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    Morte Lea Garofalo nell'acido: 6 ergastoli

     

     

    Morte Lea Garofalo nell'acido: 6 ergastoli

    30 mar 12 Sei ergastoli per l'omicidio di Lea Garofalo, la testimone di giustizia sequestrata, uccisa e sciolta nell'acido. Lo ha deciso la Corte d'Assise di Milano che oggi ha condannato al carcere a vita l'ex compagno della donna e gli altri 5 imputati. In particolare, la corte d'assise, presieduta da Anna Introini, ha condannato all'ergastolo con 2 anni d'isolamento diurno Carlo Cosco, l'ex compagno di Lea Garofalo, e il fratello Vito Sergio Cosco. L'altro fratello Giuseppe Cosco e gli altri complici, accusati a vario titolo del sequestro, dell'omicidio e della distruzione del cadavere, ossia Carmine Venturino, Rosario Curcio e Massimo Sabatino sono stati condannati all'ergastolo con un anno di isolamento diurno. I giudici dunque hanno accolto in pieno la richiesta del pm della Dda di Milano Marcello Tatangelo che ha coordinato le indagini, assieme all'aggiunto Alberto Nobili. La corte ha anche ordinato la trasmissione alla Procura per eventuali valutazioni su profili di reato delle testimonianze di otto persone. Le motivazioni arriveranno tra 90 giorni. Secondo l'accusa, Lea Garofalo sarebbe stata sequestrata il 24 novembre 2009 a Milano e uccisa il giorno successivo e poi il corpo sarebbe stato sciolto in 50 litri di acido in un magazzino nell'hinterland tra Milano e Monza. Le ultime immagini della donna in vita, filmate dalle telecamere, la vedono salire sulla macchina di Carlo Cosco in zona Arco della Pace. La donna, che aveva raccontato agli inquirenti negli anni fatti di una faida di 'ndrangheta, e' stata uccisa, secondo quanto ricostruito dal pm, in particolare per quanto sapeva su un omicidio avvenuto nel '95. Si tratta di un rarissimo caso di lupara bianca a Milano, con modalita', lo scioglimento nell'acido, mai viste in Lombardia.

    Imputati risarciscano figlia, madree sorella. I giudici della prima corte d'assise di Milano, che hanno inflitto sei ergastoli agli altrettanti imputati nel processo con al centro la morte di Lea Garofalo che venne sciolta nell'acido, hanno condannato gli imputati anche a risarcire la figlia ventenne della donna, Denise, testimone chiave dell'accusa, e la madre e la sorella di Lea Garofalo. Alla figlia una provvisionale di 200 mila euro e alle altre due donne 50 mila euro ciascuna. Risarcimento poi da ridefinire in sede civile.

    La corte d'assise di Milano, che ha condannato all'ergastolo i sei imputati nel processo con al centro la terribile uccisione di Lea Garofalo sciolta nell'acido, hanno disposto a carico degli imputati anche un risarcimento a favore del Comune di Milano, parte civile nel dibattimento, di 25 mila euro. Inoltre la corte ha deciso che il dispositivo della sentenza dovrà essere pubblicato sull'albo del Comune e sul sito del ministero della Giustizia.

    Don Ciotti "Inchinarsi coraggio figlia". Era con Denise Garofalo don Luigi Ciotti che verso sera si è recato in tribunale a Milano dove la prima corte d'assise ha letto la sentenza di condanna per la morte per l'omicidio della madre Lea Garofalo. "Abbiamo restituito dignità, verità e giustizia a sua mamma", ha affermato il sacerdote presidente della storica associazione libera dopo la lettura del dispositivo. Don Ciotti oltre a ringraziare i magistrati ha rivolto il proprio pensiero anche alla figlia della donna scomparsa nel novembre del 2009 che si è costituita come parte civile nel processo dove è imputato anche il padre Carlo Cosco: "Dobbiamo inchinarci davanti ad una ragazza giovane che ha trovato il coraggio di rompere l'omertà"

    Ex compagno: Lea perde patria potestà. E' stato dichiarato "decaduto dalla potestà genitoriale" Carlo Cosco, condannato stasera all'ergastolo assieme ad altri cinque imputati per l'omicidio di Lea Garofalo. Carlo Cosco era il padre di Denise, la figlia ventenne di Lea, che per prima denunciò la scomparsa della donna e che è stata un testimone chiave dell'accusa, assieme ad alcuni pentiti. La potestà genitoriale è stata tolta anche a tutti gli altri imputati condannati al carcere a vita.

    Denise: Una pagina di Giustizia e verità. "Il fatto più importante oggi è che una giovane ragazza a cui hanno ucciso la mamma ha avuto il coraggio di essere testimone di giustizia. Ha rotto la paura e l'omertà e ha portato il suo contributo a scrivere una pagina di giustizia e verità". E' questo il pensiero che Denise esprime attraverso il suo legale Vincenza Rando. La ragazza ventenne ha atteso 'nascosta' per motivi di sicurezza, la sentenza di condanna per l'omicidio della madre Lea Garofalo, scomparsa nel novembre del 2009. Il legale, emozionato, ha sottolineato l'intelligenza e il coraggio di Denise, che si è costituita parte civile 'contro' il padre imputato nel processo e sottolineato che il Paese deve essere orgoglioso di una ragazza come lei.

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