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Presentato a Cosenza il calendario 2014 dell'Arma dei Carabinieri
Presentato a Cosenza il calendario 2014 dell'Arma dei Carabinieri "200 anni di storia d'Italia" 16 dic 13 Presentato questa mattina, presso il Comando provinciale dell'Arma dei Carabinieri di Cosenza, il calendario 2014, che celebra il bicentenario della Benemerita. "E' un calendario molto importante per noi perchè sancisce il nostro bicentenario - ha detto il comandante provinciale di Cosenza, colonnello Giuseppe Brancati -. Sono 200 anni di storia importante, 200 anni della storia dei Carabinieri ma anche dell'Italia e degli italiani". Con il calendario 2014, termina la serie iniziata nel 2011 voluta per ripercorrere le tappe salienti della storia dell'Arma. Dodici tavole realizzate dal maestro Paolo Di Paolo e da Massimo Maracci, riguardo alla pagina centrale che sintetizzano l'odierna attività dell'Arma. "Tavole - ha spiegato il colonnello Brancati- che rappresentano l'impegno dei militari della Benemerita impegnati nelle fasi relative ai sequestri di persona, al lavoro del reparto della scientifica, alla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. L'impegno dei Carabinieri a livello internazionale e Il sacrifico umano pagato con la strage di Nassiriyah, il reclutamento delle donne e infine il ricordo a Papa Francesco, per sottolineare che noi dobbiamo essere esempio di umiltà, ma anche Gesuita così come il gesuita, Cristiano Chateaubriand, che parteciò alla stesura del regolamento dell'Arma". Le tavole di questo calendario completano il ciclo degli ultimi tre calendari ripercorrendo i momenti più significativi per l’Istituzione nel suo “quarto Cinquantennio di Storia” sino al 2014, “Bicentenario della Fondazione”. Il notevole interesse verso il Calendario Storico dell’Arma, quest’anno giunto a una tiratura di 1.300.000 copie, di cui 8.000 in lingue straniere (inglese, francese, spagnolo e tedesco), è indice sia dell’affetto e della vicinanza che ciascun cittadino nutre nei confronti della Benemerita a cui è legata da uno speciale vincolo, sia dei sentimenti di coesione e unità esistenti tra i Carabinieri attraverso il richiamo a intramontabili valori e semplici eroici gesti quotidiani. Nato nel 1928, dopo l’interruzione post-bellica dal 1945 al 1949, la pubblicazione del Calendario, giunta alla sua 81^ edizione, venne ripresa regolarmente nel 1950 e da allora è stata puntuale interprete, con le sue tavole, delle vicende dell’Arma e, attraverso di essa, della Storia d’Italia. --- Il video della presentazione Storia del Calendario Termina con il calendario celebrativo del Bicentenario di Fondazione la serie iniziata nel 2011 per ripercorrere le tappe salienti della storia dell’Arma dei Carabinieri. 12 tavole realizzate dal Maestro Paolo Di Paolo – e dal Sig. Massimo Maracci riguardo alla pagina centrale – che sintetizzano l’odierna attività dell’Arma, rievocano significativi eventi degli ultimi dieci lustri nei quali i Carabinieri sono stati presenti e mettono in correlazione avvenimenti del passato con quelli più recenti per sancire l’importanza del “copioso patrimonio di valori umani ed etici che le generazioni precedenti ci hanno tramandato”. Dall’attività di soccorso nei casi di calamità naturali alla costituzione di Reparti specializzati nella tutela delle pubbliche manifestazioni e di interessi primari della collettività, dal contrasto al fenomeno dei sequestri di persona, dell’eversione, della mafia, alle missioni di pace nei Balcani, in Afghanistan e in Iraq, con la dolorosa memoria di Nassiriyah, dall’ingresso delle donne del 1999 al riordino dell’Arma nel 2000. In copertina è raffigurata la celebre “Pattuglia nella tormenta” dello scultore Antonio Berti. “Un’opera che esprime tutto il senso della nostra missione”; delineato idealmente da quei Carabinieri che, imperturbabili e forti di quei valori umani ed etici, che vengono tramandati di generazione in generazione, contrastano e vincono l’impeto della bufera avanzando lentamente e inesorabilmente