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    Blitz choc nel crotonese, 13 arresti: assieme al boss l'ex sindaco antimafia Girasole

     

     

    Blitz choc nel crotonese, 13 arresti: assieme al boss Arena l'ex sindaco antimafia Girasole e un poliziotto

    03 dic 13 La Guardia di Finanza di Crotone sta eseguendo 13 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, corruzione elettorale, turbativa d'asta, usura, favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio. Tra loro anche l'ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, secondo l'accusa eletta nel 2008 con i voti della 'ndrina in cambio di provvedimenti favorevoli. Tra i destinatari del provvedimenti anche il boss Nicola Arena, alcuni esponenti della 'ndrina e un poliziotto. L'ex sindaco di Isola Caporizzuto arrestato è Carolina Girasole, eletta nel 2008 con una lista civica di centrosinistra. Girasole, che è stata posta agli arresti domiciliari, è stata in carica dal 2008 al 2013. Nello scorso mese di maggio era stata candidata alla Camera con lista civica, ma non era stata eletta.

    1350 voti dalla cosca garantiti al sindaco. La cosca di 'ndrangheta degli Arena assicurò 1.350 voti per l'elezione di Carolina Girasole a sindaco di Isola Capo Rizzuto. E' quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari distrettuale di Catanzaro, Abigail Mellace, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Salvatore Curcio. Nelle oltre cinquecento pagine dell'ordinanza il giudice evidenzia che ci fu un accordo tra Franco Pugliese, marito di Carolina Girasole ed anch'egli posto ai domiciliari, con Massimo e Pasquale Arena, figli del boss Nicola Arena, per "ottenere voti effettivamente reperiti ed assicurati dalla cosca in misura di almeno 1.350". L'accordo tra la cosca e l'allora sindaco era finalizzato a "futuri favoritismi - prosegue il giudice - ed agevolazioni in favore della consorteria di 'ndrangheta da parte del sindaco e della sua amministrazione. Favori che, nel caso di specie, si concretizzavano, attraverso un'attività amministrativa apparentemente lecita e sapientemente guidata, nell'assicurare alla cosca Arena non solo il mantenimento di fatto del possesso dei terreni confiscati a Nicola Arena, quanto la loro coltivazione a finocchio e la relativa raccolta dei prodotti inerenti all'annata agraria 2010".

    Figlio boss: Glielo direi io come ha prso i voti. - "Glielo direi io come ha preso i voti". E' questa una delle frasi pronunciate da Pasquale Arena, figlio del boss dell'omonima cosca Nicola Arena, nel corso di una conversazione intercettata e riportata nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Catanzaro, Abigail Mellace, nei confronti dell'ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, del marito, Franco Pugliese, e di altre persone coinvolte nell'indagine. Nel corso delle indagini condotte dalla Guardia di finanza e coordinate dal sostituto procuratore generale Salvatore Curcio, sono state effettuate numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali. In una delle conversazioni Pasquale Arena sostiene che si era molto attivato per procurare voti al sindaco "facendo favori ai cristiani". Il figlio del boss commenta poi "ironicamente - è scritto nell'ordinanza di custodia cautelare - la fama mediatica di sindaco antimafia conquistata dalla Girasole mettendo in diretta relazione l'immagine pubblica della donna con l'eloquente frase 'glielo direi io come ha preso i voti'. Arena, stizzito, ricorda poi anche che il suo diretto interlocutore, Francesco Notaro, dipendente comunale e responsabile dell'ufficio demografico del Comune di Isola Capo Rizzuto, che gli aveva indicato la Girasole come 'la persona da portare avanti' in campagna elettorale. Pasquale Arena, nella conversazione intercettata, ricorda anche che "quella notte, andando e tornando da Crotone, gli abbiamo procurato 350 voti anche con sigarette e omaggi".

