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    Inchiesta WhyNot: 9 condanne e 9 assoluzioni

     

     

    Inchiesta WhyNot: 9 condanne e 9 assoluzioni, tra loro Adamo e Morrone

    31 lug 12 Nove persone sono state condannate a pene dai 3 anni e 6 mesi ad 8 mesi di reclusione, altre 9 sono state assolte e per i restanti otto i reati sono prescritti. E' questa la sentenza emessa dai giudici del tribunale di Catanzaro nei confronti dei 26 imputati del processo Why Not sugli illeciti nella gestione dei fondi pubblici. La condanna maggiore è stata inflitta a Giancarlo Franzé. Tra gli assolti c'é l'ex vice presidente della Regione Calabria, Nicola Adamo. Oltre a Gianfranco Franzé (3 anni e 6 mesi) sono stati condannati Rosalia Marasco (2 anni), Rosario Calvano (8 mesi), Dionisio Gallo (8 mesi), Domenico Basile (8 mesi), Antonio Gargano (1 anno e 6 mesi), Michelangelo Spataro (1 anno), Filomeno Pometti (1 anno) e Michele Montagnese (1 anno). Nei confronti di Gianfranco Franzé i giudici hanno disposto la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni ed il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per la durata della pena. A Marasco, Calvano, Gallo, Basile, Spataro, Pometti e Montagnesi è stata concessa la sospensione condizionale della pena. Sono stati assolti Aldo Curto, Marino Magarò, Gennaro Ditto, Ennio Morrone, Francesco Morelli, Nicola Adamo, Pasquale Citrigno, Pasquale Marafioti e A.G. I reati estinti per intervenuta prescrizione riguardano Antonio Mazza, Rosario Baffa Caccuri, Giorgio Ceverini, Ernesto Caselli, Giuseppe Pascale, Antonio Esposito, Clara Magurno e per la principale teste dell'accusa, Caterina Merante. Nei confronti di un ventisettesimo imputato, Cesare Carlo Romano, i giudici hanno dichiarato il reato estinto per morte del reo. Nella sentenza è stato disposto anche il risarcimento alle parti civili ed in particolare la somma di 9 mila euro a Fincalabra e 100 mila euro alla Regione Calabria. Al termine della requisitoria il sostituti procuratori generali Massimo Lia ed Eugenio Facciola avevano chiesto la condanna di 14 imputati a pene variabili da uno a tre anni di reclusione. La sentenza emessa stamane giunge alla fine di un processo durato oltre un anno che ha visto imputati politici, imprenditori, professionisti e dirigenti della Regione Calabria. In particolare, il processo ha riguardato le presunte irregolarità nell'affidamento da parte della Regione di alcuni servizi a società private che impiegavano lavoratori interinali. Il processo è scaturito dall'inchiesta Why Not avviata nel 2006 dall'allora pm, ed attuale sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.

    Legale A.G.: Accuse infondate rispedite al mittente. "Accusa infondata rispedita al mittente". Lo afferma in una nota il professor Luca Marafioti, difensore di A.G., assolto nel processo Why Not dall'accusa di corruzione perché il fatto non sussiste. "Nessun concorso in corruzione - ha aggiunto - da parte del mio assistito. I giudici hanno sconfessato l'insensata accusa di corruzione in cambio di emendamenti temerariamente imbastita dalla Procura. Viene così ristabilita la verità e ribadita la piena onorabilità di A.G., imprenditore coraggioso e pulito".

    Legale Adamo: Assoluzione limpida, demolite accuse. I difensori di Nicola Adamo, gli avvocati Fabio Viglione ed Ugo Celestino, hanno espresso "viva soddisfazione" per la sentenza di assoluzione emessa nei confronti del loro assistito dai giudici del tribunale di Catanzaro al termine del processo Why Not. "Lo avevamo sempre sostenuto - hanno affermato Viglione e Celestino - sin dell'udienza preliminare, ed oggi il riconoscimento della totale estraneità dell'onorevole Adamo rispetto alle gravi accuse rende giustizia all'uomo e al politico. E' un'assoluzione limpida, la cui formula non lascia ombre e demolisce l'intero impianto d'accusa nei confronti del nostro assistito".

