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    Faida dei boschi e spaccio di droga, 10 arresti della Mobile a Catanzaro

     

     

    Faida dei boschi e spaccio di droga, 10 arresti della Mobile a Catanzaro

    04 ott 12 Ci sono gli esecutori materiali del duplice omicidio dei fratelli Vincenzo e Giuseppe Loielo, avvenuto a Gerocarne il 22 aprile del 2002, tra le dieci persone arrestate stamani dalla squadra mobile di Catanzaro nell'ambito delle indagini sulla faida dei boschi che ha provocato decine di vittime nella zona delle serre vibonesi al confine tra le province di Catanzaro, Reggio Calabria e Vibo Valentia. Gli accusati del duplice delitto sono cinque. I dieci arrestati sono accusati di avere gestito un traffico di droga di centinaia di chili e con canali di approvvigionamento in Olanda ed Albania.

    Decisiva collaborazione boss. Un contributo decisivo per risalire all'identità degli esecutori e dei loro fiancheggiatori del duplice omicidio dei fratelli Vincenzo e Giuseppe Loielo, di 46 e 44 anni, uccisi a Gerocarne il 22 aprile 2002, è giunto dalla collaborazione di Antonio Forastefano, boss dell'omonima cosca di Cassano allo Ionio (Cosenza) che, tra l'altro, ha ammesso di avere fatto parte del gruppo di fuoco. A riferirlo sono stati inquirenti e investigatori illustrando i particolari dell'operazione che oggi ha portato alla notifica di dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere (otto a persone già detenute) per associazione mafiosa e traffico di droga e tre per il duplice omicidio. Per il delitto sono imputati Gaetano Emanuele, di 37 anni, Franco Idà (47) e Vincenzo Bartone (44). I tre, già detenuti dal gennaio scorso, sono ritenuti i fiancheggiatori del gruppo di fuoco composto, oltre che da Forastefano, nei confronti del quale l'arresto non è stato disposto in quanto collaboratore, e Bruno Emanuele, ritenuto il capo della cosca operante nella frazione Ariola di Gerocarne (Vibo Valentia) al quale il duplice omicidio era già stato contestato in passato e accusato oggi di associazione mafiosa e traffico di droga. Secondo quanto emerso dalle indagini, il duplice delitto dei fratelli Loielo è maturato nell'ambito della cosca di cui erano i capi per contrasti sorti tra due gruppi contrapposti. In tre occasioni, ha riferito Forastefano, l'agguato era saltato per vari motivi fino al 22 aprile 2002, quando i killer centrarono il loro obiettivo. "L'operazione - ha detto il questore di Catanzaro Guido Marino - dimostra che anche se vecchi, i reati non cadono nel dimenticatoio e quanto siano fondamentali i collaboratori, checché se ne dica. Inoltre è la conferma della qualità della squadra mobile distrettuale di Catanzaro nonostante un organico inadeguato". Il procuratore generale Santi Consolo, dal canto suo, ha sottolineato la collaborazione con la Dda, "confermata dall'applicazione alle indagini del sostituto procuratore generale Marisa Manzini. I risultati di precedenti inchieste sono stati lo spunto per nuove investigazioni". Consolo ha anche ribadito che "é finito il tempo degli sconti di fine stagione. Saremo rigorosi nel fare in modo che a fatti gravi corrisponda una pena giusta ma congrua. Ciò vuol dire che per i condannati non c'é più convenienza a restare nell'organizzazione". "L'inchiesta - ha rimarcato il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo - ha dimostrato la saldatura tra cosche che operano in varie zone della Calabria". Tanto che, ha aggiunto il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti, "Bruno Emanuele non solo era il capo della cosca, ma agiva come killer per conto dei Forastefano nel cosentino".

    Pochi Giudici, rischio scarcerazioni. La situazione degli organi giudicanti del distretto di Catanzaro in vista della celebrazione di numerosi processi contro la 'ndrangheta ''é insostenibile" e "si corre il rischio di non giungere a sentenza definitiva entro i quattro anni previsti dal codice, con conseguente scarcerazione per decorrenza dei termini di boss e gregari". A dirlo è stato il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, nel corso della conferenza stampa per illustrare i particolari dell'operazione condotta stamani dalla squadra mobile catanzarese contro i presunti affiliati ad una cosca di Vibo Valentia. "Ci sono già 74 dibattimenti fissati - ha spiegato Borrelli - ed anche quello relativo all'operazione di oggi potrebbe andare a giudizio entro l'anno. Se penso agli organici dei giudici di Tribunali quali Paola e Lamezia Terme vedo il rischio che i processi non possano essere oggettivamente conclusi entro le scadenze previste. In questi casi, poi, si cerca sempre un colpevole di ciò che avviene, ma forse è meglio un'analisi preventiva per evitare di correre rischi poi". Borrelli ha poi ribadito che l'attenzione della Dda di Catanzaro sulla situazione vibonese è massima. "Sono stati fatti due processi - ha detto - che hanno confermato quasi integralmente l'impostazione dell'accusa. Abbiamo avuto bisogno di un po' di tempo per analizzare la situazione ed adesso dobbiamo attendere i tempi tecnici necessari alle inchieste ma su Vibo Valentia abbiamo ottime aspettative e non siamo assolutamente stati inerti".

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