verso la loro mèta. Non a caso, a quest’immagine – senza tempo – si ispira il monumento che è in corso di realizzazione grazie soprattutto al sostegno dei Comuni d’Italia e che sarà posto nei giardini prospicienti il Palazzo del Quirinale. Nella prefazione, il Comandante Generale dell’Arma Leonardo Gallitelli introduce il Bicentenario della Fondazione evidenziando come da sempre le Stazioni Carabinieri siano “il cuore della nostra organizzazione e tra i simboli più antichi e amati dello Stato Italiano, per quella radicata e riconosciuta capacità di coniugare efficienza operativa e sensibilità umana”. Il Generale Gallitelli poi prosegue ponendo l’attenzione sui numerosi esempi positivi dei Carabinieri che ci hanno preceduto. “Pagine fitte di innumerevoli atti di eroismo, tante volte compiuti con il supremo dono della vita, sempre vissuti con la silente compostezza che è senza dubbio la nostra cifra distintiva, indelebilmente impressa nel nostro passato”. Nella pagina centrale del Calendario – con apertura a soffietto – sono riprodotti due dipinti, uno del 1914 e l’altro del 2013, che riproducono tutte le specialità dell’Arma nel primo centenario e nel Bicentenario. Le tavole del Calendario, proseguendo il percorso iniziato nel 2011 e ispirandosi ad alcuni dei numerosi, noti eventi di quest’ultimo cinquantennio, illustrano le principali attività nelle quali l’Arma è generosamente e silenziosamente impegnata non solo per prevenire e reprimere i reati, ma anche per fornire assistenza al cittadino. Come è stato ieri, com’è oggi e come sarà domani. Episodi riconducibili a momenti specifici, o fatti senza tempo che si ripetono ogni giorno nel quotidiano servizio di pattuglia. Così avviene nelle operazioni di soccorso, dove spesso i Carabinieri sono tra i primi a intervenire in caso di calamità, in virtù della loro presenza capillare su tutto il territorio garantita dalle Stazioni Carabinieri e dai Nuclei Radiomobile. Dalla tragedia del Vajont al più recente terremoto de L’Aquila, sino a quell’attività di accoglienza degli immigrati abilmente rappresentata dal pittore Lucio Tafuri nell’opera “Sole d’Inverno”. Ed è ancora sulla conoscenza del territorio che si incentra l’attività di contrasto al fenomeno dei sequestri di persona. Un reato che ha fatto registrare una sensibile recrudescenza tra il 1969 e il 1997, ispirando l’istituzione di Reparti ad hoc – le Squadriglie e gli Squadroni Carabinieri Eliportati Cacciatori di Calabria e di Sardegna – capaci di muoversi agilmente nelle aree più impervie alla ricerca dei covi. È di questi anni anche la costituzione di Reparti Specializzati protesi alla salvaguardia di interessi collettivi della popolazione. Si coniugano così i valori e le tradizioni del Carabiniere con l’innovazione tecnologica, investendo nella preparazione del proprio personale per far fronte a nuove forme di criminalità che valicano anche i confini nazionali. Non mancano in questi cinquanta anni momenti di tensione, laddove l’acuirsi della lotta armata crea preoccupazioni paragonabili solo a quelle provocate da uno stato di guerra. Le nuove esigenze operative portano all’adeguamento delle strutture investigative con la creazione, tra l’altro, delle Sezioni Anticrimine – poi confluite nel ROS – che contribuirono alla definitiva affermazione delle Istituzioni. Parallelamente si inasprisce la sfida alle varie forme di criminalità organizzata. Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, i Capitani Emanuele Basile e Mario D’Aleo, i Brigadieri Carmine Tripodi e Giuseppe Bommarito, nonché il Carabiniere Pietro Morici sono solo alcuni degli uomini dell’Arma che, con il loro sacrificio, hanno contribuito a perpetuare il ruolo del Carabiniere quale “… difensore incrollabile della collettività nazionale”. L’ordinato svolgimento delle manifestazioni pubbliche, siano esse processioni, feste paesane, competizioni sportive, concerti o raduni, è un obiettivo prioritario per l’Istituzione, sancito già nel 1814 nelle Regie Patenti. L’Arma, per “… assicurare il buon ordine e la