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    Presentato a Cosenza il calendario 2014 dell'Arma dei Carabinieri

     

    Presentato a Cosenza il calendario 2014 dell'Arma dei Carabinieri "200 anni di storia d'Italia"

    16 dic 13 Presentato questa mattina, presso il Comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri di Cosenza, il calendario 2014, che celebra il bicentenario della Benemerita. "E' un calendario molto importante per noi perchè sancisce il nostro bicentenario - ha detto il comandante provinciale di Cosenza, colonnello Giuseppe Brancati -. Sono 200 anni di storia importante, 200 anni della storia dei Carabinieri ma anche dell'Italia e degli italiani". Con il calendario 2014, termina la serie iniziata nel 2011 voluta per ripercorrere le tappe salienti della storia dell'Arma. Dodici tavole realizzate dal maestro Paolo Di Paolo e da Massimo Maracci, riguardo alla pagina centrale che sintetizzano l'odierna attività dell'Arma. "Tavole - ha spiegato il colonnello Brancati- che rappresentano l'impegno dei militari della Benemerita impegnati nelle fasi relative ai sequestri di persona, al lavoro del reparto della scientifica, alla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. L'impegno dei Carabinieri a livello internazionale e Il sacrifico umano pagato con la strage di Nassiriyah, il reclutamento delle donne e infine il ricordo a Papa Francesco, per sottolineare che noi dobbiamo essere esempio di umiltà, ma anche Gesuita così come il gesuita, Cristiano Chateaubriand, che parteciò alla stesura del regolamento dell'Arma". Le tavole di questo calendario completano il ciclo degli ultimi tre calendari ripercorrendo i momenti più significativi per l’Istituzione nel suo “quarto Cinquantennio di Storia” sino al 2014, “Bicentenario della Fondazione”. Il notevole interesse verso il Calendario Storico dell’Arma, quest’anno giunto a una tiratura di 1.300.000 copie, di cui 8.000 in lingue straniere (inglese, francese, spagnolo e tedesco), è indice sia dell’affetto e della vicinanza che ciascun cittadino nutre nei confronti della Benemerita a cui è legata da uno speciale vincolo, sia dei sentimenti di coesione e unità esistenti tra i Carabinieri attraverso il richiamo a intramontabili valori e semplici eroici gesti quotidiani. Nato nel 1928, dopo l’interruzione post-bellica dal 1945 al 1949, la pubblicazione del Calendario, giunta alla sua 81^ edizione, venne ripresa regolarmente nel 1950 e da allora è stata puntuale interprete, con le sue tavole, delle vicende dell’Arma e, attraverso di essa, della Storia d’Italia.

    --- Video Il video della presentazione

    Storia del Calendario

    Termina con il calendario celebrativo del Bicentenario di Fondazione la serie iniziata nel 2011 per ripercorrere le tappe salienti della storia dell’Arma dei Carabinieri. 12 tavole realizzate dal Maestro Paolo Di Paolo – e dal Sig. Massimo Maracci riguardo alla pagina centrale – che sintetizzano l’odierna attività dell’Arma, rievocano significativi eventi degli ultimi dieci lustri nei quali i Carabinieri sono stati presenti e mettono in correlazione avvenimenti del passato con quelli più recenti per sancire l’importanza del “copioso patrimonio di valori umani ed etici che le generazioni precedenti ci hanno tramandato”. Dall’attività di soccorso nei casi di calamità naturali alla costituzione di Reparti specializzati nella tutela delle pubbliche manifestazioni e di interessi primari della collettività, dal contrasto al fenomeno dei sequestri di persona, dell’eversione, della mafia, alle missioni di pace nei Balcani, in Afghanistan e in Iraq, con la dolorosa memoria di Nassiriyah, dall’ingresso delle donne del 1999 al riordino dell’Arma nel 2000. In copertina è raffigurata la celebre “Pattuglia nella tormenta” dello scultore Antonio Berti. “Un’opera che esprime tutto il senso della nostra missione”; delineato idealmente da quei Carabinieri che, imperturbabili e forti di quei valori umani ed etici, che vengono tramandati di generazione in generazione, contrastano e vincono l’impeto della bufera avanzando lentamente e inesorabilmente verso la loro mèta. Non a caso, a quest’immagine – senza tempo – si ispira il monumento che è in corso di realizzazione grazie soprattutto al sostegno dei Comuni d’Italia e che sarà posto nei giardini prospicienti il Palazzo del Quirinale. Nella prefazione, il Comandante Generale dell’Arma Leonardo Gallitelli introduce il Bicentenario della Fondazione evidenziando come da sempre le Stazioni Carabinieri siano “il cuore della nostra organizzazione e tra i simboli più antichi e amati dello Stato Italiano, per quella radicata e riconosciuta capacità di coniugare efficienza operativa e sensibilità umana”. Il Generale Gallitelli poi prosegue ponendo l’attenzione sui numerosi esempi positivi dei Carabinieri che ci hanno preceduto. “Pagine fitte di innumerevoli atti di eroismo, tante volte compiuti con il supremo dono della vita, sempre vissuti con la silente compostezza che è senza dubbio la nostra cifra distintiva, indelebilmente impressa nel nostro passato”.

    Nella pagina centrale del Calendario – con apertura a soffietto – sono riprodotti due dipinti, uno del 1914 e l’altro del 2013, che riproducono tutte le specialità dell’Arma nel primo centenario e nel Bicentenario. Le tavole del Calendario, proseguendo il percorso iniziato nel 2011 e ispirandosi ad alcuni dei numerosi, noti eventi di quest’ultimo cinquantennio, illustrano le principali attività nelle quali l’Arma è generosamente e silenziosamente impegnata non solo per prevenire e reprimere i reati, ma anche per fornire assistenza al cittadino. Come è stato ieri, com’è oggi e come sarà domani. Episodi riconducibili a momenti specifici, o fatti senza tempo che si ripetono ogni giorno nel quotidiano servizio di pattuglia. Così avviene nelle operazioni di soccorso, dove spesso i Carabinieri sono tra i primi a intervenire in caso di calamità, in virtù della loro presenza capillare su tutto il territorio garantita dalle Stazioni Carabinieri e dai Nuclei Radiomobile. Dalla tragedia del Vajont al più recente terremoto de L’Aquila, sino a quell’attività di accoglienza degli immigrati abilmente rappresentata dal pittore Lucio Tafuri nell’opera “Sole d’Inverno”. Ed è ancora sulla conoscenza del territorio che si incentra l’attività di contrasto al fenomeno dei sequestri di persona. Un reato che ha fatto registrare una sensibile recrudescenza tra il 1969 e il 1997, ispirando l’istituzione di Reparti ad hoc – le Squadriglie e gli Squadroni Carabinieri Eliportati Cacciatori di Calabria e di Sardegna – capaci di muoversi agilmente nelle aree più impervie alla ricerca dei covi. È di questi anni anche la costituzione di Reparti Specializzati protesi alla salvaguardia di interessi collettivi della popolazione. Si coniugano così i valori e le tradizioni del Carabiniere con l’innovazione tecnologica, investendo nella preparazione del proprio personale per far fronte a nuove forme di criminalità che valicano anche i confini nazionali. Non mancano in questi cinquanta anni momenti di tensione, laddove l’acuirsi della lotta armata crea preoccupazioni paragonabili solo a quelle provocate da uno stato di guerra. Le nuove esigenze operative portano all’adeguamento delle strutture investigative con la creazione, tra l’altro, delle Sezioni Anticrimine – poi confluite nel ROS – che contribuirono alla definitiva affermazione delle Istituzioni. Parallelamente si inasprisce la sfida alle varie forme di criminalità organizzata.

    Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, i Capitani Emanuele Basile e Mario D’Aleo, i Brigadieri Carmine Tripodi e Giuseppe Bommarito, nonché il Carabiniere Pietro Morici sono solo alcuni degli uomini dell’Arma che, con il loro sacrificio, hanno contribuito a perpetuare il ruolo del Carabiniere quale “… difensore incrollabile della collettività nazionale”. L’ordinato svolgimento delle manifestazioni pubbliche, siano esse processioni, feste paesane, competizioni sportive, concerti o raduni, è un obiettivo prioritario per l’Istituzione, sancito già nel 1814 nelle Regie Patenti. L’Arma, per “… assicurare il buon ordine e la pubblica tranquillità …”, oltre all’Organizzazione Territoriale, impiega i Reggimenti e Battaglioni Mobili, composti da Carabinieri di elevata e specifica professionalità. La capacità dei Carabinieri di assolvere contestualmente sia funzioni militari (di imposizione dell’ordine e della sicurezza pubblica) sia quelle di polizia (di assistenza per la ricostruzione e il funzionamento delle istituzioni locali) è risultata molto preziosa nelle missioni internazionali di pace, tanto che il flessibile ed efficace “modello Carabinieri” – sorto nei Balcani dove l’Arma continua ad operare ininterrottamente da 18 anni – ha suscitato vivo apprezzamento nelle Comunità internazionali, divenendo strumento indispensabile nella conduzione di una missione di pace. Il quotidiano e indissolubile legame tra il cittadino e i suoi Carabinieri che si rinsalda nei momenti difficili.

