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    Sei arresti nel reggino, tra loro ex Sindaco San Luca e la Canale, icone antimafia

     

    Operazione Inganno: 6 arresti nel reggino, tra loro ex Sindaco San Luca e la Canale, icone antimafia

    12 dic 13 I Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare nei confronti di ex amministratori comunali ed imprenditori indagati per associazione a delinquere di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni e reati contro la pubblica amministrazione aggravati avendo agito al fine di agevolare la 'ndrangheta nella sua articolazione territoriale della 'locale' di San Luca. Tra loro l'ex sindaco di San Luca, Sebastiano Giorgi, accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso, l'ex assesore Francesco Murdaca, accusato di associazione mafiosa, e i boss della 'ndrangheta, Antonio Nirta, 57 anni, e Francesco Strangio, di 59 anni. Nel corso delle indagini sono emerse parallelamente responsabilità in condotte di truffa aggravata e peculato (non aggravate dalla condotta mafiosa) a carico di Rosy Canale, nota per il suo impegno antimafia come coordinatrice del 'Movimento delle donne di San Luca', associazione creata con finalità di sostegno sociale. Le ordinanze - cinque in carcere e una agli arresti domiciliari - sono state emesse dal Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) coordinata dal procuratore Federico Cafiero de Raho. I particolari dell'operazione, denominata 'Inganno', sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa che sarà tenuta questa mattina presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria dal procuratore Cafiero de Raho e dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri.

    Procuratore De Raho: grave inquinamento Comuni. "L'operazione odierna rappresenta l'ennesima dimostrazione dell'inquinamento dei Comuni da parte della 'ndrangheta, che controlla, attraverso esponenti politici territoriali, l'affidamento degli appalti e la distribuzione degli stessi tra le imprese partecipi, contigue o compiacenti". Lo ha detto alla stampa il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, facendo riferimento all'operazione "Inganno" che ha portato all'arresto, tra gli altri, dell'ex sindaco di San Luca, Sebastiano Giorgi, e della coordinatrice dell'associazione antimafia "Movimento delle donne di San Luca", Rosy Canale. "Nell'inquinamento generale determinato dalla 'ndrangheta - ha aggiunto Cafiero de Raho - emergono poi figure apparentemente antimafia che si muovono con violazione delle regole anche soddisfacendo interessi personali".
    Carenza organici. "C'è un'assoluta carenza di organici non solo nella magistratura, ma nell'insieme delle delle forze dell'ordine, polizia, carabinieri, guardia di finanza, personale amministrativo, che non consente una piena ed efficace azione di contrasto alla 'ndrangheta, da tutti individuata come la mafia più potente d'Italia". Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, incontrando i giornalisti in merito all'operazione "Inganno". "Se lo Stato, e l'ho riferito alla Commissione parlamentare antimafia - ha aggiunto Cafiero De Raho - non adeguerà le risorse necessarie per l'azione di contrasto, sarà parecchio complicato rassicurare i cittadini onesti".

    Gratteri: Massima attenzione a paladini antimafia. "Da anni dico che bisogna prestare molta attenzione a chi si erge paladino della lotta alla 'ndrangheta senza avere una storia". Lo ha detto il Procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, incontrando i giornalisti in merito all'operazione "Inganno" che ha portato all'arresto, tra gli altri, di Rosy Canale, fondatrice dell'associazione antimafia "Movimento della donne di San Luca". "Gente che lucra danaro pubblico - ha aggiunto Gratteri - per mestiere, eticamente riprovevole, a fronte dello straordinario sacrifico di sangue versato da tanti autentici testimoni di impegno civile che in questa lotta hanno perso la vita. A San Luca si sono illuse tantissime donne, molte colpite da gravissimi lutti e terribili vicende, che non hanno visto neppure un euro. Si sono spesi i soldi pubblici del Ministero della Gioventù, del Consiglio regionale della Calabria, della Prefettura, della Fondazione 'Enel cuore', utilizzati, in realtà, per comprare una Smart o una nuova Cinquecento'. "E' con molta sofferenza - ha detto, da parte sua, il Procuratore della Repubblica, Federico Cafiero de Raho - rinvenire simili situazioni che inquinano l'immagine di quanti si muovono onestamente sul fronte dell'associazionismo contro la 'ndrangheta in Calabria e di chi dedica parte della propria esistenza alle ragioni della legalità. A fronte, però, di questo esempio negativo, ce ne sono fortunatamente tanti altri luminosi. È necessario, comunque, fare di più, altrimenti miglioramenti non ne vedremo". "A San Luca - è stato detto nel corso della conferenza stampa, cui hanno preso parte il comandante provinciale dei carabinieri, col. Lorenzo Falferi, ed il comandante del Reparto operativo, ten. col. Gianluca Valerio - si era ormai raggiunto un equilibrio per la suddivisione degli appalti del Comune. Alle cosche della 'maggiore', i Nirta 'scalzone', i Pelle 'gambazza', e i Romeo 'staccu', andavano i lavori di maggiore importo, mentre ai rappresentanti dell'ala 'minore', toccavano quelli di minore importo". "Non inganni - ha detto Gratteri - la consistenza degli importi poiché in una realtà come San Luca, quello che conta è dimostrare di avere potere e di fare parte del 'tavolino' dove la cattiva politica e i capobastone decidono persino del respiro delle persone"