pubblica tranquillità …”, oltre all’Organizzazione Territoriale, impiega i Reggimenti e Battaglioni Mobili, composti da Carabinieri di elevata e specifica professionalità. La capacità dei Carabinieri di assolvere contestualmente sia funzioni militari (di imposizione dell’ordine e della sicurezza pubblica) sia quelle di polizia (di assistenza per la ricostruzione e il funzionamento delle istituzioni locali) è risultata molto preziosa nelle missioni internazionali di pace, tanto che il flessibile ed efficace “modello Carabinieri” – sorto nei Balcani dove l’Arma continua ad operare ininterrottamente da 18 anni – ha suscitato vivo apprezzamento nelle Comunità internazionali, divenendo strumento indispensabile nella conduzione di una missione di pace. Il quotidiano e indissolubile legame tra il cittadino e i suoi Carabinieri che si rinsalda nei momenti difficili. Nassiriyah non è l’unico luogo dove un Carabiniere è caduto per la salvaguardia dei più deboli ma senza ombra di dubbio ha lasciato un doloroso e indelebile segno nel cuore di tutti gli italiani. Immancabili, tra le tavole del quarto cinquantennio, quelle rievocative di due momenti fondamentali per l’Arma. Quello del 1999 che ha consentito all’Amministrazione di beneficiare del validissimo apporto professionale delle donne. Il secondo legato al 31 marzo 2000 allorquando la Benemerita, da prima Arma dell’Esercito – così come disposto dall’art. 12 delle Regie Patenti del 13 luglio 1814 – è stata elevata a rango di Forza Armata. Da allora, la carica di Comandante Generale, in precedenza attribuita ai Generale di Corpo d’Armata dell’Esercito, è assunta dagli stessi Generali dell’Arma dei Carabinieri. Il Calendario Storico 2014 si conclude con l’immagine di Papa Francesco a rappresentare i valori cui si ispira l’agire quotidiano dei Gesuiti. Quegli stessi valori racchiusi nel Regolamento Generale dell’Arma, redatto, secondo fonti storiche, con la partecipazione del padre gesuita Cristiano Chateaubriand. ALCUNE DATE FONDAMENTALI DELLA STORIA DELL’ARMA 13 luglio 1814: il Re Vittorio Emanuele I adotta le Regie Patenti istitutive del Corpo dei Carabinieri Reali; è uno dei primi provvedimenti del Re, il quale non può immaginare che la sua creazione sarebbe sopravvissuta anche alla Monarchia ed avrebbe servito, per secoli, lo Stato. Le armi dei Carabinieri LE PISTOLE Beretta Modello 1934 A sopravvivere al periodo bellico è stata la pistola Beretta mod. 1934, nella sua versione più evoluta. Beretta Serie 92 Diretta erede del modello precedente è la pistola della casa di Brescia, la cui sigla di identificazione non sta ad indicare l’anno della sua apparizione, che è invece il 1978, (dopo essere stata progettata a partire dal 1972). Anch’essa arma semiautomatica, è divenuta universalmente conosciuta dopo essere stata adottata dall’esercito degli Stati Uniti d’America nel 1978 con la sigla M9, in sostituzione della Colt M1911. L’Arma dei Carabinieri l’ha adottata nei suoi modelli S, SB e FS, evoluzioni volte ad eliminare i difetti emersi nel tempo. La Beretta Serie 92, oltre che dalle Forze Armate italiane e dai Corpi di Polizia nazionali e locali, è stata adottata, dopo l’ esercito USA, dalle polizie statunitensi, francesi, slovene, filippine e algerine. Pistola Beretta Peso: 650 gr.; Pistola Beretta Serie 92 Peso: 950 gr.; Beretta “Cougar” 8000 Pistola semiautomatica apparsa nel 1994 per offrire un’alternativa più compatta rispetto al Modello 92, è un compromesso tra potenza di fuoco, accuratezza, facilità di trasporto e di occultamento. Le sue caratteristiche principali sono costituite dal corto rinculo e dalla canna rotrotraslante inserita in un carrello interamente chiuso, a differenza del Modello 92 a canna scoperta. La “Cougar 8000” è dotata di un sistema per cui, durante il rinculo, la canna gira su sé stessa di circa 30 gradi, per sbloccarsi dal carrello, rimanendo nell’asse orizzontale. L’otturatore, disimpegnato dalla canna, prosegue la sua corsa retrograda fino all’espulsione del bossolo e all’armamento del cane. Le caratteristiche