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    Lettera di minacce morte ad Adriana Musella

     

     

    Lettera di minacce morte ad Adriana Musella

    04 mag 12 Una lettera anonima contenente minacce di morte per Adriana Musella e per il testimone di giustizia, Nello Ruello, rispettivamente presidente e referente per la provincia di Vibo Valentia del coordinamento antimafia Riferimenti, e' stata recapitata nella sede dell'associazione a Reggio Calabria. A darne notizia è la stessa associazione. "La lettera, spedita da Lamezia Terme - riporta un comunicato - è scritta in stampatello e riporta la seguente frase 'Vi faremo saltare in aria voi e le famiglie. Via da Limbadi''. Nella sede del coordinamento sono intervenuti gli esperti della polizia scientifica e gli agenti della squadra. La missiva è all'esame degli inquirenti "C'é da aggiungere - è riportato ancora nella nota - che proprio a Limbadi sono stati assegnati al coordinamento Riferimenti i beni della famiglia Mancuso. In alcuni di essi, su progetto finanziato dal Pon Sicurezza per tre milioni di euro,dovrebbe sorgere l'Università dell'antimafia. Si tratta di due fabbricati e due ville i cui lavori sono stati bloccati prima di iniziare con una richiesta di perizia suppletiva". ''I tre milioni - è scritto ancora nella nota dell'associazione - non sono gestiti però dal Coordinamento Riferimenti ma da un consorzio di comuni del vibonese, tra cui quello di Limbadi. Nei giorni scorsi Adriana Musella aveva chiesto alle autorità competenti di controllare la gestione dei soldi stanziati dal Pon sicurezza, sulla cui gestione la Musella aveva detto di nutrire non pochi dubbi. Nei mesi precedenti, una quarta villa, sempre dei Mancuso, destinata all'associazione, era stata trovata recintata e con all'interno un mastino napoletano messo a guardia". L'associazione lamenta, inoltre, "che a differenza di altri, Adriana Musella viene lasciata sola e senza nessuna protezione. Non sono state attuate le disposizioni in merito dell'allora prefetto di Reggio Calabria Luigi De Sena e del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza che imponevano al Comune di Reggio Calabria l'installazione di telecamere a tutela della sede dell'associazione. Altri presidenti di associazioni come Maria Falcone e don Luigi Ciotti viaggiano con macchine blindate mentre chi è in trincea viene lasciato solo".

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