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    Rapporto Bankitalia: Pil cresce poco, economia ristagna in Calabria

     

     

    Rapporto Bankitalia: Pil cresce poco, economia ristagna in Calabria

    18 giu 12 Nel 2011 l'attività economica della Calabria ha ristagnato dopo il lieve recupero dell'anno precedente. Secondo le stime di Prometeia, il prodotto regionale in termini reali è cresciuto dello 0,2 per cento, meno della media nazionale. Così il tradizionale rapporto di Bankitalia, presentato oggi a Catanzaro. Secondo le indagini dell'Istituto di emissione presso le imprese industriali con almeno 20 addetti, il 53 per cento delle aziende con sede in Calabria ha registrato un calo del fatturato contro il 45 per cento che ha osservato un aumento. Per il 2012, il saldo dei giudizi delle imprese sul fatturato è previsto in peggioramento. Il permanere di ampi margini di capacità inutilizzata e i segnali di ulteriore rallentamento della domanda, a cui si sono associate, a partire dalla seconda parte dell'anno, le tensioni sulle condizioni di finanziamento, hanno ostacolato gli investimenti da parte delle imprese: nel 2011 il saldo tra la percentuale delle aziende che indicano un incremento degli investimenti e quelle che ne indicano un calo é diventato negativo; nel 2012, in base alle indicazioni delle imprese, l'accumulazione di capitale dovrebbe diminuire ancora. Le esportazioni di merci della regione hanno rallentato, continuando a crescere meno di quelle del Mezzogiorno e dell'Italia, per effetto di un forte calo delle vendite verso l'Unione Europea e in particolare verso i paesi in cui è in atto una crisi del debito (Spagna, Grecia, Portogallo). I comparti dell'agro-alimentare, dei prodotti chimici e dei macchinari, che complessivamente costituiscono oltre il 70 per cento delle esportazioni, hanno subito una flessione. Il settore delle costruzioni ha risentito in maniera accentuata dell'avversa congiuntura economica. "Secondo la nostra indagine presso le imprese del settore - prosegue il rapporto - la produzione e l'occupazione si sono ridotte. Sul mercato dell'edilizia residenziale, le transazioni sono diminuite per il quinto anno consecutivo". In base alle stime di Prometeia, il valore aggiunto dei servizi è lievemente aumentato, rallentando rispetto al 2010. Con riferimento ai soli servizi privati non finanziari, l'indagine della Banca d'Italia su un campione di imprese con almeno 20 addetti segnala che il 55 per cento delle imprese ha registrato un calo del fatturato, mentre solo un quinto di esse ha indicato un aumento. L'andamento del commercio ha riflesso la diminuzione del reddito disponibile reale e dei consumi delle famiglie; sono diminuite sia le immatricolazioni di autovetture sia le vendite di altri beni dure6 voli. Ha invece avuto un andamento positivo il settore del turismo, dopo un triennio di crisi. Dopo quattro anni consecutivi di calo, per la prima volta dal 2007, l'occupazione in Calabria è lievemente cresciuta, per effetto del miglioramento che si è verificato nel settore dei servizi e nell'agricoltura, mentre è proseguita la diminuzione degli occupati nell'industria e nelle costruzioni. In particolare, tra gli occupati sono aumentate le donne, i lavoratori autonomi e quelli con contratto a tempo determinato. Le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni sono cresciute fortemente nel 2011, sebbene meno che nel 2010, con un andamento molto più negativo di quello del Mezzogiorno. Nel corso del 2011 la crescita del credito erogato dagli intermediari bancari alla clientela residente in Calabria ha decelerato rispetto all'anno precedente, ed è stata simile a quella media nazionale. Nei primi mesi del 2012, secondo i dati provvisori, i prestiti bancari sono lievemente diminuiti rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nel 2011 i prestiti bancari alle famiglie consumatrici hanno rallentato; alla riduzione del ritmo di crescita registrata dai finanziamenti erogati per l'acquisto di abitazioni si è associato il calo del credito al consumo nella seconda parte dell'anno. A dicembre 2011 il tasso di interesse medio sui mutui per l'acquisto di abitazioni era superiore di 1,1 punti percentuali rispetto a un anno prima. La crisi si è riflessa in una minore partecipazione delle famiglie al mercato dei mutui immobiliari; negli anni più recenti le nuove erogazioni si sono orientate nuovamente verso formule indicizzate. Il credito concesso al settore produttivo è diminuito sia per le piccole imprese sia, più marcatamente, per quelle di dimensioni medio - grandi. Tale dinamica è stata determinata sia da una diminuzione della domanda di credito da parte delle imprese sia da condizioni di offerta maggiormente improntate alla cautela da parte delle banche. I tassi d'interesse a breve termine praticati alle imprese con sede legale in Calabria sono aumentati soprattutto nell'ultimo trimestre del 2011. Nostre elaborazioni suggeriscono che il calo del credito, pur estendendosi a tutte le imprese, sia stato più intenso per le aziende maggiormente vulnerabili. Il deterioramento della qualità del credito, dopo aver raggiunto un massimo a fine 2010, ha mostrato segnali di stabilizzazione nel 2011 su livelli peggiori rispetto alla media nazionale. La quota di finanziamenti concessi da banche e società finanziarie a imprese in temporanea difficoltà di pagamento (incagli e prestiti ristrutturati) è lievemente aumentata, segnalando un possibile deterioramento di alcune posizione creditizie nei prossimi mesi.Nel corso del 2011 i depositi bancari delle famiglie consumatrici e delle imprese sono lievemente aumentati dopo la stagnazione registrata l'anno precedente.

