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    Imprenditrice milanese rischia di fallire dopo aver denunciato la ndrangheta

     

     

    Imprenditrice milanese rischia di fallire dopo aver denunciato la ndrangheta

    01 lug 12 Barbara Luraghi, un imprenditrice edile di Pogliano Milanese (Milano) che ha denunciato la pesante infiltrazione della 'ndrangheta in Lombardia, rischia ''di fallire" perché, da quando ha avuto il coraggio di denunciare, a suo dire non riesce "più a lavorare se non per lavori minori affidati da amici che conosce da tempo" e nemmeno a "ottenere i soldi del Fondo nazionale antiusura", che pure le sono stati assegnati sulla carta. La vicenda viene denunciata oggi dall'associazione Sos Racket e usura, che ha pubblicato un'intervista della donna su You Tube.

    Tutto come prima. "E' tutto come prima, non è cambiato nulla dentro al giro sporco degli appalti, nel Milanese. Non lo ha fatto cambiare l'Expo, non lo hanno fatto cambiare le nuove regole". A dirlo, con grande determinazione, é Barbara Luraghi, imprenditrice sommersa dai debiti per i danneggiamenti subiti dopo aver denunciato le infiltrazioni mafiose negli appalti edili alla Dda di Milano e figlia di Maurizio Luraghi, imprenditore arrestato perché ritenuto affiliato alle cosche. Le denunce della figlia, però, hanno contribuito all'arresto di un personaggio di spicco della 'ndrangheta, Antonio Perre, nell'ambito dell'operazione Cerberus nel 2008 e arrestato poi dopo una lunga latitanza, in Calabria. "Non è cambiato niente - ribadisce la Luraghi - specialmente nel movimento terra (settore tradizionalmente infiltrato dalla criminalità organizzata ndR). Sui lavori di precisione, tipo le fognature o gli impianti 'loro' non ci sono, ma su quelli grossi, escavazioni, trasporti, smaltimento, non c'é una sola ditta che non abbia sede operativa nei paesi del sud più legati a certe famiglie". "Io sto ancora lavorando - dice - perché alcuni imprenditori conoscono la mia storia e mi fanno lavorare ma ormai tutti i committenti hanno paura di me". Nonostante gli incendi dei mezzi, le intimidazioni personali e ai figli "non ho mai ricevuto una telefonata di solidarietà da nessuno...D'altra parte il marcio parte dall'alto, perché questo sistema fa comodo a chi sta in alto. Ma io non entrerò mai in nessun comune o ente dicendo a quelli che contano 'fatemi lavorare'". "Se non arriveranno i soldi che lo Stato mi deve, peraltro già deliberati, temo che nell'arco di pochi giorni la mia società venga dichiarata fallita. Non è giusto fallire per essersi ribellati alla criminalità"

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