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    Lo Stato a Palermo per ricordare Falcone e la strage di Capaci

     

     

    Lo Stato a Palermo per ricordare Falcone e la strage di Capaci. Iniziative in Calabria

    23 mag 12 Il premier Mario Monti è giunto nel giardino della memoria di Ciaculli, a Palermo, per rendere omaggio alle vittime della mafia nel giorno del ventennale della strage di Capaci, in cui furono assassinati il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. Con Monti sono presenti il ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri, il capo della polizia Antonio Manganelli. A Palermo è giunto anche il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che sta partecipando alle manifestazioni indette nelle scuole cittadine e nell'aula bunker dell'Ucciardone con tanti ragazzi.

    Queste le principali iniziative in Calabria per il 20/mo anniversario della strage di Capaci:
    - RENDE - Prendono il via le iniziative del comune di Rende in occasione del ventennale della stragi di Capaci, con uno spettacolo teatrale. Successivamente seguiranno altre iniziative. (H.10.30).
    - REGGIO CALABRIA - Seduta della Commissione regionale contro la 'ndrangheta dedicata al 20/mo anniversario della strage di Capaci. Partecipa il presidente del Consiglio regionale Talarico. (H.14.30 - Palazzo Campanella).
    - VIBO VALENTIA - Iniziativa nel ventennale della strage di Capaci, promossa dai magistrati del Tribunale. (h.17.00 - Tribunale).
    - CROTONE - Manifestazione in occasione del ventennale della strage mafiosa di Capaci, promossa dal Comune e da Italia Nostra. (h.19.00 - Giardino Falcone e Borsellino).

    Capaci 23 maggio 1992, ore 17.58. E' l'informazione secca e puntuale contenuta nell' orologio commemorativo della strage in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre agenti di scorta. Una macchiolina di sangue posizionata sul quadrante, poco prima delle ore sei, richiama alla memoria il tragico momento dell'esplosione. Il Presidente della Commissione contro la 'ndrangheta della Regione Calabria, Salvatore Magaro', ha donato l'orologio ai consiglieri membri dell'organismo all'inizio della seduta convocata per quest'oggi che ha al primo punto dell'ordine del giorno la commemorazione del giudice Falcone nel ventennale della sua scomparsa.

    Una grande emozione ha percorso ieri sera l'Auditorium Casalinuovo di Catanzaro dove è andato in scena "Toghe rosso sangue", lo spettacolo di Francesco Marino scritto da Giacomo Carbone, ispirato dal libro omonimo di Paride Leporace, direttore del Quotidiano della Basilicata. Inserito nel programma degli spettacoli e dei concerti el Progetto Gutenberg, il testo è stato rappresentato nel ventennale della strage di Capaci ed ha suscitato nel pubblico una evidente partecipazione. Nelle prime file tutti i vertici della magistratura calabrese, a cominciare dal Procuratore Generale, il Presidente della Corte d'Appello, del Tribunale, decine di pubblici ministeri, tantissimi avvocati, e poi la gente comune, molti che avevano letto il libro di Leporace e che sono rimasti incollati alle sedie (nonostante i tanti trilli di telefonini lasciati ignominiosamente aperti) per i 65' della rappresentazione, prodotta e realizzata da Les Enfants Terribles. Alla fine grandi e convinti applausi per tutti, attori, Carbone e Leporace.

    Il 23 maggio del 1992, venivano barbaramente assassinati il Giudice Giovanni Falcone, sua moglie e la scorta. A vent'anni esatti dalla strage di Capaci: Leoluca Orlando Cascio, nemico giurato di Falcone, ridiventa Sindaco di Palermo; Raffaele Lombardo, che governa l'isola assieme a finiani e comunisti, viene rinviato a giudizio per mafia. In Sicilia: gli Eroi sono morti, la legalità è una chimera, lo Stato è latitante, la criminalità continua a lucrare. Sono profondamente convinto che la stragrande maggioranza dei siciliani sia onesta e che abbia nostalgia del prefetto Mori. E' quanto afferma, in una nota, il segretario regionale de La Destra calabrese, Gabriele Limido.

