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    Presidente Caritas a Lamezia "Vero cristiano non sia pigro"

     

     

    Presidente Caritas a Lamezia "Vero cristiano non sia pigro"

    30 giu 12 ''Le mafie sono strutture di peccato". Lo ha affermato mons. Giuseppe Merisi, presidente della Caritas italiana, nel corso di un convegno a Lamezia Terme "Costruire speranza" promosso dalla Delegazione regionale Caritas Calabria e da Caritas Italiana, come segno di attenzione alla Chiesa di Calabria impegnata nella lotta alla mafia. Mons. Merisi ha sottolineato che è necessario che "educazione, solidarietà, sussidiarietà si intreccino insieme per andare incontro al mondo del lavoro e del bisogno sociale". "E' fondamentale - ha aggiunto - far partire il progetto 'Costruire speranza'. E' importante anche la carità, insieme al concetto di dono e gratuità. Carità vuol dire anche rispetto per la giustizia e la legge. Il vero cristiano non può essere pigro e indifferente. Quindi deve esserci anche educazione al comportamento. Per quanto riguarda i beni confiscati è indispensabile scegliere bene la destinazione". Al convegno, ospitato nel seminario vescovile, ha partecipato anche don Francesco Soddu, direttore Caritas italiana, che ha sottolineato che "dalla solitudine nasce la disgregazione. La passione invece porta alla comunione e quindi all'unione. Se si é uniti si costruisce". A portare alcuni spunti all'incontro è stato anche don Giacomo Panizza, che ha realizzato una struttura di accoglienza per minori immigrati e per disabili in un bene confiscato alla 'ndrangheta e per questo oggetto di numerose intimidazioni. ''Vogliamo promuovere l'educazione alla Chiesa - ha detto -, alla legalità. E' una tematica pesante, ma tutti possiamo fare di più". Altri contributi sono venuti da don Ennio Stamile, della diocesi di San Marco Argentano (già direttore Caritas Calabria), e dal diacono Vincenzo Alampi (direttore Caritas Diocesi Oppido-Palmi), entrambi vittime di gravi intimidazioni per il loro impegno e la loro attività pastorale nell'ambito della caritas locale e regionale. Rivolgendosi ai tre sacerdoti, mons. Merisi è stato chiaro: "Torneremo per vedere come vanno le cose, per starvi vicino".

    "Il contesto calabrese è fucina di criminalità, terreno fertile in cui proliferano comportamenti sociali devianti, diffusi a tutti i livelli della vita pubblica e delle relazioni, dall'ambiente al mondo del lavoro, al deficit di sicurezza che assilla la vita quotidiana" per contrastare il quale "la Calabria ha bisogno di un progetto che sia proprio, che tragga origine dalla creatività della sua gente, che sia legato alle sue vocazioni e tradizioni, che sappia innovare nel rispetto della libertà e delle dignità umana". Ed è proprio questo aspetto che sta alla base del progetto "Costruire speranza" presentato stamani a Lamezia Terme alla presenza, tra gli altri, del presidente nazionale della Caritas, mons. Giuseppe Merisi. "Un progetto - è scritto nel documento - capace di innamorarsi della propria terra. Amare significa anche essere disponibili a lottare insieme, non piegarsi alla logica dei soprusi imposta dalle 'ndrine, e coltivare quotidianamente un'idea nuova di comunità, cercando sempre nuovi spunti di dialogo, di critica e di osservazione libera". "In questi luoghi - evidenzia il documento della Caritas - si vivono situazioni di 'normale illegalita'' dove spesso non si ha o si perde la percezione del fenomeno. La mentalità che nutre la 'ndrangheta e' nei pensieri, negli atteggiamenti, nei comportamenti dei singoli, anche in coloro che ne prendono e sono pronti a condannare, almeno in apparenza. La 'ndrangheta cerca di mantenere tutto 'stabilé, in pax, controllando l'ordine sociale. E tutti diventiamo conniventi con tale sistema ogni qual volta che non ci si ribella per i diritti negati, quando si ricorre al potente di turno, quando si avallano clientele: dalla raccomandazione al voto". Per la Caritas, dunque, la lotta alla 'ndrangheta ''può veramente incidere e cambiare la storia se parte dall'interiorità degli individui, dalla presa di coscienza che si è uomini liberi, che non si è soli e che insieme agli altri si può fare, dall'incontro con gli altri al progettare. Lo sviluppo calabrese non può prescindere dalla capacità d'interazione e di comunicazione fra gli attori sociali, le istituzioni, gli esperti e la gente comune. Persone, territorio ed istituzioni, non più estranei ma legati da un armonico progresso". Da qui l'idea di un progetto "che risponda al bisogno di giustizia e libertà di cui ogni uomo necessita per chiamarsi tale" perché "'costruire speranza' significa passare da un'opera di denuncia ad un'azione di costruzione di nuove opportunità, diverse e positive. Significa sollecitare nei singoli, nelle comunità, nelle istituzioni la responsabilità di impegnarsi per dare il proprio contributo, essere protagonisti della propria storia e della 'Storia'. Cooperare, risvegliare le coscienze, contrapporre al reticolo asfissiante della mafia la vera comunione".

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