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    Sottosegretario Torchia "Attonito da sentenza su terremoto"

     

     

    Sottosegretario Torchia "Attonito da sentenza su terremoto, da mesi viviamo sciame Pollino"

    23 ott 12 Il sottosegretario regionale alla Presidenza della Regione Calabria, con delega alla Protezione civile, Franco Torchia - informa una nota dell'ufficio stampa della Giunta - in riferimento alla sentenza del Tribunale dell'Aquila che condanna i membri della Commissione Grandi Rischi, si è detto "attonito per tale accanimento", ed ha parlato di "una grave decisione di cui l'Italia si dovrebbe vergognare. "In qualsiasi altro Paese civile - ha aggiunto - scienziati di grande valore che hanno sacrificato la propria vita per operare al servizio dei cittadini verrebbero esaltati e premiati. In momenti come questo non servono più le solite parole di circostanza con le quali si esprime fiducia nella magistratura e la si invita a fare presto per accertare le responsabilità. Di fronte ad un evento sismico non prevedibile le uniche responsabilità da accertare devono essere indirizzate nei confronti di qualche ricercatore esaltato che ha voluto conquistare le prime pagine dei giornali facendo leva sulla paura della gente nei confronti del terremoto. E' una situazione che in Calabria viviamo tutti i giorni". "Ed anche qui, di fronte allo sciame sismico insistente nell'area del Pollino e qualche scossa di media intensità avvertita dalla popolazione - ha sostenuto Torchia - c'é sempre qualche fantomatico scienziato che annuncia catastrofi imminenti. Sarebbe facile anche per noi fare affermazioni di principio con le quali annunciamo in Calabria forti terremoti. Tanto poi se non si indovina si fa presto a dire scusate mi sono sbagliato. Nessuno si ricorderà di una previsione che non si avvera. Tutti sicuramente si ricorderanno di una previsione azzeccata. L'Istituto Nazionale di Geofisica unitamente al Dipartimento Nazionale della Protezione civile sta monitorando costantemente la situazione nella nostra Regione e la questione non è per nulla sottovalutata. Mi chiedo soltanto a cosa possa servire convocare la Commissione Grandi Rischi, così come ha fatto lo scorso 4 ottobre il prefetto Franco Gabrielli, se poi arriva un signor Giuliani qualsiasi ad annunciare che sta per arrivare un terremoto devastante". "La mia raccomandazione - ha concluso - va a tutti i cittadini per cercare di comprendere ed imparare a difendersi dai terremoti, ma è rivolta principalmente ai sindaci che hanno l'obbligo di informare e formare la popolazione. Quando ognuno di noi sarà in grado di fare completamente la propria parte e svolgere il proprio ruolo, allora sicuramente saremo in grado di mitigare i danni e di salvare molte vite umane".

    Non sono i terremoti che uccidono, sono le case fatte male che crollano. Ogni 100 sciami sismici come quello che colpì L'Aquila prima del 6 aprile 2009, solo 5 sfociano in terremoti potenzialmente dannosi, ma non si può sapere in anticipo quali saranno quei cinque. Per cautelarsi, bisognerebbe dar l'allarme cento volte correndo ogni volta il rischio di venire accusati di inutile allarmismo. Lo sostiene in una nota il docente di Geofisica Dario Albarello, direttore del progetto per la previsione a breve termine dei terremoti, voluto dal Servizio nazionale di protezione civile e dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, secondo cui ha il sapore della caccia all'untore la condanna dei sette membri della Commissione Grandi Rischi per i lutti all'Aquila. Albarello ricorda quello che successe nel non lontano 1983 in Italia con la famosa sbagliata previsione del terremoto in Garfagnana per fortuna mai avvenuto, seguito però da accuse di inutile allarmismo. Il docente dice di non permettersi di valutare la congruità delle pene erogate, ma solo la reazione della gente, quella "soddisfazione per i giudici coraggiosi", quelle grida "giustizia è fatta" anche "se le pene sono anche troppo lievi". La mente corre alle varie cacce all'untore (così ben descritte da Manzoni) che seguono da secoli ogni 'flagello' (epidemie, alluvioni, terremoti) e che hanno la doppia funzione dell'esorcismo e dell'autoassoluzione. Uno degli effetti mediatici della sentenza è quello per cui, identificati i colpevoli, giustizia sia ormai fatta, con un colpo di spugna su quanti (amministratori e cittadini) hanno consentito, all'Aquila come quasi ovunque in Italia, che le città crescessero in maniera indiscriminata tollerando abusi di ogni genere e metodi costruttivi inadeguati. Tace del fatto che il primo referente della Protezione Civile (e primo responsabile delle attività di prevenzione e della gestione dell'emergenza) é il sindaco che, come minimo, deve predisporre piani di emergenza: piani che assai raramente esistono e che ancora più raramente sono conosciuti dai cittadini". "Del resto si vuole anche ignorare che una carta di 'previsione' dei terremoti esiste già - prosegue Albarello - e copre per l'intero territorio sin dal 1984. Questa carta viene continuamente aggiornata (l'ultima versione è del 2008) e ci dice quali sono i massimi scuotimenti ragionevolmente attesi in ogni punto del territorio italiano nei prossimi 50 anni. Quindi si conoscono le aree più esposte a sismi potenzialmente disastrosi. Inoltre, le amministrazioni comunali nelle parti sismicamente più pericolose del territorio italiano (Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Sicilia) sono state anche informate sin dal 1999 sugli edifici più a rischio (la Prefettura dell'Aquila era uno di questi). Ma quella della normativa sismica e della relativa stima di pericolosità è la storia di un continuo braccio di ferro fra un'autorità centrale che vuole imporre vincoli all'uso del territorio e alle modalità costruttive e le autorità locali che, sotto la pressione della 'societa' civilé a questi vincoli vuole sottrarsi (spesso riuscendoci) per favorire (si dice) lo sviluppo del territorio. Questo non cancella nessuna responsabilità penale a carico di chicchessia (scienziati, ingegneri, amministratori, cittadini), ma forse getta una luce diversa sulla responsabilità morale e politica di chi questo paese amministra da molti anni e quindi della cittadinanza che da quella classe politica è rappresenta". "Può darsi che un allarme più o meno avventato avrebbe salvato almeno parte delle 309 vittime del terremoto dell'Aquila ma non avrebbe tenuto in piedi le case. Certamente se quelle persone avessero abitato edifici ben costruiti si sarebbero tutte salvate, con o senza allarme. Il terremoto, come disastro, si gioca tutto all'interno della società umana e sulle responsabilità di chi questa società gestisce e anima. Da professionista della scienza so che nonostante tutto questo continuerò come molti di noi a prestare il mio servizio al Paese, anche in un ambito così delicato quale quello della previsione dei terremoti. Quello che non so è se questo stesso Paese sappia poi veramente cosa farne".

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