tecniche sono riportate accanto alla fotografia dell’arma. Beretta Modello 85 Introdotta nel 1976 come Serie 81, includeva i modelli in calibro 7,65, 9 corto e 22 LR. Il grado di finitura e le caratteristiche estetiche ricalcavano quelle del Modello 92 calibro 9 parabellum. Ne vennero prodotte varie serie contraddistinte da un numero progressivo dall’81 all’89. Le differenze consistevano soprattutto nel calibro e nel caricatore, che poteva essere bifilare (fino a 13 proiettili) o monofilare (capacità 8 proiettili). Il Modello 85, adottato dall’Arma dei Carabinieri, appartiene al secondo tipo, risultando essere la versione sottile del precedente Modello 84, quindi adatta ad essere portata sotto gli abiti in modo occulto. Glock 19 e 26 Con l’adozione di questa pistola ha inizio l’internazionalizzazione dell’armamento individuale nell’Arma dei Carabinieri e, altresì, l’apertura verso prodotti non convenzionali sul piano dei materiali costruttivi. Si tratta, infatti, di un’arma prodotta in Austria e realizzata in parte con polimeri avanzati, ossia, con parole correnti, in “plastica”. Malgrado la diffusa iniziale diffidenza del mercato verso un prodotto sospettato di limitata durabilità e di scarsa affidabilità, la pistola Glock riuscì ad imporsi con sorprendente rapidità in tutto il mondo, anche per la nitrocarburazione ferritica alla quale venivano sottoposte le sue parti metalliche come trattamento anti-corrosione. Progettate a partire dal 1979, le pistole Glock hanno avuto varie generazioni, delle quali l’Arma ha adottato i Modelli 19 e 26, il primo in calibro 9x19, ed il secondo 9x21. Le altre caratteristiche sono riportate accanto all’illustrazione delle due armi. Pistola Beretta “Cougar” 8000 Peso: 800 gr.; Pistola Beretta modello 85 Peso: 620 gr.; Pardini K58 e SP-22 In campo agonistico l’Arma dei Carabinieri aveva ottenuto significative affermazioni già nel 1927, quando la squadra della Legione Allievi aveva vinto la gara di tiro a segno militare guidata dall’istruttore Brigadiere Ugo Cantelli. Alcune fotografie ci sono pervenute a testimonianza dell’evento: i militari in posa e, in primo piano, il “castello” dell’arma con cui avevano conseguito il successo, il fucile 91 nella sua versione d’ordinanza. A distanza di circa mezzo secolo il “tiro a segno” è entrato tra le discipline del Centro Sportivo Carabinieri, il che ha comportato l’adozione di strumenti idonei a competere adeguatamente. La scelta è caduta sui prodotti di un’azienda dalla struttura inizialmente artigiana, creata da un toscano di Camaiore, Giampiero Pardini, casualmente diventato campione di tiro con arma corta e poi passato all’attività di costruttore di “pistole libere”. Le due pistole adottate dall’Arma, la K58 e la SP-22, non s’inseriscono pertanto tra le armi d’ordinanza, ma tra quelle agonistiche. Sono la prima in calibro 4,5 monocolpo e l’altra in calibro 22 LR a cinque cartucce. Entrambe con impugnatura anatomica in legno di noce, sono prodotte con possibilità di adattamento a tiratori con esigenze diverse. Pistola Glock 19 Peso: 595 gr.; Pistola Glock 26 Peso: 590 gr.; Pistola Pardini K58 Peso: 1.070 gr.; Pistola Pardini SP-22 Peso: 1.200 gr.; LE PISTOLE MITRAGLIATRICI Beretta Serie M12 Progettata nel 1959, è entrata in servizio nel 1961, diretta erede del MAB 38, di cui la casa bresciana Beretta ha messo a frutto le esperienze e migliorato le prestazioni. Domenico Salsa, succeduto a Tullio Marengoni, progettista del MAB 38, si era prioritariamente proposto di realizzare un’arma estremamente maneggevole e dalle dimensioni ridotte, che potesse essere catalogata tra le pistole, piuttosto che tra i fucili, categoria cui apparteneva il MAB, permanendo la particolarità del tiro a ripetizione rapida. A parte il peso, risultato leggermente superiore (3,48 kg contro 3,3), la lunghezza venne più che dimezzata (285 mm contro 800) grazie anche ai soli 200 mm della canna (nel MABera di 315 mm). Anche per la cadenza di tiro è superiore al MAB (500 colpi/min contro 500). Altre innovazioni, di natura squisitamente