    "Alle 17,58 del 23 maggio 1992 nel cuore di tutte le persone perbene, delle donne e degli uomini onesti di questo Paese si è aperta una ferita profonda che ancora oggi stenta a rimarginarsi". Lo ha detto Salvatore Magarò, presidente della Commissione regionale contro la 'ndrangheta, intervenendo a Mangone alla Giornata della legalita' promossa dall'Amministrazione comunale con la partecipazione degli alunni dell'Istituto comprensivo Statale nel ventennale della morte di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta. "Le immagini dei drammatici momenti - ha aggiunto - che hanno seguito la strage di Capaci, dei volti straziati dei parenti delle vittime, della rabbia e del dolore delle migliaia di palermitani presenti ai funerali, delle lacrime, dello sgomento e della commozione che ancora oggi riaffiora a vent'anni da quei tragici eventi, devono rappresentare un monito per tutti noi, per i cittadini, per le istituzioni, per la politica, affinché ognuno, secondo il proprio ruolo, si senta spronato ad impegnarsi di più ogni giorno, per fare prevalere la legalità, la moralità, la giustizia sulle prevaricazioni, il malaffare, la corruzione, la violenza, la morte". "Abbiamo il dovere di testimoniare alle nuove generazioni - ha detto ancora Magarò - l'esempio di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino, di Antonino Scopelliti e di tanti altri servitori dello Stato che voi non avete mai conosciuto - ha concluso Magarò rivolgendosi agli studenti presenti alla manifestazione - per fare maturare nei giovani la consapevolezza e la sensibilità verso il problema della mafia, della 'ndrangheta e delle altre organizzazioni criminali che affliggono il nostro territorio''. Nel corso della manifestazione sul portone di ingresso del Municipio è stata affissa la targa recante la dicitura: "Qui la 'ndrangheta non entra''.

    '"La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzionì. Mi piace introdurre l'iniziativa di oggi, a vent'anni dalla strage di Capaci in cui trovarono la morte Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro con una citazione di Falcone perché ritengo che questa frase, che ha il seme della speranza, sintetizzi al meglio il pensiero che ha animato e mosso l'attività d' indagine e il lavoro del magistrato palermitano". Lo ha detto il presidente della Commissione regionale contro la 'ndrangheta, Salvatore Magaro' in occasione della commemorazione della figura di Giovanni Falcone a vent'anni dalla strage di Capaci. 'Ci sono storie che, seppure collocate nella cronologia di un tempo passato - ha aggiunto - restano, per il loro valore e la concretezza dei risultati, sospese nel presente. Le storie di Falcone e Borsellino non appartengono al passato, ma all'attualità del nostro tempo. Sono drammaticamente attuali perché le mafie sono ancora tra noi. Ma soprattutto sono attuali e vivi perché sul solco della loro azione e lungo il tracciato di un'intuizione forte e reale, che ha generato grandi risultati investigativi e giudiziari, si è mossa e si muove ancora oggi l'attività di contrasto alle mafie. Nella lotta alla mafia sono cambiate tante cose, ma i risultati di oggi, e lo dico senza tema di smentita, non si sarebbero potuti raggiungere senza il lavoro e il metodo inaugurato da Falcone. Intuì che vi era una saldatura tra due interessi: quello criminale e quello politico e che bisognava indagare quella 'zona grigia' che assicurava coperture, complicità e immunità agli uomini di mafia. Falcone pagò con la vita questa intuizione, ma le sue idee, quelle che lo spinsero a indagare la mafia a 360, quelle che lo spinsero a seguire il percorso del denaro per scovare gli 'uomini d'onoré, costituiscono il metodo d'indagine che caratterizza il lavoro di tanti magistrati che quotidianamente riescono ad assicurare alla giustizia nuovi boss e vecchi latitanti". "L'iniziativa di oggi - ha detto ancora Magarò - si inserisce nel solco di una programmazione dell'attività della Commissione regionale contro la 'ndrangheta che ha rivolto particolare attenzione al ruolo della memoria non come semplice commemorazione, ma come strumento per alzare la soglia d'attenzione delle giovani generazioni e mantenere alta la tensione morale nei confronti di una battaglia, quella contro le mafie, che ci richiede particolare concentrazione e l'impegno di tutti e di ciascuno per sconfiggere quella mafiosità su cui si alligna 'ndrangheta, mafia e camorra. 'Si muore, diceva Falcone, perché si è lasciati soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze o perché si è privi di sostegnò. Una vita blindata quella del magistrato palermitano, in convivenza con la morte e il dolore per gli attacchi delegittimanti. Ecco: quello che non possiamo proprio permetterci è di lasciare soli gli uomini e le donne che combattono la mafia. Quello che non possiamo permetterci è di scendere a patti con le mafie, cedere alle lusinghe di contrattazioni effimere e pericolose a qualunque livello. Quello che non possiamo permetterci è di confondere la mafia con l'antimafia. Vi è un nemico subdolo e pericoloso, penetrante come la capacità delle mafie di inserirsi nei circuiti economici e finanziari internazionali. Più pericolosa della lupara bianca è la capacità della 'ndrangheta di confondere, di mescolare la mafia con l'antimafia, le guardie con i ladri, i giudici con gli affiliati. E' una tecnica, una strategia che la mafia utilizza al pari delle stragi e degli attentati. E l'area dell'indistinto, quella zona grigia sospesa tra legale e illegale, in cui è difficile vedere bene cosa accade dentro, da che parte sta il giusto, diventa irrimediabilmente nera. Non cadere nelle nuove e sofisticate trappole della 'ndrangheta significa prioritariamente mantenere vigile e allenata la capacita' di analisi critica e l'abilità di decodificare i messaggi, non cedendo alle 'lusinghe' effimere e inconsistenti della calunnia e interrompendo la tendenza troppo diffusa di un'informazione 'gossippara'". "E' un'operazione culturale, questa - ha concluso Magarò - che possiamo e dobbiamo praticare proprio noi 'inermi cittadini', come diceva Falcone, ma è una rivoluzione importantissima perché sottrae humus alla capacità delle mafie di radicarsi perché rappresenta il cemento armato di una struttura che può resistere alle intemperie della stagione di veleni: l'unica che ci consente di ricostruire una nuova stagione di democrazia e libertà".

