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    Scommesse clandestine nel calcio, 38 arresti, anche in Calabria

     

     

    Scommesse clandestine nel calcio, 38 arresti, anche in Calabria. Sequestri per 3 mln

    22 apr 13 - Alcuni esponenti del clan dei Casalesi sono stati arrestati nelle province di Napoli e Caserta, in Calabria, Puglia e Sicilia in un'operazione dei Carabinieri che hanno smantellato un sistema per la raccolta di scommesse su incontri di calcio su piattaforme 'on line' mutuate da quelle dei Monopoli di Stato. Sono in corso sequestri per tre milioni di euro. I Carabinieri stanno eseguendo provvedimenti cautelari emessi su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli al termine di indagini condotte dai Ros. I reati ipotizzati sono, tra l'altro, di concorso esterno in associazione di tipo mafioso e associazione per delinquere finalizzata all'esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse. Nelle indagini è stato scoperto un complesso e articolato sistema che consentiva all'organizzazione di raccogliere scommesse su partite di calcio, utilizzando piattaforme informatiche illegali mutuate da quelle attive nei concessionari autorizzati dall'Amministrazione dei Monopoli di Stato. Gli investigatori hanno scoperto anche che, sulle piattaforme informatiche illegali, veniva manipolata la visualizzazione di alcuni eventi sportivi per orientare in modo fraudolento le vincite, ai danni di scommettitori che erano all'oscuro di tutto.

    Totonero postmoderno. Il giro delle scommesse clandestine on line, venuto alla luce oggi con l'operazione che ha portato all'esecuzione di 38 ordinanze cautelari, rappresenta "il toto nero post moderno", ovvero il sistema ammodernato del vecchio "toto nero" quando gli allibratori, anche all'epoca collegati con la camorra, raccoglievano le scommesse porta a porta. Lo ha sottolineato il sostituto procuratore nazionale antimafia Filippo Beatrice nel corso della conferenza stampa indetta in procura per illustrare i particolari dell'inchiesta. Alla conferenza hanno partecipato anche il procuratore aggiunto Francesco Greco, coordinatore della Dda della procura partenopea, il vicecomandante del Ros dei carabinieri col. Pasquale Angelosanto e il comandante provinciale di Caserta, col. Giancarlo Scafuri. Greco ha sottolineato come anche per la Dna, quello delle scommesse viene ritenuto "un settore strategico" delle attività della camorra. Dalle indagine è emerso che i promotori del sistema illecito di raccolta ai danni di ignari scommettitori - i quali non erano consapevoli che le giocate erano gestite illegalmente - versavano quote dei ricavi alle organizzazioni criminali presenti sul territorio dove erano in funzione i centri di raccolta: alla cosca dei Venosa, il gruppo dei Casalesi presente nell'area casertana, e al clan Mallardo, che controlla i traffici criminali nel Giuglianese. Nelle indagini, contrariamente ad altre indirizzate nel settore delle scommesse, non è venuto alla luce il coinvolgimento di esponenti del mondo dello sport. Sono una trentina in centri sequestrati dai carabinieri, ognuno dei quali movimentava un volume di affari quantificato intorno a un milione di euro all'anno. Complici degli organizzatori del sistema anche quattro esperti informatici. "La contraffazione del logo stampigliato sulle matrice - spiegano gli inquirenti - consentiva di superare i controlli amministrativi di routine, nonché di carpire la buona fede degli ignari giocatori, ampliando in tal modo il numero delle giocate e il volume degli introiti attraverso il pregiudicato Salvatore Venosa, nipote del capoclan detenuto Luigi Venose detto 'o cocchiere, risultato al vertice dell'organizzazione Venosa-Iovine-Zagaria"

    Trentotto ordinanze: Sono 38 le ordinanze in corso di esecuzione da parte dei Carabinieri in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia nell'ambito dell'inchiesta che ha portato alla scoperta un sistema per la raccolta di scommesse su incontri di calcio su piattaforme 'on line' mutuate da quelle dei Monopoli di Stato, controllato da esponenti del clan di camorra dei Casalesi. Delle ordinanze - si è appreso da fonti investigative - 15 sono in carcere, sei agli arresti domiciliari e 17 sono divieti di dimora nella regione Campania. I reati ipotizzati sono concorso esterno in associazione di tipo mafioso e associazione per delinquere finalizzata all'esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse.

    Un contributo importante alle indagini sul giro di scommesse clandestine, che hanno portato oggi all'esecuzione di 38 misure cautelari, è stato fornito dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Venosa, il quale, dopo la cattura del boss Michele Zagaria avvenuta a Casapesenna nel dicembre del 2011, ha assunto per un breve periodo la reggenza del clan dei casalesi. Questo il racconto fatto agli inquirenti nel giugno del 2012: "Circa un anno fa, dunque nel 2011, sentito il profumo del denaro derivante dalla gestione di un'attività criminale legata alle scommesse on line ed approfittando di un conflitto creatosi tra Luigi di Giugliano, proprietario del sito (Luigi Sportiello, ndr, uno dei destinatari delle misure cautelari) e tale Vittorio, ho manifestato l'interesse di entrare nell'affare a Giovanni Di Nardo, fratello di Michele, fidanzato di mia sorella Rossella. Mi sono rivolto a Giovanni Di Nardo in quanto ero a conoscenza del suo coinvolgimento da tempo nell'affare scommesse e dei suoi rapporti con Gigino di Giugliano. Di Nardo, infatti, mi ha riferito che Gigino da molti anni gestiva l'affare delle scommesse in vari territori e per questo motivo aveva rapporti con varie organizzazioni criminali". Il pentito ha svelato anche i trucchi dell'organizzazione: "Il meccanismo delle scommesse prevedeva varie possibilità ed in particolare, per quanto attiene al rapporto con i titolari degli esercizi che ospitavano il sito attraverso il quale venivano giocate le scommesse, si poteva decidere o di farli partecipare al rischio derivante dall'eventuale perdita oppure di riconoscere loro soltanto una quota percentuale che variava a seconda dell'entità delle scommesse e del REC, ossia della cifra totale che appariva sul software ogni settimana, per il solo fatto di aver ospitato il sito nel loro locale". "La maggior parte degli esercizi che ospitano il sito illegale - ha spiegato il collaboratore di giustizia - avevano anche l'abilitazione alle scommesse legali ed anzi in molti bar attraverso la grande esperienza e competenza di Gigino (Sportiello, ndr) siamo riusciti a far uscire in modo fittizio dal sito legale le scommesse giocate sul nostro sito clandestino. Il sistema così organizzato poneva a riparo dei controlli e delle multe sia il gestore del bar che il nostro gruppo che gestiva l'affare. Gigino riesce anche a modificare i risultati delle giocate, soprattutto operando negli ultimi secondi delle competizioni, cosa accaduta molte volte"

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