, non consente alcun tipo di sostanziale influenza sul processo in corso, se non in caso di patenti anomalie o di eccezionali situazioni. Sicché la risposta che ritengo di dare non può che essere desolatamente negativa, con la conclusione che in atto, in realtà, il pubblico ministero rimane il dominus assoluto del processo e riduce il ruolo del Gip".

    No a uso politico giustizia. "Escludo che oggi in Italia esista un problema magistratura. Esiste, invece, un problema giustizia, o che la magistratura coltivi disegni eversivi o che essa attui un uso politico della giustizia". Lo ha detto il presidente della Corte d'appello di Reggio Calabria, Giovanni Battista Macrì, nel corso della cerimonia per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. "Senza innovazioni legislative di vasta portata e senza una consistente provvista di risorse umane e materiali - ha aggiunto - la giustizia affonderà nella palude, scuotendo le fondamenta dello Stato di diritto". Il Procuratore generale, Salvatore Di Landro, ha evidenziato che "la pur legittima esclusiva titolarità dell'impulso unico da parte del pubblico ministero, con l'esercizio dell'azione penale, dovrebbe trovare dei correttivi che consentano di evitare l'insorgenza di possibili alterazioni e deviazioni anomale dal corretto percorso verso il traguardo della sentenza. Non v'é dubbio che la tematica sia stata avvertita dai cultori della materia più attenti, ma la soluzione finora suggerita della separazione delle carriere come panacea di tutti i mali potrebbe essere un rimedio peggiore del male".

    Densità criminale al 27%. E' pari al 27% della popolazione l'indice di densità criminale nel distretto della Corte d'appello di Reggio Calabria. Ad affermarlo è stato il presidente della Corte d'appello di Reggio Calabria, Giovanni Battista Macrì, durante la cerimonia d'inaugurazione dell'anno giudiziario. Macrì ha anche sottolineato la rilevanza socio-economica dei provvedimenti di sequestro e di confisca in materia di misure di prevenzione, "l'unica proficua soluzione - ha avvertito - per contrastare adeguatamente gli indebiti arricchimenti e per indebolire l'enorme forza economica delle varie 'ndrine, in un territorio in cui l'indice di densità criminale è stimato al 27% della popolazione, con un giro di affari per le cosche di oltre 43 miliardi di euro".

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