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    Cinquecento tonnellate di succo d'arancia brasiliano sequestrate a Gioia

     

     

    Cinquecento tonnellate di succo d'arancia brasiliano sequestrate a Gioia

    22 ago 13 Cinquecentodieci tonnellate di concentrato di succo d'arancia di provenienza estera sono state sequestrate a Gioia Tauro dal Corpo forestale dello stato che ha denunciato una persona per tentata frode in commercio. I succhi di origine prevalentemente brasiliana, contraffatti e dichiarati di origine nazionale per la successiva riesportazione, erano stoccati all'interno di un'azienda del luogo con un volume d'affari medio di 10 milioni di euro. L'operazione che ha portato al sequestro del'ingente quantitativo di succo d'arancia è stata condotta dal Comando provinciale di Reggio Calabria e del Nucleo Agroalimentare Forestale di Roma del Corpo forestale dello Stato. E' la prima volta che viene effettuato un sequestro sulla contraffazione del succo di arancia nazionale e, in particolare, calabrese tenuto conto del ruolo strategico che la Calabria ricopre per la coltivazione di agrumi e per la successiva trasformazione e commercializzazione nel panorama economico nazionale ed internazionale dei succhi e derivati. In particolare, sono state sequestrate circa 60 tonnellate di concentrato di succo d'arancia e di derivati dalla polpa di arancia di origine estera che, senza subire trasformazioni sostanziali, venivano riesportati come prodotto di origine italiana. In tal senso gli investigatori avrebbero verificato un consolidato sistema di attribuzione della dicitura attestante l'origine italiana a prodotti provenienti prevalentemente dal Brasile,anche attraverso l'utilizzo di false autocertificazioni, che venivano successivamente commercializzati come di origine italiana. Per alcuni prodotti, secondo quanto riferito dal Cfs,la ditta calabrese aveva effettuato una mera transazione commerciale di acquisto e rivendita. All'interno dei locali dell'azienda, inoltre, sono state trovate circa 450 tonnellate di concentrati di succhi di frutta, prive di chiare indicazioni sul contenuto, in pessime condizioni di conservazione a causa del mancato stoccaggio nelle apposite celle frigorifere e, per la maggior parte, lasciate all'aperto, esposte agli agenti atmosferici. E, per questo, il responsabile è stato denunciato per detenzione di sostanze destinate all'alimentazione pericolose per la salute pubblica.

    Coldiretti: basta con false arance italiane. E' necessario rendere obbligatoria l'indicazione in etichetta della provenienze della arance e dell'altra frutta impiegata in aranciate e succhi per impedire che vengano spacciati come Made in Italy prodotti provenienti dall'estero. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente l'operazione condotta dal Comando provinciale di Reggio Calabria e del Nucleo Agroalimentare Forestale di Roma del Corpo forestale dello Stato che ha portato al sequestro di concentrato di succo d'arancia e di derivati dalla polpa di arancia di origine estera che, senza subire trasformazioni sostanziali, venivano riesportati come prodotto di origine italiana. La mancata entrata in vigore della norma che prevede l'obbligo di indicare in etichetta l'origine della materia prima impiegata nei succhi favorisce - sottolinea la Coldiretti - inganni e truffe. Una situazione che danneggia i consumatori ma anche i produttori italiani ai quali le arance destinate alla trasformazione industriale vengono pagate pochi centesimi al chilo. Un situazione che alimenta una intollerabile catena dello sfruttamento che colpisce imprese e lavoratori spesso immigrati. Un importante aiuto in questa direzione - continua la Coldiretti - potrebbe venire dall'attuazione della cosiddetta legge ''Balduzzi'' approvata dal parlamento che prevede l'obbligo di aumentare la percentuale di succo dal 12 per cento al 20 per cento nelle bibite per dire basta alle aranciate senza arance. Non va infatti dimenticato - conclude la Coldiretti - l'impatto economico sulle imprese agricole poiche' l'aumento della percentuale di frutta nelle bibite potrebbe salvare oltre diecimila ettari di agrumeti italiani con una estensione equivalente a circa ventimila campi da calcio, situati soprattutto in regioni come la Sicilia e la Calabria.

