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    Colpo della Gdf alla ndrangheta del nord: 23 arresti

     

     

    Colpo della Gdf alla ndrangheta del nord: 23 arresti

    01 mar 12 I Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria e del Gruppo Pronto Impiego di Milano hanno eseguito 23 ordinanze di custodia cautelare, di cui 22 in carcere ed una agli arresti domiciliari, ed il sequestro di beni mobili ed immobili per oltre 5 milioni di euro. Alcune ordinanze sono state eseguite in Emilia-Romagna. Alle persone arrestate, alcune delle quali vicine alla 'ndrangheta, sono stati contestati vari reati tra cui riciclaggio, estorsione e corruzione, alcuni dei quali aggravati dal metodo mafioso. I provvedimenti d'arresto sono stati firmati dal gip Luigi Varanelli su richiesta del pm della Dda milanese Giuseppe D'Amico ed eseguiti in gran parte dal Gico della Guardia di Finanza e dal gruppo Pronto Impiego. Alcune delle persone arrestate sono imparentate con una famiglia di una nota cosca di Cittanova, nel reggino. I reati contestati a vario titolo vanno dal riciclaggio all' impiego di denaro di provenienza illecita, oltre a usura, estorsione, truffa, corruzione, sostituzione di persona, trasferimento fraudolento di valori, associazione a delinquere, furto aggravato, ricettazione, evasione. Per alcuni reati è stata contestata l'aggravante del metodo mafioso, ma per nessuno é stato ipotizzato il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso.

    Tra arrestati c'è un carabiniere. Due gruppi dediti a diverse attivita' criminali: uno al riciclaggio, all'usura, all'estorsione e altri reati, l'altro alle rapine ai Tir. Gruppi operativamente diversi ma legati dalla stessa fratellanza alla 'ndrangheta. In 23 hanno ricevuto un'ordinanza di custodia cautelare (una ai domiciliari) eseguita dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria e del Gruppo Pronto Impiego della Guardia di Finanza di Milano che hanno anche sequestrato beni mobili e immobili per oltre cinque milioni di euro al termine dell'operazione Black Howks. Agli arrestati, tra cui i cugini Giuseppe e Vincenzo Facchineri, ritenuti i capi dell'organizzazione, sono stati contestati vari reati tra cui riciclaggio, estorsione e corruzione, truffa, aggravati dal metodo mafioso. Ed è lo stesso pm Giuseppe D'Amico, nel capo d'imputazione, a sottolineare che gli indagati nell'ambito dell'operazione Black Hawk agivano con "metodi tipicamente mafiosi" nei confronti delle vittime dell'usura e delle truffe. In una di queste ultime è incappato anche Giulio Lolli, imprenditore bolognese nel settore della nautica che da latitante in Libia dopo il crac della sua azienda si sarebbe unito ai ribelli contro Gheddafi. Lolli, con un altro imprenditore, è stato vittima di un falso capitano della Guardia di Finanza, tale capitano Morabito, a cui erano stati dati oltre 200mila euro per evitare minacciate verifiche fiscali. Un carabinieri in servizio al Nucleo radiomobile di Monza, Salvatore Russo, anch'egli arrestato, forniva al falso ufficiale le informazioni necessarie per contattare gli imprenditori e lo accreditava con loro. Gianluca Giovannini, broker del settore nautico, provvedeva a individuarli. Anche lui si trova in carcere. Nessun imprenditore, truffato o vittima di estorsione ha denunciato i fatti: "Nessun imprenditore - hanno sottolineato i comandanti del Nucleo di Polizia tributaria, Vincenzo Tomei e del Gico, Marco Menegazzo - ha fatto denuncia e gli arrestati, ed è forse l'aspetto peggiore, sono inseriti nel contesto sociale e non contemplano nemmeno l'idea di un'alternativa a questo modo di vivere". Tanto che qualcuno è apparso anche sorpreso di essere arrestato. Eppure, spiega il pm nella richiesta di arresto, utilizzavano "nel perfezionamento delle operazioni di usura metodi tipicamente mafiosi, consistiti in particolare nell'avvalersi, per la riscossione dei crediti, della 'fama criminale' acquisita dai cugini Facchineri appartenenti all'organizzazione criminale denominata 'ndrangheta e conseguentemente della forza intimidatrice promanante dalla medesima organizzazione criminale e dei vincoli di soggezione ed omerta' da essa derivati.

