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Beni per 2 mln sequestrati dalla Gdf a imprenditore di Borgia
Beni per 2 mln sequestrati dalla Gdf a imprenditore di Borgia 17 mag 12 La Guardia di finanza ha sequestrato beni per due milioni di euro ad un imprenditore di Borgia, Antonio Stanà, di Borgia, accusato di avere messo in atto una truffa con l'utilizzo fraudolento di contributi statali e comunitari. Secondo quanto è emerso dalle indagini, i finanziamenti erano stati concessi per la realizzazione di un'azienda per la produzione di abbigliamento sportivo che non è mai entrata in funzione e che è stata sequestrata, insieme ad altri beni. Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Catanzaro, al termine di una complessa attività investigativa eseguita nei confronti di un soggetto economico beneficiario di cospicui contributi pubblici, ha sequestrato un opificio industriale in Borgia (cz), fittiziamente preposto alla produzione di abbigliamento sportivo, nonche’ beni mobili ed immobili, quote societarie e disponibilità bancarie, per un valore complessivo di circa due milioni euro. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, hanno riguardato una societa’ di capitali con sede a Borgia (cz), alla quale, nell’ambito della forma agevolativa destinata ai giovani imprenditori, erano stati concessi contributi pubblici comunitari e nazionali per oltre 1,5 milioni di euro (dei quali effettivamente erogati oltre 1,3 milioni di euro) per la realizzazione di un programma commerciale nel settore della produzione di abbigliamento sportivo. Gli accertamenti hanno ben presto permesso di scoprire ed illustrare compiutamente alla magistratura un sofisticato meccanismo di frode, ideato dal responsabile della società beneficiaria dei contributi pubblici - con la complicita’ di altri imprenditori e di un noto commercialista di Soverato - imperniato sulla predisposizione di copiosa documentazione ideologicamente e materialmente non veritiera, con riguardo sia alla fattibilità del progetto proposto, che all’entità dei costi effettivamente sostenuti per porlo in essere. In sostanza, e’ stato acclarato che lo stabilimento industriale e’ costato molto meno di quanto risultante dai documenti presentati per ottenere i finanziamenti pubblici; inoltre, contrariamente al rappresentato “ad arte”, non e’ mai realmente entrato in produzione. I reati contestati sono truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso ideologico ed emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. I beni sequestrati serviranno a garantire adeguatamente all’unione europea ed allo stato italiano il recupero dei contributi pubblici e dei vantaggi fiscali illecitamente ottenuti dagli indagati.
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