    Confagri: Difendere agroalimentare. "Due notizie nelle ultime 48 ore, seppur diverse per natura, consistenza e valore, certificano nuovamente come il sistema agricolo ed agroalimentare sia una risorsa da sostenere e valorizzare ma anche e soprattutto da difendere''. E' quanto afferma, in una nota, Alberto Statti, presidente di Confagricoltura Calabria esprimendo ''il proprio convinto apprezzamento per il lavoro delle forze dell'ordine e dell'Asp di Catanzaro che ha portato al sequestro, a Lamezia Terme, di un'attività abusiva per la produzione di conserve vegetali in condizioni igienico-sanitarie pessime. Parimenti - prosegue Statti - esprimiamo il più convinto sostegno all'importante operazione che ha portato il Corpo Forestale dello Stato a sequestrare, in un'area cruciale per l'agricoltura calabrese, 500 tonnellate di succo d'arancia contraffatto''. ''Come da più tempo ribadiamo - sostiene ancora il presidente di Confagricoltura Calabria - l'azione delle forze dell'ordine, i sequestri ed i procedimenti a carico di imprenditori che non rispettano le rigorose leggi sulla sicurezza alimentare e sulla tracciabilità delle produzioni sono un contributo di assoluto valore per la sana imprenditoria agricola calabrese. In particolare va detto che il contrasto di attività come quelle stroncate oggi a Rosarno aiuta un contesto territoriale ancora fortemente legato in termini di volumi produttivi ed economici alla produzione agrumicola; su Rosarno e sugli agrumi infatti siamo chiamati ad una responsabile riflessione, che deve essere lontana da sin troppo facili e demagogiche impostazioni, per tutelare al massimo la produzione agrumicola ma allo stesso tempo avviare per profonda azione di rigenerazione e riconversione colturale di cui quel territorio ha bisogno. Quando la redditività delle produzioni crolla, infatti, è estremamente facile che sulle spalle del Made in Italy si percorrano spericolati e deprecabili percorsi di contraffazione''.

    Molinaro "Basta spremere gli agricoltori". ''Buona la prima verrebbe da dire. La brillante ed importante operazione nella Piana di Rosarno-Gioia Tauro effettuata dal Comando Provinciale di Reggio Calabria e dal Nucleo Agroalimentare Forestale di Roma del Corpo forestale dello Stato a tutela della qualità della produzione agroalimentare italiana e di lotta alla contraffazione trova il plauso ed il sostegno di Coldiretti Calabria''. E' quanto si afferma in una nota della Coldiretti Calabria. ''L'operazione - prosegue la nota - conferma quello che l'organizzazione attraverso varie iniziative confortate da dati economici afferma da tre anni e cioè che il sistema, a tutto vantaggio delle industrie delle aranciate, spreme gli agricoltori e lavoratori extracomunitari ed inganna i cittadini-consumatori''. ''Il Corpo forestale dello Stato - sostiene il presidente di Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro - non ha lasciato sola Rosarno, e mettendo insieme con una efficace azione investigativa vari tasselli, ha confermato che succo concentrato straniero, una volta entrato nel porto di Gioia Tauro, dove è necessario intensificare i controlli, magicamente, con false attestazioni, diventa italiano, contribuendo così ad alimentare quella catena di sfruttamento che vede pagati gli agrumi ad un prezzo da fame. Questa prima in assoluto operazione verità rilancia i nodi irrisolti della agrumicoltura da industria e mette ancora di più a nudo un intreccio malsano che fino ad ora, non ha prodotto nulla di buono ed anzi ha alimentato tensioni sociali, e consistente perdita di livelli occupazionali in agricoltura e nell'indotto''. ''Una buona occasione per rilanciare la questione Rosarno - sostiene ancora Molinaro - introducendo da subito l'indicazione di origine del succo sulle etichette delle aranciate che è essenziale per ripristinare comportamenti di sostenibilità nonché di eticità da parte delle industrie delle bibite, che non possono continuare ad alimentare la catena dello sfruttamento ed ad impoverire il territorio privandolo della sua naturale vocazionalità''.

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