    Arrestati sono di grande spessore criminale. Il gip di Milano, Luigi Varanelli, nell'ordinanza con cui dispone l'arresto per 23 persone, ritenute appartenenti alla 'Ndrangheta, ricostruisce ''la storia criminale" della cosca Facchineri. Nell'operazione sono stati arrestati i cugini Giuseppe e Vincenzo Facchineri, ritenuti a capo dell'organizzazione. "Al fine di inquadrare meglio lo spessore criminale del cugini FacchInieri - scrive il gip in una nota - appare utile riportare qui di seguito in sintesi la storia criminale della cosca Facchineri, originaria di Cittanova (Reggio Calabria), cittadina dell'Aspromonte, cosca che si è resa protagonista di una feroce guerra di 'Ndrangheta che dal dicembre 1970 e il dicembre 1980 porto' a ben 32 omicidi e nove tentativi di assassinio (...). La faida di Cittanova fu talmente cruenta che anche i vertici della 'Nrangheta e, nello specifico, le famiglie dominanti della piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria), nel cui comprensorio rientrava Cittanova, condannarono duramente le due famiglie in guerra tra loro e cercarono di imporre una 'pax mafiosà".

    Metodi tipicamente mafiosi. Gli arrestati nell'ambito dell'operazione Black Hawk condotta dai militari della Guardia di Finanza di Milano agivano con "metodi tipicamente mafiosi" per mettere a segno una serie di reati che vanno dal riciclaggio all'usura, all'estorsione a alla truffa, tanto che agli indagati é stata contestata la specifica aggravante. Così il pm della Dda Giuseppe D'Amico ricostruisce uno degli episodi di usura riportati nell'ordinanza di custodia cautelare del Gip Luigi Varanelli. Ad agire, in queso caso, sono stati Orlando Purita e Gianluca Giovannini accusati "in concorso tra loro e con il finanziatore indicato come 'Rocco' di Seregno" (Milano): i due con più azioni del medesimo disegno criminoso- si facevano dare e promettere dal cliente indicato come 'l'Amico del Vecchietto" , in corrispettivo del prestito erogato a questo ultimo in data 18.06.2008 della somma in contanti di 40 mila euro, interessi nella misura del 20% mensile da ritenersi usurai in quanto superiori ai limiti fissati dalla legge". "Ed inoltre si facevano dare e promettere dal cliente indicato come 'il Vecchietto', a fronte del prestito di 20 mila euro erogato a suo favore in data 29.08.2008, interessi usurari calcolati con il tasso di interesse del 20% su base mensile". Tutto questo con l'aggravante prevista di aver "utilizzato nel perfezionamento delle operazioni di usura metodi tipicamente mafiosi, consistiti in particolare nell'avvalersi, per la riscossione dei crediti, della 'fama criminale' acquisita dai cugini Facchineri appartenenti all'organizzazione criminale denominata 'ndrangheta e conseguentemente della forza intimidatrice promanante dalla medesima organizzazione criminale e dei vincoli di soggezione ed omerta' da essa derivati".

    C'é anche Giulio Lolli, imprenditore bolognese nel settore della nautica - che da latitante in Libia dopo la bancarotta della sua azienda si sarebbe unito ai ribelli a Gheddafi - tra le vittime dell'organizzazione 'ndranghetista capeggiata dalla famiglia dei Facchineri sgominata dalla Guardia di Finanza di Milano. Lolli, con un altro imprenditore, e' stato vittima di un falso capitano della Guardia di Finanza, tale capitano Morabito, a cui sono stati dati oltre 200mila euro per evitare minacciate verifiche fiscali. Era un carabiniere in servizio al Nucleo radiomobile di Monza a comunicare al falso capitano le informazioni necessarie per contattare gli imprenditori.

    C'e anche un broker bolognese del settore nautico tra i 23 arrestati nell'operazione Black Hawk della Guardia di Finanza di Milano contro la 'ndrangheta. Gianluca Giovannini e' accusato, stando al capo d'imputazione, di aver "individuato il soggetto da truffare nell'imprenditore Lolli Giulio" rappresentante legale della società 'Rimini Yacht Spa'', esercente il commercio all'ingrosso di imbarcazioni da diporto", e ora latitante in Libia dopo la bancarotta della sua azienda, mettendolo in contatto con il suo socio, Orlando Purita, anch'egli arrestato. Era Purita ad attribuirsi "le false generalità ed il falso stato di capitano Silvio Morabito appartenente alla Guardia di Finanza di Roma, mediante artifici e raggiri consistiti nel prospettare a Lolli Giulio che erano prossimi a scattare controlli, verifiche fiscali ed attività di indagine da parte della Guardia di Finanza nei confronti della società e delle imprese amministrate dallo stesso Lolli". All'imprenditore avevano offerto la loro "protezioné consistente nella millantata capacità di intervenire per bloccare tali possibili interventi o attività di indagine della stessa Guardia di Finanza, inducendolo così in errore" e facendosi "consegnare dallo stesso Lolli Giulio, in due distinte occasioni, la somma complessiva pari a 160 mila euro".

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