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    Bimbo ucciso a Sellia, il suv con targa prova non era assicurato

     

     

    Bimbo ucciso a Sellia, il suv con targa prova non era assicurato. Indagini CC su proprietari

    25 ago 13 Sono concentrate sulla proprietà del mezzo le indagini dei carabinieri della Compagnia di Sellia Marina per chiarire ogni aspetto dell'incidente avvenuto ieri quando un suv ha travolto e ucciso un bambino di 12 anni, Matteo Battaglia. Non è chiaro, infatti, chi abbia dato il suv a Andrei Valentin Epure, 26 anni, romeno, che guidava con la patente sospesa da mesi per guida in stato di ebbrezza, da ieri sera sottoposto a fermo per omicidio colposo e piantonato in ospedale. Il suv, un Grand Cherokee, infatti, aveva la targa di prova della concessionaria, e per questo non è assicurato, e sarebbe stato ceduto a una società di servizi. Sui documenti dell'auto ci sarebbero diversi nomi di persone che i carabinieri hanno intenzione di sentire per capire chi avesse in uso il mezzo e l'abbia dato a Epure. Domani, intanto, potrebbe svolgersi l'autopsia sul corpo del bambino e i carabinieri dovrebbero venire in possesso dei test a cui è stato sottoposto il conducente del suv per verificare le sue condizioni psico-fisiche mentre era alla guida. Secondo una prima ipotesi, comunque, è presumibile che il mezzo viaggiasse a velocità sostenuta. Il suv, infatti, dopo avere travolto il bambino, che era davanti al negozio di frutta e verdura della famiglia, ha continuato la sua corsa per un'altra trentina di metri andando a scontrarsi, e salendoci sopra, contro un'altra auto. Il conducente di quest'ultima vettura è ancora ricoverato in prognosi riservata nell'ospedale di Catanzaro ma non sarebbe in pericolo di vita.

    Marziale: Troppo fragili snazioni dello Stato. ''L'incidente cagionato dall'uomo cui era stata ritirata la patente, costato la vita al dodicenne Matteo, non può essere ascritto ad una mera inosservanza di una disposizione amministrativa, ma ad un elevato indice di devianza che pervade lo stivale con la complicità dello Stato nelle sue fragili funzioni sanzionatorie''. Lo afferma il sociologo Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori. ''Uomini in preda ai fumi dell'alcool o agli effetti devastanti di sostanze psicotrope, responsabili di vere e proprie stragi sulla strada - prosegue - beneficiano di detenzioni domiciliari ed attenuanti di stampo perdonista, che ottengono l'effetto di indignare l'opinione pubblica ma, contestualmente, di spronare i malintenzionati a rischiare in quanto la pena è minima o del tutto inesistente. E' scontato che la sola deterrenza sanzionatoria non possa debellare la fenomenologia, ma è altrettanto indiscutibile che se la gente avesse la consapevolezza di pene efficaci l'incidenza statistica diminuirebbe sensibilmente''. ''Un bambino di dodici anni, intento ad aiutare i nonni nel loro esercizio commerciale - conclude Marziale - non dovrebbe morire così. La fine violenta di Matteo desta impressione, dolore e indignazione nei confronti di un criminale, ma anche nei confronti di uno Stato incapace di tutelare le vittime tanto quanto capace di perdonismi incivili e inopportuni''.

    Salvini. Per romeno lavori forzati. "Un romeno, che guidava un suv senza patente e assicurazione, ha ucciso in Calabria un bimbo di 12 anni. Alcuni politici vogliono abolire l'ergastolo e combattono per svuotare le carceri, io invece questo schifoso lo metterei ai lavori forzati fino alla fine dei suoi giorni". Questa l'opinione espressa su Facebook da Matteo Salvini, vicesegretario federale della Lega Nord. "Non è politicamente corretto dirlo? Chissenefrega", conclude il vice lombardo di Roberto Maroni.

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