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    Estorcevano giocate al 10 e Lotto in Basilicata e poi le incassavano anche a Cosenza

     

     

    Estorcevano giocate al 10 e Lotto in Basilicata e poi le incassavano anche a Cosenza, 3 arresti

    26 feb 13 Entravano nelle ricevitorie del Potentino, fingendosi tecnici informatici della Lottomatica, per poi utilizzare i computer e giocare centinaia di numeri al "10 e lotto", incassando complessivamente centomila euro in pochi mesi, con un danno per lo Stato di circa 500 mila euro: quando poi i gestori si accorgevano della truffa, venivano minacciati pesantemente e intimoriti. Con l'accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, i carabinieri hanno arrestato stamani tre persone: Vito Riviezzi, di 28 anni (in carcere), Salvatore Sabato (40) e Barbara Nella, di 42 anni (entrambi ai domiciliari). I particolari dell'operazione "Lottomatica" sono stati illustrati stamani, a Potenza, nel corso di una conferenza stampa, dal Procuratore della Repubblica, Laura Triassi, e dai comandanti del comando cittadino e del nucleo del nucleo operativo radiomobile dei carabinieri, il capitano Raffaele Cirilli e il tenente Giuseppe Abrescia. Il gruppo, cinque le persone in tutto, entrava nelle ricevitorie, a volte con un abbigliamento completamente diverso da quello di un normale tecnico informatico, e utilizzava i computer per le giocate con la scusa di controllare il terminale. Se il gestore, capita la truffa o riconosciuto uno dei falsi "informatici", tentava di ribellarsi, veniva minacciato. La persona in carcere, hanno spiegato gli investigatori, "é figlia di un boss di Pignola (Potenza), dove peraltro lavora come netturbino", per cui "é nota a molti gestori, e questo era un ulteriore deterrente per i commercianti". La prima denuncia è stata presentata ai carabinieri ad agosto dello scorso anno e le indagini si sono estese (con l'utilizzo delle immagini delle telecamere a circuito chiuso delle ricevitorie e con la collaborazione dei Monopoli di Stato) in tutte Italia, e in particolare in Campania, Calabria e Liguria. Le giocate, infatti, in teoria erano regolari, pur se estorte: gli esercenti dovevano versare l'importo giocato a Lottomatica, e le vincite potevano essere incassate. Questo non avveniva nelle strutture in cui erano state effettuate, ma in posti diversi del Paese (Cosenza, Napoli e Roma), e gli inquirenti stanno verificando se ci siano collegamenti con altri gruppi criminali, o casi simili in altre regioni.

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