    Riferimenti: Ma quale impegno antimafia? "Ma quale impegno antimafia di Rosy Canale, definita anche lei, come altre ultime arrivate, persona impegnata nella lotta contro la 'ndrangheta? I media s'inventano favole e le giurie hanno anche l'ardire di elargire a questa gente riconoscimenti, come il Premio Borsellino, non per la loro storia ma per recite da palcoscenico! Ci siamo proprio stufati". Lo afferma, in una dichiarazione, Adriana Musella, responsabile del coordinamento nazionale antimafia Riferimenti. "E' ora di finirla - aggiunge - con i falsi miti e i facili entusiasmi. Qui c'è gente che rischia la vita ed è lasciata sola. Questi 'granchi' fanno male all'antimafia vera, quella di chi si spende, quella che ha un credo, quella che odora di sangue e di morte. I media dai facili entusiasmi, prima di usare l'appellativo 'antimafia', dovrebbero fare molta attenzione perché offendono la memoria dei nostri morti, di quanti hanno sacrificato la loro vita e di coloro che vivono sotto minacce continue per avere fatto il loro dovere". "Da parte nostra - dice ancora Adriana Musella - nessuna meraviglia per questo genere di arresti. Ma qualcuno si è mai chiesto chi fossero le donne 'in rosa' di San Luca con cui la signora Canale aveva fondato un'associazione? Esprimiamo il nostro sdegno per chi esercita l'antimafia di mestiere, ma molto di più per coloro che troppo facilmente attribuiscono patentini e premi antimafia senza tener conto della realtà". "Alla luce di quanto è accaduto - conclude - proponiamo l' abolizione di tutti i riconoscimenti attribuiti per l'impegno antimafia, a partire dal nostro, la 'Gerbera gialla', giudicando questo un dovere di ciascuno e non un merito"

    Icone antimafia. Erano considerati due "icone" dell'antimafia Sebastiano Giorgi, di 48 anni, ex sindaco di San Luca, e Rosy Canale, di 41, coordinatrice del "Movimento delle donne di San Luca", arrestati stamattina dai carabinieri nell'operazione "Inganno". Giorgi, in carica dal 2009 ai primi mesi di quest'anno, aveva partecipato ad innumerevoli manifestazioni contro la 'ndrangheta accreditando alla sua Amministrazione un forte impegno contro le cosche. Immagine scalfita dal successivo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Dall'indagine condotta dai carabinieri che ha portato al suo arresto è emerso, invece, che in realtà l'elezione di Giorgi a sindaco sarebbe stata favorita dalle cosche Pelle e Nirta in cambio del loro controllo sugli appalti gestiti dal Comune. In particolare, le due cosche, grazie alla Giunta presieduta da Giorgi, avrebbero ottenuto l'appalto per la metanizzazione di San Luca, il più importante gestito dal Comune, oltre a vari lavori di minore importo. In ogni caso, il controllo da parte delle cosche sull'attività del Comune sarebbe stato totale. Rosy Canale, invece, che è agli arresti domiciliari, non è accusata di reati mafiosi, ma di peculato e truffa. Secondo quanto è emerso dalle indagini, avrebbe utilizzato per l'acquisto di beni personali i finanziamenti, che avrebbero dovuto essere destinati a finalità sociali, erogati al "Movimento delle donne di San Luca". Finanziamenti che, secondo una prima stima fatta dagli investigatori, ammonterebbero a circa 100 mila euro, ma che potrebbero essere, sulla base di un calcolo definitivo, anche più consistenti.

