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    Agguato a Roma, ucciso referente cosca San Luca

     

     

    Agguato a Roma, ucciso referente cosca San Luca

    25 gen 13 E' stato ucciso la scorsa notte a Roma in un agguato Vincenzo Femia, 67 anni presunto appartenete alla cosca di San Luca e referente della ndrangheta nella capitale. Il corpo di Vincenzo Femia e' stato crivellato da almeno nove colpi di pistola calibro 9 che lo hanno trafitto in varie parti del corpo, tra cui il volto e l'addome. Femia è stato ucciso mentre era a bordo della sua auto, una Matiz grigia, che aveva ancora il motore acceso. Il cadavere è stato trovato con la testa sul volante mentre i finestrini sono andati in frantumi e alcuni bossoli sono ancora sul sedile passeggero dell'auto. Femia, originario di Reggio Calabria ma che risiedeva da molti anni a Roma nel quartiere di Montespaccato, era sorvegliato speciale. Aveva precedenti per associazione mafiosa, traffico internazionale di stupefacenti, tentato omicidio e armi. L'uomo era un referente romano della 'ndrangheta ed affiliato alla cosca di San Luca, la stessa coinvolta nella strage del 2007 di Duisburg in Germania, dove in un ristorante italiano furono uccisi cinque calabresi.

    DNA: Locali e bar di Roma frontiera economica della nrangheta. Bar e ristoranti, alcuni celeberrimi, di Roma nelle mani della 'ndrangheta calabrese, locali considerati "una nuova frontiera degli investimenti" dell' organizzazione criminale. Lo scrive la Direzione nazionale antimafia (Dna) nella sua relazione 2012, consegnata ieri al Parlamento, il giorno prima dell'omicidio nella capitale di Vincenzo Femia, boss 67/enne ritenuto il referente romano della cosca reggina di San Luca. Un'indagine che si è avvalsa della collaborazione delle Direzioni distrettuali antimafia (Dda) di Roma e Reggio Calabria - sottolinea la Dna - "ha consentito di ricostruire quella che può considerarsi una nuova frontiera degli investimenti della 'ndrangheta calabrese''. "In particolare - si legge nella relazione -, l'indagine ha consentito di accertare che un numero rilevante di locali pubblici, bar, ristoranti tutti siti nella Capitale, erano nella mano della 'ndrangheta. Per citarne solo alcuni, il noto locale Cafe' de Paris, simbolo della dolce vita romana, il lussuosissimo ristorante George, il ristorante Federico I, nonché numerosi altri locali e società, beni mobili ed immobili per un valore di oltre 250 milioni di euro, tutti beni ritenuti riconducibili ad Alvaro Vincenzo ed intestati a nullatenenti prestanome. I beni sono stati sottoposti a sequestro anche in sede di Misure di Prevenzione".

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