    Nassiriyah non è l’unico luogo dove un Carabiniere è caduto per la salvaguardia dei più deboli ma senza ombra di dubbio ha lasciato un doloroso e indelebile segno nel cuore di tutti gli italiani. Immancabili, tra le tavole del quarto cinquantennio, quelle rievocative di due momenti fondamentali per l’Arma. Quello del 1999 che ha consentito all’Amministrazione di beneficiare del validissimo apporto professionale delle donne. Il secondo legato al 31 marzo 2000 allorquando la Benemerita, da prima Arma dell’Esercito – così come disposto dall’art. 12 delle Regie Patenti del 13 luglio 1814 – è stata elevata a rango di Forza Armata. Da allora, la carica di Comandante Generale, in precedenza attribuita ai Generale di Corpo d’Armata dell’Esercito, è assunta dagli stessi Generali dell’Arma dei Carabinieri. Il Calendario Storico 2014 si conclude con l’immagine di Papa Francesco a rappresentare i valori cui si ispira l’agire quotidiano dei Gesuiti. Quegli stessi valori racchiusi nel Regolamento Generale dell’Arma, redatto, secondo fonti storiche, con la partecipazione del padre gesuita Cristiano Chateaubriand.

    ALCUNE DATE FONDAMENTALI DELLA STORIA DELL’ARMA

    13 luglio 1814: il Re Vittorio Emanuele I adotta le Regie Patenti istitutive del Corpo dei Carabinieri Reali; è uno dei primi provvedimenti del Re, il quale non può immaginare che la sua creazione sarebbe sopravvissuta anche alla Monarchia ed avrebbe servito, per secoli, lo Stato.
    24 aprile 1815: a Vernante (CN) muore in  un conflitto a fuoco Giovanni Boccaccio, il primo Carabiniere caduto nell'adempimento del dovere.
    6 luglio 1815: battesimo del fuoco per i Carabinieri Reali che caricano con successo le truppe francesi arroccate a difesa di Grenoble.
    16 ottobre 1822: approvato il primo Regolamento Generale del Corpo dei Carabinieri Reali.
    23 febbraio 1832: sul cappello del Carabiniere appare, per la prima volta, la granata con fiamma, prevista nel "Regolamento per le divise degli Uffiziali, Bass'Uffiziali, Carabinieri e Allievi"; diventerà uno dei simboli più caratterizzanti dell'Istituzione.
    25 giugno 1833: i Carabinieri adottano il pennacchio rosso-blu, a piume corte per Sottufficiali e militari di truppa, a piume lunghe e ricadenti "a salice piangente" per gli Ufficiali.
    3 febbraio 1834: il Carabiniere a cavallo Giovan Battista Scapaccino viene ucciso da fuoriusciti antimonarchici - che avevano occupato il paese di Les Echelles (Alta Savoia) - per aver rifiutato di rinnegare il giuramento di fedeltà al Re. È la prima Medaglia d’Oro al Valor Militare dell’Arma e, unitamente al Luogotenente Colonnello Adrien D'Onnier - Comandante della guarnigione di Pont Beauvoisin, che subito dopo provvide a sedare la rivolta - la prima dell'Esercito sardo-piemontese, poi divenuto Esercito Italiano.
    30 aprile 1848: tre squadroni di Carabinieri a cavallo caricano con impeto travolgente le avanguardie austriache poste a difesa di Pastrengo, salvando la vita al Re Carlo Alberto che, inavvertitamente, incappa nel loro raggio d’azione; l’irresistibile azione, che farà guadagnare una Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Bandiera dell'Arma, infervora tutte le truppe piemontesi, trascinando l’Armata alla vittoria.
    24 gennaio 1861: nel Regio Decreto di Riordinamento dell’Esercito nazionale, il Corpo dei Carabinieri Reali è più volte indicato come "Arma", anche se nel senso di "milizia", "forza armata". L’appellativo “Arma” diventerà ufficiale solo nel 1873.
    24 giugno 1864: per la prima volta, in una relazione ufficiale che la Commissione Affari interni della Camera invia al Governo, viene usato il termine "Benemerita" per indicare l'Arma dei Carabinieri. Il titolo, che entrerà nell'uso comune soprattutto grazie alla riconoscenza popolare, accompagnerà l'Istituzione per tutta la sua vita.
    7 febbraio 1868: 80 Carabinieri a cavallo vengono concentrati a Firenze per svolgere la scorta d'onore con elmi e corazze, in occasione dell’arrivo del Principe Umberto e della Principessa Margherita, che si sposeranno a Torino il 22 aprile successivo. Terminata l'esigenza, il Reparto non verrà sciolto - come già avvenuto nell’aprile 1842 per analoga cerimonia a Torino - ma sarà destinato alla guardia dei reali appartamenti ed alla scorta d’onore del Re: è la data di nascita dei Corazzieri.
    30 settembre 1873: il Corpo dei Carabinieri Reali diventa ufficialmente "Arma dei Carabinieri Reali".
    16 maggio 1883: il Maresciallo Enrico Cavedagni, con quattro Carabinieri, istituisce la Stazione di Assab (Eritrea), a tutela del traffico commerciale tra l’Italia e l’Estremo Oriente. Può essere considerata la prima missione non di guerra dell’Arma dei Carabinieri all’estero.
    1 marzo 1886: nasce a Milano l'Associazione di Mutuo Soccorso fra congedati e pensionati dei Carabinieri. È l'antesignana dell'Associazione Nazionale Carabinieri.
    25 febbraio 1894: è concessa alla Legione Allievi la Bandiera Nazionale che verrà consegnata in forma solenne il 14 marzo successivo nella Caserma Macao di Roma.
    Dal 7 luglio 1932, lo stesso Vessillo diventerà la Bandiera di Guerra dell’Arma dei Carabinieri.
    13 luglio 1914: l’Istituzione celebra il suo primo Centenario. Viene coniato dal Capitano Cenisio Fusi il motto "NEI SECOLI FEDELE" che appare per la prima volta sulla medaglia commemorativa del Centenario e che, il 10 novembre 1933, diverrà il motto araldico dell’Arma.
    19 luglio 1915: i Carabinieri del 1° Reggimento Mobilitato danno l’assalto agli inespugnabili apprestamenti difensivi austriaci a quota “240” del Monte Podgora, alle porte di Gorizia. Fedeli al dovere "dettero prova della più grande tenacia, rimanendo saldi e impavidi sotto la furibonda tempesta nemica di ferro e di fuoco, decimati, ma non fiaccati".
    12 marzo 1917: il Sindaco ed i cittadini di Castelnuovo Magra (SP) fanno dono alla locale Stazione Carabinieri della Bandiera nazionale; l’iniziativa troverà unanime seguito nella Nazione, tanto che tutte le caserme dell’Arma avranno il loro Tricolore offerto dalle popolazioni.
    5 giugno 1920: per il complesso delle attività svolte nel corso della 1a Guerra Mondiale, la Bandiera dell’Arma è insignita della prima Medaglia d'Oro al Valor Militare. La data del 5 giugno verrà scelta per celebrare l’Anniversario dell'Istituzione, sin dall’anno successivo.
    3 dicembre 1925: è istituito a Roma il Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri allo scopo di "raccogliere e custodire i cimeli ed i ricordi che concorrono ad illustrare le origini e la storia dell’Arma dei Carabinieri".
    25 giugno 1926: nasce la "Federazione Nazionale del Carabiniere Reale" che riunisce le numerose iniziative spontanee di associazionismo tra militari dell’Arma in congedo. La sua organizzazione subirà numerosi mutamenti, fino a divenire l’attuale "Associazione Nazionale Carabinieri".
    1 gennaio 1928: viene edito a Firenze il primo Calendario Storico dell’Arma dei Carabinieri, per iniziativa del Generale di Brigata Gino Poggesi, Ispettore della III Zona Carabinieri.
    26 luglio 1929: la "Fedelissima", composta dal Maestro Luigi Cirenei, diventa la marcia d'ordinanza dell’Arma dei Carabinieri.
    9 luglio 1933: si svolge a Roma, in piazza di Siena, il primo Carosello Storico dell'Arma dei Carabinieri.
    22 ottobre 1933: viene inaugurato a Torino il Monumento Nazionale al Carabiniere, realizzato dallo scultore Edoardo Rubino, grazie ad una spontanea raccolta popolare di fondi. Gli atti deliberativi con cui i Municipi formalizzano le offerte, raccolti in 93 volumi, si trovano custoditi presso il Museo Storico dell’Arma.
    2 maggio 1935: è concesso all’Arma dei Carabinieri lo Stemma Araldico, che sarà variato nel 1952, nel 1976 e nel 1987, fino a giungere a quello attuale, adottato nel 2002.
    24 aprile 1936: le Bande Autocarrate dei Carabinieri sostengono con successo i combattimenti di Gunu Gadu, nella regione etiopica dell’Ogaden. Per tale contributo e per il comportamento tenuto durante tutto il conflitto italo-etiopico, la Bandiera dell’Arma verrà decorata con la prima Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia (oggi d’Italia).
    21 novembre 1941: dopo tre mesi di strenua resistenza, cade il caposaldo di Culqualber, ultima difesa di Gondar, la sola città dell’Africa Orientale Italiana ove ancora sventola il tricolore. Per l’epico eroismo del 1° Gruppo Carabinieri Mobilitato – si immolano 54 Carabinieri nazionali e 31 coloniali (Zaptiè) – la Bandiera dell’Arma è insignita della seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare. A ricordo del sublime sacrificio, la data è prescelta quale ricorrenza della Virgo Fidelis, dal 1949 Patrona dell’Arma dei Carabinieri.
    23 settembre 1943: militari tedeschi fucilano a Palidoro (Roma) il Vice Brigadiere Salvo D'Acquisto, offertosi agli aguzzini per salvare la vita di 22 ostaggi innocenti. Gli sarà concessa alla Memoria la Medaglia d'Oro al Valor Militare. È in corso presso la Congregazione delle Cause dei Santi il processo di canonizzazione dell’eroico militare.
    24 marzo 1944: 12 militari dell'Arma, tutti appartenenti al Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri, vengono fucilati dai nazisti, unitamente ad altri 323 ostaggi, alle Fosse Ardeatine, nei pressi di Roma.
    25 aprile 1945: per il contributo fornito nella Guerra di Liberazione ed alla Resistenza, la Bandiera dell’Arma viene insignita della terza Medaglia d’Oro al Valor Militare.
    1° gennaio 1948: appare il primo numero della rivista "il Carabiniere" che, da quel momento, non cesserà più le pubblicazioni.
    Raccoglie l'eredità di precedenti esperienze, quali "Il Carabiniere - Giornale Militare" (1872-1894), "Il Monitore dei Carabinieri Reali" (1873-1924), "Carabiniere Italiano" (1885-1890), "Il Carabiniere", periodico mensile dell'Associazione di Mutuo Soccorso tra i Carabinieri (1925-1937), "Il Carabiniere
    della Nuova Italia" (1944-1947).
    5 ottobre 1948: nasce l’Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari Arma Carabinieri (ONAOMAC), con lo scopo di dare assistenza ed istruzione agli orfani dei militari deceduti in servizio, grazie a fondi volontariamente versati da tutti gli appartenenti all’Istituzione.
    11 novembre 1949: la Virgo Fidelis viene proclamata Patrona dell'Arma dei Carabinieri, per volontà di Papa Pio XII. La ricorrenza è fissata al 21 novembre, giorno in cui si ricorda la Presentazione di Maria Vergine e la Battaglia di Culqualber.
    L'Ordinario Militare, Arcivescovo Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, compone la "Preghiera del Carabiniere".
    20 febbraio 1956: inizia la pubblicazione di "Le Fiamme d'Argento", periodico dell’Associazione Nazionale Carabinieri, che raccoglie le esperienze del mensile "Fiamme d'Argento" (1921-1933).
    15 marzo 1956: il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri si trasferisce nell’attuale sede, la caserma intitolata alla Medaglia d'Argento al Valor Militare Generale Azolino Hazon, deceduto nel bombardamento di Roma (quartiere San Lorenzo, 19 luglio 1943).
    4 dicembre 1981: nasce il numero telefonico unico nazionale 112, insostituibile canale di contatto tra i cittadini ed i Comandi dell’Arma.
    31 marzo 2000: il Governo viene delegato ad emanare decreti legislativi per adeguare l’ordinamento ed i compiti militari dell'Arma dei Carabinieri, che avrà collocazione autonoma nell’ambito del Ministero della Difesa, con rango di Forza Armata.
    5 ottobre 2000: in attuazione della legge 20 ottobre 1999 n. 380, che estende al sesso femminile l’ammissione nelle Forze Armate, due donne entrano in servizio nell’Arma dei Carabinieri nel ruolo Ufficiali.
    8 ottobre 2001: con Decreto del Ministro della Difesa n. 412 vengono dettate le norme per la concessione delle ricompense al Valore ed al Merito dell’Arma dei Carabinieri, istituite dall’art. 31 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 297.
    21 maggio 2002: viene concesso l'attuale Stemma Araldico all’Arma dei Carabinieri, risultato del recupero di tutti gli elementi succedutisi nella vicenda araldica dell’Istituzione, sintetizzati in un modello grafico più armonioso.
    6 maggio 2004: per la prima volta nella storia repubblicana viene nominato un Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri proveniente dalle fila dell’Istituzione, il Generale di Corpo d’Armata Luciano Gottardo.
    23 luglio 2009: la nomina a Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri del Generale di Corpo d’Armata Leonardo Gallitelli conferma la permanenza di un Carabiniere al vertice dell’Istituzione.
    19 marzo 2011: nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, la Banda dell’Arma dei Carabinieri tiene, per la prima volta, un concerto alla Scala di Milano, “tempio” mondiale della lirica.

