NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

    Ritrovati in Brianza i resti di Lea Garofalo

     

     

    Ritrovati in Brianza i resti di Lea Garofalo

    21 nov 12 Il ritrovamento di alcuni monili come una collana e degli anelli hanno convinto gli inquirenti che i resti trovati in un campo in Brianza sono quelli di Lea Garofalo, la collaboratrice di giustizia uccisa dall'ex compagno, Carlo Cosco, in primo grado condannato all'ergastolo. Pur non essendovi la certezza assoluta, che verrà determinata dall'analisi del dna, al momento vi è comunque un'elevata probabilità che i resti trovati siano quelli della donna. Dal processo era emerso che la donna, dopo essere stata uccisa, era stata sciolta nell'acido. Sembra invece che il corpo sia stato bruciato.

    Strangolata e poi carbonizata. tando alle indagini che hanno portato al ritrovamento dei resti in un campo in Brianza che sembrano appartenere con elevata probabilità a Lea Garofalo, la donna non sarebbe stata sciolta nell'acido, ma strangolata e poi carbonizzata. Nella ricostruzione fornita nel corso della requisitoria di primo grado dalla pubblica accusa, che ha chiesto e ottenuto dalla corte d'assise di Milano la condanna all'ergastolo di sei persone tra cui l'ex compagno della donna, Lea Garofalo, dopo il sequestro sarebbe stata raggiunta da un colpo di pistola, quindi probabilmente dentro una fossa biologica di un magazzino tra Milano e Monza sciolta in 50 litri di acido.

    Non fu sciolta nell'acido. Lea Garofalo, la donna uccisa dal suo ex compagno perché avrebbe rivelato particolari su un omicidio di 'ndrangheta avvenuto nel '95, non è stata sciolta nell'acido come era emerso dalla indagini che si erano avvalse della collaborazione di un pentito. E' invece stata uccisa con un colpo di pistola alla testa e il suo corpo bruciato. Un mese fa, in un campo della Brianza sono stati trovati resti umani con alcuni monili: una collana e degli anelli appartenuti alla donna. Sarà l'esame del DNA a stabilire con certezza se si tratta dei resti carbonizzati di Lea Garofalo anche se secondo gli inquirenti le probabilità sono molte elevate. Il 30 marzo scorso per l'omicidio di Lea Garofalo erano stati condannati all'ergastolo: l'ex compagno della donna Giuseppe Cosco, i suoi fratelli Vito Sergio Cosco e Giuseppe Cosco e gli altri complici, accusati a vario titolo del sequestro, dell'omicidio e della distruzione del cadavere, ossia Carmine Venturino, Rosario Curcio e Massimo Sabatino. Lea Garofalo era stata sequestrata il 24 novembre del 2009 e il pm in aula, definendoli 'selvaggi'' e "vigliacchi" degli imputati aveva raccontato le agghiaccianti fasi dell'omicidio: "Venne legata e torturata" aveva raccontato il pm in aula, poi "le hanno sparato in testa", quindi probabilmente "dentro una fossa biologica" di un magazzino tra Milano e Monza "l'hanno sciolta in 50 litri di acido", sorvegliando "per tre giorni" che il suo corpo arrivasse alla "totale dissoluzione". Carlo Cosco il "mandante" che, secondo l'accusa, aveva in mente di "farla sparire" sin dal 2001 e che ci aveva già provato a Campobasso, attirò Lea e la figlia a Milano, promettendo alla ragazzina che le avrebbe comprato dei vestiti. La Garofalo - che nella primavera 2009 aveva deciso di uscire dal programma di protezione per riaprire un contatto con l'ex compagno e vedere se "avrebbe potuto salvarsi" - cadde nella 'trappola'. Le ultime immagini di lei in vita, filmate dalle telecamere, la vedono salire sulla macchina di Carlo Cosco in zona Arco della Pace a Milano. Poi le sue tracce si sono perse per sempre. Il processo era stato al centro anche di numerose polemiche in quanto dopo la nomina a capo di gabinetto al ministero della Giustizia del presidente della Corte, Filippo Grisolia, sembrava che il dibattimento dovesse riprendere da capo con il rischio di far decadere i termini di custodia cautelare per gli imputati. Le difese, infatti, non avevano dato il consenso per mantenere valide le prove fino ad allora raccolte in dibattimento. Tra l'altro la figlia di Lea Garofalo, Denise, che vive tutt'ora sotto protezione, era stata costretta a ritornare in aula per ribadire le accuse nei confronti del padre Vincenzo Cosco. Roberto D'Ippolito, legale delle parti civili, la sorella di Lea, Marisa e la madre Santina Miletta ha dichiarato che: "Il ritrovamento dei resti umani di Lea Garofalo rappresenta l'ulteriore drammatica conferma della fondatezza della sentenza di condanna all'ergastolo di Cosco Carlo e degli altri complici".

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cerca con nell'intero giornale:

    -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     

 


    Facebook
 Ultime Notizie
 

Multimedia


 

Web TV -  Video

 

 
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso e' consentito solo previa autorizzazione scritta dell'editore