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    Comune Reggio Calabria: pressanti condizionamenti criminali

     

     

    Comune Reggio Calabria: pressanti condizionamenti criminali

    10 ott 12 Nel Comune di Reggio Calabria sussistono forme di ingerenza della criminalità organizzata che espongono l'amministrazione a pressanti condizionamenti. Questa, secondo quanto si apprende, la motivazione indicata nel decreto approvato ieri in Consiglio dei ministri che ha portato allo scioglimento dell'ente. Il provvedimento è stato inviato al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per la firma; dopo l'ok del presidente e della Corte dei COnti sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. L'ingerenza della criminalità organizzata, indica il decreto, è stata rilevata a seguito di esami approfonditi. Sul caso ieri il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, ha esposto una relazione in Consiglio dei ministri, conclusa con la proposta dello scioglimento dell'ente, che è stata approvata. Nel decreto si parla di "permeabilita" del Comune di Reggio ai condizionamenti della 'ndrangheta che arrecano gravi pregiudizi agli interessi della collettivita', nonché perdita di credibilità dell'amministrazione pubblica e grave inquinamento. Il commissariamento dell'ente servirà proprio a rimuovere questi aspetti.

    Lunedì pieni poteri ai commissari: Si insedieranno lunedì prossimo con pieni poteri i tre commissari che per 18 mesi guideranno il Comune di Reggio Calabria, sciolto ieri dal Consiglio dei ministri per contiguità con la criminalità organizzata, su proposta del ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri. I tre - Vincenzo Panico, Giuseppe Castaldo e Dante Piazza - secondo quanto prevede la legge che regola lo scioglimento dei consigli comunali per mafia, eserciteranno le attribuzioni spettanti al Consiglio, alla giunta ed al sindaco.

    Silenzio in Comune. C'é poca voglia di parlare, stamane, tra i dipendenti del Comune di Reggio Calabria, sciolto dal Consiglio dei Ministri per contiguità mafiose. Davanti all'ingresso del Municipio poca gente, ad eccezione di alcune troupe televisive e giornalisti. Solo qualche consigliere comunale staziona nelle vicinanze del palazzo che si trova proprio accanto alla Prefettura da cui è partita la relazione che ha portato allo scioglimento. Anche tra i consiglieri, soprattutto tra quelli della maggioranza di centrodestra, c'é poca voglia di parlare e molti declinano l'invito ad un commento.

    Non ancora notificato decreto scioglimento. Non e' ancora arrivato al Comune di Reggio Calabria il decreto di scioglimento del Consiglio dei Ministri. Lo ha riferito il segretario generale dell'ente, Pietro Emilio, al consigliere comunale del Pd Massimo Canale, che lo ha reso noto.

    Disoccupati manifestano davani Comune. Alcune centinaia di dipendenti licenziati della societa' Gdm hanno manifestato davanti al Comune e si sono poi spostati davanti alla vicina Prefettura per richiamare l'attenzione sulla loro situazione. I lavoratori erano dipendenti di una società che gestiva numerosi supermercati in città e che poi è stata dichiarata fallita. Già ieri, poche ore prima dello scioglimento del Comune di Reggio, i lavoratori avevano occupato simbolicamente la sala consiliare del Comune. Stamane sono tornati in piazza e dopo aver sostato per alcuni minuti vicino al Comune si sono spostati davanti alla Prefettura dove si dovrebbe svolgere un incontro. Sulla vicenda del fallimento la Dda di Reggio Calabria ha aperto un'inchiesta ipotizzando che dietro la Gdm ci fosse in realtà una cosca della 'ndrangheta e che il fallimento sia stato pilotato per sottrarre i beni mafiosi alle richieste dei creditori. Nell'inchiesta, tra l'altro, è indagato anche Giuseppe Rechichi, già arrestato nell'ambito dell'inchiesta sulle infiltrazioni nella Multiservizi, uno degli elementi che ha portato allo scioglimento del Consiglio.

    Domani conferenza stampa. ''Mi riservo di esprimere il mio pensiero in maniera serena e ponderata sulla documentazione prodotta dalla Commissione d'accesso e sulla proposta avanzata dal Ministro dell'interno al Consiglio dei Ministri". Lo ha detto il sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena. "Affiderò domani ad una conferenza stampa - ha concluso - una prima analisi sulla scorta degli elementi ad oggi conosciuti".