    Le armi dei Carabinieri

    LE PISTOLE

    Beretta Modello 1934

    A sopravvivere al periodo bellico è stata la pistola Beretta mod. 1934, nella sua versione più evoluta.
    Arma semiautomatica molto apprezzata anche dai tedeschi che, dopo l’8 settembre 1943, ne fecero incetta, sia per fini collezionistici che come arma personale non d’ordinanza. La M34, progettata inizialmente su esplicita richiesta del Ministero dell'Interno per i funzionari del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che svolgevano servizio in borghese, era stata adottata come arma corta d'ordinanza dal Regio Esercito Italiano nel 1936. Costruita con un numero ridotto di parti (solo 39), richiedeva una lavorazione minore rispetto ai modelli usati dalle altre Nazioni. La Beretta mod. 1934 ha cessato di essere prodotta nel 1981, dopo che ne erano stati realizzati 1.080.000 esemplari.

    Beretta Serie 92

    Diretta erede del modello precedente è la pistola della casa di Brescia, la cui sigla di identificazione non sta ad indicare l’anno della sua apparizione, che è invece il 1978, (dopo essere stata progettata a partire dal 1972). Anch’essa arma semiautomatica, è divenuta universalmente conosciuta dopo essere stata adottata dall’esercito degli Stati Uniti d’America nel 1978 con la sigla M9, in sostituzione della Colt M1911. L’Arma dei Carabinieri l’ha adottata nei suoi modelli S, SB e FS, evoluzioni volte ad eliminare i difetti emersi nel tempo. La Beretta Serie 92, oltre che dalle Forze Armate italiane e dai Corpi di Polizia nazionali e locali, è stata adottata, dopo l’ esercito USA, dalle polizie statunitensi, francesi, slovene, filippine e algerine.
    È stata inoltre presente nelle operazioni antiguerriglia nelle Filippine, nella guerra in Iraq e nell’occupazione statunitense dell’Afganistan. Nella scheda a lato le caratteristiche tecniche.

    Pistola Beretta
    Modello 1934

    Peso: 650 gr.;
    Lunghezza: 152 mm.;
    Lunghezza canna: 89 mm.;
    Calibro: 9 corto (9x17 mm.);
    Tipo di munizioni: cal. 9 corto;
    Azionamento: singola/doppia;
    Velocità alla volata: 295 m/s;
    Tiro utile: 30-50 mt.;
    Alimentazione: caricatore da 7 colpi.
    Non più in ciclo logistico

    Pistola Beretta Serie 92
    Modelli S - SB - FS

    Peso: 950 gr.;
    Lunghezza: 217 mm.;
    Lunghezza canna: 125mm.;
    Calibro: 9x19 mm.;
    Tipo di munizioni: cal. 9 Parabellum;
    Azionamento: singola/doppia;
    Velocità alla volata: 365 m/s;
    Tiro utile: 50-100 mt.;
    Alimentazione: caricatore da 15 colpi.

    Beretta “Cougar” 8000

    Pistola semiautomatica apparsa nel 1994 per offrire un’alternativa più compatta rispetto al Modello 92, è un compromesso tra potenza di fuoco, accuratezza, facilità di trasporto e di occultamento. Le sue caratteristiche principali sono costituite dal corto rinculo e dalla canna rotrotraslante inserita in un carrello interamente chiuso, a differenza del Modello 92 a canna scoperta. La “Cougar 8000” è dotata di un sistema per cui, durante il rinculo, la canna gira su sé stessa di circa 30 gradi, per sbloccarsi dal carrello, rimanendo nell’asse orizzontale. L’otturatore, disimpegnato dalla canna, prosegue la sua corsa retrograda fino all’espulsione del bossolo e all’armamento del cane. Le caratteristiche tecniche sono riportate accanto alla fotografia dell’arma.