    "E' soprattutto grazie all'approccio fornito da magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche da altri loro colleghi come Antonino Scopelliti e Rosario Livatino, che oggi in Calabria e nel resto d'Italia si raccolgono i frutti del contrasto alla criminalità organizzata". Il segretario della Commissione regionale contro il fenomeno della 'ndrangheta, Salvatore Pacenza (Pdl), interviene sul ventennale dalla strage di Capaci. ''A distanza di vent'anni - aggiunge - è ancora viva la rabbia per quelle vite spezzate senza che qualcuno o qualcosa fosse intervenuto a cambiare il corso di quei tragici eventi. Ma alla rabbia d'allora, corrisponde oggi un senso di fiducia e ottimismo nella lotta alle mafie. Perché è possibile ora toccare con mano la reazione positiva innescata da quel sacrificio umano. Si comprende perché questi uomini intesero offrire agli italiani e allo Stato le loro vite nelle vesti di garanti della giustizia. Pensando a Giovanni Falcone mi viene in mente l'impegno all'interno del primo pool antimafia; l'impiego sapiente dei collaboratori di giustizia; il contributo nell'affinamento della legislazione in materia di reato associativo mafioso; l'umanità con cui seppe raccontare in pochi aforismi la sua esistenza. Ecco, tutto questo ci portiamo dietro di Giovanni Falcone". "A 20 anni - prosegue Pacenza - dalla sua scomparsa, questi sentimenti, sono ancora più forti e vivi nella mente dei nostri concittadini. Sono tanti quelli che, nella giornata dedicata alla memoria delle stragi, hanno fortemente voluto mettere in risalto ogni aspetto della vita professionale e privata del magistrato Giovanni Falcone. Chissà come sarebbe contento di sapere che questo seme da lui piantato in vita, oggi sia cominciato a germogliare in ogni parte d'Italia".