    Le motivazini dello scioglimento. Appalti pubblici affidati a ditte in odor di mafia; infiltrazioni delle cosche nelle società miste Multiservizi e Leonia; assessori, consiglieri comunali e funzionari legati da amicizia o vincoli di parentela a boss e pregiudicati; inefficienze, se non gravi irregolarità, che hanno condizionato il buon funzionamento della stragrande maggioranza degli uffici: sono questi, in sintesi, secondo quanto si è appreso, gli elementi che hanno spinto il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri a chiedere al Consiglio dei ministri di sciogliere il Comune di Reggio. Rilievi che al ministro sono stati trasmessi dal prefetto di Reggio, Vittorio Piscitelli, sulla base dei risultati del lavoro della Commissione d'accesso, condensato in poco più di 200 pagine, che in sei mesi, da gennaio a luglio 2012, non solo ha spulciato tutte le carte dell'ente svolgendo numerose audizioni, ma ha anche redatto una mappa di conoscenze e parentele di amministratori, funzionari, tecnici e dipendenti dell'Ente e analizzato tutte le inchieste giudiziarie che nel biennio 2010-2012 hanno interessato il Comune. E' cosi, per esempio, che si è scoperto che il presidente del Consiglio comunale Sebastiano Vecchio, poliziotto in aspettativa, ha partecipato, il 12 marzo 2010, quando era assessore alla pubblica istruzione, al funerale del boss Domenico Serraino. Nella relazione, secondo quello che trapela dal fitto riserbo che l'ha coperta fino ad ora, emergono anche altre circostanze che per la Commissione dimostrerebbero la compromissione dell'Ente con le cosche. E così, non solo gli appalti per i lavori pubblici finivano in mano a società più o meno direttamente collegate alla criminalità organizzata, ma ci finivano, grazie a cooperative intestate a prestanome, anche alcuni servizi sociali, tra i quali quelli per lo svolgimento di assistenza ai ragazzi. Il prefetto Piscitelli ed i commissari non avrebbero tralasciato neanche la situazione finanziaria dell'Ente, ricordando, al riguardo, la relazione degli ispettori ministeriali che hanno certificato un buco di 170 milioni e l'inchiesta sul cosiddetto caso Fallara che ha portato al rinvio a giudizio dell'ex sindaco ed attuale presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, per abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. Ampi stralci sarebbero poi dedicati alle società miste, in particolare alla Multiservizi, oggetto da tempo di un'inchiesta giudiziaria, ma anche alla Leonia, il cui direttore è stato arrestato proprio stamani da guardia di finanza e polizia con l'accusa di essere collegato alla cosca Fontana. In definitiva, la Commissione prima ed il Prefetto poi, avrebbero ravvisato nella situazione generale del Comune un terreno fertile per le cosche reggine per allungare i loro tentacoli su pezzi dell'amministrazione. Un quadro che ha spinto il Consiglio dei ministri a sciogliere il Comune.

    Appalti a ditte in odor di mafia e consocenze scomode. Appalti pubblici affidati a ditte in odor di mafia; infiltrazioni delle cosche nelle società miste Multiservizi e Leonia; assessori, consiglieri comunali e funzionari legati da amicizia o vincoli di parentela a boss e pregiudicati; inefficienze, se non gravi irregolarità, che hanno condizionato il buon funzionamento della stragrande maggioranza degli uffici: sono questi, in sintesi, secondo quanto si è appreso, gli elementi che hanno spinto il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri a chiedere al Consiglio dei ministri di sciogliere il Comune di Reggio. Rilievi che al ministro sono stati trasmessi dal prefetto di Reggio, Vittorio Piscitelli, sulla base dei risultati del lavoro della Commissione d'accesso, condensato in poco più di 200 pagine, che in sei mesi, da gennaio a luglio 2012, non solo ha spulciato tutte le carte dell'ente svolgendo numerose audizioni, ma ha anche redatto una mappa di conoscenze e parentele di amministratori, funzionari, tecnici e dipendenti dell'Ente e analizzato tutte le inchieste giudiziarie che nel biennio 2010-2012 hanno interessato il Comune. E' cosi, per esempio, che si è scoperto che il presidente del Consiglio comunale Sebastiano Vecchio, poliziotto in aspettativa, ha partecipato, il 12 marzo 2010, quando era assessore alla pubblica istruzione, al funerale del boss Domenico Serraino. Nella relazione, secondo quello che trapela dal fitto riserbo che l'ha coperta fino ad ora, emergono anche altre circostanze che per la Commissione dimostrerebbero la compromissione dell'Ente con le cosche. E così, non solo gli appalti per i lavori pubblici finivano in mano a società più o meno direttamente collegate alla criminalità organizzata, ma ci finivano, grazie a cooperative intestate a prestanome, anche alcuni servizi sociali, tra i quali quelli per lo svolgimento di assistenza ai ragazzi. Il prefetto Piscitelli ed i commissari non avrebbero tralasciato neanche la situazione finanziaria dell'Ente, ricordando, al riguardo, la relazione degli ispettori ministeriali che hanno certificato un buco di 170 milioni e l'inchiesta sul cosiddetto caso Fallara che ha portato al rinvio a giudizio dell'ex sindaco ed attuale presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, per abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. Ampi stralci sarebbero poi dedicati alle società miste, in particolare alla Multiservizi, oggetto da tempo di un'inchiesta giudiziaria, ma anche alla Leonia, il cui direttore è stato arrestato proprio stamani da guardia di finanza e polizia con l'accusa di essere collegato alla cosca Fontana. In definitiva, la Commissione prima ed il Prefetto poi, avrebbero ravvisato nella situazione generale del Comune un terreno fertile per le cosche reggine per allungare i loro tentacoli su pezzi dell'amministrazione. Un quadro che ha spinto il Consiglio dei ministri a sciogliere il Comune.

