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    Blitz dei CC contro la ndrangheta nel milanese: 37 arresti

     

     

    Blitz dei CC contro la ndrangheta nel milanese: 37 arresti

    11 set 12 I carabinieri del comando provinciale di Milano stanno eseguendo 37 ordinanze di custodia cautelare nell'ambito di un'operazione, denominata 'Ulisse' contro clan della 'Ndrangheta in Lombardia. I provvedimenti, emessi dalla Procura distrettuale antimafia di Milano, riguardano i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, porto e detenzione illegale di armi, usura ed estorsione, tutti reati aggravati dalle finalita' mafiose. Le indagini sono originate dagli approfondimenti di un'altra operazione contro l'associazione mafiosa denominata 'Crimine' e, secondo gli investigatori, hanno consentito di documentare le dinamiche criminali delle proiezioni extraregionali della 'ndrangheta in Lombardia, il loro solido legame con le cosche di origine ed il controllo delle aree di influenza attraverso il ricorso alla violenza e alla intimidazione.

    La 'ndrangheta è sempre più a suo agio al Nord. Lo dimostrano le indagini dei carabinieri del Ros e della Dda di Milano, che oggi hanno portato all'esecuzione di 37 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti affiliati alle cosche presenti sul territorio di Milano e provincia. L'operazione "Ulisse" - chiamata così dal nome di Ulisse Panetta, presunto boss della 'locale' di Giussano - ha permesso di scoprire non solo traffici e schemi criminali, ma anche atteggiamenti nuovi dell'organizzazione calabrese. Un esempio è il bunker trovato in via Boito 23 a Giussano, piccolo comune della Brianza, precisamente nell'abitazione di Antonio Stagno, 44enne giussanese detenuto per altra causa nel carcere di Opera. Una botola nascosta nel pavimento della cucina, con un perfetto meccanismo di apertura telecomandata. Un bunker in piena regola per scappare ai blitz della forze dell'ordine, identico a quelli di 'ndranghetisti latitanti dell'Aspromonte. Si tratta di un vero e proprio bunker con una parete mobile che si aziona con un telecomando - ha spiegato il pm della Dda di Milano, Alessandra Dolci - come quelli che siamo soliti trovare in realtà come San Luca o Platì. Determinanti per l'operazione condotta dai carabinieri del comando provinciale di Milano e coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Alessandra Dolci e Cecilia Vassena, sono state le rivelazioni del 'nuovo' pentito della 'ndrangheta in Lombardia, Michael Panaja, che era stato arrestato assieme a un altro pentito, Antonino Belnome (che ha gia' parlato di alcuni omicidi avvenuti negli ultimi anni), perché ritenuto uno dei responsabili dell'omicidio di Carmelo Novella. Quest'ultimo, 'capo dei capi' delle cosche dalla 'ndrangheta in Lombardia, venne ucciso in un bar nel milanese nel luglio 2008, perche' voleva rendere autonome le 'locali' lombarde dalla casa madre calabrese. Panaja avrebbe svelato le attività delle cosche lombarde dal luglio 2010 in poi, rivelando quanto accaduto dopo il maxi-blitz 'Infinito' della Dda di Milano che aveva portato ad oltre 170 arresti e a 110 condanne con rito abbreviato. Gli investigatori hanno scoperto che, oltre al traffico di droga e alla detenzione di armi (Kalashnikov, mitragliette Uzi, bombe a mano), l'organizzazione si occupava di usura ed estorsioni nei confronti di imprenditori locali, soprattutto di origini calabresi. Quasi nessuno ha denunciato le vessazioni, restando in un clima di omertà che ha ostacolato le indagini. Anche un politico, Francesco Gioffré, consigliere comunale di Seregno (Milano), con un atteggiamento "vicino alla connivenza", scrive il gip nell'ordinanza, tentò "di minimizzare" con le sue dichiarazioni agli inquirenti le minacce subite dal fratello Roberto, vittima di estorsione da parte della cosca della 'ndrangheta dei Cristello. Nonostante cio', sono tanti gli episodi raccolti dai militari, a partire dal 2007, quando le vittime dell'estorsione furono i titolari della concessionaria di auto "Selagip 2000" di Giussano, a cui venne chiesto il pagamento di 500mila euro dopo minacce, telefonate minatorie, attentati incendiari, e l'esplosione di colpi di pistola contro le vetrine. E' del 2010, invece, quella nei confronti di Domenicantonio Fratea, imprenditore nel settore immobiliare e titolare di una bar a Giussano. A lui vennero chiesti 80mila euro con la medesima modalità intimidatoria. La lista prosegue con Roberto Gioffré, titolare di una sala giochi che alla fine del 2010 fu costretto a rinunciare a un credito di 70mila euro, che vantava nei confronti di alcuni affiliati, dopo numerose minacce. Infine, Stefano Sironi, imprenditore edile di Giussano, costretto a riconoscere interessi esorbitanti sulle somme prestate dalla cosca.

