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    Infiltrazioni cosche in appalti A3, mazzette del 3%, 12 arresti dei CC

     

     

    Infiltrazioni cosche in appalti A3, mazzette del 3%, 12 arresti dei CC. Sequestrati appartamenti e pasticceria

    30 mag 12 Attentati incendiari, danneggiamenti e minacce. Tutto con un unico scopo: farsi pagare una mazzetta del 3% del valore degli appalti dalle ditte impegnate nei lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Per gli investigatori era questa la strategia della tensione messa in atto dalla cosca Nasone - Gaietti di Scilla, stroncata dall'operazione "Alba di Scilla" condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che hanno eseguito 12 fermi disposti dalla Dda. Contestualmente, gli investigatori hanno anche sequestrato beni per svariati milioni di euro, tra cui 32 tra appartamenti, fabbricati e terreni, un bar-pasticceria e conti correnti bancari, polizze assicurative ed altri prodotti finanziari. Le indagini, avviate nell'estate del 2011 dopo un arresto per estorsione ai danni di un'impresa impegnata, in quella occasione, in alcuni lavori sulla statale 106, secondo i carabinieri, hanno permesso di delinearne l'organizzazione, la composizione e le gerarchie interne, nonché di individuarne gli obiettivi economici illeciti perseguiti dalla cosca ed in particolare la sistematica richiesta e riscossione del "pizzo" dalle imprese impegnate nei lavori di ammodernamento della A3 nella propria zona di influenza e le strategie criminali pianificate. La cosca approfittava anche della presenza di propri uomini tra il personale delle imprese per avere una perfetta conoscenza delle aree di cantiere. Erano questi stessi dipendenti a fare, di fatto, da tramite tra gli imprenditori e gli emissari della cosca. Il primo segnale lanciato agli imprenditori era il danneggiamento dei mezzi, spesso incendiati, accompagnato dall'abbandono nella zona di bottiglie incendiarie avvolte da nastro isolante e dotate di miccia. E se l'imprenditore non afferrava al volo il messaggio scattava l'escalation di intimidazioni. Ma i Nasone-Gaietti non si limitavano a imporre la tangente alle imprese edili impegnate sulla A3. Col tempo, infatti, la cosca aveva esteso i suoi interessi anche contro commercianti, pubblici esercenti, ma anche venditori ambulanti. Come nel caso di un venditore di panini che ha avuto distrutto da un incendio il proprio camioncino solo perche aveva "osato" chiedere al Comune di Scilla la concessione per utilizzate una parte della piazza principale della cittadina senza averlo prima comunicato ai boss della cosca.

    Gli arresti. Questa mattina i I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito il fermo, emesso dalla Dda, nei confronti di 12 appartenenti alla cosca Nasone-Gaietti, operante nel territorio del comune di Scilla. I fermati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa ed estorsione aggravata dall'aver favorito un sodalizio mafioso. Le indagini hanno documentato l'infiltrazione pervasiva della cosca negli appalti per la realizzazione del sesto macrolotto dell'Autostrada Salerno-Reggio Calabria. Questi i 12 fermi emessi dalla Dda di Reggio Calabria nell'ambito dell'operazione "Alba di Scilla". Si tratta di Arturo Burzomato, di 22 anni; Carmelo Calabrese (40); Annunziatina Fulco (47); Matteo Gaietti (43); Francesco Libro (38); Antonino Nasone (31); Domenico Nasone (29); Domenico Nasone (43); Francesco Nasone (40); Rocco Nasone (38); Virgilio Nasone (68); Pietro Puntorieri (24).

    In azione Sciamano. Si chiama "Sciamano" ed é un sistema utilizzato dalla forze dell'ordine in Calabria, e in altre regioni, non solo in via preventiva per evitare l'infiltrazioni delle cosche della 'ndrangheta negli appalti pubblici, ma anche in fase repressiva per acquisire una serie di informazioni utili alle indagini. Il sistema, utilizzato anche nelle indagini che stamani hanno portato al fermo di 12 presunti affiliati, e' nato dall'esigenza di contrastare gli interessi della criminalità organizzata agli investimenti in opere strutturali strategiche della Pubblica amministrazione, e garantire la correttezza, la trasparenza e l'efficacia dell'attività della Pubblica Amministrazione. L'integrazione informatica di tutti i dati riguardanti gli appalti consente di controllare e individuare "in corso d'opera" i tentativi di infiltrazioni mafiose, evidenziando ditte, mezzi, maestranze appalti sui quali la criminalità organizzata appunta i propri interessi. Il modello si propone di interfacciare informaticamente i dati raccolti dalla Stazione unica provinciale per gli appalti degli enti locali; il mattinale di cantiere per le grandi opere; il gruppo interforze di vigilanza nelle grandi opere. Il database così realizzato contiene una serie di informazioni che elaborate consente di evidenziare anomalie e irregolarità, di disporre di informazioni di rilievo per il controllo dei lavori appaltati e a più generali fini investigativi.