balistica, che esulano da questa trattazione genericamente didattica, imposero immediatamente l’arma all’attenzione dei vertici militari, che l’assegnarono in dotazione alle Forze Armate e, quindi, all’Arma dei Carabinieri. Pari interesse suscitò negli altri Corpi di Polizia che non tardarono ad acquisirla per il proprio personale. In campo internazionale l’M12 trovò largo impiego nella guerra del Vietnam, nell’intervento armato in Somalia e nella Guerra del Golfo. Heckler & Koch MP-5 A5 - MP-5 SD3 eMP-5K (kurz) Conosciuta comunemente con la sola sigla MP5 (Machinenpistole model 5), questa pistola mitragliatrice è il prodotto più famoso della ditta tedesca Heckler & Koch, che l’ha introdotta sul mercato nel 1966. L’arma venne inizialmente concepita per utilizzare proiettili da pistola 9 mm parabellum situati in un caricatore curvo estraibile e, quindi, sostituibile con un altro carico. Disponibile sin dall’origine con calcio fisso o con calcio telescopico, i successivi stadi di evoluzione apportarono all’MP5 delle caratteristiche avveniristiche, dotandolo di un silenziatore integrato e di una canna appositamente concepita per ridurre la velocità di uscita delle munizioni ad un valore appena inferiore a quello del suono (che è di 331,4 m/s a 0 °C , pari a 1.193,04 km/h), rendendo l’arma non udibile a più di 15 metri. Per questa particolarità e per la ridotta fiammata di sparo, l’MP-5 è stata acquisita da molti corpi speciali per operazioni segrete, compreso l’FBI. L’Arma dei Carabinieri ha adottato la pistola mitragliatrice Heckler & Koch anche nella versione Mp-5K (kurz), cioè corta, la cui canna misura appena 325 mm (introdotta nel 1976). La pistola mitragliatrice Beretta M12, in dotazione dal dopoguerra agli equipaggi dei Nuclei radiomobili e ad altri reparti speciali dell’Arma dei Carabinieri. Pistola mitragliatrice Beretta M12 Pistola mitragliatrice Heckler & Koch MPO-5 A5 Peso: 2.540 gr.; Heckler & Koch MP-5 SD3 Peso: 2.950 gr.; I FUCILI Beretta (F.A.L.) BM-59 Con questo fucile entriamo nel settore delle armi Heckler & Koch MP-5K (kurz) Carabinieri del GIS (Gruppo d’Intervento Speciale) durante un’operazione con pistola mitragliatrice Heckler & Kock MPO-5 A5, descritta nella pagina a fianco. L’arma è munita di sistema di puntamento notturno e di ottica telemetrica d’ingrandimento, meglio evidenziato nell’immagine a destra. ll GIS è un reparto d'elite dell'Arma dei Carabinieri. Creato nel 1978 e inquadrato nella Seconda Brigata Mobile Carabinieri, fa parte delle Forze Speciali italiane (FS -TIER1) sotto il comando del CO.F.S. (Comando interforze per le operazioni delle Forze Speciali Italiane). Svolge, inoltre, compiti di antiterrorismo nell'ambito dell'ordine pubblico. Per questa sua particolare destinazione istituzionale, il reparto dispone delle armi più sofisticate oggi in uso. le origini, alla difesa armata della Patria quale forza combattente. È stato l’ultimo fucile da battaglia utilizzato dall’Esercito Italiano e, quindi, dall’Arma dei Carabinieri. Esso proveniva dall’americano Garand M, adottato dal nostro Esercito come arma d’ordinanza sin dal 1951, e che, pur accreditato di notevole efficienza per le prove fornite durante la Seconda Guerra Mondiale, alla fine di quel decennio mostrava ormai la sua anzianità rispetto alle armi portatili automatiche di cui si andavano dotando i paesi del Patto di Varsavia. Fucile Beretta (F.A.L.) BM-59 Peso: 4.400 gr.; La soluzione più rapida ed economica era quella di sottoporre il Garand M11 ad una operazione di ammodernamento, alla quale pose mano l’Ing. Domenico Salsa della Beretta, su licenza della casa americana. Il tecnico italiano si propose un risultato polivalente: mandare contemporaneamente in soffitta tutti i modelli di cui erano dotate le nostre Forze Armate, dallo stesso Garand all’Enfield, dal Winchester al mitra MAB. E vi riuscì. Ne risultò un’arma che poteva sparare in regime automatico o a fuoco selettivo, differenziandosi dal fucile da cui derivava per il caricatore, posto inferiormente alla culatta, e capace di 20 