    Beretta Modello 85

    Introdotta nel 1976 come Serie 81, includeva i modelli in calibro 7,65, 9 corto e 22 LR. Il grado di finitura e le caratteristiche estetiche ricalcavano quelle del Modello 92 calibro 9 parabellum. Ne vennero prodotte varie serie contraddistinte da un numero progressivo dall’81 all’89. Le differenze consistevano soprattutto nel calibro e nel caricatore, che poteva essere bifilare (fino a 13 proiettili) o monofilare (capacità 8 proiettili). Il Modello 85, adottato dall’Arma dei Carabinieri, appartiene al secondo tipo, risultando essere la versione sottile del precedente Modello 84, quindi adatta ad essere portata sotto gli abiti in modo occulto. Glock 19 e 26 Con l’adozione di questa pistola ha inizio l’internazionalizzazione dell’armamento individuale nell’Arma dei Carabinieri e, altresì, l’apertura verso prodotti non convenzionali sul piano dei materiali costruttivi. Si tratta, infatti, di un’arma prodotta in Austria e realizzata in parte con polimeri avanzati, ossia, con parole correnti, in “plastica”. Malgrado la diffusa iniziale diffidenza del mercato verso un prodotto sospettato di limitata durabilità e di scarsa affidabilità, la pistola Glock riuscì ad imporsi con sorprendente rapidità in tutto il mondo, anche per la nitrocarburazione ferritica alla quale venivano sottoposte le sue parti metalliche come trattamento anti-corrosione. Progettate a partire dal 1979, le pistole Glock hanno avuto varie generazioni, delle quali l’Arma ha adottato i Modelli 19 e 26, il primo in calibro 9x19, ed il secondo 9x21. Le altre caratteristiche sono riportate accanto all’illustrazione delle due armi.

    Pistola Beretta “Cougar” 8000

    Peso: 800 gr.;
    Lunghezza: 180 mm.;
    Lunghezza canna: 92 mm.;
    Calibro: 9x19 mm.;
    Tipo di munizioni: 9 mm. Parabellum;
    Tiro utile: 50-100 mt.;
    Azionamento: singola/doppia;
    Alimentazione: caricatore da 13 colpi.

    Pistola Beretta modello 85

    Peso: 620 gr.;
    Lunghezza: 172 mm.;
    Lunghezza canna: 97 mm.;
    Calibro: 9x17;
    Tipo di munizioni: 9 mm. corto;
    Azionamento: singola/doppia;
    Velocità alla volata: 300 m/s;
    Tiro utile: 20-80 mt.;
    Alimentazione: caricatore da 9 colpi.
    Non più in ciclo logistico

    Pardini K58 e SP-22

    In campo agonistico l’Arma dei Carabinieri aveva ottenuto significative affermazioni già nel 1927, quando la squadra della Legione Allievi aveva vinto la gara di tiro a segno militare guidata dall’istruttore Brigadiere Ugo Cantelli. Alcune fotografie ci sono pervenute a testimonianza dell’evento: i militari in posa e, in primo piano, il “castello” dell’arma con cui avevano conseguito il successo, il fucile 91 nella sua versione d’ordinanza. A distanza di circa mezzo secolo il “tiro a segno” è entrato tra le discipline del Centro Sportivo Carabinieri, il che ha comportato l’adozione di strumenti idonei a competere adeguatamente. La scelta è caduta sui prodotti di un’azienda dalla struttura inizialmente artigiana, creata da un toscano di Camaiore, Giampiero Pardini, casualmente diventato campione di tiro con arma corta e poi passato all’attività di costruttore di “pistole libere”. Le due pistole adottate dall’Arma, la K58 e la SP-22, non s’inseriscono pertanto tra le armi d’ordinanza, ma tra quelle agonistiche. Sono la prima in calibro 4,5 monocolpo e l’altra in calibro 22 LR a cinque cartucce. Entrambe con impugnatura anatomica in legno di noce, sono prodotte con possibilità di adattamento a tiratori con esigenze diverse.

    Pistola Glock 19 

    Peso: 595 gr.;
    Lunghezza: 174 mm.;
    Lunghezza canna: 102 mm.;
    Calibro: 9x19;
    Tipo di munizioni: 9 mm. Parabellum;
    Alimentazione: caricatore da 15 colpi;
    Tiro utile: 50-100 mt.

    Pistola Glock 26

    Peso: 590 gr.;
    Lunghezza: 160 mm.;
    Lunghezza canna: 88 mm.;
    Calibro: 9x21;
    Tipo di munizioni: 9 mm.;
    Alimentazione: caricatore da 10 colpi;
    Tiro utile: 30-50 mt.

    Pistola Pardini K58

    Peso: 1.070 gr.;
    Lunghezza: 395 mm.;
    Lunghezza canna: 230 mm.;
    Calibro: 4,5;
    Tiro utile: 25 mt. Non più in uso logistico.

    Pistola Pardini SP-22

    Peso: 1.200 gr.;
    Lunghezza: 295 mm.;
    Lunghezza canna: 120 mm.;
    Calibro: 22 LR;
    Tiro utile: 10 mt.
    Non più in ciclo logistico.

    LE PISTOLE MITRAGLIATRICI

    Beretta Serie M12

    Progettata nel 1959, è entrata in servizio nel 1961, diretta erede del MAB 38, di cui la casa bresciana Beretta ha messo a frutto le esperienze e migliorato le prestazioni. Domenico Salsa, succeduto a Tullio Marengoni, progettista del MAB 38, si era prioritariamente proposto di realizzare un’arma estremamente maneggevole e dalle dimensioni ridotte, che potesse essere catalogata tra le pistole, piuttosto che tra i fucili, categoria cui apparteneva il MAB, permanendo la particolarità del tiro a ripetizione rapida. A parte il peso, risultato leggermente superiore (3,48 kg contro 3,3), la lunghezza venne più che dimezzata (285 mm contro 800) grazie anche ai soli 200 mm della canna (nel MABera di 315 mm). Anche per la cadenza di tiro è superiore al MAB (500 colpi/min contro 500). Altre innovazioni, di natura squisitamente balistica, che esulano da questa trattazione genericamente didattica, imposero immediatamente l’arma all’attenzione dei vertici militari, che l’assegnarono in dotazione alle Forze Armate e, quindi, all’Arma dei Carabinieri. Pari interesse suscitò negli altri Corpi di Polizia che non tardarono ad acquisirla per il proprio personale. In campo internazionale l’M12 trovò largo impiego nella guerra del Vietnam, nell’intervento armato in Somalia e nella Guerra del Golfo.
    Inoltre, su licenza della società Beretta, l’arma è stata e continua ad essere prodotta da numerosi costruttori stranieri.

    Heckler & Koch MP-5 A5 - MP-5 SD3 eMP-5K (kurz)

    Conosciuta comunemente con la sola sigla MP5 (Machinenpistole model 5), questa pistola mitragliatrice è il prodotto più famoso della ditta tedesca Heckler & Koch, che l’ha introdotta sul mercato nel 1966. L’arma venne inizialmente concepita per utilizzare proiettili da pistola 9 mm parabellum situati in un caricatore curvo estraibile e, quindi, sostituibile con un altro carico. Disponibile sin dall’origine con calcio fisso o con calcio telescopico, i successivi stadi di evoluzione apportarono all’MP5 delle caratteristiche avveniristiche, dotandolo di un silenziatore integrato e di una canna appositamente concepita per ridurre la velocità di uscita delle munizioni ad un valore appena inferiore a quello del suono (che è di 331,4 m/s a 0 °C , pari a 1.193,04 km/h), rendendo l’arma non udibile a più di 15 metri. Per questa particolarità e per la ridotta fiammata di sparo, l’MP-5 è stata acquisita da molti corpi speciali per operazioni segrete, compreso l’FBI. L’Arma dei Carabinieri ha adottato la pistola mitragliatrice Heckler & Koch anche nella versione Mp-5K (kurz), cioè corta, la cui canna misura appena 325 mm (introdotta nel 1976). 

    La pistola mitragliatrice Beretta M12, in dotazione dal dopoguerra agli equipaggi dei Nuclei radiomobili e ad altri reparti speciali dell’Arma dei Carabinieri.

