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    Assolta per l'omicidio del marito, parte civile fa appello

     

     

    Assolta per l'omicidio del marito, parte civile fa appello

    06 feb 13 L'avvocato Nunzio Raimondi, legale di parte civile nel processo per l'omicidio di Domenico Bruno, avvenuto a Roma nel febbraio del 2004, ha presentato appello contro la sentenza di primo grado con la quale la Corte d'assise della Capitale ha assolto dall'accusa dell'omicidio la moglie della vittima, Luciana Cristallo, e Fabrizio Rubini. Le motivazioni dell'appello contro la decisione dei giudici di primo grado sono state illustrate stamane a Catanzaro dall'avv. Raimondi, secondo il quale la "sentenza della Corte d'assise è ingiusta e abnorme". "La città di Catanzaro - ha aggiunto il legale di parte civile - è stata offesa perché la vittima è stata presentata come uno stalker quando invece è stato ucciso barbaramente e poi buttato a mare. E la linea difensiva dello stalker è emersa non subito, ma quando la Cristallo è stata arrestata. I maltrattamenti accertati a cui ha fatto riferimento Luciana Cristallo portarono alla separazione dei due, ma va ricordato che la sera del delitto fu la donna ad invitare il marito nell'abitazione in cui avvenne l'omicidio". "Domenico Bruno era un giovane di particolare virtù umane - ha concluso - ed ancora oggi non è stata fatta giustizia per la sua morte. Proprio quella giustizia che aveva cercato la madre di Bruno, Santa Marinaro, che fino al suo decesso, avvenuto nel 2012, si recava quotidianamente al cimitero per portare un fiore sulla tomba del figlio".

    No legittima difesa. "La cosa più grave della sentenza di primo grado è che la Corte d'assise di Roma non prova la difesa legittima da parte di Luciana Cristallo. E poi non ci sono prove sull'aggressione che la donna racconta di aver subito dal marito". E' quanto ha detto il legale di parte civile, l'avvocato Nunzio Raimondi, nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare le motivazioni dell'appello contro l'assoluzione in primo grado di Luciana Cristallo e Fabrizio Rubini, accusati dell'omicidio di marito della donna, Domenico Bruno. "La Cristallo - ha aggiunto - ha raccontato che il marito tentò di strangolarla, ma non ci sono prove di questa aggressione. Non c'é un solo referto che dimostri questa sua versione e poi lei è l'unica che lo racconta. Nel delitto, invece, ci sono 12 coltellate che furono inferte contro Bruno (sei al cranio, quattro al torace, una al cuore e una al dorso) e da una perizia emerge che la ferita al dorso è stata inferta con un coltello diverso rispetto a quello usato per le altre. C'é, dunque, la reiterazione dei colpi in zone vitali contro la vittima. A fronte di tutto questo la Corte d'assise sostiene che, poiché c'é il dubbio della legittima difesa, allora bisogna assolvere. Questo ragionamento è incredibile perché il dubbio deve riguardare la condotta. Questi sono errori macroscopici di diritto". L'avvocato Raimondi ha poi evidenziato che "la Corte d'assise ha evitato completamente di seguire la pista patrimoniale. Dalle indagini emerge, invece, chiaramente che dopo il delitto, avvenuto nella notte tra il 27 ed il 28 ottobre del 2004, e dopo il ritrovamento del cadavere, avvenuto un mese dopo, ci furono una serie di spostamenti della titolarità della società nuova Pisana di Bruno e la signora Cristallo ne divenne la legale rappresentante. C'é poi anche una telefonata della Cristallo con l'economo del Vaticano, mons. Sgrenci, per parlare di un appalto. Ebbene tutti questi elementi non sono stati proprio tenuti in considerazione". Infine, l'avvocato Raimondi ha ricostruito il ruolo di Rubini il quale "dopo l'omicidio, arrivò a casa della Cristallo e anziché chiamare le forze dell'ordine, aiutò la donna a bonificare l'appartamento. Poi i due caricarono il cadavere in auto e dopo alcune ore lo buttarono in acqua. E che dire di due schede telefoniche coperte usate da Rubini e dalla Cristallo la notte del delitto?".

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