colpi, per il selettore di tiro a colpo singolo o a raffica, per un manicotto tromboncino spegnifiamma, ripiegabile in alcuni modelli per ridurne l’ingombro e, infine, per un alzo specifico per il tiro teso nella versione anticarro. Rimasto in dotazione fino a metà degli anni 90 ai Battaglioni Mobili dell’Arma, il F.A.L. è stato sostituito dal più moderno fucile d’assalto Beretta AR 79/90, che passiamo ad illustrare. Fucile Beretta Serie 70/90 Peso: 3.990 gr.; Modelli SR - SC - SCP Peso: 3.200 gr.; Beretta Serie 70/90 Concepito nel 1968 per dotarne i reparti speciali del nostro Esercito e le Forze di Polizia, venne già inizialmente prodotto in tre versioni di base: fucile d’assalto standard AR 70/223, carabina SC 70/223 con calcio ripiegabile e carabina speciale SCS/223 con tromboncino accorciato rimovibile e calcio ripiegabile. I Carabinieri hanno adottato i primi due modelli e una versione successiva, siglata SCP 79/90 (Special Carabine Paratroopers), assegnata ai reparti paracadutisti. L’arma è dotata di un selettore di tiro bilaterale che consente la posizione di sicura, il colpo singolo, la raffica controllata a tre colpi e la raffica. Particolarità dell’SC 70/90 è di poter essere smontato completamente senza l’ausilio di speciali attrezzi. Bushmaster XM - 15 Derivato dalla carabina Colt M4 viene catalogato come “fucile d’assalto”, prodotto in tre calibri: 5,56 NATO, 6,8 mm. e 7,62 mm. Nell’Arma dei Carabinieri è stato adottato il modello Fucile Benelli M1 Super 90 M3-T Peso: 3.200 gr.; Fucile Franchi SPAS 15 Peso: 4.000 gr.; Benelli M 3T- eM1 Super 90 Con questi due fucili entriamo nel campo delle armi “a pompa”, genere inedito nelle nostre Forze Armate e di Polizia fino a pochi decenni or sono. Si tratta di fucili a canna liscia semiautomatici, adatti al tiro dinamico, prodotti da una società di Urbino. La particolarità costruttiva di queste armi è costituita dal funzionamento cinetico del riarmo, ossia sotto l’effetto del rinculo derivante dall’esplosione di una cartuccia, che deve produrre almeno 180 chilogrammetri di energia cinetica. La molla contenuta nel suo interno subisce una compressione sufficiente a fare arretrare l’otturatore e consentire che una nuova cartuccia venga prelevata dal serbatoio e posta in posizione di sparo. Fucile Mauser 66 SP Fucile Heckler & Koch MSG-90 Peso: 4.300 gr.; Fucile Heckler & Koch G3-SG1 Peso: 4.250 gr.; Calibro: 7,62 x 51 mm. NATO; Fucile Erfurter (ERMA) BM1 Peso: 2.600 gr.; Fucile Barret M-82 A1 Peso: 13.600 gr.; Franchi SPAS - 15 L’acronimo di questo fucile significa "Sporting Purpose Automatic Shotgun" (fucile a pompa automatico per applicazioni sportive), derivatogli dalla commercializzazione negli Stati Uniti del suo progenitore SPAS 12, presentato nel 1983 come arma sportiva per aggirare le leggi locali, che lo avrebbero catalogato come illegale. Ma sette anni più tardi ne venne vietata l’importazione dopo averne riconosciute le caratteristiche di strumento di distruzione. Con la sigla iniziale era stato progettato negli anni 70 come fucile a pompa semiautomatico per usi militari e di supporto alle Forze dell’Ordine. Il Modello 15 risale al 2001, anno in cui la casa costruttrice (Franchi S.p.A.) decise di concentrare gli sforzi su di un prodotto perfezionato grazie alle esperienze maturate in circa 20 anni e per soddisfare ancor più le esigenze della clientela militare. Accuracy AWS È un fucile di precisione bolt-action, progettato e distribuito dalla ditta inglese Accuracy International a partire dal 1980. Molto diffuso tra le forze militari e quelle di polizia, è dotato di un mirino telescopico Schmidt & Bender, di estrema flessibilità e facilità d'uso, che consente di traguardare anche in situazioni di estrema difficoltà. Heckler &KochMSG - 90 Questa sigla, già incontrata tra le pistole mitragliatrici, la ritroviamo tra i fucili di più largo impiego tra le Forze Armate e di Polizia di tutto il mondo. Con una potenza effettiva di tiro di 600 metri e con una rosata compresa in 80 mm di diametro, a 300 metri di distanza quest’arma