    Rosy Canale aveva invitato il Papa a San Luca. Ha scritto e interpretato uno spettacolo teatrale in chiave antimafia, ''Malaluna, storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno'', con musiche di Franco Battiato, Rosy Canale, arrestata dai carabinieri con l'accusa di truffa aggravata e peculato nell'ambito dell'operazione "Inganno". Nei giorni scorsi Canale aveva ricevuto a Roma - con la motivazione ''per la cultura della legalità e per la sua testimonianza civile nei teatri d'Italia'' - il premio "Paolo Borsellino" e in quell'occasione aveva invitato Papa Francesco a recarsi a San Luca. L'immagine antimafia di Rosy Canale, nata a Reggio Calabria, imprenditrice, emerse alcuni anni fa quando l'imprenditrice si ribellò alla 'ndrangheta a cui impedì, secondo quanto emerse da un'indagine, di spacciare droga nel suo pub-discoteca. Nel 2007, dopo la strage di Duisburg, si trasferì per un periodo in Aspromonte dove fondò il "Movimento delle donne di San Luca", associazione che aveva tra le sue finalità quella di lavorare per i bambini del paese con la creazione di una ludoteca che però non è mai entrata in funzione. Un progetto che poi non andò avanti. Canale ha anche pubblicato un libro "La mia 'ndrangheta", pubblicato dalle Edizioni Paoline. "Malaluna", tra l'altro, sarebbe dovuto andare in scena stasera a Corigliano Calabro (Cosenza).

    Lamentava carenza fondi per Ludoteca. Rosy Canale, fondatrice dell'associazione antimafia "Movimento delle donne di San Luca", posta agli arresti domiciliari nell'ambito dell'operazione "Inganno", nel suo spettacolo teatrale "Malaluna" lamentava la mancanza di fondi per la ludoteca dei bambini che aveva creato a San Luca e da tre anni chiusa. "Malaluna" era il nome del pub-discoteca di Reggio Calabria che Rosy Canale ha raccontato di essere stata costretta a chiudere anni fa a causa delle intimidazioni della 'ndrangheta. Alcuni mafiosi la picchiarono fin quasi a ucciderla. Lo spettacolo, un monologo, è andato in scena a novembre al teatro Franco Parenti di Milano e lunedì scorso al teatro Vittoria di Roma. Nel corso di quest'ultima replica l'imprenditrice, che nella piece raccontava la propria storia, aveva denunciato l'indifferenza dello "Stato Italia" nei confronti di progetti come quello della ludoteca di San Luca, roccaforte delle cosche in Aspromonte. Ieri sera "Malaluna" era andato in scena a Cosenza e stasera doveva essere rappresentato a Corigliano Calabro. Per domani era in programma la trasferta ad Enna.

    Molinari "No all'antimafia di facciata". "Non voglio entrare nel merito dell'operazione 'Inganno', con la quale la Dda di Reggio Calabria ha incriminato l'imprenditrice Rosy Canale con l'accusa di aver distratto i fondi assegnati all'associazione Donne di San Luca: sarà compito della magistratura fare piena luce su questa vicenda. Voglio invece analizzare un pericolo derivante da una certa aberrazione culturale tipica dei nostri tempi e cioè il trionfo dell'apparenza sui contenuti che, in questo frangente, sfocia in un'antimafia di facciata". Lo afferma, in una nota, il senatore di M5S, Francesco Molinari, componente della Commissione parlamentare antimafia. "L'immagine di una Calabria pulita e che prende le distanze dal malaffare - sostiene ancora Molinari - non può prescindere dalla profonda condivisione di quest'obiettivo, una condivisione interiore spesso fondata sul sacrificio personale. Questa vicenda, come altre simili che portano a scoprire interessi personali in dolorose vicende collettive, crea un clima d'incertezza dove i confini tra il bene ed il male perdono nettezza, favorendo quest'ultimo, nella delusione. Occorre avere punti di riferimento, nella costellazione dei valori dell'associazionismo antimafia, certi e fondati sulla passione civile, senza indulgere nella rassegnazione quando fanno capolino gli interessi privati e sospettando sempre l'eccesso di presenzialismo, tipico di altri campi della società civile. Non basta la presenza dello Stato, ravvisabile nel lavoro felicemente portato a termine dalle forze dell'ordine e dagli inquirenti, è necessario l'apporto della società civile e di tutti i cittadini. La cultura della legalità parte dalla diffusione della cultura tout court: il mafioso è spaventato più dalle aule scolastiche che da quelle di un tribunale". "Non dobbiamo aver bisogno di eroi - conclude Molinari - e non dobbiamo aver bisogno di martiri: servono cittadini attivi che alzano la testa per controllare l'operato di una classe dirigente infedele e, al contempo, per arginare il fenomeno mafioso".

