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    Procuratore Cisterna "No ad archiviazione, chiedo processo"

     

     

    Procuratore Cisterna "No ad archiviazione, chiedo processo"

    04 feb 13 L'ex procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia, Alberto Cisterna, chiederà al Procuratore di Reggio Calabria di "inoltrare richiesta di revoca del decreto di archiviazione emesso dal Gip" nei suoi confronti per l'accusa di corruzione successiva alle dichiarazioni del boss pentito della 'ndrangheta Antonino Lo Giudice, e ''di riprendere le indagini su temi che avrò cura - ha detto Cisterna - di indicare analiticamente e di chiedere il mio rinvio a giudizio innanzi al Tribunale di Reggio Calabria". Ad annunciarlo è stato lo stesso Cisterna incontrando i giornalisti e definendo "inaccettabili" le motivazioni dell'archiviazione. In seguito all'inchiesta, il Csm ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti di Cisterna che si è concluso, nel maggio 2012, con il suo trasferimento dalla Dna al Tribunale di Tivoli con funzioni di giudice. Una soluzione, ha sostenuto il magistrato, pensata "dopo aver studiato la questione con i miei legali" e reputata "l'unico strumento in grado di poter giungere ad una verità quanto meno tollerabile per la mia coscienza di cittadino e di magistrato". "Non sono qui - ha detto Cisterna - per protestare contro pretese angherie del sistema giudiziario, perché ho una fiducia incondizionata nei giudici, né per recriminare per le condotte di qualche toga. Di ciò mi sono lamentato in denunce ed esposti inviati a vari organi ed in primo luogo alla Procura generale di Reggio. Non posso accettare i contenuti di un provvedimento che non reca alcun accettabile aderenza alla realtà dei fatti. Le oltre 500 pagine di richiesta di archiviazione, che non ho ancora ricevuto benché, mi dicono, siano finite da mesi sui tavoli del Csm e della Procura generale della Cassazione, e il decreto di archiviazione, che le richiama per intero, sono in sostanza una sentenza emessa in contumacia, un giudizio senza possibilità di appello e senza che vi sia stato alcun contraddittorio. Devo reagire a questa attività, che reputo processualmente abnorme e lesiva dei miei diritti di cittadino, praticamente a mani nude, perché l'ordinamento non poteva immaginare che l'indagato si potesse mai dolere di un'archiviazione a lui favorevole per definizione". "Assumo l'impegno, in presenza di una auspicabile richiesta di rinvio a giudizio - ha aggiunto - di richiedere il giudizio immediato. Ho fiducia assoluta nei giudici di Reggio e sono sicuro che, portando innanzi a loro le scorie velenose che sono state tumulate in questo processo con l'archiviazione, sarà possibile giungere a chiarire ogni cosa. So di pagare un prezzo grande, forse enorme, ma è un gesto che devo compiere nel rispetto di me stesso e soprattutto nel rispetto dei miei familiari e dei miei amici più cari. L'unica strada che mi consente di restituire onore alla mia toga intonsa di giudice della Repubblica".

