NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

    Acquedotto sequestrato, Abramo "Sono estraneo". Reazioni e commenti

     

     

    Acquedotto sequestrato, Abramo "Sono estraneo". Reazioni e commenti

    17 mag 12 Carcasse di animali e rifiuti di ogni genere hanno provocato l'inquinamento delle acque della diga dell'Alaco che poi, senza nessun controllo, venivano immesse nella rete e finivano nelle case delle famiglie della provincia di Vibo Valentia e del basso Ionio soveratese, nel Catanzarese. E' questo il quadro emerso nelle indagini che hanno portato stamane al sequestro dell'acquedotto Alaco ed alla notifica di 26 avvisi di garanzia. Tra le persone indagate c'é il neo sindaco eletto di Catanzaro, Sergio Abramo, coinvolto nell'inchiesta in qualità di presidente della società di gestione del servizio idrico della Calabria (Sorical); alcuni sindaci tra cui quello di Vibo Valentia, Nicola D'Agostino, ed il suo predecessore, Franco Sammarco; dirigenti della Sorical, responsabili delle Aziende Sanitarie Provinciali, dirigenti regionali e dell'Arpacal. Per gli indagati la Procura ipotizza a vario titolo i reati di inadempienza del contratto di pubblica fornitura, avvelenamento colposo di acque, interruzione di pubblico servizio, omissione in atti d'ufficio e falso. Il provvedimento di sequestro, emesso dalla Procura di Vibo Valentia, riguarda la diga dell'Alaco, l'impianto di potabilizzazione e 57 strutture idriche tra serbatoi, sorgenti e pozzi. Nel 2010 la Procura ha avviato le indagini sull'acquedotto Alaco dopo una serie di segnalazioni circa lo strano colore scuro ed il cattivo odore dell'acqua che usciva dai rubinetti delle case. Gli investigatori hanno iniziato a compiere una raffica di accertamenti dai quali è emerso un quadro che, secondo il procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, era "drammatico per la salute pubblica perché l'intero sistema idrico non funzionava". Nonostante le segnalazioni circa la scarsa potabilità dell'acqua alcuni sindaci hanno emesso dei provvedimenti con i quali ne autorizzavano l'uso domestico. Dalle verifiche è emerso che in un anno è stato effettuato un solo controllo chimico dell'acqua rispetto ai dodici previsti dalla normativa. Nel ricostruire il flusso idrico è stato accertato che l'acqua della diga veniva immessa nella rete idrica senza alcun tipo di depurazione e senza che prima fossero state fatte le analisi chimiche per accertare il livello di potabilità o di inquinamento. Il personale del Corpo Forestale ha quindi compiuto una serie di campionature dell'acqua contenuta nella diga ed è emerso un elevato tasso di inquinamento dell'acqua. Dai controlli effettuati è emersa anche una notevole confusione sulle competenze che "spettano ai singoli enti - ha concluso il Procuratore - circa la depurazione, i controlli e la distribuzione delle acque". Sull'inchiesta è intervenuto Sergio Abramo il quale si è detto estraneo alle accuse sostenendo che il Presidente della Sorical non ha "alcuna responsabilità gestionale e tale circostanza sarà presto chiarita al magistrato, al quale ho già chiesto, tramite il mio legale, di essere al più presto sentito, soprattutto per mettere fine all'ennesima, vergognosa speculazione che viene fatta in questi giorni sul mio nome".

    Abramo: sono estraneo. Il neo eletto sindaco di Catanzaro e presidente della Sorical, Sergio Abramo, in una nota si è detto estraneo alle accuse che lo vedono coinvolto nell'inchiesta della Procura di Vibo Valentia che ha portato al sequestro dell'acquedotto Alaco. "Il presidente della Sorical - afferma Abramo - non ha alcuna responsabilità gestionale e tale circostanza sarà presto chiarita al magistrato, al quale ho già chiesto, tramite il mio legale, di essere al più presto sentito, soprattutto per mettere fine all'ennesima, vergognosa speculazione che viene fatta in questi giorni sul mio nome. Anche in questo caso confermo la mia più totale fiducia nell'operato della magistratura, non nascondendo l'amarezza per il fatto che una vicenda per la quale non ho alcuna responsabilità venga in qualche modo associata alle polemiche del dopo voto a Catanzaro".

    Sindaco Vibo: Ho reagito tempestivamente. "Totale fiducia nella magistratura" viene espressa dal sindaco di Vibo Valentia, Nicola D'Agostino in relazione al suo coinvolgimento nell'inchiesta che ha portato al sequestro dell'acquedotto dell'Alaco. "Sono certo - aggiunge - di avere fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità e per il ruolo che assolvo. E' bene chiarire che, ho agito tempestivamente dal momento in cui sono stato attenzionato per la prima volta del problema, emettendo, nella stessa giornata della segnalazione da parte degli organi competenti, cioé il 15 agosto 2011, la prima ordinanza sindacale". "Ribadisco la mia totale serenità - dice ancora D'Agostino - certo di aver operato correttamente nell'interesse della città. In ogni caso, sin da subito, chiederò di esser sentito al più presto al fine di chiarire la mia posizione".

