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    Gip Palmi arrestato a Milano è indagato anche a Catanzaro

     

     

    Gip Palmi arrestato a Milano è indagato anche a Catanzaro

    29 mar 12 Non c'é solo l'inchiesta della procura di Milano a carico del gip di Palmi Giuseppe Giusti, arrestato ieri per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa. Il magistrato è stato indagato anche dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Un procedimento diverso da quello di Milano e in cui Giusti è stato chiamato a rispondere di corruzione in atti giudiziari e associazione per delinquere, con l'aggravante della finalitàdi agevolazione di un' organizzazione di tipo mafioso.

    Il giudice Giancarlo Giusti è indagato dalla Dda di Catanzaro dallo scorso anno per alcuni episodi specifici risalenti a quando prestava servizio nel tribunale di Reggio Calabria. E' quanto si è appreso in ambienti della Dda catanzarese. Temporalmente i fatti oggetto di indagine sono, quindi, antecedenti al periodo preso in esame dall'inchiesta della Dda di Milano (2009-2010) che ha portato ieri all'arresto del magistrato, ma in alcuni casi si sovrappongono, anche se non c'é alcuna relazione tra le due inchieste e gli episodi al centro della valutazione dei magistrati. A Reggio Calabria, Giglio ha ricoperto vari incarichi, nel civile, nella sezione fallimentare, nella sezione misure di prevenzione e nel tribunale del riesame. Sull'inchiesta, il riserbo della Dda catanzarese è massimo, anche perché, è stato rilevato in ambienti della stessa Procura, allo stato non é stato emesso alcun atto.

    "Giusti è un personaggio professionalmente dedito al malaffare e che fino ad ora è riuscito incredibilmente e miracolosamente a salvarsi da ogni conseguenza". E' così che il gip di Milano, Giuseppe Gennari, che ha firmato l'ordinanza per corruzione aggravata da finalità mafiose a carico del magistrato Giancarlo Giusti, presenta nel suo provvedimento la parte dedicata a come il giudice sia riuscito prima ad essere assolto dal Csm nel 2007 e poi 'promosso' dallo stesso Consiglio il 3 novembre scorso. Circa un mese prima della sospensione da parte della Sezione Disciplinare del Csm, perché il 30 novembre il suo nome comparve nell'inchiesta della Dda di Milano. Il gip Gennari, riprendendo anche 'passaggi' della richiesta di custodia cautelare dell'aggiunto Boccassini e dei pm Storari e Dolci, ricostruisce 'passo passo' la posizione di Giusti davanti al Csm, come uno degli "elementi" che lasciano "attoniti". "Tanto per iniziare - scrive il gip - nello svolgimento delle sue funzioni di giudice della esecuzione (a Reggio Calabria, ndr), egli era già incappato in guai amministrativi per avere assegnato dei beni nientedimeno che alla società del suocero". Accadeva nel 2005, quando la società Tridea di Santo Puntillo, padre dell'ex moglie del magistrato, si aggiudicò un lotto di immobili per quasi 600 mila euro in un'asta di cui si occupò proprio Giusti. La vicenda fu "oggetto di una indagine amministrativa" che si concluse "con nota del 16 settembre 2005 a firma dell'Ispettorato Generale del Ministero" che 'boccio'' l'operato del magistrato. E rilevò tra l'altro come fosse "non giustificabile e pregiudizievole per l'immagine della magistratura" il fatto che Giusti assegnasse le consulenze sulle aste sempre a professionisti 'amici' tra cui l'architetto Fabio Pullano: "ben 116 (oltre ai 34 incarichi conferiti alla di lui moglie, arch. Delfino)". E "la moglie del Pullano" era nella società Tridea che si aggiudicò l'asta. Per il gip "se ci pensiamo bene, lo schema Indres (dal nome della società con cui Giusti avrebbe agito poi assieme alla 'ndrangheta nelle aste, ndr) altro non e' che la ripetizione dello schema Tridea, che già si era rivelato efficace, vincente e impunito". Infatti, "nonostante il procedimento disciplinare - si legge ancora - con sentenza in data 6 luglio 2007 il Consiglio Superiore della Magistratura (consigliere relatore ed estensore Elisabetta Maria Cesqui) assolveva Giancarlo Giusti". Questo uno 'stralcio' della motivazione: "La buona fede riconosciuta dalla stessa indagine amministrativa al dottor Giusti nel tentativo di riorganizzare un ufficio ereditato in condizioni disastrose assume, alla luce dei dati di fatto accertati, un significato determinante". Poi però intervenne nell'aprile 2010 il Consiglio Giudiziario di Reggio Calabria, che, scrive Gennari, "evidentemente" ha "una sensibilità diversa da quella romana" e diede "parere non positivo in ordine alla terza valutazione di professionalità", sostenendo che Giusti ha "operato con inopportuna disinvoltura". Insomma, dice il gip, "nei limiti del linguaggio burocratico consentito dalla sede e dalla natura dell'atto, i colleghi di Giusti gli danno sostanzialmente del delinquente". Nonostante però "il parere contrario del Consiglio giudiziario, il Consiglio Superiore della magistratura, in data 3 novembre 2011, riconosceva a favore di Giusti il positivo superamento della terza valutazione di professionalità". Il gip riporta anche gli interventi dei consiglieri del Csm. Tra questi: "Il cons. ROSSI ritiene che quelli compiuti dal magistrato siano errori ingenui, sì da condannare ma da giustificare a fronte di una positiva volontà di movimentare un settore immobile da tempo in un contesto comunque ostile"; "Il cons. Pepe ricorda che in taluni casi molte delle forzature fatte da singoli magistrati nel tempo sono divenute oggetto di recepimento legislativo". In più, conclude il gip, "dagli scritti confessori di Giusti risulta evidente come lo stesso si sia adoperato per perorare la sua causa presso il Consiglio Superiore".

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