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    Estorsioni su appalti A3: 6 arresti a Villa, tra loro anche operai cantiere

     

     

    Estorsioni su appalti A3: 6 arresti a Villa, tra loro anche operai cantiere

    17 lug 12 Un'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e della Compagnia di Villa San Giovanni è in corso per l'esecuzione di sei ordinanze di custodia cautelare nei confronti di presunti affiliati alla cosca Nasone - Gaietti di Scilla. Dalle indagini coordinate dalla Dda reggina è emersa la capillare pressione estorsiva esercitata dalla cosca su imprenditori impegnati nei lavori di ammodernamento dell'autostrada A3. Gli arresti sono la prosecuzione dell'operazione "Alba di Scilla" portata a termine il 30 maggio scorso con 12 fermi. Decine, secondo l'accusa, i danneggiamenti effettuati dalla cosca sul territorio per imporre la forza intimidatrice della 'ndrangheta.
    Decisiva collaborazione imprenditori. L'inchiesta della Dda di Reggio Calabria che stamani ha portato a sei arresti per le estorsioni ai danni di cantieri impegnati nei lavori di ammodernamento dell'autostrada A3, ha potuto contare sulla collaborazione "particolarmente preziosa", di alcuni imprenditori. Questi hanno deciso di non sottostare al giogo mafioso e di denunciare le richieste estorsive. Le denunce di alcuni dipendenti dell'impresa taglieggiata, che hanno raccolto l'appello lanciato dai magistrati della Dda reggina il giorno della conferenza stampa dell'operazione "Alba di Scilla", hanno fornito un apporto rilevante alla definizione dei dettagli di tutta la vicenda.
    In manette anche tre operai dei cantieri. Ci sono anche tre operai accusati di essere collusi con la 'ndrangheta ed impegnati nei lavori di ammodernamento dell'autostrada A3, tra le persone arrestate stamani dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria. I tre, Francesco Alampi, Giuseppe Piccolo e Francesco Spanò, insieme a Francesco Nasone, ritenuto elemento di spicco della cosca e già detenuto dopo l'operazione 'Alba di Scilla', sono accusati di estorsione e furto aggravati dall'aver favorito un sodalizio di tipo mafioso. Gli operai, che svolgevano anche funzioni di rappresentanza dei lavoratori dell'azienda, e Spanò ricopriva anche il ruolo di rappresentante sindacale, erano dipendenti della ditta Santa Trada che aveva vinto un subappalto dei lavori e, secondo l'accusa, estorcevano denaro alla ditta appaltante. In particolare i tre sono accusati di avere rubato, nell'aprile scorso, materiale da lavoro e avere danneggiato un furgone della ditta. Quindi era seguita una richiesta di denaro per la restituzione del materiale e per mettere "a posto" il cantiere. Gli operai accusati di essere collusi, che secondo le indagini si muovevano sotto le direttive di Nasone, per l'accusa erano veri e propri grimaldelli che, agendo dall'interno, potevano muoversi liberamente sul cantiere, senza destare sospetti. Avvicinavano le vittime con le loro richieste che poi venivano riportate ai vertici dell'organizzazione, per concertare le modalità di intervento. Con un secondo provvedimento sono stati arrestati Giuseppe Fulco, 41 anni, anche lui già detenuto dopo essere stato arrestato in flagranza di reato il primo giugno 2011, e sua madre Gioia Nasone, 68 anni, cui sono stati contestati l'associazione di tipo mafioso. Fulco, nipote diretto del defunto boss di Scilla Giuseppe Nasone, secondo l'accusa, si è più volte recato su un cantiere esigendo da un imprenditore 6.000 euro, pari al 3% dell'importo dei lavori, come condizione necessaria alla prosecuzione degli stessi. In questo caso, secondo l'accusa, la cosca ha esercitato la pressione con due danneggiamenti subiti dalla ditta nel cantiere Anas nel tratto Scilla-Favazzina sulla statale statale 18. La madre svolgeva secondo le indagini il ruolo di collante tra il figlio recluso ed i vertici del clan.

    ''Esprimo vivissimo compiacimento per l'operazione eseguita stamattina dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria contro soggetti legati alle cosche locali infiltrate nei lavori dell' A3". Lo afferma, in una nota, il presidente di Confindustria Reggio Calabria Andrea Cuzzocrea. "Dall'operazione odierna - prosegue - risulta, ancora una volta, la pratica di un'azione pervicace e pervasiva esercitata dalla 'ndrangheta sul territorio calabrese e sugli operatori economici del posto, continuamente assediati dalle prepotenti richieste estorsive avanzate dal crimine organizzato. In qualita' di presidente di Confindustria di Reggio Calabria manifesto la mia più totale vicinanza a tutti coloro che, come gli imprenditori che hanno collaborato con gli organi inquirenti in questa circostanza, hanno il coraggio di denunciare i propri aguzzini scegliendo di non sottostare al giogo mafioso". "Ritengo fortemente responsabile - conclude Cuzzocrea - il comportamento assunto dagli imprenditori che hanno deciso di fornire alla Dda reggina un contributo, in termini di collaborazione, decisamente prezioso ai fini dell' inchiesta che oggi ha portato all' arresto di diversi soggetti operanti per conto di note famiglie mafiose".

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