    Reggio indifferente. Il portone del Comune chiuso ed una decina di poliziotti a presidiarlo: è l'immagine plastica che potrebbe sintetizzare la situazione a Reggio Calabria il giorno dopo lo scioglimento dell'Ente per contiguità mafiose. Un'immagine, tuttavia, che non rende il clima che si respirava oggi per le strade del centro e sul lungomare della città. Nessun fortino assediato da manifestanti inferociti per la compromissione di parte dell'Amministrazione con le cosche della 'ndrangheta, ma piu' semplicemente un servizio di vigilanza in occasione della manifestazione di uno dei tanti gruppi di disoccupati di questa terra. In città, in realtà, si respirava un clima da calma piatta. La giornata, iniziata sotto un cielo pumbleo che a tratti rovesciava su Reggio scariche di pioggia, ma poi proseguita sotto il sole e con temperature estive, non ha riservato manifestazioni né pro né contro la decisione del Consiglio dei ministri. Quasi che il provvedimento fosse atteso e, in definitiva, già metabolizzato. Anche i firmatari dell'appello contro lo scioglimento non sono scesi in strada a manifestare il loro dissenso. Su corso Garibaldi, la strada principale della città che corre parallela al lungomare, l'attività dei commercianti è andata avanti come sempre. Così come il passeggio sulla via e sul lungomare. Neanche l'arresto del direttore di un'altra società mista (dopo la Multiservizi oggi è toccato alla Leonia, che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in città) ha smosso più di tanto i reggini, apparsi per nulla indignati. E apparsi men che meno interessati alle notizie giunte da Milano, legata ormai da un filo rosso alla città che si affaccia sullo stretto di Messina, con l'arresto dell'ex assessore della Regione Lombardia Domenico Zambetti, accusato di avere comprato un pacchetto di voti da esponenti della 'ndrangheta per ottenere la rielezione al Pirellone. A marcare il fatto che questa era una giornata particolare per Reggio, primo capoluogo di provincia ad essere sciolto per mafia, la presenza di telecamere e taccuini dei giornalisti davanti al Municipio che, ironia della sorte, si affaccia su piazza Italia, a due passi dal palazzo della Prefettura da dove e' partita la relazione che ha determinato lo scioglimento. Palazzo dove il prefetto Vittorio Piscitelli è stato regolarmente al lavoro, presiedendo una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica convocata da tempo. L'attesa dei cronisti, però, si è rivelata vana. Il sindaco Demetrio Arena, infatti, non ha varcato la porta del Municipio, preferendo rimanere chiuso a casa per studiare eventuali mosse future. Il suo primo commento - un affondo contro il ministro dell'interno Anna Maria Cancellieri - l'ha affidato ad un comunicato in cui definisce lo scioglimento "un'ingiusta criminalizzazione dell'intera comunità reggina, che ha espresso liberamente solo 17 mesi fa sindaco e Consiglio comunale". Arena esprime anche "stupore e sconcerto" per le dichiarazioni di ieri del ministro Cancellieri soprattutto perché si sente accusato di non essere riuscito a debellare un male che si "é esteso a tutto il territorio nazionale". Un'analisi più approfondita, però, Arena la rimanda a domani, quando incontrerà la stampa. In questa giornata di calma piatta, anche l'ex sindaco Giuseppe Scopelliti, adesso presidente della Regione, per lunghe ore evita di parlare. Alla fine lo fa twittando sul suo profilo poche parole: "il commissariamento del Comune di Reggio Calabria è la sconfitta della democrazia". E in questa giornata di calma piatta, Reggio Calabria si prepara ad accogliere i tre commissari nominati dalla Cancellieri che faranno il loro ingresso in Municipio lunedì prossimo per guidare il Comune per i prossimi 18 mesi.

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