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    Faida Presta: presi autori strage S.Lorenzo del Vallo. Decisivo superstite

     

    Scalora e Scorza

     

    Faida Presta: presi autori strage S.Lorenzo del Vallo. Decisiva testimonianza superstite

    19 set 12 Carabinieri e polizia hanno fermato i due presunti autori materiali del duplice omicidio di Rosellina Indrieri, di 45 anni, e della figlia Barbara (26), uccise a San Lorenzo del Vallo il 16 febbraio 2011. Si tratta di Domenico Scalora di 26 anni e di Salvatore Scorza, 30 anni di Cosenza ma residente a Tarsia. Le vittime erano parenti di un commerciante autore dell'omicidio del figlio del boss di 'ndrangheta, allora latitante, Franco Presta, avvenuto un mese prima durante una lite. I provvedimenti di fermo, che non riguardano Presta, sono stati emessi dalla Dda di Catanzaro. Le indagini che hanno portato ai due fermi sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano e dagli agenti della Squadra mobile della Questura di Cosenza, coordinati dal pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto. L'obiettivo degli assassini delle due donne, secondo gli investigatori, era quello di sterminare l'intera famiglia. Alla morte, però, sfuggirono un altro figlio di Rosellina, Silos De Marco (24), rimasto ferito, ed il capofamiglia, Gaetano De Marco, scampato all'omicidio perché dormiva in una stanza diversa da quella in cui si trovavano le donne. Quest'ultimo, però, fu comunque ucciso due mesi dopo, il 7 aprile 2011, in un agguato lungo la strada che conduce da Spezzano Albanese a San Lorenzo del Vallo. Gaetano, era il fratello di Aldo De Marco, un commerciante che il 17 gennaio precedente, a Spezzano Albanese, aveva ucciso a colpi di pistola Domenico Presta, di 22 anni, figlio del boss latitante Franco. Delitto che, secondo gli investigatori, sarebbe stato il movente sia del duplice omicidio della moglie e della figlia di De Marco che di quello del capofamiglia. Franco Presta, il cui nome era inserito nell'elenco dei 100 ricercati più pericolosi d'Italia, è stato arrestato il 12 aprile scorso dopo cinque anni di latitanza.

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    Decisiva testimonianza superstite. E' stata la testimonianza dell'unico sopravvissuto della famiglia De Marco a dare un contributo decisivo alle indagini che stamani hanno portato al fermo dei due presunti autori materiali del duplice omicidio di Rosellina Indrieri, di 45 anni, e della figlia Barbara (26), uccise nella loro abitazione a San Lorenzo del Vallo il 16 febbraio 2011, madre e sorella del testimone, Silos De Marco. Le indagini, condotte dai Carabinieri di San Marco Argentano e del reparto operativo del Comando provinciale di Cosenza e della squadra mobile di Cosenza, hanno portato al fermo, disposto dalla Dda di Catanzaro, di Domenico Scalora, di 26 anni, e Salvatore Francesco Scorza, di 30, entrambi di San Lorenzo del Vallo. I due, secondo gli investigatori, sono legati alla cosca Presta, collegata ai Lanzino di Cosenza, ed in particolare a Domenico Presta, figlio del boss Franco, ucciso il 17 gennaio 2011 da Aldo De Marco, fratello di Gaetano, marito e padre delle vittime di San Lorenzo ed ucciso a sua volta il 7 aprile 2011. Silos De Marco, rimasto ferito nell'irruzione nella sua abitazione, si è convinto a collaborare con gli inquirenti dopo l'arresto di Franco Presta, bloccato dalla squadra mobile di Cosenza il 12 aprile scorso.

    Spararono per fare una strage. Per sterminare una famiglia. Ed in parte ci riuscirono uccidendo madre e figlia. Adesso gli autori di quella che gli investigatori definirono "una barbarie", hanno un volto ed un nome. La Dda di Catanzaro, carabinieri e polizia, infatti, non hanno dubbi: ad uccidere Rosellina Indrieri, 45 anni, e la figlia Barbara (26), trucidate nella loro abitazione a San Lorenzo del Vallo il 16 febbraio 2011, sono stati Domenico Scarola, di 26 anni, e Salvatore Francesco Scorza, di 30. Ad inchiodare i due, sottoposti a fermo stamani, c'é la testimonianza dell'unico componente della famiglia rimasto in vita, Silos De Marco, che il giorno della strage si salvò rimanendo solo ferito dai proiettili sparati con un fucile ed una mitraglietta da due uomini che fecero irruzione nella sua abitazione. Anche il padre, Gaetano De Marco, si salvò. Stava dormendo in un'altra stanza ed i killer non si accorsero di lui. L'appuntamento con la morte, però, fu solo rinviato. E' stato ucciso in un agguato il 7 aprile 2011 mentre viaggiava in auto. Scarola e Scorza, già noti alle forze dell'ordine, sono ritenuti vicini alla cosca di 'ndrangheta dei Presta ed in particolare a Domenico Presta, figlio del boss Franco, arrestato dalla squadra mobile di Cosenza il 7 aprile scorso dopo cinque anni di latitanza e considerato un killer sanguinario. E proprio Franco Presta e' il convitato di pietra di questa vicenda. Nei suoi confronti, al momento, non sono stati adottati provvedimenti, ma l'ipotesi degli investigatori è che sia lui il mandante della mattanza della famiglia De Marco, colpita per una vendetta trasversale. Aldo De Marco, commerciante, fratello di Gaetano, il 17 gennaio 2011, al termine di una lite per un parcheggio, uccise Domenico Presta. La famiglia di Aldo De Marco fu trasferita, ma la vendetta ha colpito i suoi congiunti. Anche la data scelta per l'irruzione a casa di Gaetano De Marco per gli investigatori è significativa: il trigesimo della morte di Presta. Ed anche la barbarie con cui fu messa in atto l'irruzione indica la stessa pista. Barbara fu raggiunta da un colpo alla schiena mentre tentava una fuga disperata dal balcone ed il suo corpo rimase penzolante dalla ringhiera. Con i presunti autori materiali in carcere grazie alle indagini dei carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano e del reparto operativo di Cosenza e della squadra mobile di Cosenza, l'inchiesta prosegue per individuare complici e mandanti. Intanto, come ha detto il procuratore aggiunto della Dda catanzarese Giuseppe Borrelli, "lo Stato riafferma la propria presenza, il principio di legalità. E' stata una vicenda orribile consumata nell'indifferenza generale. In qualsiasi altra parte d'Italia, probabilmente, il territorio sarebbe stato militarizzato. E per gli inquirenti non è stato facile lavorare in un contesto così fortemente omertoso".

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