    PM: Lavori spartiti tra le cosche. ''Le indagini confermano la spartizione tra le cosche della 'ndrangheta dei lavori sull'Autostrada, ed è auspicabile che altri imprenditori si ribellino con determinazione a questi soprusi poiché è con la parte buona delle imprese che si può costruire una realtà migliore". A dirlo è stato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Michele Prestipino, in merito all'operazione condotta stamani che ha portato a 12 fermi. "E' un'operazione - ha detto il procuratore facente funzioni Ottavio Sferlazza - di assoluto valore concreto e simbolico con cui è stata disarticolata la cosca mafiosa di Scilla che taglieggiava le imprese impegnate sulla A3. L'operazione è frutto di un intenso lavoro investigativo eseguito dal comando provinciale dei carabinieri cui hanno anche contribuito i colleghi pm Ferracane e Cerreti, che ha permesso di fare luce su tutta una serie di atti di intimidazione che di cui sono state vittime le imprese esecutrici dei lavori. L'attività estorsiva é uno degli aspetti che connotano l'attività parassitaria della ndrangheta, come di altre organizzazioni mafiose, che mette in discussione l'autorità dello Stato". I carabinieri, nel corso delle indagini, hanno anche utilizzato il sistema "Sciamano" per il Controllo antimafia per gli appalti e le grandi opere, già operativo nella provincia di Reggio dal 2008 e utilizzato anche in altre regioni. Parte del denaro provento delle mazzette finiva anche alle famiglie dei detenuti. La cosca non si limitava a imporre la tangente alle imprese edili, ma aveva esteso anche i suoi interessi contro commercianti e pubblici esercenti, come nel caso di un venditore ambulante di panini che ha subito la distruzione di un camioncino perché "reo" di avere chiesto la concessione al comune di Scilla per usufruire di una parte della piazza principale della cittadina senza comunicarlo prima ai vertici della cosca. "Qui abbiamo la fotografia chiarissima - ha detto Prestipino - di un percorso investigativo che rivela come il coraggio di un imprenditore sottoposto ad intimidazione possa trovare ascolto e protezione negli apparati dello Stato. L'indagine conferma inoltre che la struttura della ndrangheta è sempre più caratterizzata dal vincolo familistico per limitare i danni derivanti da eventuali collaborazioni con la giustizia".

    Mazzette del 3%. Avrebbero imposto il pagamento di una tangente pari al 3% del valore dell'appalto alle imprese impegnate nei lavori di ammodernamento dell' autostrada Salerno-Reggio Calabria e per farlo avrebbero messo in atto una serie di danneggiamenti ai danni delle stesse aziende. E' questa l'accusa mossa dalla Dda di Reggio Calabria alle 12 persone sottoposte a fermo stamani dai carabinieri e ritenute affiliate alla cosca Nasone-Gaietti di Scilla. Le indagini sono cominciate lo scorso anno, dopo l'arresto di Giuseppe Fulco, 41 anni, ritenuto legato alla cosca, bloccato in flagranza di reato per estorsione. L'uomo, secondo l'accusa, aveva chiesto ad un imprenditore che stava effettuando, per conto dell'Anas, i lavori di consolidamento dei costoni rocciosi sulla statale 18 tra il centro abitato di Scilla e la frazione Favazzina il pagamento di una mazzetta di seimila euro, pari a circa il 3% del valore dell'appalto. Le indagini, secondo i carabinieri, hanno permesso di accertare che la cosca aveva preso di mira anche le ditte impegnate sulla A3.

    Sequestrata anche una pasticceria. Beni per alcuni milioni di euro sono stati sequestrati dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria contestualmente ai 12 fermi effettuati stamani nell'abito dell'operazione "Alba di Scilla". Tra i beni figurano 32 tra appartamenti, fabbricati e terreni, un bar-pasticceria e conti correnti bancari, polizze assicurative ed altri prodotti finanziari in fase di individuazione. Il valore deve essere ancora quantificato.

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