    Un avvelenamento di massa. "L' inchiesta odierna della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, che ha proceduto al sequestro dell'impianto di potabilizzazione dell'Alaco, rappresenta una battaglia vinta per il nostro Comitato e, in particolar modo, per tutti i cittadini che da tempo avevano ravvisato profonde anomalie in quell'acqua putrida e puzzolente che sgorga ogni giorno dai nostri rubinetti". Lo sostiene, in una nota, il Comitato civico ProSerre per il diritto all'acqua. "Finalmente l'Alaco, come chiedevamo da mesi - aggiunge - è stato posto sotto sequestro. A questo punto bisognerà soltanto attendere l'esito dell'inchiesta condotta, tra l'altro, da una giustizia che ha dimostrato di sapersi prodigare davvero per il bene della cittadinanza. Un particolare ringraziamento va alla Procura di Vibo che, oltre ad aver dimostrato un'enorme sensibilità sulla questione, ha altresì nutrito grosso interesse per la battaglia condotta dal nostro gruppo. La diga dell'Alaco serve, o meglio serviva, decine di paesi dislocati in tutta la Calabria, dal Vibonese al Catanzarese. Si tratta quindi di un avvelenamento di massa che è stato dispensato per anni e che, in un imbarazzante silenzio, solo poche voci libere, come quella del Comitato, hanno saputo denunciare con costanza e tenacia. Il Comitato, come già prima il Coordinamento delle Serre per il diritto all'acqua, si è reso promotore di molte iniziative, come la manifestazione nello stesso impianto dell'Alaco che nel marzo 2011 portò molti attivisti e cittadini ad una fervente protesta. I movimenti civici dimostrano di voler e saper tutelare i diritti della gente in maniera molto più concreta delle istituzioni locali". "Il sindaco Bruno Rosi, nonostante abbia partecipato alla nostra visita all'Alaco e si sia potuto rendere conto, come noi, della situazione di inadeguatezza totale dell'impianto - afferma ancora il Comitato - poco tempo fa, in accordo con Sorical, ha firmato una delibera con cui, in cambio di un misero sconto sul debito, ha regalato a Sorical la rinuncia, da parte del comune, a tutte le cause legali pendenti con la Società delle risorse idriche calabresi che oggi è finita nell'occhio del ciclone".

    Legambiente "Noi parte civile". "In Calabria sulla gestione dell'acqua, della depurazione e degli acquedotti, serve una svolta. L'eccellente lavoro delle forze dell'ordine sta finalmente facendo luce su uno scandalo che si consuma da troppi anni ma è necessario avviare al più presto una rivoluzione nel sistema dei controlli ambientali e sanitari che rafforzi il ruolo di Asl e Arpa". Così il vicepresidente di Legambiente, Stefano Ciafani, commenta il sequestro da parte dei carabinieri dell'invaso artificiale Alaco e del relativo impianto di potabilizzazione e gli avvisi di garanzia emessi dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia. "Uno scandalo annunciato, quello dell'acquedotto dell'Alaco - aggiunge Ciafani - e fallimenti altrettanto annunciati, quelli della gestione Sorical e Veolia in Calabria. Chiediamo da tempo più controlli sanitari e ambientali ed un piano d'ammodernamento degli impianti, insieme a un serio e concreto impegno istituzionale per chiudere la stagione delle privatizzazioni e dare seguito al principio dell"acqua bene comuné sancito dal responso referendario del 2011". "Da Crotone, alla presenza della commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti - ha detto, da parte sua, Nuccio Barillà della segreteria nazionale di Legambiente - avevamo denunciato le responsabilità di Veolia e Sorical per una gestione carica di ombre su cui ben oltre l'inchiesta dovrà essere fatta piena luce. Anche per questo nelle scorse settimane abbiamo chiesto l'istituzione di una commissione regionale ad hoc. Sono stati lesi diritti fondamentali come quelli alla salute dei consumatori e dei cittadini. Per questo già da ora annunciamo che Legambiente si costituirà parte civile nell'eventuale processo che seguirà. Uno scandalo che apre interrogativi sul sistema delle dighe, da rivedere e ricalibrare, completando solo quegli invasi effettivamente necessari, e perfezionando il controllo del sistema a valle". "Un plauso va alla Procura di Vibo, e in particolare al procuratore Mario Spagnuolo - dice Franco Saragò, della segreteria calabrese di Legambiente - che continua nell'attività di tutela del territorio e della salute dei cittadini. L'operazione odierna accende i riflettori su un settore molto delicato che, soprattutto in Calabria, necessita di essere adeguatamente monitorato e per il quale la nostra associazione negli anni si è sempre spesa segnalando le innumerevoli criticità. La Calabria anche in ciò è terra di contraddizioni: alle enormi risorse spese negli anni non corrisponde un adeguato servizio di distribuzione che garantisca la purezza delle acque erogate e la salute dei cittadini, mentre molte opere continuano a rimanere incompiute. Ci auguriamo, confidando nella sensibilità e nell'attivismo degli inquirenti e degli uffici preposti, che si avvii un'azione di controllo capillare su tute le reti idriche calabresi affinché venga verificata e certificata la potabilità delle acque erogate e di fatto affinché i cittadini riacquistino la fiducia nel servizio pubblico, al momento seriamente compromessa".

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cerca con nell'intero giornale:

    -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     

 


    Facebook
 Ultime Notizie
 

Multimedia


 

Web TV -  Video

 

 
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso e' consentito solo previa autorizzazione scritta dell'editore