    Procuratore DDA: verità seguita fino in fondo. "Il dolore è di tutti perché questo alimenta la sfiducia". Lo ha detto il procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, che ha illustrato stamane a Crotone l'operazione della Guardia di finanza chiamata "Insula" che ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare. Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, Abigail Mellace, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale, Salvatore Curcio. In carcere sono finiti Nicola Arena, boss di Isola Capo Rizzuto; i figli Massimo e Pasquale; Francesco Ponissa, Salvatore Arena, di 22 anni; Luigi Tarasi, Vittorio Perri ed il poliziotto Carlo Capizzano. Ai domiciliari sono stati posti l'ex sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole e il marito Francesco Pugliese, oltre ad Antonio Demeco. "Le investigazioni sottoposte al giudice - ha aggiunto Lombardo - nascono dalle osservazioni della cosca Arena. Non abbiamo seguito le elezioni del 2008. Non ce ne era motivo. Ma la verità dobbiamo seguirla fino in fondo". L'ipotesi sulla quale si basano le indagini sono le intercettazioni telefoniche ed ambientali dalle quali gli Arena sostengono, proprio in riferimento a Carolina Girasole, "noi l'abbiamo sostenuta attraverso il marito". "Proprio in base a questo - ha aggiunto Lombardo - sperano in quello che realmente avviene". Il sostituto procuratore distrettuale Giovanni Bombardiere ha evidenziato che l'operazione della Guardia di Finanza "prova le infiltrazioni di cosche di 'ndrangheta nella pubblica amministrazione". Alla conferenza stampa, introdotta dal comandante provinciale di Crotone della Guardia di finanza, colonnello Teodosio Marmo, ha partecipato il procuratore della Repubblica di Crotone, Raffaele Mazzotta, il quale ha sottolineato che "lo Stato c'è anche in quei territori apparentemente nelle mani del'illegalità".

    Il Sindaco antimafia: Carolina Girasole, l'ex sindaco di Isola Capo Rizzuto arrestata dalla Guardia di finanza per i suoi presunti rapporti con la cosca Arena, era stata indicata, durante il suo mandato, dal 2008 al 2013, come uno dei primi cittadini calabresi impegnati contro la 'ndrangheta e contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle attività dei Comuni. Il suo nome era stato accostato, in questo senso, a quelli di altre donne sindaco impegnate contro la 'ndrangheta. Carolina Girasole, in particolare, era stata accomunata per il suo impegno contro la criminalità ai primi cittadini di Monasterace e Rosarno, Maria Carmela Lanzetta ed Elisabetta Tripodi (la prima non è più in carica), insieme alle quali aveva partecipato a numerose manifestazioni antimafia. Ad una delle iniziative, tra l'altro, aveva preso parte anche l'ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, venuto in Calabria per esprimere solidarietà a Maria Carmela Lanzetta dopo un'intimidazione che aveva subito.

    Boss Arena già detenuto. Sono 13 le misure cautelari eseguite dalla Compagnia di Crotone della Guardia di finanza nell'ambito dell'operazione che ha portato all'arresto, tra gli altri, dell'ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole. Il boss Nicola Arena, di 76 anni, capo dell'omonima cosca della 'ndrangheta, che è uno dei destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, era già detenuto. Sono stati eseguiti, inoltre, altri sette provvedimenti restrittivi, tre dei quali agli arresti domiciliari (uno riguarda l'ex sindaco Girasole), e due obblighi di presentazione alla Polizia giudiziaria. L'accusa di corruzione elettorale, che è uno dei reati fine contestati, a vario titolo, agli arrestati, riguarda proprio l'ex sindaco Girasole, che sarebbe stata eletta, secondo l'accusa, anche grazie al sostegno della cosca Arena, considerata una delle più potenti della 'ndrangheta, con diramazioni in varie regioni e all'estero.

    Riferimenti: cautela su patenti antimafia. "È necessario essere cauti nell' attribuire patentini antimafia e nel creare facili miti'' Lo afferma, in una nota, la presidente del Coordinamento nazionale antimafia "Riferimenti", Adriana Musella, in merito all' arresto del sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole. "Pur non entrando nel merito delle motivazioni che hanno portato all' arresto del sindaco - aggiunge Musella - ritieniamo la vicenda lesiva per coloro che credono nella lotta alla mafia e quotidianamente spendono il proprio impegno. Per rispetto nei confronti di chi ha sacrificato la propria vita, in nome dell'antimafia, non si può rischiare, infatti, la generalizzazione intorno a questo tema. Consideriamo l'antimafia un sentimento inviolabile e non un mezzo per fare carriera, business e immagine. Va detto che, invece, l'espressione è troppo spesso abusata". "Per quel che riguarda le cariche elettive e i pubblici amministratori - conclude Riferimenti - ribadiamo ancora una volta l'imperativo categorico di un esame attento del voto al fine di evitare sorprese e beffe nei confronti dello Stato di diritto".

