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    I soldi di 50 comuni calabresi per fare shopping su internet, la truffa della Sogefil

     

     

    I soldi di 50 comuni calabresi per fare shopping su internet, la truffa da 30 mln della Sogefil

    13 dic 13 Soldi delle tasse pagate dai cittadini onesti che, invece di essere girati ai comuni, venivano utilizzati per fare shopping su internet o giustificati con spese per false consulenze. E' la truffa scoperta dai militari del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza di Reggio Calabria, che ha quantificato in oltre 30 milioni l'importo sottratto ai 50 comuni calabresi cui spettava il denaro versato dai cittadini. I circa 33 milioni di tributi versati dai contribuenti, secondo quanto hanno ricostruito i finanzieri, sono finiti nelle tasche dei responsabili della 'So.ge.fi.l. Riscossione Spa, una società cosentina operante nel settore della riscossione per conto di enti pubblici territoriali. L'inchiesta, partita nei mesi scorsi, aveva già portato a luglio scorso all'arresto dei 4 responsabili della società, accusati di associazione a delinquere e peculato. Ora i finanzieri hanno quantificato il danno causato ai Comuni e segnalato alla Procura regionale della Corte dei Conti di Catanzaro 21 soggetti. Si tratta di tutte persone "legate", secondo l'accusa, alla So.ge.fi.l. Nel corso delle indagini, coordinate dalla Procura di Cosenza, i finanzieri hanno scoperto che i soldi dei cittadini, versati per l'Imu o per la Tares, venivano in realtà utilizzati per fare shopping su internet, per il pagamento di fantomatiche consulenze, o per elargire lauti compensi agli amministratori della società di riscossione. Tra i comuni truffati - circa 50 che, nel periodo 2005-2012, hanno affidato il servizio di accertamento e riscossione alla società - quelli maggiormente danneggiati sono risultati Nicotera (Vv), al quale sono stati sottratti quasi 8,5 milioni, Cariati (Cs) che ha subito un danno di 4,3 milioni, Nocera Terinese (Cz) di 2,2 milioni, Parghelia (Vv) di 1,8 milioni, Amantea (Cs) e Falconara Albanese (Cs) per circa 1,5 milioni. L'indagine non è ancora conclusa: la Guardia di finanza vuole infatti accertare le eventuali responsabilità patrimoniali dei pubblici amministratori che con il loro comportamento hanno consentito alla società di provocare il danno alle casse pubbliche.

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