    Pistola mitragliatrice Beretta M12

    Pistola mitragliatrice Heckler & Koch MPO-5 A5

    Peso: 2.540 gr.;
    Calibro: 9x19 mm. NATO;
    Lunghezza: 680 mm.;
    Lunghezza canna: 225 mm.;
    Alimentazione: 30 colpi.
    Pistola mitragliatrice

    Heckler & Koch MP-5 SD3

    Peso: 2.950 gr.;
    Calibro: 9x19 mm. NATO;
    Lunghezza: 670 mm.;
    Lunghezza canna: 229 mm.;
    Alimentazione: 30 colpi;
    Tiro utile: 50-150 mt.;
    Caratteristica: versione silenziata.
    Peso: 2.950 gr.;
    Calibro: 9x19 mm. NATO;
    Lunghezza: 670 mm.;
    Lunghezza canna: 229 mm.;
    Alimentazione: 30 colpi.

    I FUCILI

    Beretta (F.A.L.) BM-59

    Con questo fucile entriamo nel settore delle armi
    essenzialmente da guerra, che riguarda i
    Carabinieri non meno dell’ordine pubblico, essendo
    essi destinati istituzionalmente, sin dal-
    Pistola mitragliatrice

    Heckler & Koch MP-5K (kurz)
    Peso: 2.000 gr.;
    Calibro: 9x9 mm. NATO;
    Lunghezza: 325 mm.;
    Lunghezza canna: 115 mm.;
    Alimentazione: 30 colpi;
    Tiro utile: 50-150 mt.;
    Caratteristica: versione compatta.

    Carabinieri del GIS (Gruppo d’Intervento Speciale) durante un’operazione con pistola mitragliatrice Heckler & Kock MPO-5 A5, descritta nella pagina a fianco. L’arma è munita di sistema di puntamento notturno e di ottica telemetrica d’ingrandimento, meglio evidenziato nell’immagine a destra. ll GIS è un reparto d'elite dell'Arma dei Carabinieri. Creato nel 1978 e inquadrato nella Seconda Brigata Mobile Carabinieri, fa parte delle Forze Speciali italiane (FS -TIER1) sotto il comando del CO.F.S. (Comando interforze per le operazioni delle Forze Speciali Italiane). Svolge, inoltre, compiti di antiterrorismo nell'ambito dell'ordine pubblico. Per questa sua particolare destinazione istituzionale, il reparto dispone delle armi più sofisticate oggi in uso.

    le origini, alla difesa armata della Patria quale forza combattente. È stato l’ultimo fucile da battaglia utilizzato dall’Esercito Italiano e, quindi, dall’Arma dei Carabinieri. Esso proveniva dall’americano Garand M, adottato dal nostro Esercito come arma d’ordinanza sin dal 1951, e che, pur accreditato di notevole efficienza per le prove fornite durante la Seconda Guerra Mondiale, alla fine di quel decennio mostrava ormai la sua anzianità rispetto alle armi portatili automatiche di cui si andavano dotando i paesi del Patto di Varsavia.

    Fucile Beretta (F.A.L.) BM-59

    Peso: 4.400 gr.;
    Calibro: 7,62x51 mm. NATO;
    Cadenza di tiro:
    750 colpi al minuto;
    Alimentazione: caricatore da 20 colpi.
    Non più in ciclo logistico.

    La soluzione più rapida ed economica era quella di sottoporre il Garand M11 ad una operazione di ammodernamento, alla quale pose mano l’Ing. Domenico Salsa della Beretta, su licenza della casa americana. Il tecnico italiano si propose un risultato polivalente: mandare contemporaneamente in soffitta tutti i modelli di cui erano dotate le nostre Forze Armate, dallo stesso Garand all’Enfield, dal Winchester al mitra MAB. E vi riuscì. Ne risultò un’arma che poteva sparare in regime automatico o a fuoco selettivo, differenziandosi dal fucile da cui derivava per il caricatore, posto inferiormente alla culatta, e capace di 20 colpi, per il selettore di tiro a colpo singolo o a raffica, per un manicotto tromboncino spegnifiamma, ripiegabile in alcuni modelli per ridurne l’ingombro e, infine, per un alzo specifico per il tiro teso nella versione anticarro. Rimasto in dotazione fino a metà degli anni 90 ai Battaglioni Mobili dell’Arma, il F.A.L. è stato sostituito dal più moderno fucile d’assalto Beretta AR 79/90, che passiamo ad illustrare.

    Fucile Beretta Serie 70/90

    Peso: 3.990 gr.;
    Calibro: 5,56x45 mm. NATO;
    Cadenza di tiro: 680 colpi al minuto;
    Alimentazione: caricatore da 30 colpi.
    Fucile Bushmaster XM-15
    Peso: 2.820 gr.;
    Calibro: 5,56x45 mm. NATO;
    Cadenza di tiro: 700 colpi al minuto;
    Alimentazione: caricatore da 30 colpi.

    Modelli SR - SC - SCP

    Peso: 3.200 gr.;
    Calibro: 12;
    Lunghezza: 1.200 mm.;
    Lunghezza canna: 600 mm.;
    Alimentazione: 8 colpi.

    Beretta Serie 70/90

    Concepito nel 1968 per dotarne i reparti speciali del nostro Esercito e le Forze di Polizia, venne già inizialmente prodotto in tre versioni di base: fucile d’assalto standard AR 70/223, carabina SC 70/223 con calcio ripiegabile e carabina speciale SCS/223 con tromboncino accorciato rimovibile e calcio ripiegabile. I Carabinieri hanno adottato i primi due modelli e una versione successiva, siglata SCP 79/90 (Special Carabine Paratroopers), assegnata ai reparti paracadutisti. L’arma è dotata di un selettore di tiro bilaterale che consente la posizione di sicura, il colpo singolo, la raffica controllata a tre colpi e la raffica. Particolarità dell’SC 70/90 è di poter essere smontato completamente senza l’ausilio di speciali attrezzi.

    Bushmaster XM - 15

    Derivato dalla carabina Colt M4 viene catalogato come “fucile d’assalto”, prodotto in tre calibri: 5,56 NATO, 6,8 mm. e 7,62 mm. Nell’Arma dei Carabinieri è stato adottato il modello
    con calibro NATO, il che implicitamente ne dichiara la destinazione d’uso prevalente, ssia le missioni di pace all’estero. Negli Stati Uniti, paese in cui viene prodotto, questo fucile è stato ribattezzato la “Barbie delle armi da fuoco” per la grande quantità di accessori di cui dispone. La versione per uso militare e di polizia è attualmente adottata in più di 60 nazioni in tutto il mondo.

    Fucile Benelli M1 Super 90 M3-T

    Peso: 3.200 gr.;
    Calibro: 12;
    Lunghezza: 1.200 mm.;
    Lunghezza canna: 600 mm.;
    Alimentazione: 7 colpi.

    Fucile Franchi SPAS 15

    Peso: 4.000 gr.;
    Calibro: 12;
    Lunghezza: 1.000 mm.;
    Lunghezza canna: 450 mm.;
    Alimentazione: 6 colpi.

    Benelli M 3T- eM1 Super 90

    Con questi due fucili entriamo nel campo delle armi “a pompa”, genere inedito nelle nostre Forze Armate e di Polizia fino a pochi decenni or sono. Si tratta di fucili a canna liscia semiautomatici, adatti al tiro dinamico, prodotti da una società di Urbino. La particolarità costruttiva di queste armi è costituita dal funzionamento cinetico del riarmo, ossia sotto l’effetto del rinculo derivante dall’esplosione di una cartuccia, che deve produrre almeno 180 chilogrammetri di energia cinetica. La molla contenuta nel suo interno subisce una compressione sufficiente a fare arretrare l’otturatore e consentire che una nuova cartuccia venga prelevata dal serbatoio e posta in posizione di sparo.
    Pertanto i fucili Benelli M1 necessitano di cartucce piuttosto potenti per poter caricare il colpo successivo. Realizzati nel modello standard in lega di alluminio, tra gli accessori disponibili sono previsti il mirino laser e le torce tattiche.

    Fucile Mauser 66 SP

    Fucile Heckler & Koch MSG-90

    Peso: 4.300 gr.;
    Calibro: 7,62 x
    51 mm. NATO;
    Lunghezza: 1.120 mm.;
    Lunghezza canna: 730 mm.;
    Alimentazione: 3 colpi.
    Peso: 6.400 gr.;
    Calibro: 7,62 x 51 mm. NATO;
    Lunghezza: 1.165 mm.;
    Lunghezza canna: 600 mm.;
    Alimentazione: 20 colpi.

    Fucile Heckler & Koch G3-SG1 Peso: 4.250 gr.;

    Calibro: 7,62 x 51 mm. NATO;
    Lunghezza: 1.020 mm.;
    Lunghezza canna: 450 mm.;
    Alimentazione: 20 colpi.

