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    Allarme scuola, si dimezzano i posti in provincia di Cosenza

     

     

    Allarme scuola, si dimezzano i posti in provincia di Cosenza

    07 apr 13 La riforma delle pensioni, secondo le regole della Fornero, affievolisce le speranze di numerosi docenti precari. La riforma delle pensioni ha prodotto una drastica riduzione di domande di cessazione dal servizio, i dati che emergono sono allarmanti. A fronte degli 800 pensionamenti dello scorso anno, ora ad andare in pensione nel capoluogo bruzio saranno circa 216 docenti a cui si aggiungono circa 90 pensionamenti per il personale ata. Il problema è che la riforma Fornero ha causato un notevole dimezzamento dei pensionamenti. Alla luce di questi dati si registra un drastico taglio con effetti negativi che si ripercuoteranno sul personale precario. A farne le spese, ancora una volta, tutti gli aspiranti docenti che da anni attendono il “famoso” posto fisso. Ora , per via della riforma, per avere uno spiraglio di speranza bisognerà attendere circa due anni, se va bene. Ma a turbare ancora i docenti precari è il probabile concorso a cattedra che, probabilmente, governo permettendo, dovrebbe esser bandito da un momento all'altro. Di certo non si sa dove e su quali posti andranno a lavorare i neo vincitori vista la notevole riduzione di posti. Intanto, l'ufficio scolastico provinciale ha già tirato le somme di quanti saranno ad andare in pensione, anche se tra le tante domande inoltrate molte non sono state accolte, perché mancavano dei requisiti necessari, per cui, conti alla mano, ad andare in pensione, in provincia di Cosenza, saranno circa 320, o poco più, tra docenti ed ata. Si parla, nello specifico, di 70 pensionamenti nella scuola media, 69 alle superiori, e 88 circa alla scuola primaria . Con questi numeri sarà difficile parlare di immissioni in ruolo e di possibilità di eventuali supplenze per i precari della scuola collocati da anni in una sorta di limbo senza alcuna via d'uscita. Stando così le cose non si potrà favorire il turn over. Tante, dunque, le domande rigettate poiché è stata innalzata l'età pensionabile a 66 anni per quella di vecchiaia e a 62 per quella anticipata. Mentre restano sospesi coloro che, essendo “quota 96”, hanno deciso di adire le vie legali per poter andare in pensione, in quanto la riforma ha bloccato migliaia di lavoratori, che lo scorso settembre si sono visti negare la possibilità di andare in pensione. Per il nuovo anno scolastico, dunque, avremo sempre più docenti ultrasessantenni demotivati e stanchi, costretti a stare dietro la cattedra a svolgere un lavoro usurante. Resteremo l'unico paese che avrà una distanza siderale tra docente e discente. Il paradosso è che in Belgio, un insegnante può andare in pensione con 20 anni di servizio, quindi chiedere il pre-pensionamento, mentre in Italia i tempi lavorativi si allungano, per cui sarebbe davvero saggio e auspicabile creare un sistema pensionistico sul modello belga. (Adele Sammarro)

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