garantisce un’estrema precisione nel centrare il bersaglio, anche in condizioni difficili. Basato sul meccanismo di tiro a funzionamento semiautomatico, l’MSG-90 consente immediatamente uno sparo successivo al primo, ossia il noto “aggiustamento di tiro”. Quale variante militarizzata del modello base, rispetto al quale vanta una maggiore leggerezza, questo fucile ha una potenza di fuoco più elevata, è regolabile in altezza e in lunghezza ed è dotato di un silenziatore amovibile. Heckler & Koch G3 - SG1 Da una tragica circostanza derivò l’esigenza di creare questo fucile, commissionato dalla RFT della Germania dell’Ovest dopo la strage delle Olimpiadi di Monaco del 1972. L’inadeguatezza delle Forze di Polizia tedesche emerse soprattutto per l’inefficienza dei tiratori scelti preposti a contrastare un eventuale attacco terroristico, che risultarono inferiori per numero agli attentatori stessi e inadeguatamente armati. Il fucile venne approntato con estrema rapidità, partendo dalle esperienze capitalizzate col Modello G3, progenitore di tutta la più avanzata produzione della H&K. Quindi, notevole lunghezza del tiro utile (fino a 1.000 metri), dotazione di ottica Hensoldt Wetzlar 6x42, funzionamento semiautomatico, che consente di sparare immediatamente un secondo colpo, estrema precisione con una rosata, come l’MSG-90, compresa tra gli 80 mm e i 300 metri, regolabilità in altezza e lunghezza e bilanciamento del peso Barret M-82A1 Per la potenza di fuoco e per il munizionamento questo fucile di fabbricazione statunitense si colloca al limite tra le armi individuali e quelle di reparto. Già il peso (13,600 kg) ne definisce la tipologia e la destinazione d’uso: grazie alla lunga gittata e alle munizioni ad alta potenza (50 BMG, Browning machine gun, originariamente usate dalle mitragliatrici pesanti tipo Browning M2HB), si rivela molto efficace contro obiettivi di particolare consistenza, quali stazioni radar, automezzi pesanti, aeromobili e mezzi semiblindati. Inadatto per impieghi a corto raggio o di ingaggio istintivo, il suo tiro utile (2.286 metri) ne fa un’arma di utilizzazione soprattutto tattica e limitatamente d’assalto. LE CARABINE Carabina Anschutz Match 54 Peso: 4.300 gr.; Carabina Erfurter EM1 Peso: 2.600 gr.; Carabina Mauser 66 SP Peso: 4.300 gr.; Carabina Winchester M1 Peso: 2,48 kg. (scarica); La Carabina Winchester M1 venne adottata dall’Arma dei Carabinieri nel 1974, in sostituzione del Moschetto mod. 91, definitivamente dismesso Winchester M1 Erfurter Maschinenfabrik (ERMA) - EM1 Si tratta di un’arma particolarmente adatta all’addestramento, come in genere tutte le carabine calibro 22. La sua storia è strettamente correlata all’evoluzione dei rapporti postbellici della Germania sconfitta con gli Alleati vincitori. Anschutz - Match 54 Si tratta di una carabina definita “da competizione” o “sportiva” e, come tale, ha avuto largo impiego e prestigiose affermazioni nei Giochi Olimpici e nei Campionati del Mondo delle discipline con armi di piccolo calibro. La particolarità costruttiva di quest’arma risiede nell’otturatore cilindrico con nottolino di armamento e corpo eccentrico nella zona di chiusura della culatta con due denti di blocco, con corsa morbida e facilmente azionabile. Dispone di una guida a prismi per il montaggio facoltativo del cannocchiale e di una impugnatura anatomica, che ne fanno un’arma privilegiata nel tiro di precisione anche a lunga distanza. Mauser 66 SP e 86 SR Il marchio Mauser è di per sé emblema autorevole di produzione armiera, nel cui mercato è presente dalla metà del secolo XIX, dall’epoca dell’apparizione del fucile Chassepot, il cui rivoluzionario sistema di percussione e sparo fu concepito dai fratelli Peter Paul e Wilhelm Mauser per adattarlo alle pistole. Senza soluzione di continuità questa fabbrica tedesca è stata protagonista, per il ruolo di competenza, della storia europea degli ultimi 150 anni ed anche di quella mediorientale, se si tiene conto che alcuni suoi modelli di fucile vennero contraddistinti come “variante ottomana” per