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    Autore strage Rizziconi "Ho reagito dopo che mi avevano sparato"

     

    Le vittime della strage

     

    Autore strage Rizziconi "Ho reagito dopo che mi avevano sparato". Creazzo "Clima di omertà"

    02 set 12 Avrebbe reagito ad una aggressione a colpi di fucile. Così si è giustificato davanti ai magistrati Francesco Ascone, dopo avere confessato l'omicidio a Rizziconi, di Remo Borgese, 48 anni, e dei figli Antonio e Francesco (27 e 21) e del ferimento di Antonino (29), costituitosi ieri al Commissariato di Polizia di Gioia Tauro. Alla base del triplice omicidio, è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Reggio Calabria, c'é stato un litigio tra Francesco Ascone e il più piccolo dei fratelli Borgese a causa di un rimprovero per degli schiamazzi sotto casa dell'omicida, sfociato in uno scontro fisico. Ascone ha spiegato di avere reagito dopo che il ventunenne aveva risposto male al rimprovero, prendendolo a schiaffi. In serata, poi, l'invito ad un chiarimento con i familiari del ragazzo, fuori paese, nella piazzetta di Contrada Spina. Appuntamento al quale Ascone si sarebbe recato armato di pistola. Accolto, ha raccontato, da una scarica di colpi di fucile che lo avrebbero colpito al dorso. Da qui la sua reazione nei confronti degli Ascone. "E' una versione - ha sottolineato il procuratore della Republica di Palmi, Giuseppe Creazzo - che dovrà essere riscontrata. Per questo le indagini proseguono per far luce sull'esatta verità dei fatti". "Attorno ad Ascone - ha sostenuto il capo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Gennaro Semeraro - è stata fatta terra bruciata, mettendo sotto controllo familiari ed amici del ricercato"

    Creazzo "Clima di omertà". "Sono state indagini serrate ed incessanti maturate in un clima di assoluta omertà, che non viene superata nemmeno davanti a fatti gravi come questi". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo nella conferenza stampa, svoltasi a Reggio Calabria, per illustrare gli esiti delle indagini sul triplice omicidio di Rizziconi. Creazzo ha ringraziato gli uomini della squadra mobile e del Commissariato di Gioia Tauro "per l' impegno e la professionalità che hanno saputo profondere in queste indagini nelle quali l'attenzione si è subito indirizzata su Francesco Ascone". "Non è vero che gli omicidi non si scoprono - ha sostenuto il Questore di Reggio Calabria, Guido Nicolò Longo - perché ciò avviene anche a distanza di tempo. Questo rappresenta maggiore sicurezza e certezza per i cittadini, ma nello stesso tempo dovrebbe scoraggiare chi pensa, in questa terra, di potersi fare giustizia da solo sensa affidarsi ai poteri dello Stato".

    Omicidio nasce dopo lite per schiamazzi. Un normale chiarimento dopo una lite per futili motivi che si trasforma in una strage: è questo lo scenario che sembra delinearsi sullo sfondo del triplice omicidio di Rizziconi nel quale sono stati uccisi Remo Borgese, di 48 anni e i suoi due figli Antonio e Francesco di 27 e 21 anni. A confessare il delitto è stato Francesco Ascone che, dopo tre giorni di latitanza, con sul collo il fiato degli investigatori, si è costituito nella serata di ieri al Commissariato di Gioia Tauro accompagnato dal proprio legale. Non c'entra la 'ndrangheta questa volta, malgrado il teatro di questa amara vicenda sia una terra tristemente segnata dal fenomeno: alla base della mattanza, hanno spiegato gli inquirenti incontrando i giornalisti a Reggio Calabria, a quanto pare, ci sarebbe stato solo un litigio da nulla tra Francesco Ascone e il piu' piccolo dei fratelli Borgese, a causa di un rimprovero per degli schiamazzi di cui quest'ultimo si era reso protagonista quel pomeriggio. Dal battibecco, i due sarebbero passati allo scontro fisico vero e proprio con Ascone che ha detto di avere preso a schiaffi il ventunenne che aveva risposto male ad un suo rimprovero. In serata, poi, l'invito ad un chiarimento con i familiari del ragazzo, fuori dal paese, nella piazzetta di Contrada Spina. Appuntamento al quale Ascone, ha raccontato, si sarebbe recato armato di pistola per paura di un'aggressione. Giunto sul posto ha detto ancora, sarebbe stato accolto da una scarica di colpi di fucile che lo avrebbero colpito al dorso. Da qui la sua reazione nei confronti dei Borgese. "E' una versione - ha sostenuto il procuratore della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo - che dovrà essere riscontrata. Per questo le indagini proseguono per far luce sull'esatta verità dei fatti". Come un impiegato di 36 anni si sia potuto trasformare in uno spietato sicario è, però, da chiarire per gli investigatori che continuano negli accertamenti. Intorno ad Ascone per impedire il tentativo di sottrarsi alla giustizia è stata fatta terra bruciata. Anche se il procuratore Creazzo non ha mancato di rilevare "il clima di assoluta omertà, che non viene superato nemmeno davanti a fatti gravi come questi". Per il questore di Reggio Calabria Guido Nicolò Longo "non é vero che gli omicidi non si scoprono, perché ciò, invece, avviene anche a distanza di tempo". L'obiettivo è comunque quello di "scoraggiare chi pensa, in questa terra, di potersi fare giustizia da solo senza affidarsi ai poteri dello Stato"

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