    Procedimento non doveva iniziare. "Il procedimento che mi riguarda non doveva e non poteva neanche iniziare, non perché mi senta sopra della Legge e sopra della Giustizia". A dirlo è stato il magistrato Alberto Cisterna, incontrando i giornalisti per contestare le motivazioni poste alla base dell'archiviazione disposta nei suoi confronti. "L'indagine - ha sostenuto - è di fatto iniziata a gennaio 2011, senza alcuna formale iscrizione, con l'acquisizione dei tabulati del mio cellulare ed è proseguita con indagini patrimoniali sul mio unico conto corrente, sulla mia unica carta di credito, sulla mia unica abitazione e poi sui miei familiari. Sono stati ascolti decine e decine di testimoni, sono stati interrogati miei amici, miei collaboratori, miei conoscenti e finanche miei congiunti. Sono stati acquisiti e scrutinati cinque anni di tabulati telefonici. Negli anni io e tanti altri magistrati reggini, abbiamo patito decine di denunce, siamo stati interrogati, incriminati, giudicati e non abbiamo mai mosso un dito, mai sollevato un'obiezione. Tutto si è svolto secondo le regole e la mia vita, la mia carriera professionale non ha patito alcun pregiudizio. Questa volta, invece, le cose sono andate in un altro modo". Cisterna, in primo luogo, ha contestato che le dichiarazioni rilasciate da Nino Lo Giudice nei suoi riguardi sono giunte dopo il termine indicato dalla legge per i pentiti per dichiarare ciò che sanno e solo dopo che il gip di Catanzaro, nelle ordinanze di custodia cautelare per le bombe del 2010 a Reggio Calabria, aveva sostenuto che Lo Giudice era stato reticente sui magistrati reggini, motivo per il quale "per il codice sarebbe spazzatura, dichiarazioni inutilizzabili di cui in un processo non si potrebbe tenere alcun conto". "E' la miccia di questa vicenda - ha detto Cisterna - perché Lo Giudice, preoccupato evidentemente di essere scacciato dal programma di protezione, predispone un memoriale il 28 aprile 2011 e lo invia al tribunale della libertà di Catanzaro. Qui, per la prima volta, riferisce della mia pretesa corruzione per la scarcerazione di suo fratello Maurizio, anche lui da lunghi anni collaboratore di giustizia. Lo Giudice per la prima volta, per quanto mi consta, tira fuori la storia della collaborazione prestata da lui per consentire la cattura di Pasquale Condello. Non so perché proprio questi due episodi siano stati 'dimenticati' da Lo Giudice nei sei mesi che aveva a disposizione e nella decine di interrogatori che aveva reso". Della scarcerazione di Maurizio Lo Giudice, ha detto l'ex procuratore aggiunto della Dna "non so assolutamente nulla; non me ne sono mai occupato. Soffriva da anni di anoressia. In carcere perse rapidamente peso sino ad arrivare a meno di 50 chili. Maurizio Lo Giudice, come i collaboratori che non conosco Consolato Villani, Antonio Di Dieco, Massimo Napoletano, ha sempre escluso ogni mia responsabilità e ha pubblicato su Facebook le foto di un corpo scheletrico. Il magistrato di sorveglianza prima e il Tribunale dopo gli daranno d'urgenza la detenzione domiciliare. Punto e basta. Il nulla, come si vede, ed il Csm, che certo mi ha trattato con severità, ci ha messo poche ora per capirlo escludendo ogni contestazione sulla corruzione. A Reggio ci sono voluti due anni, con una particolarità che 5 giorni prima che la Cassazione decidesse sul mio ricorso contro la decisione del Csm esce un articolo finito nella rassegna stampa del Csm in cui è scritto che sono praticamente rinviato a giudizio per aver truffato l'Università di Reggio, notizia falsa e gravemente diffamatoria. E con l'ulteriore fortuita coincidenza che il decreto di archiviazione, in gestazione da mesi, arriva quattro giorni dopo la decisione della Cassazione, impendendo ai miei difensori di provare che non ero più indagato per corruzione". In merito ai contatti con Luciano Lo Giudice, Cisterna ha sostenuto di averlo conosciuto nella rimessa nautica di Antonino Spanò, che gli era stato indicata dalle forze di polizia, e che risultava incensurato. Cisterna ha riferito di avere saputo, tempo dopo, da un magistrato della Dda di Reggio incaricato delle indagini per la cattura di Pasquale Condello, che Luciano Lo Giudice aveva detto di avere a disposizione informazioni per arrivare alla cattura del latitante, ma di non volerne parlare con nessuno a Reggio. "Fu così che, un giorno - ha detto Cisterna - incontrai nei corridoi della Dna l'ex comandante della sezione Ros di Reggio che mi disse che era transitato al Sismi dove si occupava della sezione Criminalità organizzata, dedita alla cattura di latitanti. Proposi al colonnello un incontro con Lo Giudice, ed egli ovviamente accettò. Riferii di questo contatto al Procuratore nazionale, al volo, senza alcuna formalità come allora si usava. Erano queste le indicazioni del dottor Vigna che in quegli anni, per ragioni che posso anche dettagliare e tutte di carattere istituzionale, aveva un rapporto privilegiato con il Sismi. Questione chiusa. Non ho mai saputo cosa Lo Giudice abbia detto al colonnello". Quanto ai presunti favori fatti a Luciano Lo Giudice, Cisterna ha sostenuto di avere solo girato a Lo Giudice informazioni su un centro specializzato in cui ricoverare il figlio, che all'epoca aveva tre anni, cui era stata diagnosticata una grave forma di autismo. "Tutto qui - ha detto Cisterna - tutto confermato dai testi e dalla documentazione. Per quanto riguarda i contatti telefonici con Lo Giudice sono durati, come ho sempre sostenuto, in circa tre anni pochissimi minuti". Cisterna ha anche sostenuto di essere convinto che Lo Giudice volesse iniziare a collaborare con la giustizia parlando con lui.

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