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    Industriale di Lucca, accusata d'estrorsione, assolta in appello a Catanzaro

     

     

    Industriale di Lucca, accusata d'estrorsione, assolta in appello a Catanzaro

    29 set 12 Era finita sotto inchiesta con l' accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, è stata assolta ieri dalla corte d'appello di Catanzaro 'per non aver commesso il fatto'. Protagonista un'imprenditrice lucchese, Jolanda Zambon, 50 anni, che oggi, con il suo avvocato Giovanni Frullano, ha incontrato i giornalisti per raccontare la sua vicenda giudiziaria. "All'inizio - ha spiegato Zambon - ho avuto paura di non poter provare la mia completa estraneità ai fatti, adesso devo smaltire ancora il dolore accumulato da questa incredibile vicenda". La donna era stata coinvolta nel 2010 in un'indagine su un'estorsione a un imprenditore di Amantea (Cosenza) che aveva portato all'epoca anche al fermo di sei persone, indicate dagli investigatori come presunti esponenti di cosche di Cosenza e Amantea. Per l'accusa i fermati avrebbero più volte intimato alla vittima, con violenza e minacce, di restituire alla Zambon alcuni assegni ricevuti dall'imprenditrice quale compenso per una consulenza di lavoro. Nel giugno 2011 la condanna di primo grado, a un anno e otto mesi di reclusione, per il solo reato di estorsione, essendo caduta per la donna l'aggravante del metodo mafioso. Ora l'assoluzione piena. "E' un'assoluzione per non aver commesso il fatto, un' assoluzione senza 'se' e senza 'ma'", ha sottolineato l' avvocato Frullano che ha spiegato come la sua assistita da vittima di un'estorsione si sia ritrovata accusata dello stesso reato, finendo nel mirino degli investigatori e sulla stampa nazionale". Un trauma, è stato rilevato, anche per la figlia, di pochi anni, che era dovuta ricorrere allo psicologo, oltre al fatto che la donna, componente della direzione provinciale di Confindustria di Lucca, si era dimessa dall'incarico in seguito all'inchiesta. A riconoscere il suo ruolo di vittima di un'estorsione, ha ricordato sempre l'avvocato, era già stato il giudice di primo grado. Una vicenda che "mi ha comunque insegnato a valutare in maniera diversa le persone", ha concluso l'imprenditrice che ha annunciato di voler mettere a disposizione della collettività la sua esperienza di persona finita ingiustamente nel mirino della giustizia.

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