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    Caracas autorizza estradizione Miccichè

     

     

    Caracas autorizza estradizione Miccichè

    04 ago 13 Il Tribunale supremo di Caracas ha dato via libera all'estradizione in Italia ''per il delitto di associazione mafiosa'' del faccendiere calabrese Aldo Miccichè, arrestato un anno fa a Caracas, dove viveva da molti anni. Miccichè - nato a Maropati (Reggio Calabria), un centro della piana di Gioia Tauro, e con cittadinanza venezuelana acquisita - era stato arrestato il 24 luglio dell'anno scorso in esecuzione di un mandato di cattura per l'estradizione emesso su richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria. Ad autorizzare l'estradizione e' stata la Sala di Cassazione penale della Corte. A Caracas, Micciché e' agli arresti domiciliari e - precisa la Corte - ''vi rimarrà fino al momento della consegna alle autorita' italiane''. Il Tribunale ha tra l'altro ritenuto di non applicare la normativa che blocca le estradizioni nel caso in cui la condanna della persona accusata prescrive sulla base della legge dello Stato richiedente o concedente. In questo caso - precisa la Corte - la prescrizione non e' infatti avvalorata da alcun elemento. L'estradizione non puo' essere concessa neppure per quei delitti per i quali gli stati richiedenti prevedono la pena di morte o l'ergastolo. E, puntualizza ancora la sentenza, ''la privazione della liberta' e prevista per un periodo non superiore ai 30 anni''.

    Chiese attenuazione 41bis: Aldo Miccichè, il poliedrico faccendiere calabrese per il quale il Tribunale supremo di Caracas ha avviato le pratiche per l'estradizione, è accusato di associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Reggio Calabria ''Cent'anni di storia'' contro le cosche Molè e Piromalli di Gioia Tauro, sfociata in un'operazione che nel luglio 2008 portò all'arresto di 18 persone. In quella occasione, Miccichè, che da oltre un decennio vive in Venezuela, sfuggì all'arresto, giunto, però, nel luglio 2012 quando le autorità venezuelane hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare con contestuale richiesta di estradizione emessa dalla magistratura reggina. Secondo l'accusa, Miccichè aveva instaurato i suoi rapporti con i Piromalli quando viveva in Calabria, in particolare con Antonio, figlio del boss Giuseppe. Rapporti che sono proseguiti anche dopo tanto che fu a lui, secondo la Dda, che la cosca si rivolse per cercare di ottenere l'attenuazione del regime di 41 bis per il capo della famiglia, Giuseppe. Un progetto che, secondo quanto scritto nel provvedimento restrittivo, fallì per ''l'impossibilita' dei referenti politici e istituzionali contattati di affrontare e risolvere la situazione per tutto un insieme di problemi dovuti sia alla paura dei soggetti di muoversi in un terreno cosi' pericoloso, e sia alle difficolta' giudiziarie del Ministro della Giustizia''. Miccichè, inoltre, assecondò il progetto della cosca che voleva far ottenere l'immunita' ad Antonio Piromalli con il conferimento di una funzione consolare per conto di un qualsiasi Stato estero. Quando un cugino di Antonio Piromalli gli illustrò il progetto Miccichè, intercettato, risposte: ''questo lo possiamo fare''.

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