la consistente fornitura fattane al governo turco. LE MITRAGLIATRICI Mitragliatrice FN Herstal - Minimi Peso: 6.870 gr.; FN Herstal - Minimi La globalizzazione dell’armamento dei Carabinieri si completa a questo punto con l’inclusione della Fabrique Nationale de Herstal, azienda belga, presente con una mitragliatrice leggera, il cui nome “Minimi” è la contrazione della voce francese Mini-mitrailleuse. Nata nel 1974, è stata concepita come arma di squadra, trattandosi in realtà di un fucile mitragliatore, con limitata potenza di tiro efficace (non oltre i 400 metri), ma non per questo priva di versatilità grazie al suo peso ridotto ed alla sua manovrabilità, favorita dal ridotto caricatore capace di 200 colpi. Beretta MG 42/59 Peso: 13.000 gr.; Mitragliatrice Beretta MG 42/59 Malgrado il nome italiano, essa deriva dalla Bundeswehr MG 3, a sua volta copia ricalibrata della tedesca MG 42 della Seconda Guerra Mondiale. La sigla sta per Maschinengewehr e il numero sta ad indicare l’anno della sua apparizione, mentre il 59, quello della sua introduzione in servizio, prodotta dalla Beretta con parti fabbricate dalla Whitehead Motofides e dalla Franchi. L’innovazione più rilevante rispetto al modello primitivo riguarda il calibro, passato dal 7,92 x 57 mm Mauser al 7,62 x 51 NATO. Altra innovazione è stata l’aver apportato una sensibile riduzione della celerità di tiro, per ovviare allo svantaggio del surriscaldamento della canna, che non consentiva una raffica superiore ai 250 colpi. Arma molto versatile, è caratterizzata dal funzionamento automatico a corto rinculo di canna, con un raggio d’azione di 300 metri come arma di squadra e di 600 montata su treppiede. Mitragliatrice Browning Peso: 38.000 gr.; Tra le armi di reparto tuttora in uso è quella che vanta una genealogia più attempata. Progettata poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale (1914-18) dallo statunitense John Browning come arma per aeroplani, si rivelò presto particolarmente idonea per l’uso antiaereo e anticarro. ARMAMENTO PESANTE Non deve sorprendere che questa categoria faccia parte della dotazione dell’Arma dei Carabinieri. Lanciagranate automatico HK GMG Peso: 28.800 gr.; Mortaio Hirtenberger Peso: 5.100 gr.; Postazione di tiro razzi MILAN Peso: 6.650 gr.; Mortaio da 120 mm Peso della bocca: 34 kg.; Celerità massima di tiro: 10 colpi al minuto
LANCIAGRANATE, RAZZI E MORTAI In questa categoria primeggia, per varietà di impiego e per versatilità d’uso, il lanciagranate automatico HK GMG, acronimo di Heckler & Koch (produttore) Grenade Machine Gun. Si tratta di un’arma automatica che spara granate da 40 millimetri ad una velocità di circa 350 colpi al minuto. Alimentata a cinghia, può essere caricata da entrambi i lati, il che la rende ambidestra. Mortaio Panzerfaust III Peso: 3.300 gr.; Il Panzerfaust III (in tedesco Pugno corazzato) è un’arma personale monouso, un minuscolo ed efficacissimo cannone senza rinculo per lanciare granate anticarro, dall’effetto letale per ogni mezzo colpito, grazie al suo sistema di perforamento in grado di produrre un elevatissimo getto incandescente. Di concezione non recente, esso deriva da un prototipo sperimentato dai tedeschi nell’ultima fase del Secondo Conflitto Mondiale, capace già allora di perforare corazze fino a 230 mm. Attualmente tale limite ha raggiunto i 900 mm.; unica carenza, il corto raggio d’azione, inizialmente non superiore ai 30 metri, successivamente portato a valori più elevati. ARMI BIANCHE Con l’uscita di scena, nel 1985, della tradizionale Daga, l’unica arma bianca d’ordinanza ancora in dotazione ai Carabinieri è la sciabola, nelle versioni da militari di truppa, da Sottufficiali e da Ufficiali, già descritte precedentemente. Il termine ordinanza vuole distinguere la sciabola da altre armi bianche che, pur assegnate ai Carabinieri, sono in dotazione soltanto ai reparti speciali impegnati in azioni da commando. Si tratta essenzialmente di pugnali, il cui nome è indicato accanto alle immagini.
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