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    Sequestro Parco Eolico Isola C.R., un 'affare' gestito dal nipote del boss Arena

     

     

    Sequestro Parco Eolico Isola C.R., un 'affare' gestito dal nipote del boss Arena

    13 lug 12 Sarebbe stato gestito da Pasquale Arena, di 59 anni, nipote del boss Nicola Arena, di 75, capo storico dell'omonima cosca della 'ndrangheta, l'affare legato alla realizzazione del Parco eolico di Isola Capo Rizzuto, sequestrato ieri dalla Guardia di finanza su delega della Dda di Catanzaro. Pasquale Arena è un dirigente del Comune di Isola Capo Rizzuto. Sarebbe stato lui, secondo l'accusa, ad avviare e realizzare, per conto della cosca Arena, il Parco eolico attraverso una fitta rete di società estere che serviva ad occultare la riconducibilità della proprietà dell'impianto alla cosca. Pasquale Arena, anche se il suo nominativo non compare in alcun atto, avrebbe curato tutte le fasi realizzative del Parco sia direttamente che indirettamente attraverso altri affiliati alla cosca. Dalle indagini è emerso inoltre l'interesse per il Parco eolico dello stesso Nicola Arena, che, dopo essere uscito dal carcere a conclusione di un lungo periodo di detenzione, avrebbe chiesto al nipote Pasquale notizie sul punto cui era giunto l'affare decidendo anche di riappropriasi della guida di tutta la vicenda. La Guardia di finanza, nel corso dell'inchiesta, ha perquisito le abitazioni di otto dei 31 indagati e le sedi di tre società, la Vent1 Capo Rizzuto, la Purena e la Veda. la prima ha la sede legale a Crotone e le altre due ad Isola Capo Rizzuto.

    Funzionario salutava "Don Nicola buongiorno". Ci sarebbero stati dei toni "reverenziali" e di piena messa a "disposizione", secondo gli investigatori, nelle conversazioni tra il funzionario del Dipartimento attività produttive della Regione Calabria, Giuseppe Benedetto Ferraro, e Nicola Arena, di 48 anni, che gestiva il parco eolico di Isola Capo Rizzuto. Le conversazioni sono state registrate nel corso di intercettazioni telefoniche compiute durante le indagini che hanno portato al sequestro del parco eolico. La trascrizione è inserita provvedimento emesso dal sostituti procuratori della Dda, Salvatore Curcio e Paolo Petrolo. Il 3 marzo del 2009 Nicola Arena chiama Ferraro e quest'ultimo nel rispondere a telefono dice: "ueh...don Nicola buongiorno". Ed Arena replica affermando che "eh, grazie per il don ma io devo capire se sono prete...". Tra i due c'é poi una scambio di battute e Nicola Arena chiede un appuntamento a Ferraro. "Stiamo lavorando come matti - afferma Arena - ma andiamo benissimo, noi avremo il piacere di passare per salutare..quando possiamo avere questo onore?", Ferraro a questo punto gli dice che può passare "quando volete". Dopo una disquisizione sull'orario si accordano per vedersi la mattina successiva alle dieci e Ferraro dice a Nicola Arena che "quando arrivate qui giù all'entrata no...glielo dite mi fanno chiamare e poi salite".

    Sigilli a Società di San Marino. L'autorità giudiziaria di San Marino ha disposto stamane il sequestro della società 'La Seas' coinvolta nell'inchiesta della Dda di Catanzaro sul parco eolico di Isola Capo Rizzuto. La Seas, secondo gli inquirenti, rientra in un sofisticato sistema di società, alcune delle quali con sedi anche in Svizzera e Germania, attraverso le quali gli esponenti della cosca Arena gestivano il parco eolico. I particolari dell'inchiesta sono stati illustrati stamane nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato il Procuratore aggiunto della Repubblica di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, ed i vertici della guardia di finanza del capoluogo calabrese. Il sequestro preventivo del parco eolico, disposto dai sostituti procuratori della Dda Salvatore Curcio e Paolo Petrolo, è il "passo iniziale delle indagini. Abbiamo avuto la necessità - ha detto Borrelli - di bloccare il trasferimento delle quote che stavano per essere cedute ad una società che è completamente estranea a tutta la vicenda. Da questa inchiesta emerge con c'era contatti tra gli esponenti della cosca Arena con i componenti del Nucleo di valutazione di impatto ambientale che ha rilasciato la certificazione malgrado non ci fossero una serie di requisiti".

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