    Fucile Erfurter (ERMA)

    BM1

    Peso: 2.600 gr.;
    Calibro: 22 LR;
    Lunghezza: 890 mm.;
    Lunghezza canna: 432 mm.;
    Alimentazione: 15 colpi.
    Non più in ciclo logistico

    Fucile Barret M-82 A1

    Peso: 13.600 gr.;
    Calibro: 12,7x99 mm. NATO;
    Lunghezza: 1.448 mm.;
    Lunghezza canna: 737 mm.;
    Alimentazione: 10 colpi.
    A destra, Carabiniere paracadutista
    in azione, dotato di fucile Barret M-82 A1.

    Franchi SPAS - 15

    L’acronimo di questo fucile significa "Sporting Purpose Automatic Shotgun" (fucile a pompa automatico per applicazioni sportive), derivatogli dalla commercializzazione negli Stati Uniti del suo progenitore SPAS 12, presentato nel 1983 come arma sportiva per aggirare le leggi locali, che lo avrebbero catalogato come illegale. Ma sette anni più tardi ne venne vietata l’importazione dopo averne riconosciute le caratteristiche di strumento di distruzione. Con la sigla iniziale era stato progettato negli anni 70 come fucile a pompa semiautomatico per usi militari e di supporto alle Forze dell’Ordine. Il Modello 15 risale al 2001, anno in cui la casa costruttrice (Franchi S.p.A.) decise di concentrare gli sforzi su di un prodotto perfezionato grazie alle esperienze maturate in circa 20 anni e per soddisfare ancor più le esigenze della clientela militare.
    Fu da quel periodo che lo SPAS 15 entrò in uso nell’Arma dei Carabinieri. La caratteristica principale del fucile Franchi consiste nel funzionamento bimodale, ossia esso dispone di due modalità di fuoco: la prima, automatica (o più precisamente, auto-caricante semi-automatica), avviene premendo un pulsante sotto l'impugnatura frontale e muovendo leggermente l'impugnatura stessa avanti e indietro (automatico/pompa). In modalità automatica il fucile può sparare fino a 4 colpi al secondo, un colpo per ogni pressione sul grilletto. La seconda modalità è ad "azionamento a pompa": un'astina deve essere tirata indietro e avanti ad ogni colpo, al fine di espellere il bossolo usato e caricare il colpo in canna. Questa modalità è necessaria per sparare affidabilmente colpi con bassa pressione, come le munizioni con gas lacrimogeno o cartucce "meno letali" (palla singola/pallettoni) antisommossa in gomma.
    Lo SPAS 15 ha trovato grande impiego in numerosi film del tipo Terminator, Jurassic Park e la serie infinita di Modern Warfare.

    Accuracy AWS

    È un fucile di precisione bolt-action, progettato e distribuito dalla ditta inglese Accuracy International a partire dal 1980. Molto diffuso tra le forze militari e quelle di polizia, è dotato di un mirino telescopico Schmidt & Bender, di estrema flessibilità e facilità d'uso, che consente di traguardare anche in situazioni di estrema difficoltà.
    Non trattandosi di una derivazione da un modello base tradizionale, ma espressamente concepito per tiratori scelti, l’Accuracy AWS si distingue per caratteristiche costruttive finalizzate al suo uso particolare, come il calcio ambidestro, in nylon rinforzato, sagomato per essere impugnato in maniera ottimale e per essere adattato alla conformazione anatomica del tiratore mediante la modulazione con calcioli aggiuntivi. L’ottica, a diottrie regolabili e capace di sei ingrandimenti, consente una precisione di tiro efficace entro 200 metri. 

    Heckler &KochMSG - 90

    Questa sigla, già incontrata tra le pistole mitragliatrici, la ritroviamo tra i fucili di più largo impiego tra le Forze Armate e di Polizia di tutto il mondo. Con una potenza effettiva di tiro di 600 metri e con una rosata compresa in 80 mm di diametro, a 300 metri di distanza quest’arma garantisce un’estrema precisione nel centrare il bersaglio, anche in condizioni difficili. Basato sul meccanismo di tiro a funzionamento semiautomatico, l’MSG-90 consente immediatamente uno sparo successivo al primo, ossia il noto “aggiustamento di tiro”. Quale variante militarizzata del modello base, rispetto al quale vanta una maggiore leggerezza, questo fucile ha una potenza di fuoco più elevata, è regolabile in altezza e in lunghezza ed è dotato di un silenziatore amovibile.

    Heckler & Koch G3 - SG1

    Da una tragica circostanza derivò l’esigenza di creare questo fucile, commissionato dalla RFT della Germania dell’Ovest dopo la strage delle Olimpiadi di Monaco del 1972. L’inadeguatezza delle Forze di Polizia tedesche emerse soprattutto per l’inefficienza dei tiratori scelti preposti a contrastare un eventuale attacco terroristico, che risultarono inferiori per numero agli attentatori stessi e inadeguatamente armati. Il fucile venne approntato con estrema rapidità, partendo dalle esperienze capitalizzate col Modello G3, progenitore di tutta la più avanzata produzione della H&K. Quindi, notevole lunghezza del tiro utile (fino a 1.000 metri), dotazione di ottica Hensoldt Wetzlar 6x42, funzionamento semiautomatico, che consente di sparare immediatamente un secondo colpo, estrema precisione con una rosata, come l’MSG-90, compresa tra gli 80 mm e i 300 metri, regolabilità in altezza e lunghezza e bilanciamento del peso
    della canna, spostato verso la parte finale, per aumentare la precisione. Si contano 25 tra i Paesi più importanti del mondo che utilizzano l’H&K G3-SG1per uso militare e di polizia.

    Barret M-82A1

    Per la potenza di fuoco e per il munizionamento questo fucile di fabbricazione statunitense si colloca al limite tra le armi individuali e quelle di reparto. Già il peso (13,600 kg) ne definisce la tipologia e la destinazione d’uso: grazie alla lunga gittata e alle munizioni ad alta potenza (50 BMG, Browning machine gun, originariamente usate dalle mitragliatrici pesanti tipo Browning M2HB), si rivela molto efficace contro obiettivi di particolare consistenza, quali stazioni radar, automezzi pesanti, aeromobili e mezzi semiblindati. Inadatto per impieghi a corto raggio o di ingaggio istintivo, il suo tiro utile (2.286 metri) ne fa un’arma di utilizzazione soprattutto tattica e limitatamente d’assalto.
    Per il tiro a lunga gittata è favorito da un’ottica a 10x, ma necessita di un bipode, di cui è fornito.
    Particolarmente idoneo ad operazioni di reparti speciali, nell’Arma dei Carabinieri è in dotazione al Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” e ai militari del G.I.S. (Gruppo d’Intervento Speciale).

    LE CARABINE

    Carabina Anschutz Match 54

    Peso: 4.300 gr.;
    Calibro: 22 LR;
    Lunghezza: 1.118 mm.;
    Lunghezza canna: 660 mm.
    Non più in ciclo logistico

    Carabina Erfurter EM1

    Peso: 2.600 gr.;
    Calibro: 22 LR;
    Lunghezza: 890 mm.;
    Lunghezza canna: 432 mm.;
    Alimentazione: 15 colpi.
    Non più in ciclo logistico

    Carabina Mauser 66 SP

    Peso: 4.300 gr.;
    Calibro: 7,62x51 mm. NATO;
    Lunghezza: 1.120 mm.;
    Lunghezza canna: 730 mm.;
    Alimentazione: 3 colpi.
    Carabina Mauser 86 SR
    Peso: 4.900 gr.;
    Calibro: 7,62x51 mm. NATO;
    Lunghezza: 1.210 mm.;
    Lunghezza canna: 730 mm.;
    Alimentazione: 9 colpi.

    Carabina Winchester M1

    Peso: 2,48 kg. (scarica);
    Lunghezza: 904 mm. (senza baionetta);
    Lunghezza canna: 457mm.;
    Calibro: 7,62x33 mm.;
    Tipo di munizioni: 30 carbine;
    Azionamento: a recupero di gas;
    Cadenza di tiro: 700 colpi al minuto;
    Velocità alla volata: 600 m/s;
    Tiro utile: 200 mt.;
    Gittata massima: 1.800 mt.;
    Caricatore: da 15 o 30 colpi.

    La Carabina Winchester M1 venne adottata dall’Arma dei Carabinieri nel 1974, in sostituzione del Moschetto mod. 91, definitivamente dismesso
    dopo 80 anni dalla sua adozione. In particolare vennero dotati della Carabina Winchester i Battaglioni Mobili dei Carabinieri.

    Winchester M1
     
    Scomparso nel corso degli anni il termine “carabina”, pur se da esso derivava il nome dell’Istituzione, riappare nel secondo dopoguerra con l’adozione di armi individuali non più della piemontese Manifacture Imperiale Valdocco del 1814, ma dai nomi stranieri, alcuni molto famosi, come quello dell’americana Winchester. La carabina omonima risale alla fine degli anni 30 del secolo scorso, quando il Ministero della Difesa americano decise di dotare i reparti terrestri delle sue forze armate di un’arma individuale leggera e maneggevole, in sostituzione della tradizionale pistola Colt 1911 A1. La scelta cadde sul modello della fabbrica Winchester, che sarebbe stato poi costruito, a partire dal 1941, in 6 milioni di pezzi e largamente impiegato durante il Secondo Conflitto Mondiale.

