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    Morelli condannato a 8 anni, il Giudice Giglio a 4

     

     

    Morelli condannato a 8 anni e 4 mesi, il Giudice Giglio a 4 anni e 7 mesi

    06 feb 13 L'ex Conisgliere regionale della Calabria del Pdl Franco Morelli è stato condannato a 8 anni e 4 mesi di carcere nel processo milanese sulla cosiddetta 'zona grigia' della 'ndrangheta nell'ambito del procedimento con al centro la cosca dei Valle-Lampada. I giudici hanno anche condannato l'ex magistrato del tribunale di Reggio Calabria Vincenzo Giuseppe Giglio, a 4 anni e 7 mesi. I giudici dell'ottava sezione penale di Milano (presidente del collegio Luisa Ponti) hanno disposto anche l'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici per Vincenzo Giuseppe Giglio, l'ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria che venne arrestato (e poi sospeso dal Csm) nel novembre 2011, con le accuse di corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento aggravato per avere agevolato l'attività del clan Valle-Lampada. Per il consigliere calabrese Morelli, anche lui arrestato nel novembre 2011 con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e rivelazione del segreto d'ufficio, i giudici hanno disposto l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il tribunale, inoltre, accogliendo l'impianto accusatorio del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del Pm Paolo Storari ha emesso altre sette condanne: 16 anni per il presunto boss Giulio Lampada; 9 anni e 6 mesi per Leonardo Valle; otto anni per Vincenzo Giglio (medico e cugino del giudice); 4 anni e sei mesi per Francesco Lampada; 7 anni per Raffaele Firminio; 3 anni e 3 mesi per Maria Valle. E' stato anche condannato a 5 anni e 3 mesi l'ex militare della Gdf Luigi Mongelli, mentre altri tre finanzieri sono stati assolti con revoca delle misure cautelari. Per il consigliere Morelli anche due anni di libertà vigilata. Secondo l'accusa, il magistrato Giglio si sarebbe rivolto al consigliere Morelli per far ottenere a sua moglie la nomina a commissario della Asl di Vibo Valentia e Morelli avrebbe invece chiesto e ottenuto dal giudice notizie riservate su indagini. Entrambi poi, secondo le indagini, erano in rapporto con Giulio Lampada, il quale tra l'altro avrebbe gestito un business di slot machine e videopoker in diversi bar di Milano.Nel corso del processo era anche stato ascoltato come testimone il sindaco di Roma Gianni Alemanno, perché in alcune intercettazioni Giulio Lampada si vantava di averlo incontrato in un appuntamento elettorale a Roma.

    Le richieste del PM. Il pm della Dda di Milano, Paolo Storari, aveva chiesto una condanna a 9 anni di reclusione per Morelli e una condanna a 6 anni per Giglio, mentre erano stati chiesti 15 anni per il presunto boss Giulio Lampada e altre 9 condanne per altrettanti imputati, tra cui 4 ex militari della Gdf. Sia il consigliere Morelli che il giudice Giglio, all'epoca presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, erano stati arrestati nel novembre 2011 nell'operazione della Dda di Milano - guidata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini - contro la cosca dei Valle-Lampada infiltrata in Lombardia grazie anche agli 'appoggi' della cosiddetta 'zona grigia'. In uno dei 'filoni' dell'inchiesta, tra l'altro, era finito in carcere in seguito anche l'allora gip del tribunale di Palmi (Reggio Calabria), Giancarlo Giusti, condannato poi a 4 anni di reclusione lo scorso settembre con l'accusa di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa, perché sarebbe stato corrotto dalla cosca dei Lampada con escort e soggiorni di lusso. Il consigliere calabrese Morelli è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione, mentre il giudice Giglio risponde di corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento aggravato dalla presunta agevolazione dell' attività del clan (a processo c'é anche suo cugino, il medico Vincenzo Giglio, per cui il pm ha chiesto 8 anni).

    Difese: a Milano clima di caccia al terrore. "E' trent'anni che faccio il penalista e ho la sensazione che a Milano ci sia un clima di 'caccia allo 'ndranghetistà". Così l'avvocato Ivano Chiesa, difensore di Francesco Lampada e Maria Valle, ha commentato la "inspiegabile", a suo dire, sentenza nel processo alla cosiddetta 'zona grigia' della ndrangheta, con cui sono stati condannati, tra gli altri, il giudice Vincenzo Giuseppe Giglio e il consigliere regionale calabrese Franco Morelli. La stessa "sensazione" di "caccia allo 'ndranghetista'', dovuta ad alcune recenti sentenze del Tribunale di Milano a carico di presunti boss e affiliati alla mafia calabrese in Lombardia, è condivisa anche dall'avvocato Manlio Morcella, legale di Francesco Lampada, Maria Valle e Raffaele Firminio, tre dei nove condannati oggi. "Allo stato - ha aggiunto l'avvocato Morcella - questa è una sentenza incomprensibile, perché nessuno dei Lampada è stato mai inquisito per mafia e non è mai esistita una cosca Lampada". La sensazione del legale è che tra "tutela dell'ordine pubblico in relazione a infiltrazioni mafiose in Lombardia e garantismo prevalga la tutela dell'ordine pubblico, quando invece il rigore del giudicante dovrebbe mantenersi costante". E l'avvocato Chiesa: "Faccio il penalista da 30 anni e difendo i diritti dei cosiddetti 'cattivi' anche per difendere quelli dei cosiddetti 'buoni'". Infine, l'avvocato Giuseppe Nardo, legale di Giulio Lampada (condannato a 16 anni per associazione mafiosa) ha parlato di un esito "inaspettato e inaccettabile", ma "spiegabile" con un riferimento 'implicito' a quello che hanno sostenuto gli altri due legali.

    Pisapia "importante risarcimento Comune Milano". ''La decisione della Ottava Sezione Penale del Tribunale di Milano di riconoscere un risarcimento di un milione e 400 mila euro a favore del Comune di Milano è molto importante. Si tratta della cifra più alta mai riconosciuta al Comune per processi legati alla criminalità organizzata". Lo ha detto il sindaco di Milano Giuliano Pisapia commentando il risarcimento al Comune di Milano nella sentenza del processo sulla presenza della 'ndrangheta in Lombardia. ''Il Comune di Milano - ha aggiunto Pisapia - proseguirà in futuro nella decisione di costituirsi parte civile nei processi contro la criminalità organizzata confermando così il proprio impegno di contrasto ad ogni forma di infiltrazione mafiosa in città". Soddisfazione è stata espressa anche dall'assessore alle Politiche sociali del Comune Pierfrancesco Majorino che ha aggiunto che "nel caso in cui il Comune di Milano riceverà effettivamente il risarcimento assegnato oggi dal Tribunale, le risorse potranno essere utilizzate, come già facciamo con i beni sequestrati e confiscati alle mafie, per finalità di tipo sociale"

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