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    Sequestro beni, un imprenditore senza scrupoli

     

     

    Sequestro beni per 230mln, un imprenditore senza scrupoli. Confiscate società e 50 appartamenti

    23 ott 12 Un imprenditore "astuto e senza scrupoli, che ha basato la propria fortuna imprenditoriale sullo sfruttamento di stretti vincoli risalenti nel tempo con personaggi di spicco di diverse consorterie mafiose" e che, subita una rapina da 75 mila euro nella propria azienda, "sfrutta i propri vincoli di conoscenza con noti esponenti della criminalità organizzata per individuare gli autori del delitto", arrivando "al punto di pianificare, sempre attraverso la propria rete di conoscenze, la morte del basista". E' questo il ritratto dell'imprenditore Pietro Siclari tratteggiato dai giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria nelle 93 pagine del decreto con cui è stato disposto il sequestro di beni per 230 milioni nei suoi confronti e di quelli dell'imprenditore Pasquale Rappoccio. Facendo riferimento a precedenti inchieste nelle quali è rimasto coinvolto Siclari, i giudici ricordano che da alcune intercettazioni emerge come Siclari "non riuscendo ad ottenere l'aiuto sperato da esponenti delle cosche Alvaro e Libri per assicurarsi l'eliminazione fisica del reo, si rivolge a rappresentanti di vertice della cosca Barbaro di Platì, riuscendo ad ottenere il loro aiuto per portare avanti il proprio progetto omicidiario. Receduto poi da tale intento - proseguono i giudici - Siclari riesce ad estorcere al padre del rapinatore, non corrispondendola, la somma a lui spettante a titolo di liquidazione per l'attività svolta alle sue dipendenze quale parziale risarcimento de danni patiti per la rapina subita ad opera, tra gli altri, del figlio del dipendente". Per quanto riguarda Rappoccio, imprenditore nel settore della sanità, per i giudici "é persona che si è posta a totale disposizione di Bruno Tegano e per suo tramite della cosca Condello per realizzare un'operazione imprenditoriale che aveva lo scopo di consentire alla cosca Condello-Tegano di ottenere la disponibilità del complesso 'Il limoneto'". L'affermazione e lo sviluppo imprenditoriale di Rappoccio, inoltre, secondo i giudici, "sono caratterizzate dal costante rapporto illecito con funzionari pubblici che sia perché corrotti, sia perché infedeli si prestavano a strumentalizzare la propria funzione al fine di agevolare gli interessi imprenditoriali dello stesso"

    Confiscati 50 appartamenti. Decine di appartamenti, terreni e garage, quote societarie, tra le quali quelle di due noti alberghi di Villa San Giovanni, Il Grand Hotel de la Ville e il Plaza, e conti correnti: è questo il capitale da 230 milioni di euro sequestrato stamani agli imprenditori Pasquale Rappoccio e Pietro Siclari. In particolare, tra i beni riconducibili a Rappoccio sono stati sequestrati 11 appartamenti, 4 garage, 2 box auto e un negozio; una ditta operante nel settore dell'intermediazione del commercio di prodotti, con relativo patrimonio aziendale; tre società operanti nel settore del commercio all'ingrosso di articoli medicali ed ortopedici con relativo patrimonio aziendale; una quota dell'89% della società di basket di A2 della Nuovo basket Viola Reggio 98; quote di società operanti nel settore immobiliare e delle società proprietarie del Plaza e del Grand Hotel De La Ville e quote della Polisportiva Piero Viola. Tra i beni riconducibili a Siclari figurano 39 appartamenti, 26 autorimesse e 23 terreni; una società operante nel settore della costruzione di edifici con relativo patrimonio aziendale tra cui 116 unità immobiliari; quote di tre società operanti nello stesso settore; quote di due società operanti nel settore alberghiero.

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