    La lista delle estorsioni: Le accuse per i 37 indagati arrestati stamani dai carabinieri del Ros a Milano e provincia sono di associazione mafiosa, porto e detenzione illegale di armi (Kalashnikov, mitragliette Uzi, bombe a mano), usura ed estorsione, aggravati dalle finalita' mafiose. I provvedimenti di custodia cautelare scaturiscono da diversi filoni investigativi avviati dal Ros a seguito dell'indagine 'Crimine' che ha portato nell'aprile 2011 all'arresto di 11 affiliati alle 'ndrine di Seregno e Giussano. Tra questi c'erano anche gli autori dell'omicidio di Rocco Cristello, Carmelo Novella, Antonio Tedesco e Rocco Stagno, tutti commessi in Lombardia tra il 2008 e il 2010 nell'ambito delle faide tra le cosche Gallace e Novella di Guardavalle (Catanzaro). Le indagini hanno svelato le attività delle cosche al Nord: traffico di droga, usura ed estorsioni. Numerosi gli episodi di questo tipo raccolti dai militari. A partire dal 2007, quando le vittime dell'estorsione furono i titolari della concessionaria di auto 'Selagip 2000' di Giussano, a cui venne chiesto il pagamento di 500mila euro dopo minacce, telefonate minatorie, attentati incendiari, e l'esplosione di colpi di pistola contro le vetrine. E' del 2010, invece, quella nei confronti di Domenicantonio Fratea, imprenditore nel settore immobiliare e titolare di una bar a Giussano. A lui vennero chiesti 80mila euro con la medesima modalità intimidatoria. La lista prosegue con Roberto Gioffré, titolare di una sala giochi che alla fine del 2010 fu costretto a rinunciare a un credito di 70mila euro, che vantava nei confronti di alcuni affiliati, dopo numerose minacce. Infine, Stefano Sironi, imprenditore edile di Giussano, costretto a riconoscere interessi esorbitanti sulle somme prestate dalla cosca.

