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    Sequestrati dai CC oltre 17.000 pezzi d'antiquariato, 70 denunce

     

     

    Sequestrati dai CC oltre 17.000 pezzi d'antiquariato, 70 denunce

    17 mag 12 Sono settanta le persone denunciate per ricettazione e altri reati nell'ambito di un'operazione condotta dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Cosenza con il coordinamento della Procura della Repubblica di Crotone. L'operazione ha portato al sequestro di 16.344 reperti archeologici tra cui oltre 15.000 monete in argento e bronzo di epoca magno greca, romana e bizantina; 10 metal detector; 1.200 reperti consistenti in vasi ceramici, fibule, anelli, bottoni, pesi da telaio e monili in ceramica e 42 di natura paleontologica. Le indagini, condotte in varie località del Paese, sono partite dall'individuazione di un personaggio della provincia di Crotone abitualmente dedito alla illecita ricerca sul territorio calabrese ed alla commercializzazione di beni di natura archeologica mediante l'aggiudicazione di aste e inserzioni online. E' stata così ricostruita la consistenza dell'intero traffico illecito procedendo all'identificazione degli operatori del mercato clandestino. A questo punto, sono stati avviati accertamenti mirati a stabilire la provenienza dei beni archeologici commercializzati e la lecita detenzione da parte degli indagati. Una volta verificato il possesso illecito si è proceduto con la richiesta alla Procura di Crotone di perquisizione e sequestro. I risultati del'operazione sono stati illustrati a Crotone dal procuratore della Repubblica di Crotone Raffaele Mazzotta, dal sostituto Ivan Burlafante, dal comandante nel nucleo Tpc di Cosenza, Raffaele Giovinazzo e dalla Soprintendente Archeologica per la Calabria Simonetta Bonomi.

    Un importante successo nel più generale quadro di contrasto all’illecito mercato di beni culturali archeologici quello realizzati dai militari in questa operazione. L'attività, sviluppava grazie all’efficace azione dei Carabinieri del Nucleo T.P.C. di Cosenza e dei paritetici dislocati su tutto il territorio Nazionale, ha portato al sequestro di migliaia di reperti archeologici illecitamente detenuti. Le indagini particolarmente delicate sono state coordinate dal  Procuratore della Repubblica di Crotone dott. Raffaele  Mazzotta e dal Sostituto Procuratore della Repubblica dott. Ivan Barlafante.

    Le investigazioni hanno preso spunto dall’individuazione di un personaggio della provincia di Crotone, abitualmente dedito alla illecita ricerca sul territorio calabrese ed alla commercializzazione di beni di natura archeologica mediante l’aggiudicazione di aste ed inserzioni online. I successivi approfondimenti investigativi consentivano di ricostruire la consistenza dell’intero traffico illecito degli ultimi anni e di identificare gli operatori del mercato clandestino di riferimento.

    A questo punto, sono stati avviati mirati accertamenti finalizzati a stabilire la provenienza dei beni archeologici commercializzati e la lecita detenzione degli stessi da parte degli indagati. Accertata la presunta illiceità dell’attività posta in essere veniva avanzata richiesta di perquisizione e sequestro alla competente Procura della Repubblica di Crotone. 

     L’indagine che è stata condotta in varie fasi e località del territorio nazionale ha portato alla denuncia di 70 persone per reati che vanno dalla ricettazione alle violazioni al Testo Unico sui beni culturali nonché al sequestro di:

    • 16.344  reperti archeologici tra cui oltre 15.000 monete in argento e bronzo di epoca magno greca, romana e bizantina;
    • 10 metal detector;
    • 1.200 reperti archeologici, consistenti in vasi ceramici, fibule, anelli, bottoni, pesi da telaio e monili in ceramica;
    • 42 reperti di natura paleontologica.

    Gli accertamenti tecnici ed investigativi hanno consentito di riscontrare la originalità e grande importanza storico – scientifica dei reperti e la loro provenienza dai siti archeologici calabrese.

    Completati gli esami di rito i reperti archeologici saranno, al più presto,  messi a disposizione delle competenti Soprintendenze Archeologiche per consentirne la fruibilità pubblica e gli opportuni approfondimenti scientifici.

     

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