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    La sua famiglia è mafiosa, adolescente affidato a comunità

     

     

    La sua famiglia è mafiosa, adolescente affidato a comunità

    18 gen 13 "Un'alternativa culturale" offerta ad un adolescente nato e vissuto in un ambiente di 'ndrangheta ''per tutelarlo ed evitarne una definitiva strutturazione criminale". Sono questi i presupposti alla base del provvedimento di affido in comunità emesso dal Tribunale dei minori di Reggio Calabria nei confronti di un sedicenne appartenente ad una famiglia inserita nel gotha 'ndranghetistico calabrese, eseguito dalla polizia. Protagonista e' il giovanissimo rampollo di una delle famiglie di mafia tra le più potenti della provincia reggina, già coinvolto in una vicenda di furto e danneggiamento per la quale è stato assolto. Un episodio giudiziario che ha però svelato il contesto all'interno del quale il ragazzo è vissuto: congiunti uccisi in agguati mafiosi o finiti in carcere per reati mafiosi, carriera scolastica contraddistinta da discontinuità e scarso profitto, frequentazioni reiterate con noti pregiudicati. Il provvedimento di affido in comunità, confermato dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria è stato eseguito dagli agenti dell'ufficio minori della Questura, dal Servizio sociale del Comune di residenza e dall'ufficio servizio sociale del Dipartimento giustizia minorile. La vicenda del minore sottratto alla famiglia mafiosa era già emersa nel settembre scorso, quando il Tribunale aveva disposto il provvedimento di allontanamento. Sul caso era anche intervenuto il Procuratore della Repubblica dei minorenni di Reggio Calabria, Carlo Macrì, secondo cui "la Procura non ha chiesto al Tribunale di emettere, nel caso specifico, provvedimenti limitativi della potestà genitoriale, bensì solo provvedimenti amministrativi idonei a contenere la condotta irregolare del minore. La rieducazione alla legalità - aveva sostenuto ancora Macrì - non può avvenire attraverso modalità coercitive ma deve essere frutto di una libera e consapevole scelta del soggetto attraverso un faticoso percorso personale di tipo culturale e morale. Tale conversione può e deve essere sì sostenuta ma non imposta attraverso la deprivazione degli affetti familiari e la deportazione in luoghi lontani da quelli di origine". "Il decreto di affido - fanno sapere adesso dalla Questura di Reggio - non riveste carattere di afflittività e la sua genesi non è data dalla semplice appartenenza del minore ad una famiglia 'mafiosa', ma è conseguente ad una ponderata valutazione di una situazione di disagio e di devianza per rimediare alla quale, in assenza di validi modelli educativi di riferimento, viene offerta un'alternativa culturale all'adolescente per evitarne una definitiva strutturazione criminale". Il provvedimento è stato eseguito dai poliziotti senza alcun problema malgrado le preoccupazioni legate al difficile contesto socio ambientale della famiglia del giovane.

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