    "E' un anniversario particolare il ventennale della morte di Giovanni Falcone ucciso a Capaci insieme alla moglie Francesca Morvillo ed agli agenti Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani". Lo afferma in una nota il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio. "Particolare - aggiunge - perché oltre contare due decenni da quell'atroce strage, seguita 57 giorni dopo dall'uccisione di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta, coincide con un periodo segnato da dolore rinnovato, da una ingiusta morte come quella di Melissa Bassi e dal ferimento di altre ragazze a Brindisi, ancora dal sangue. Giunge in un momento in cui si cercano risposte e verità per fatti atroci, in cui alti sono i timori. Dopo venti anni, ora occorre più che mai, fuori da ogni retorica, ricordare quel sacrificio, il lavoro, l'intelligenza, la tenacia, il senso alto dello Stato di un magistrato che, come Borsellino, ha pagato con la vita, difficilmente condotta, il suo battersi per la giustizia. La lotta alla mafia ed alla criminalità ha portato a risultati importanti, anche grazie alle intuizioni ed alle proposte di Giovanni Falcone, ma ancora altri dovranno arrivare. Tante cose sono state dette e scritte in questi venti anni. Fra tutte le frasi, le parole, credo che vivido resti ciò che si scrisse sulle bianche lenzuola della manifestazione di Palermo dopo gli attentati e le morti dei due giudici: 'Non li avete uccisi - dicevano i tanti ribellatisi alla barbarie, alla mafia- le loro idee camminano sulle nostre gambe'". "E' così - aggiunge - che si dovrà ancora fare: dare, ognuno per la sua parte, ancora e sempre gambe robuste a quelle idee giuste, moltiplicando gli sforzi per combattere la criminalità, l'illegalità, il malaffare, la corruzione, in una parola la negazione di un futuro libero e sicuro per i cittadini. Occorrerà farlo guardando alle tante componenti sane di questo Paese, prima fra le quali i tanti giovani che oggi davvero commuovono con la forza dei loro ideali, del loro coraggio, dell'impegno nel raccogliere l'eredità, prima di tutto culturale, di uomini come Falcone e Borsellino. Sta alle istituzioni sostenere il loro ed altri percorsi. La Provincia di Cosenza, che per la legalità, negli anni, ha costantemente favorito il dibattito, l'informazione, la conoscenza diretta ai giovani nel corso di molte iniziative seguiterà a farlo, nella consapevolezza che questo serva ad opporre significative barriere a difesa di una essenziale memoria, di quanto si è saputo costruire per la democrazia e la giustizia e per quanto ancora bisognerà edificare".

    ''Quella dedicata al ricordo dei giudici Falcone e Borsellino è una giornata non solo della doverosa memoria ma sopratutto dell'impegno". Lo afferma, in una dichiarazione, il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti. "La Regione Calabria, in un contesto particolarmente difficile - aggiunge - si sta impegnando costantemente sul piano dello sviluppo economico, per togliere alla radice il consenso alla malapianta della 'ndrangheta, e della promozione culturale, soprattutto nella scuola, dove abbiamo aumentato la frequenza pomeridiana nei comuni ad alta densita' criminale, e attraverso la lettura, tanto che la nostra regione sta diventando tra le più virtuose del Mezzogiorno dopo essere stata per anni la "maglia nera". Scopelliti, "condividendo ed apprezzando l'istituzione del 'Giardino della memoria' a Palermo per ricordare le vittime della mafia", aggiunge che "é mia intenzione costituire anche in Calabria un 'Giardino della memoria' per ricordare le vittime della 'ndrangheta. Pianteremo degli alberi con i nomi di chi non si e' piegato alla violenza criminale: rappresentanti delle forze dell'ordine, giudici e cittadini comuni. Stiamo già valutando dove allestire questo luogo simbolico, collegandolo o a una scuola, o a un terreno confiscato alle mafie o in qualche area altamente significativa. Il loro sacrificio in nome dello Stato anima il nostro impegno costante per dare ai calabresi un futuro libero dalla criminalità organizzata, principale freno per lo sviluppo delle comunità. Le Istituzioni hanno il dovere di operare secondo i principi di legalità e trasparenza, per diffondere sul territorio quella cultura che possa estirpare, una volta per tutte, la mala pianta della 'ndrangheta''. "Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - conclude Scopelliti - ci hanno insegnato, tra l'altro, che bisogna porre in essere tutte le azioni possibili per cambiare ciò che non va e noi, che siamo stati scelti dai cittadini, lavoriamo con impegno e determinazione al fine di governare i processi di crescita. Ma il nostro primo obiettivo è la riaffermazione del primato dello Stato, senza se e senza ma".

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