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    Il pentito Lo Giudice manda messaggi ai giornali "Sono stato manovrato"

     

     

    Il pentito Lo Giudice manda messaggi ai giornali "Sono stato manovrato"

    23 ago 13 Due plichi contenenti, rispettivamente 28 fogli dattiloscritti firmati da Antonino Lo Giudice, il boss ex pentito scomparso dal 5 giugno scorso dalla località protetta in cui si trovava, ed un video dello stesso Lo Giudice, sono stati ricevuti oggi nelle redazioni del settimanale Corriere della Calabria e del quotidiano L'Ora della Calabria. Lo hanno reso noto le stesse testate sui loro siti internet. Dopo la sua scomparsa, Lo Giudice aveva fatto recapitare a due avvocati reggini un memoriale nel quale annunciava la fine della sua collaborazione e la ritrattazione di tutte le accuse mosse sino a quel momento, comprese quelle sulle bombe del 2010 a Reggio Calabria, sostenendo di essere stato ''manovrato'' dalla Dda di Reggio Calabria e facendo i nomi dell'ex procuratore Giuseppe Pignatone, adesso a Roma, dell'aggiunto Michele Prestipino, del pm Beatrice Ronchi e dell'ex capo della Mobile Renato Cortese, che oggi dirige la Squadra mobile di Roma. La busta giunta oggi al Corriere della Calabria, e indirizzata alla redazione ed al direttore Paolo Pollichieni, è affrancata ma priva di timbri postali ed indica come mittente Antonino Lo Giudice e un indirizzo di Macerata. All'interno, secondo quanto riferito dal sito, 28 fogli dattiloscritti e firmati Lo Giudice Antonino. I giornalisti del Corriere della Calabria hanno informato gli inquirenti mettendo a loro disposizione il materiale. ''Nello scritto, per la prima volta - si legge sul sito - Lo Giudice fa riferimento al fatto di essere scappato perché in pericolo di vita, citando anche degli episodi specifici e si rivolge in particolare a tre magistrati: il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, l'ex viceprocuratore nazionale antimafia Alberto Cisterna e il procuratore aggiunto Michele Prestipino. A quanto si legge nell'incartamento, non tutti gli audio e video sarebbero stati resi pubblici quando Lo Giudice inviò il precedente memoriale e si invita alla divulgazione completa del materiale''. Sulla seconda busta, giunta alla redazione reggina de ''L'Ora della Calabria'', non c'è alcun tipo di indicazione, né di timbratura postale. Dentro una pen drive con un video, pubblicato sul sito del quotidiano, nel quale l'ex pentito ribadisce di essere stato manovrato, chiede scusa all'ex procuratore aggiunto della Dna, Alberto Cisterna, cita il magistrato della Dna Gianfranco Donadio e sostiene che per tre volte hanno tentato di uccidere lui e la sua compagna. Nel video Lo Giudice afferma anche di essere indeciso se consegnarsi nelle mani del procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. La redazione de L'Ora della Calabria, prima della pubblicazione del video, ha contattato la Procura di Reggio Calabria mettendo il materiale a disposizione.

    Plico anche al legale imputato bombe. Un memoriale, un video e due registrazioni audio, una relativo ad un'udienza di un processo ed una già nota, sono state inviata dall'ex pentito Antonino lo Giudice anche all'avv. Giuseppe Nardo, difensore di Antonio Cortese, indicato dallo stesso Lo Giudice come l'esecutore materiale degli attentati del 2010 alla Procura generale di Reggio Calabria e contro l'abitazione del Procuratore generale Salvatore Di Landro. Accuse che Lo Giudice ha poi ritrattato con il memoriale reso noto il 7 giugno scorso dopo il suo allontanamento. A renderlo noto è stato lo stesso avvocato che ha riferito di avere trovato il plico ieri, infilato sotto la porta dell'ingresso del suo studio. La busta è affrancata ma non spedita. Nel memoriale, ha riferito il legale, Lo Giudice ''riprende ed approfondisce i temi trattati in quello del 7 giugno scorso''. Ed in particolare sostiene che quello che c'e' scritto nel memoriale non sarà 'fango', ''al contrario di come hanno tentato di far passare, screditandolo, il precedente memoriale'', fa un elogio ed un attestato di stima del pm della Dda reggina Giuseppe Lombardo, ''magistrato onesto, che bisogna sostenere nella sua lotta al crimine'', spiega le ragioni del suo allontanamento, ''solitario, senza l'aiuto di nessuno'', ribadisce di aver accusato l'ex procuratore aggiunto antimafia Alberto Cisterna ''su istigazione di Pignatone, Prestipino, Ronchi, Cortese e del suo avv. Fernando Catanzaro'', si rivolge a Di Landro per dire ''che non esistono fantomatici e dotti pupari che lo stanno manovrando''. Inoltre nega ogni responsabilità per gli attentati del 2010 e afferma che la sera della bomba a casa di Di Landro lui e Cortese erano insieme a cena insieme a due ragazze. Afferma anche che nella struttura di Rebibbia dove vengono trasferiti i collaboratori di giustizia ''è possibile incontrarsi liberamente e concordare le versioni da sostenere nei diversi processi''. Lo Giudice afferma anche di essersi cautelato in caso gli succedesse qualche ''strano incidente''.

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