    Ammazzateci tutti: ma quali patenti antimafia? "Le chiacchiere stanno a zero: se dici Davide Faraone dici antimafia". Lo scrive su twitter il leader del movimento 'Ammazzateci tutti', Aldo Pecora, facendo riferimento alle accuse mosse ieri alla Camera al deputato siciliano dal Movimento 5 Stelle. "Per Davide Faraone - afferma Pecora in una nota - parlano chiaramente il suo coraggio a fianco dei cittadini del quartiere Zen di Palermo, le mobilitazioni con e per i commercianti che non vogliono pagare il pizzo e l'impegno con i giovani delle cooperative sociali che lavorano nei terreni confiscati a Cosa nostra". "Alla luce di quanto di preoccupante sta avvenendo nel mondo dell'antimafia sociale - dice ancora il leader di Ammazzateci tutti - non ultimo l'arresto stamane in Calabria di Rosy Canale, altra paladina osannata e sostenuta nel passato recente anche da attivisti e dirigenti del 'Movimento 5 Stelle', sarebbe preferibile che chi è impegnato in politica evitasse di dispensare patenti di mafioso e antimafioso 'intuitu personae'. E questo anche perché, presto o tardi, il corso della storia potrebbe sconfessarlo e iscrivere il suo nome o all'albo degli idioti o, peggio ancora, a quello dei collusi".

    Dei fondi me ne fotto. Cadono miseramente in Calabria, una dietro l'altra, le icone dell'antimafia o presunte tali. Dopo Carolina Girasole, ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, posta agli arresti domiciliari appena il 3 dicembre scorso per presunti rapporti con la cosca Arena, la stessa sorte è toccata oggi a Rosy Canale, 41 anni, fondatrice e coordinatrice dell'associazione antimafia "Movimento delle donne di San Luca", oltre che autrice ed interprete di testi teatrali incentrati sui temi della lotta alla 'ndrangheta. Un simbolo dell'impegno antimafia che aveva portato uno dei suoi lavori artistici, ''Malaluna, storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno'', con musiche di Franco Battiato, in giro per l'Italia, riscuotendo, anche per le sue interpretazioni, consensi ed apprezzamenti. Rosy Canale è stata arrestata insieme ad altre cinque persone nell'ambito dell'operazione "Inganno" condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, sotto le direttive della Dda reggina, proprio sugli affari di due delle cosche storiche di San Luca, i Nirta e gli Strangio. In carcere, tra gli altri, è finito anche l'ex sindaco di San Luca, l'avvocato Sebastiano Giorgi, 48 anni, anch'egli noto per il suo attivismo, falso secondo gli inquirenti, contro la 'ndrangheta. Rosy Canale non è accusata di reati mafiosi, ma di reati in un certo senso forse ancora più infamanti. Secondo i magistrati della Dda, infatti, avrebbe utilizzato i fondi liquidati alla sua associazione per scopi personali anziché impiegarli per le finalità sociali alle quali erano destinati. Da qui l'accusa nei suoi confronti di peculato e truffa. Al momento, la somma accertata che sarebbe stata utilizzata indebitamente è di circa centomila euro, ma non si esclude, quando sarà fatto un conteggio definitivo, che la cifra sia ben più consistente. Dall'indagine è emerso, tra l'altro, che parte del denaro sarebbe stato utilizzato dalla Canale per acquistare una Mini car, regalata alla figlia, e una Nuova 500. Nessuna somma dei fondi assegnati è stata impiegata, invece, per la ludoteca di San Luca il cui varo era stato annunciato con grande enfasi dalla stessa Canale, tanto che il progetto è rimasto lettera morta ed i bambini del centro aspromontano permangono nelle condizioni misere in cui hanno sempre vissuto. Quella di Rosy Canale è una figura emblematica di un certo impegno contro la 'ndrangheta. Imprenditrice, originaria di Reggio Calabria, era arrivata a San Luca dopo la strage di Duisburg, in Germania, in cui nel 2007 furono uccise sei persone, provocata dallo scontro feroce tra i Nirta-Strangio ed i Pelle-Vottari. Da allora la sua figura, come paladina della lotta alla 'ndrangheta, era cresciuta sempre più, tanto che le era stato assegnato recentemente, proprio per il suo impegno antimafia, il Premio Borsellino. Rosy Canale approfittò della cerimonia di consegna del riconoscimento per arrivare al punto di invitare a San Luca Papa Francesco, riscuotendo per questo, ovviamente, un ulteriore ed ingannevole effetto mediatico. Contro Rosy Canale si è scagliato, con parole di fuoco, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, simbolo vero dell'impegno dello Stato contro la 'ndrangheta. "Si tratta di gente - ha detto Gratteri - che lucra danaro pubblico per mestiere, eticamente riprovevole, a fronte dello straordinario sacrifico di sangue versato da tanti autentici testimoni di impegno civile che in questa lotta hanno perso la vita. A San Luca si sono illuse tantissime donne, molte colpite da gravissimi lutti e terribili vicende, che non hanno visto neppure un euro". Altrettanto efficaci la parole del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, napoletano, artefice di innumerevoli inchieste contro la camorra. "E' con molta sofferenza - ha detto - che si registrano simili situazioni, che inquinano l'immagine di quanti si muovono onestamente sul fronte dell'associazionismo contro la 'ndrangheta e di chi dedica parte della propria esistenza alle ragioni della legalità".

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