    Erfurter Maschinenfabrik (ERMA) - EM1

    Si tratta di un’arma particolarmente adatta all’addestramento, come in genere tutte le carabine calibro 22. La sua storia è strettamente correlata all’evoluzione dei rapporti postbellici della Germania sconfitta con gli Alleati vincitori.
    Nel 1954 l’industriale Geipel, titolare della Erma Werche, era stato arrestato per il suo coinvolgimento col nazismo e la sua fabbrica di armi era stata messa in liquidazione per decisione del Maresciallo sovietico Shukov. Trasferiti nel 1952 gli impianti a Dacau, in zona alleata, Geipel si mise a produrre prima viti e poi
    elettrodomestici, pur di riavviare la produzione bellica, che iniziò in quello stesso anno mediante la fornitura di componenti delle armi in dotazione alla Polizia della Germania Ovest.
    Tre anni dopo, l’irriducibile industriale otteneva il permesso di studiare e sviluppare una nuova mitraglietta che sostituisse quella fornita dagli Alleati alle residue forze militari tedesche e alla Polizia del settore occidentale. Fu l’inizio di una ripresa inarrestabile, destinata a collocare la ERMA Werke ai vertici della rinascente industria bellica tedesca, in particolare con la carabina Erfurter EM1.

    Anschutz - Match 54

    Si tratta di una carabina definita “da competizione” o “sportiva” e, come tale, ha avuto largo impiego e prestigiose affermazioni nei Giochi Olimpici e nei Campionati del Mondo delle discipline con armi di piccolo calibro. La particolarità costruttiva di quest’arma risiede nell’otturatore cilindrico con nottolino di armamento e corpo eccentrico nella zona di chiusura della culatta con due denti di blocco, con corsa morbida e facilmente azionabile. Dispone di una guida a prismi per il montaggio facoltativo del cannocchiale e di una impugnatura anatomica, che ne fanno un’arma privilegiata nel tiro di precisione anche a lunga distanza.

    Mauser 66 SP e 86 SR

    Il marchio Mauser è di per sé emblema autorevole di produzione armiera, nel cui mercato è presente dalla metà del secolo XIX, dall’epoca dell’apparizione del fucile Chassepot, il cui rivoluzionario sistema di percussione e sparo fu concepito dai fratelli Peter Paul e Wilhelm Mauser per adattarlo alle pistole. Senza soluzione di continuità questa fabbrica tedesca è stata protagonista, per il ruolo di competenza, della storia europea degli ultimi 150 anni ed anche di quella mediorientale, se si tiene conto che alcuni suoi modelli di fucile vennero contraddistinti come “variante ottomana” per la consistente fornitura fattane al governo turco.
    Il Mauser mod. 66 è un fucile di precisione sul quale, per la prima volta, è stato adottato il sistema di armamento a corsa corta dell'otturatore, di tipo bolt action. Ciò è stato possibile mediante lo spostamento della leva di comando immediatamente dietro i due tenoni di chiusura. La canna, ottenuta mediante rotomartellatura a freddo, risulta del 15% più lunga rispetto a quelle dei fucili concorrenti di medesime dimensioni, in quanto tutto lo spazio che l'otturatore a corsa corta consente di risparmiare viene impiegato a favore del più importante elemento di un fucile di precisione: la canna, appunto. Il caricatore, una semplice vaschetta con sistema di sollevamento, è posta al di sotto dell'otturatore ed è integrata al fucile stesso.
    Può contenere solo 3 colpi che, con quello eventualmente già presente in canna, porta l'arma ad un'autonomia complessiva di appena 4 colpi.
    L'ottica, nella versione militare, è supportata da una slitta a incastro, parte integrante del castello dell'otturatore, cosa che consente una particolare solidità e rigidità del fucile rispetto agli organi di mira. Le ottiche in dotazione sono due: una classica 1.5-6 x 40 Zeiss con reticolo cross air o, in alternativa, un sistema di visione notturna, del quale il fucile può essere equipaggiato in pochi istanti grazie alla rapidità nell'operare sulla slitta. La versione militare, denominata “SP”, presenta una calciatura molto diversa da quella classica ed è calibrata per la cartuccia 7,62 x 51 mm.
    La carabina siglata 86 SR (86 sta ad indicare l’anno della sua apparizione, il 1986) deriva dal modello appena descritto, di cui costituisce l’evoluzione progredita. Nella letteratura ufficiale viene presentato come “fucile da cecchino”, accettando la componente non esaltante di tale termine, derivato dal nome dell’imperatore austriaco Francesco (Cecco) Giuseppe per indicare dei tiratori di precisione, ma anche infidi.
    Passando alle sue caratteristiche, la sua particolarità è costituita dall'azione a bullone rotativo ad azionamento manuale con due alette di chiusura frontale. Sulla parte anteriore è presente una guida speciale per il fissaggio del bipode.
    Rispetto al modello dal quale deriva, dispone di una maggiore potenza di fuoco grazie ad un caricatore estraibile di aumentata capacità. La canna è scanalata per ridurre il peso ed aumentare il raffreddamento, proprio in funzione della rapidità di tiro a cui può essere sottoposto. 

    LE MITRAGLIATRICI

    Mitragliatrice FN Herstal - Minimi

    Peso: 6.870 gr.;
    Calibro: 5,56x45 mm. NATO;
    Lunghezza: 1.040 mm.;
    Lunghezza canna: 466 mm.;
    Alimentazione: caricatore da 30 - nastri da 200 colpi;

    FN Herstal - Minimi

    La globalizzazione dell’armamento dei Carabinieri si completa a questo punto con l’inclusione della Fabrique Nationale de Herstal, azienda belga, presente con una mitragliatrice leggera, il cui nome “Minimi” è la contrazione della voce francese Mini-mitrailleuse. Nata nel 1974, è stata concepita come arma di squadra, trattandosi in realtà di un fucile mitragliatore, con limitata potenza di tiro efficace (non oltre i 400 metri), ma non per questo priva di versatilità grazie al suo peso ridotto ed alla sua manovrabilità, favorita dal ridotto caricatore capace di 200 colpi.
    Il funzionamento è a sottrazione di gas e l’alimentazione è uno dei maggiori particolari innovativi del suo progetto, essendo possibile sostituire il nastro con un caricatore laterale da 30 colpi. Capace di sparare fino a 700 colpi al minuto, la sua cadenza di fuoco può essere modificata mediante un regolatore di afflusso di gas posto sotto la canna. Nell’Arma dei Carabinieri, come presso le Forze Armate di numerosi Paesi, la FN Herstal - Minimi è impiegata come arma di appoggio tattico a livello di squadra.

    Beretta MG 42/59

    Peso: 13.000 gr.;
    Calibro: 7,62x51 mm. NATO;
    Lunghezza: 1.220 mm.;
    Lunghezza canna: 531 mm.;
    Alimentazione: nastri componibili;
    Cadenza di tiro: 800 colpi al minuto;
    Accessori: kit versione paracadutisti.

    Mitragliatrice Beretta MG 42/59

    Malgrado il nome italiano, essa deriva dalla Bundeswehr MG 3, a sua volta copia ricalibrata della tedesca MG 42 della Seconda Guerra Mondiale. La sigla sta per Maschinengewehr e il numero sta ad indicare l’anno della sua apparizione, mentre il 59, quello della sua introduzione in servizio, prodotta dalla Beretta con parti fabbricate dalla Whitehead Motofides e dalla Franchi. L’innovazione più rilevante rispetto al modello primitivo riguarda il calibro, passato dal 7,92 x 57 mm Mauser al 7,62 x 51 NATO. Altra innovazione è stata l’aver apportato una sensibile riduzione della celerità di tiro, per ovviare allo svantaggio del surriscaldamento della canna, che non consentiva una raffica superiore ai 250 colpi. Arma molto versatile, è caratterizzata dal funzionamento automatico a corto rinculo di canna, con un raggio d’azione di 300 metri come arma di squadra e di 600 montata su treppiede.
    Come arma di bordo, installata su veicoli o elicotteri, il suo raggio massimo di tiro raggiunge i 3.000 metri. Al momento della sua prima apparizione questa arma venne ribattezzata motosega, a causa del sinistro ronzio prodotto dalla sua rapidità di fuoco, che non consentiva di distinguere i singoli colpi sparati. Nata per operare con la partecipazione di 6 uomini, per praticità d’uso, gli addetti, nel tempo, vennero ridotti a tre: il tiratore, un attendente (per la ricarica ed il trasporto canne di ricambio) e l’osservatore per l’individuazione dei bersagli. 

