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    In un libro il pentito Varacalli parla dello sbarco della ndrangheta a nord

     

     

    In un libro il pentito Varacalli parla dello sbarco della ndrangheta a nord

    15 feb 13 Esce oggi nelle librerie di tutt'Italia "Sono un uomo morto", per Chiarelettere, un libro sconvolgente in cui parla il pentito che ha svelato i segreti della 'ndrangheta al Nord, soprattutto a Torino e in Piemonte. Autori sono Federico Monga e Rocco Varacalli. Federico Monga vive a Napoli dove, dal luglio del 2010, e' vicedirettore del quotidiano "Il Mattino". Ha lavorato per "l'Unità", "La Provincia Cosentina", il "Giornale del Piemonte" e "La Stampa". Rocco Varacalli, nato a Natile di Careri (Reggio Calabria) nel 1970, affiliato alla 'ndrangheta dal 1994, ha trafficato droga per vent'anni, a partire dal 1987. Dopo l'arresto, nel 2006, ha deciso di pentirsi e di collaborare con la giustizia. Padre di quattro figli, arrestato sette volte e condannato a 17 anni in Cassazione come mandante di un omicidio, ha vissuto in località segrete. Ora è detenuto nel carcere di Torino. Dice Varacalli - che ha dedicato il libro al procuratore Bruno Caccia, assassinato dalla 'ndrangheta a Torino, e a Giancarlo Caselli ''che ha piegato la 'ndrangheta nel capoluogo piemontese'' - di avere condiviso la cella con "gente del calibro di Rosario Barbaro, i Trimboli, i Nirta, i Morabito, che mi hanno confidato omicidi, estorsioni, intrighi con la politica e l'economia. Le ditte calabresi hanno operato in tutti i business più importanti: la ferrovia ad alta velocità, la nuova autostrada Torino-Milano, le Olimpiadi invernali del 2006, il porto di Imperia, solo per citare gli affari più clamorosi". Varacalli ha avuto il merito di aprire agli inquirenti il 'libro' della 'ndrangheta al nord e ''Sono un uomo morto" è la storia della persona che per prima ha raccontato l'infiltrazione della criminalità organizzata calabrese nel Nordovest d'Italia, in particolare in Piemonte e in Liguria. La sua storia è una vera e propria epopea criminale che inizia in Calabria e finisce a Torino. Nel mezzo scorre una vita violenta, raccontata in prima persona e dall'interno dell'organizzazione. La sua confessione è diventata l'architrave dell'inchiesta Minotauro che nel giugno 2011 ha portato all'arresto di 150 persone e al coinvolgimento di politici, assessori, consiglieri regionali e imprenditori. L'Alta velocità, i cantieri delle Olimpiadi invernali a Torino, la costruzione del centro commerciale Le Gru di Grugliasco (Torino), il porto di Imperia. E poi il traffico internazionale di droga dall'America del Sud all'Europa e alle grandi città dell'Italia del Nord, passando per l'Africa. Varacalli ha raccontato tutto: la scelta di pentirsi, le pressioni della famiglia, il disconoscimento, le minacce, le stragi e gli omicidi. E come funziona l'organizzazione. La sua testimonianza, giudicata attendibile da almeno due sentenze, è drammatica. I processi vanno avanti e Varacalli continua a definirsi "un morto che cammina".

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