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    Ass. Zambetti si difende "Voti non comprati ma vittima di minacce"

     

     

    Ass. Zambetti si difende "Voti non comprati ma vittima di minacce"

    31 ott 12 L'ex assessore regionale lombardo, Domenico Zambetti, non comprò i voti dalla 'ndrangheta, ma anzi divenne vittima di minacce e fu costretto a pagare e a fare promesse e favori a due soggetti su cui, tra l'altro, non c'é prova che fossero "mandatari" delle cosche. E' questa, in sintesi, la linea difensiva che il politico del Pdl ha presentato stamani, attraverso i suoi legali, al Tribunale del Riesame di Milano per chiedere la scarcerazione. Nella stessa udienza, il pm Giuseppe D'Amico ha prodotto anche il verbale di Roberto Formigoni, sentito come teste lunedì scorso. Audizione nella quale, da quanto si è saputo, il Governatore avrebbe chiarito di avere avuto rassicurazioni su Zambetti anche dall'ex ministro e parlamentare PdL, Gianfranco Rotondi. Intanto dalle nuove carte depositate al Riesame emerge come la figlia di un presunto boss, assunta in un ente pubblico (l'Aler, azienda lombarda di edilizia residenziale) su input di Zambetti, non solo si vantasse della raccomandazione, ma si comportasse anche in maniera "altezzosa", le poche volte che si presentava al lavoro. Nei prossimi giorni il Riesame dovrà decidere se scarcerare o meno l'ex assessore, che con la difesa degli avvocati Corrado Limentani e Giuseppe Cusumano ha in sostanza ribaltato le accuse. Secondo le indagini del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del pm D'Amico, Zambetti avrebbe ottenuto circa 4 mila voti dalla 'ndrangheta in cambio di 200 mila euro in contanti e di assunzioni e promesse di appalti. Per la difesa, pero', manca la prova che Eugenio Costantino e Giuseppe D'Agostino, due degli arrestati, agissero come mandatari delle cosche, e anzi il politico sarebbe rimasto vittima delle minacce e delle intimidazioni dei due. Lunedì scorso, intanto, davanti al pm Boccassini si è presentato come teste Formigoni, chiamato a chiarire il contenuto di un'intervista nella quale aveva detto che nel 2010 non avrebbe voluto riconfermare Zambetti, perché su di lui "circolavano strane voci". Nell'incontro col pm, durato una ventina di minuti, Formigoni avrebbe spiegato che le "voci" si riferivano ad una eccessiva dispendiosità della campagna elettorale di Zambetti. E avrebbe poi fatto presente di essere stato rassicurato in merito a queste voci anche da Rotondi, che aveva parlato di Zambetti come di un galantuomo. "Ho confermato tutto quello che già avevo detto alla stampa, cioé la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità", ha spiegato Formigoni ai cronisti. Delle spese per la campagna elettorale di Zambetti i pm hanno chiesto conto, lo scorso 15 ottobre, anche alla sua segretaria, Enrica Papetti. "Avevamo la fotocopia di due carte di credito - ha raccontato la donna - con le quali effettuavamo pagamenti on line per biglietti aerei di viaggi personali. Le carte erano intestate all'assessore (...) il tesoriere della sua campagna elettorale era Vinicio Viecca. Credo che lui sia in grado di darvi spiegazioni sui conti correnti e sulle spese". In una nota informativa del 23 ottobre scorso, invece, i carabinieri del Nucleo investigativo hanno analizzato le preferenze elettorali ottenute da Zambetti. "Nelle consultazioni regionali del 2010 - si legge - è stato registrato un forte aumento di preferenze rispetto a quelle del 2005", in particolare nei comuni del "magentino e della periferia sud di Milano". Proprio uno dei presunti 'collettori' di voti nei giorni scorsi si è difeso davanti al gip: "Ho saputo alla fine delle elezioni che il candidato eletto, per cui volevano i voti, era Zambetti. Mi hanno detto che l'hanno eletto assessore alle case, io ho chiesto loro se c'era la possibilità di avere una casa". Mentre la moglie di Marco Scalambra, medico arrestato nell' inchiesta, ha raccontato che il presunto boss Costantino, assieme alla figlia Teresa, quella assunta all'Aler, si presentava alle riunioni di sezione del Pdl a Sedriano (Milano) come appartenente alla "Nuova Democrazia Cristiana". La stessa testimone ha detto poi agli investigatori che lei e suo marito portarono "circa 200 voti" alle elezioni del 2010 a "favore di Alessandro Colucci", altro ex assessore lombardo.

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