    In ristorante tirarono fuori coltello. "Rocco mi puntò contro anche un coltello, il coltello da tavola del ristorante". Così una delle 'vittime' delle estorsioni messe in atto dalle cosche della 'ndrangheta di Giussano e Seregno, in Brianza, smantellate oggi con l'operazione 'Ulisse' condotta dai carabinieri del Ros, ha raccontato agli inquirenti della Dda di Milano l' 'umiliazione' che subì quando nella sala di un locale venne preso anche a "pugni e schiaffi al volto da parte di quasi tutti i commensali", tra cui il presunto boss del clan di Seregno, Rocco Cristello, uno dei 37 arrestati. Nelle oltre 230 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, infatti, viene riportato anche il 'capitolo' della "estorsione nei confronti di Gioffré Roberto", ovvero le "modalità estorsive attraverso le quali i due maggiori esponenti della locale di Seregno, ovvero Cristello Rocco e Formica Claudio (rispettivamente capo locale e capo società) si 'appropriarono' del locale chiamato 'Casino' Royalé di Paina di Giussano, più volte emerso nell'indagine 'Infinito' come luogo abituale di appuntamento degli affiliati". La 'vittima' dell'estorsione, l'imprenditore Roberto Gioffré, ha spiegato nella sua denuncia e nelle sommarie informazioni ai pm di aver dovuto incontrare nel 2009 in un ristorante di Seregno i presunti boss per cercare di 'resistere' alle vessazioni. "Gioffré - scrive il gip Andrea Ghinetti - si recò all'appuntamento accompagnato dal fratello Francesco, consigliere comunale a Seregno". Appena entrati nel locale, Gioffre' venne aggredito da Rocco Cristello che gli gridò: "tu sei un pezzo di m...". L'imprenditore disse agli uomini del clan che non avrebbe consegnato i "50 mila euro" richiesti e per tutta risposta venne preso a "pugni e schiaffi" al tavolo del ristorante. Poi il coltello puntato contro che fece reagire il fratello di Gioffré, consigliere comunale. Cristello Rocco a quel punto, ha raccontato Gioffré, "lanciò un'occhiata eloquente a mio fratello dicendogli 'Franco, fatti i cazzi tuoi', frase che fece desistere mio fratello". L'importo totale "di denaro" estorto a Gioffré, sintetizza il gip, "ammonta a 70 mila euro". E' questo l'unico dei 4 episodi di usura ed estorsione riportati nell'ordinanza nel quale la 'vittima' ha denunciato le vessazioni subite dai clan della 'ndrangheta. Negli altri casi, invece, come si legge nell'ordinanza, gli imprenditori si limitavano al massimo a pronunciare al telefono, intercettati, frasi come "mi hanno condannato a morte mi hanno detto (...) sono un morto che cammina". Uno dei pentiti 'chiave' delle indagini di 'ndrangheta degli ultimi mesi in Lombardia, Antonino Belnome, ha spiegato a verbale ai pm della Dda di Milano che ''la scelta delle persone da sottoporre ad estorsione nel territorio lombardo ricadeva quasi sempre (...) su imprenditori di origine calabrese in quanto maggiormente inclini per mentalità a sottostare alle richieste estorsive senza coinvolgere le forze dell'ordine". Non solo, spiega ancora il gip riportando le parole di Belnome, "le vittime, di solito e per risalente consuetudine, si rivolgono ad esponenti della criminalità organizzata del paese d'origine perché svolgano un ruolo di mediazione (e non gratis, ovviamente)".

    Omertà da imprenditori. Le indagini della Dda di Milano, che hanno portato oggi a 37 arresti smantellando le cosche della 'ndrangheta radicate tra Milano e Monza, confermano quanto era gia' emerso da altre operazioni contro i clan calabresi radicati in Lombardia: l'assenza totale, anche in una regione del nord, di denunce da parte degli imprenditori 'vessati' e 'vittime' di fatti di estorsione e usura. Da quanto si è saputo, l'operazione condotta dai carabinieri del comando provinciale di Milano e coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Alessandra Dolci e Cecilia Vassena, ha portato in carcere, tra gli altri, Ulisse Panetta, presunto boss della 'locale' di Giussano, con ordinanza firmata dal gip milanese Andrea Ghinetti, e alcuni appartenenti alle 'famiglie' Cristello e Corigliano. Un contributo fondamentale alle indagini, da quanto si è saputo, è arrivato da un 'nuovo' pentito della 'ndrangheta in Lombardia, Michael Panaja, che era stato arrestato assieme a un altro pentito, Antonino Belnome (che ha gia' parlato di alcuni omicidi avvenuti negli ultimi anni), perché ritenuto uno dei responsabili dell'omicidio di Carmelo Novella. Quest'ultimo, 'capo dei capi' delle cosche dalla 'ndrangheta in Lombardia, venne ucciso in un bar nel milanese nel luglio 2008, perche' voleva rendere autonome le 'locali' lombarde dalla 'casa madre' calabrese. Con le sue parole ai pm, Panaja avrebbe svelato in particolare le attività delle cosche lombarde dal luglio 2010 in poi, ossia ciò che è avvenuto dopo il maxi-blitz 'Infinito' della Dda di Milano che aveva portato ad oltre 170 arresti e a 110 condanne con rito abbreviato. Le cosche di Giussano e Seregno, stando alle indagini, oltre ad 'occuparsi' dei traffici di droga (detenevano anche molte armi), avrebbero continuato a intimidire piccoli imprenditori locali, soprattutto di origine calabrese, taglieggiandoli con l'usura e le estorsioni, senza che da questi sia mai arrivata alcuna denuncia alle forze dell'ordine.(

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