    Mitragliatrice Browning

    Peso: 38.000 gr.;
    Calibro: 12,7x99 mm. NATO;
    Lunghezza: 1.656 mm.;
    Lunghezza canna: 1.143 mm.;
    Alimentazione:
    nastri componibili;
    Cadenza di tiro:
    850 colpi al minuto.
    Browning

    Tra le armi di reparto tuttora in uso è quella che vanta una genealogia più attempata. Progettata poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale (1914-18) dallo statunitense John Browning come arma per aeroplani, si rivelò presto particolarmente idonea per l’uso antiaereo e anticarro.
    Concepita per utilizzare cartucce 30-06, di mediocre potenza rispetto alle munizioni delle coetanee mitragliatrici inglesi, francesi e tedesche e per la necessità di adeguare la capacità perforante allo sviluppo dei mezzi corazzati, il calibro venne portato a 0,50 con cartuccia realizzata dalla Winchester Repeating Arms Company.
    Ulteriori e continui miglioramenti ne hanno determinato un ruolo primario tra le mitragliatrici pesanti, tanto da renderla protagonista, oltre che della Seconda Guerra Mondiale, della Guerra Coreana, della Prima Guerra Indocinese, della Crisi di Suez, della Guerra del Vietnam, di quella delle Falkland, dell’invasione di Panama, della Guerra del Golfo e delle più recenti operazioni in Afganistan e in Iraq.

    ARMAMENTO PESANTE

    Non deve sorprendere che questa categoria faccia parte della dotazione dell’Arma dei Carabinieri.
    Si tratta indubbiamente di un settore che, avendo attinenza con eventi di carattere bellico, non può non evocare una delle connotazioni istituzionali dell’Arma, quella di forza combattente, a maggior ragione dopo la sua recente elevazione al rango di Quarta Forza Armata.
    Ma il termine bellico non deve essere inteso unicamente nel senso di coinvolgimento in conflitti armati in difesa dei confini della Patria.
    Vi sono dei confini che gli uomini dell’Arma difendono quotidianamente contro gli assalti sempre più cruenti della malavita e, non raramente, dell’eversione armata e del terrorismo.
    Pertanto la carabina delle origini, arma “della qualità la più leggiera”, come venne catalogata nelle Determinazioni del 9 agosto 1814, ha dovuto necessariamente abdicare, progressivamente nel tempo, a mezzi più evoluti e anche più pesanti.

    Lanciagranate automatico HK GMG

    Peso: 28.800 gr.;
    Calibro: 40 mm. NATO;
    Lunghezza: 1.090 mm.;
    Lunghezza canna: 415 mm.;
    Alimentazione: nastri da 32 colpi;
    Cadenza di tiro: 350 colpi al minuto;
    Caratteristica: da usare in combinazione con XM-15.
    Lanciagranate M203
    Calibro: 40 mm. NATO;
    Lunghezza: 380 mm.;
    Alimentazione: colpo singolo;
    Cadenza di tiro: 800 colpi al minuto;
    Caratteristica: da usare in combinazione con XM-15.

    Mortaio Hirtenberger

    Peso: 5.100 gr.;
    Calibro: 60 mm.;
    Lunghezza: 815 mm.;
    Gittata: 1.600 mt.;
    Celerità di tiro: 15 colpi/min.;
    Caratteristica: elevata mobilità.

    Postazione di tiro razzi MILAN

    Peso: 6.650 gr.;
    Diametro: 90 mm.;
    Lunghezza: 770 mm.; Gittata: 1.950 mt.;
    Motore: a razzo con propellente solido;
    Esplosivo: carica cava da 3 kg.;
    Caratteristica: missile anticarro.
    Non più in ciclo logistico

    Mortaio da 120 mm

    Peso della bocca: 34 kg.;
    Peso della piastra: 34 kg.;
    Peso dell’affusto: 23,5 kg.;
    Calibro: 120 mm.;
    Lunghezza della bocca: 1.640 mm.;
    Gittata max: 4.750 mt.;
    Gittata max bomba PEPA: 6.550 mt.;

    Celerità massima di tiro: 10 colpi al minuto

    LANCIAGRANATE, RAZZI E MORTAI

    In questa categoria primeggia, per varietà di impiego e per versatilità d’uso, il lanciagranate automatico HK GMG, acronimo di Heckler & Koch (produttore) Grenade Machine Gun. Si tratta di un’arma automatica che spara granate da 40 millimetri ad una velocità di circa 350 colpi al minuto. Alimentata a cinghia, può essere caricata da entrambi i lati, il che la rende ambidestra.
    Con la varietà di dispositivi di cui è dotato (compresa la visione notturna ed infrarossi), il lanciagranate GMG può essere utilizzato per bombardamenti a lungo raggio in un gran numero e varietà di situazioni.
    Con la Postazione di tiro razzi MILAN ci addentriamo nel più attuale e sofisticato settore dell’armamento, quello missilistico. Prodotta in Francia e in Germania, il suo nome non ha nulla a che vedere col capoluogo lombardo: sta per M(issile) d’I(nfanterie) L(éger) AN(tichar). È un’arma portatile a medio raggio, anti-tank, che può lanciare missili filo-guidati. Il sistema si compone di un’apparecchiatura di lancio e controllo sulla quale viene montato il missile nel suo tubo di lancio-contenitore immediatamente prima del lancio. L’intero sistema può anche essere installato su un treppiede per il lancio da terra o su un supporto a piedistallo per il lancio
    da veicolo. Il MILAN ha una capacità di lancio notturno, conferitagli dal congegno di puntamento MIRA ad immagine termica, che consente la localizzazione di bersagli oltre i 3.000 m e il loro attacco a circa 1.500 m. Il missile è seguito automaticamente in volo da un dispositivo all’infrarosso, incorporato nell’apparecchiatura di controllo, che capta le radiazioni emesse dai razzi di coda del missile.
    Con l’Hirtenberger ha fatto la sua apparizione nell’armamento dei Carabinieri un mezzo da artiglieria leggera, specifico per azioni da commando.
    È infatti un’arma di facile impiego e di elevata mobilità, utilizzata prevalentemente da formazioni a livello di squadra. Dal caratteristico tiro curvo ad anima liscia, a percussione per gravità, è un mortaio atto a soddisfare le esigenze di fuoco attraverso il rapido schieramento. È destinato all'impiego da terra con operatore singolo per potenziare l'azione delle squadre fucilieri.
    Il Mortaio da 120 mm è un’arma ad avancarica, a percussione automatica per caduta del proietto nella bocca da fuoco. Si tratta di un’arma antitruppa con un raggio schegge di 100-250 m; il primo raggio è quello efficace, il secondo è di sicurezza. Può sparare con affusto poggiato direttamente a terra, o sostenuto dalle ruote del carrello di traino.
    La bocca da fuoco è ad anima liscia, chiusa posteriormente dal blocco di culatta, lunga m. 1,750. Il congegno di sparo è a percussione a molla, organizzato per agire utomaticamente all’atto della caduta della bomba nell’anima, o anche a comando. Un dispositivo di sicurezza evita lo sparo fortuito. Il congegno di puntamento è costituito dall’alzo a tamburo a unica graduazione, cannocchiale panoramico a doppia graduazione, organizzato per correggere gli errori dovuti allo sbandamento. Questo mortaio richiede la partecipazione di cinque uomini, compreso il conduttore.

    Mortaio Panzerfaust III

    Peso: 3.300 gr.;
    Diametro: 110 mm.;
    Lunghezza: 1.400 mm.;
    Gittata: 400 mt.;
    Caratteristica: lanciarazzo anticarro.

    Il Panzerfaust III (in tedesco Pugno corazzato) è un’arma personale monouso, un minuscolo ed efficacissimo cannone senza rinculo per lanciare granate anticarro, dall’effetto letale per ogni mezzo colpito, grazie al suo sistema di perforamento in grado di produrre un elevatissimo getto incandescente. Di concezione non recente, esso deriva da un prototipo sperimentato dai tedeschi nell’ultima fase del Secondo Conflitto Mondiale, capace già allora di perforare corazze fino a 230 mm. Attualmente tale limite ha raggiunto i 900 mm.; unica carenza, il corto raggio d’azione, inizialmente non superiore ai 30 metri, successivamente portato a valori più elevati.

    ARMI BIANCHE

    Con l’uscita di scena, nel 1985, della tradizionale Daga, l’unica arma bianca d’ordinanza ancora in dotazione ai Carabinieri è la sciabola, nelle versioni da militari di truppa, da Sottufficiali e da Ufficiali, già descritte precedentemente. Il termine ordinanza vuole distinguere la sciabola da altre armi bianche che, pur assegnate ai Carabinieri, sono in dotazione soltanto ai reparti speciali impegnati in azioni da commando. Si tratta essenzialmente di pugnali, il cui nome è indicato accanto alle immagini.

     

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