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    Spending review, la scure si abbatte sulle Province

     

     

    Spending review, la scure si abbatte sulle Province. In Calabria rimangono Cosenza e Catanzaro

    06 lug 12 Bocche cucite delle Province sulla sforbiciata del governo che, rompendo gli indugi, ha messo nero su bianco la volontà di dimezzare le amministrazioni entro fine anno, passando da 107 a circa 50. Prima, spiegano dall'Upi, é necessario leggere bene il testo del decreto e valutare quanto farà l'esecutivo sullo sfoltimento degli enti statali periferici, che avrebbe dovuto produrre un risparmio di circa 5 miliardi di euro. Ma intanto dalle Province si insiste molto sul termine 'accorpamento', facendo trapelare la volontà di voler archiviare a fine anno meno chiusure di quelle preventivate. Per il calcolo degli enti da tagliare il governo ha fatto sapere che si dovranno rispettare due criteri: la dimensione territoriale (che dovrebbe essere di 3mila km quadrati) e popolazione residente (numero di abitanti inferiore a 350 mila). E naturalmente, da gennaio 2014, verranno meno anche le 10 amministrazioni che saranno inglobate nelle città metropolitane (Roma, Milano, Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria). Per varare la soppressione si agirà di concerto con i Consigli delle autonomie locali, presenti in ogni Regione, che stileranno un piano di riduzione e accorpamento. Sulla base di questo verrà poi presentato un atto legislativo di iniziativa governativa, sentita ciascuna regione interessata. In caso di impasse il governo deciderà comunque, previo però il parere della Conferenza Unificata. La novità che viene letta con favore dall'Upi è la nuova funzione di 'area vasta' che le Province andranno ad assumere, con la delega alla pianificazione, tutela e valorizzazione del territorio, pianificazione dei servizi di trasporto, pubblico e privato, la costruzione, classificazione e gestione delle strade provinciali e la regolazione della circolazione stradale. Gli organi di governo delle Province, evidenzia il decreto del governo, saranno il Presidente e il Consiglio, con la conseguente soppressione della Giunta. Le città metropolitane ingloberanno naturalmente le funzioni fondamentali delle Province e si occuperanno di: pianificazione territoriale e delle reti infrastrutturali; strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, mobilità e viabilità e promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale. Prudente il giudizio del presidente dell'Upi Giuseppe Castiglione, che somiglia però a un cahier de doleance: "certo, da oggi inizia un percorso che dovrà vedere coinvolte in prima fila le istituzioni locali, a partire dalle Regioni, per arrivare a definire il riordino delle Province, l'istituzione delle città metropolitane e il taglio degli enti inutili, nel pieno rispetto delle comunità e dei territori. Almeno sulle riforme - ammette - il Governo ha voluto ascoltarci e il lavoro intenso con il Ministro Patroni Griffi ha iniziato a produrre risultati". Ma poi punta il dito su quel che rimane delle funzioni che le Province saranno chiamate a svolgere, "che non sono sufficienti per un'istituzione di area vasta che deve governare i processi del territorio". A suo dire mancherebbero le funzioni sul mercato del lavoro, sull'istruzione e formazione e sull'edilizia scolastica. "Grossi dubbi" li esprime anche sulle future Città metropolitane, "di cui ancora non è affatto chiaro il sistema di governance, il modello elettorale, né se saranno rispettate, come noi chiediamo, le scadenze dei mandati elettivi". Secondo i primi calcoli dovrebbero essere 38 le Province destinate sicuramente ad essere cassate, ad eccezione naturalmente di quelle delle 10 città metropolitane: Vercelli, Asti, Biella, Verbano-Cusio-Ossola, Lecco, Lodi, Rovigo, Gorizia, Prdenone, Imperia, Savona, La Spezia, Piacenza, Rimini, Massa Carrara, Pistoia, Livorno, Prato, Terni, Macerata, Ascoli Piceno, Fermo, Rieti, Teramo, Pescara, Isernia, Benevento, Matera, Crotone, Vibo Valentia, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Oristano, Olbia Tempio, Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia Iglesias.

    La sforbiciata alle 107 Province italiane deciso dal Governo in sede di spending review terrà conto di due criteri: l'estensione (probabilmente 3mila km quadrati) e la popolazione (numero di abitanti inferiore a 350 mila). Il processo di revisione prevede però, entro la fine dell'anno, anche una fase di accorpamento (mediante una procedura che vede il governo trasmettere la propria deliberazione con i criteri esatti al Consiglio delle autonomie locali, istituito in ogni regione, che verrà poi approvato dallo stesso Consiglio entro 40 giorni) ma, alla luce della definizione esatta dei parametri, è possibile stilare una prima lista delle Province che potrebbero essere oggetto di taglio.

    PROVINCE CON MENO DI 350MILA ABITANTI E MENO DI 3MILA KM QUADRATI: VERCELLI, ASTI, BIELLA, VERBANO-CUSIO-OSSOLA, LECCO, LODI, ROVIGO, GORIZIA, PORDENONE, IMPERIA, SAVONA, LA SPEZIA, PIACENZA, RIMINI, MASSA CARRARA, PISTOIA, LIVORNO, PRATO, TERNI, MACERATA, ASCOLI PICENO, FERMO, RIETI, TERAMO, PESCARA, ISERNIA, BENEVENTO, MATERA, CROTONE, VIBO VALENTIA, CALTANISSETTA, ENNA, RAGUSA, ORISTANO, OLBIA TEMPIO, OGLIASTRA, MEDIO CAMPIDANO, CARBONIA IGLESIAS.

    In tutto 38. A questa lista vanno ad aggiungersi le Province, cassate, delle 10 città metropolitane, vale a dire: ROMA, MILANO, TORINO, GENOVA, VENEZIA, BOLOGNA, FIRENZE, BARI, NAPOLI, REGGIO CALABRIA.

    Via un pezzo di storia. E' un pezzo di storia italiana quella che sta per essere cancellata dal governo in nome del conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica imposti dall'Ue: tra le Province che entro l'anno verranno tagliate con un colpo di decreto ve ne sono molte risalenti all'unità nazionale (1861), e addirittura una, Torino, che è ancora più antica (1859), anzi secondo gli storici la più antica, nata sulla scia di un Regio Decreto dello stesso anno (il cosiddetto decreto Rattazzi) che conferiva al nuovo ente una rappresentanza elettiva e un'amministrazione autonoma. Risalgono invece all'unità d'Italia (1861, e all'epoca in tutto erano 59) le Province di Ascoli Piceno, di Imperia, di Benevento, Caltanissetta, Livorno, Macerata, Massa Carrara, Teramo (all'epoca denominata 'Abruzzo Ulteriore I') e Piacenza. E' invece nata nel 1866 la Provincia di Rovigo. Risale al 1923 La Spezia e al 1927 le Province di Gorizia, Enna (ex Castrogiovanni), Matera, Pescara, Ragusa, Rieti, Savona, Terni e Vercelli. Poco più in là nel tempo Asti (1935). Più recenti Pordenone (1968), Isernia (1970), Oristano (1974). E Biella, Crotone, Lecco, Lodi, Prato, Rimini, Vibo Valentia e Verbano Cusio Ossola (1992).

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