    Adamo "Sentenza restituisce onore e dignità". "La sentenza di oggi ristabilisce la verità. Restituisce onore e dignità. 'Assolto perche' il fatto non sussisté è l'inevitabile esito processuale di una indagine condotta sulle persone e non su reati effettivamente commessi". Lo afferma in una nota l'ex vice presidente della Regione Calabria della giunta di centrosinistra, Nicola Adamo, assolto nel processo Why Not. "Sono trascorsi - aggiunge - esattamente sei anni da quando il sottoscritto, Enza Bruno Bossio e Giulio Grandinetti fummo sottoposti ad indagine per iniziativa del Pm Luigi De Magistris. Sin dal primo momento si poteva capire fosse una bufala. La prima ordinanza riportava quasi pedissequamente le calunnie contenute in un articolo apparso sulla prima pagina del Corriere della Sera a firma di Gian Antonio Stella. Che fosse una bufala si era capito quando il decreto di perquisizione e le ipotesi di accusa che lo sostanziavano furono rivolte invece che al mio amico Giulio Grandinetti ad un suo omonimo; fu quello un incredibile errore per uno scambio di persona che allora determinò molto imbarazzo agli uffici della Procura della Repubblica di Catanzaro. La prima volta che il caro Giulio appare nell'indagine avviene addirittura in data successiva alla sua morte". "Da allora - prosegue Adamo - abbiamo registrato a nostro favore numerosi proscioglimenti in sede di udienza preliminare, le assoluzioni nel primo e nel secondo grado di Enza Bruno Bossio e la sentenza assolutoria di oggi: tutte con formula ampia. Nonostante quell'indagine che prendeva corpo come Why Not si traducesse in una pesante, insopportabile ed ingiusta gogna mediatica, abbiamo inteso difenderci sempre nel processo e non dal processo. Oggi, il Tribunale giudicante ha valorizzato con questa sentenza tutti gli elementi di prova che sin dalla fase dell'indagine testimoniavano sia dell'assoluta nostra estraneità ai fatti contestati sia dell'assoluta inesistenza delle condotte contestate. Intanto, quest'indagine ha determinato la crisi del Governo Prodi, ha inciso profondamente nel corso della vicenda politico-istituzionale calabrese". "Una indagine - conclude - che è servita solo a sperperare oltre 10 milioni di euro pubblici e a costruire sulla carne viva di persone perbene ed oneste la carriera di un pubblico ministero che impazzava su televisioni e rotocalchi per divenire prima parlamentare europeo e poi sindaco di Napoli. La sentenza di oggi chiude, dunque, una fase ma inevitabilmente ne dovrà aprire altre".

    Difesa Morrone: Inconsistenza accuse. L'avv. Sergio Campanella difensore, insieme all'avv. Franco Sammarco, di Ennio Morrone nel processo Why Not, in una nota, esprime soddisfazione per la sentenza emessa oggi dal tribunale di Catanzaro. "Esprimiamo - è scritto nella nota - viva soddisfazione per questa sentenza che testimonia non solo l'assoluta serenità di giudizio del Tribunale di Catanzaro, evidentemente immune da condizionamenti provenienti da un processo, ora possiamo dirlo, ingiustificatamente rimbalzato sulle cronache nazionali, ma anche la indiscutibile inconsistenza delle ipotesi accusatorie in capo a Morrone, che oggi ottiene una certificazione di legittimità, di cui era peraltro certo, del suo operato in seno alla Regione Calabria".

    Difesa Morelli: Giudici dimostrano loro terzietà. "L'odierna sentenza dimostra la indiscussa professionalità dei giudici di Catanzaro, resisi autentici interpreti del ruolo di terzietà che loro competeva nel decidere questo processo". Lo afferma in una nota l'avvocato Andrea Onofrio difensore, insieme all'avvocato Franco Sammarco, di Franco Morelli nel processo chiamato Why Not. "La soddisfazione - prosegue la nota - è per la definizione della vicenda processuale del dott. Morelli e per il totale accoglimento, su cui riponevamo grande fiducia, delle tesi difensive da parte del collegio giudicante".

    De Magistris: Sentenza dimostra che c'era molto. "C'era molto di più, altrimenti non mi avrebbero strappato la toga da pubblico ministero". Così il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, commenta la sentenza del processo Why Not. "Non è il mio processo perché quello che avevo istruito arriva fino a quando mi hanno avocato l'inchiesta - ha sottolineato - Però accolgo con favore il fatto che anche chi successivamente ha ereditato l'inchiesta, anche se in forma e seguendo percorsi diversi dai miei, ha portato a una sentenza". "Il processo, del resto, era molto solido - ha aggiunto - E per un altro filone di inchiesta, a Salerno, c'é un dibattimento per corruzione in atti giudiziari nel quale sono parte civile e in cui sono imputati diversi magistrati". "Il processo - ha ricordato il sindaco - ha ad oggetto l'illecita avocazione di Why Not e Poseidone". Non parla di "rammarico", de Magistris, ma spiega di avere "un profondo dolore che finirà quando io non ci sarò più". "Volevo fare il magistrato per tutta la vita - ha concluso - questo è un dolore che non si rimargina".

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