    Amici Pino Maciari: siamo indignati. "Pino Masciari, in tempi non sospetti, aveva denunciato e fatto condannare, tra le tante persone, anche il boss Nicola Arena ed altri affiliati del suo clan. Per questo motivo Pino da 16 anni è lontano dalla Calabria, costretto a vivere isolato dalla sua terra". Lo affermano in una nota il comitato 'Gli amici di Pino Masciari'. "Dopo l'ennesimo fatto di cronaca - aggiunge la nota - che accerta la collusione delle Istituzioni con il potere mafioso, esprimono la loro indignazione. La esprimono nel continuare a vedere il degrado di uno Stato che non è mai stato veramente vicino ad un uomo come Pino. Nessun politico calabrese ha mai espresso infatti solidarietà nei confronti di Pino Masciari e della sua famiglia. Oggi, nell'ambito di un'operazione proprio contro la cosca Arena, la Guardia di finanza ha arrestato Carolina Girasole, ex sindaco dell'Isola di Capo Rizzuto. Prima delle elezioni politiche della primavera scorsa la Girasole era diventata un simbolo dell'antimafia a livello nazionale fino ad entrare in lizza per un posto nelle liste di Camera e Senato. Girava l'Italia per andare a parlare nelle piazze a raccogliere firme a favore dell'antimafia"

    Lo Moro: Fiducia in Magitratura. "Ho creduto molto nell'attività antindrangheta di Carolina Girasole. L'ho conosciuta e sostenuta in un lavoro pieno di ostacoli e di insidie". Lo afferma la senatrice del PD Doris Lo Moro, capogruppo in Commissione Affari Costituzionali del Senato. "Leggo dalle agenzie del suo arresto ed anche del coinvolgimento del marito. Io c'ero alla chiusura della sua campagna elettorale nel 2008 - prosegue - e ricordo la durezza del suo discorso contro le cosche". "So bene - continua Lo Moro - che la magistratura non deve né può guardare in faccia nessuno ed in questo senso non posso che apprezzare che non ci si è fermati davanti ad una donna conosciuta come il maggiore bersaglio di atti intimidatori e come simbolo dell'antimafia dei fatti". "Aggiungo che in casi come questo non ci si può che augurare celerità nell'attività processuale perché in tempi il più possibile brevi venga fuori la verità nell'interesse dell'ex Sindaco di Isola Capo Rizzuto, che mi auguro sappia chiarire ogni cosa, e soprattutto della Calabria pulita che deve continuare a credere che la 'ndrangheta non ha in mano tutto", conclude Doris Lo Moro.

    Pecora: Su Girasole agghiacciante realtà. "Presto sapremo se ci troviamo di fronte al più clamoroso errore giudiziario della storia calabrese o se, più semplicemente, si sta scoperchiando il vaso di Pandora negli intoccabili ambienti di una certa 'antimafia di serie A' con la quale non abbiamo mai avuto e non avremo niente a che spartire". E' quanto dichiara, in una nota, il leader del movimento antimafia 'Ammazzateci tutti', Aldo Pecora, circa l'operazione 'Insula' che ha portato all'arresto anche l'ex 'sindaco antimafia' di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole. "Chi a causa del proprio impegno ha sopportato anche i piccoli schizzi di fango della delegittimazione - aggiunge Pecora - sa bene come leggere notizie del genere, approfondendole senza pregiudizi e andando oltre i titoli delle cronache. Ebbene, siamo i primi ad augurarci tutt'altro ma stando ai fatti accertati dall'Operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Crotone e dalla Dda di Catanzaro pare ci sia purtroppo ben poco da approfondire o trattare col beneficio del dubbio: indagini delicate e scrupolose protratte anni, intercettazioni ambientali, contatti inconfutabili tra un sindaco icona antimafia, i suoi assessori e gli affiliati al clan locale con argomento anche la gestione dei beni a questi confiscati; elementi iscrivibili nella trama di una nota fiction trasmessa di recente in tv, e che invece purtroppo sono cronaca agghiacciante della realtà". "A questo punto - conclude - il movimento 'Ammazzateci tutti' fa appello pubblicamente a tutta l'antimafia sociale, prima che alle istituzioni e alle autorità preposte, affinché si avvii una seria riflessione sulla gestione e, soprattutto, sul monitoraggio dei beni confiscati alle mafie riutilizzati socialmente. Una questione che alla luce di questo ed altri fatti analoghi non può essere più differita".

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