    In calo mutui e transazioni immobiliari. Per il quinto consecutivo diminuisce in Calabria il numero di transazioni per l'acquisto di un'abitazione: nel 2011 la contrazione è stata del 2,4%, più sensibile nei comuni capoluogo dove ha toccato quota -11,3%. E' quanto emerge dal rapporto annuale della Banca d'Italia sull'economia calabrese presentato questa mattina a Catanzaro, nella sede dell'Università Magna Grecia. Al calo delle transazioni si è associata la riduzione dei mutui erogati: nel 2011 il numero delle erogazioni è diminuito del 10,3% mentre aumenta l'importo medio dei mutui erogati, che si attesta attorno ai 139mila euro contro i 121mila del 2005. Dopo una riduzione progressiva a partire dal 2007, torna lievemente a crescere la quota di mutui destinati alla fascia di età fino ai 35 anni, che si attesta al 36,2%. Aumenta, invece, la percentuale delle erogazioni alle donne (circa il 45% nel 2011), valore in linea con la media nazionale, mentre resta stabile la quota di erogazione a favore di immigrati, storicamente su livelli bassi (3,6% contro il 7,4% della media italiana). Secondo il rapporto di Bankitalia, i prezzi delle abitazioni sono lievemente aumentati (1,8%), anche se valutati al netto dell'inflazione calano dello 0,9%. Anche in virtù dei livelli inferiori dei prezzi, le famiglie calabresi accedono con più facilità all'acquisto dell'abitazione di proprietà. L'indicatore dell'accessibilità finanziaria continua a collocarsi su valori più favorevoli rispetto alla media del Mezzogiorno e a quella nazionale e mostra, negli ultimi tre anni, un miglioramento, risentendo soprattutto della riduzione dei tassi d'interesse tra la fine del 2008 e l'estate del 2010.

    La domanda di lavoro dei giovani. Nella media dei tre anni che vanno dall'autunno del 2008 all'estate del 2011 il tasso di occupazione registrato in Calabria per la popolazione tra i 15 e i 24 anni è stato pari a circa il 12 per cento. Per le classi di età 25-29 e 30-34 è stato rispettivamente del 39 e del 51 per cento, valori tra i più bassi a livello nazionale. Rispetto al corrispondente triennio pre-crisi, che va dall'autunno del 2005 all'estate del 2008, i tassi di occupazione si sono ridotti di 2 punti percentuali per le prime due classi d'età e di 4 punti per la classe 30-34. Il calo non è ascrivibile a un aumento del tasso di scolarità,ma a una riduzione delle opportunità lavorative per coloro che hanno terminato il percorso di studi. Il livello di istruzione tra i giovani in Calabria è superiore alla media nazionale e a quello delle regioni meridionali: i diplomati sono il 72,4 per cento dei giovani nella classe di età 20-24 (69,7 per cento in Italia), mentre i laureati nella classe 25-34 sono il 20,2 per cento (19,6 in Italia). La loro condizione occupazionale è tuttavia peggiore rispetto al resto d'Italia. I tassi di occupazione sono significativamente inferiori a quelli medi italiani sia tra i laureati, sia tra i diplomati. Considerando le diverse classi di laurea, la differenza con la media nazionale è massima nella classe di ingegneria e architettura (oltre 30 punti percentuali). La condizione occupazionale dei laureati è tuttavia migliore di quella dei diplomati, che in Calabria hanno il più basso tasso di occupazione tra le regioni italiane (18,3 per cento), quasi la metà della media nazionale. L'offerta di lavoro e la disoccupazione Nel 2011, l'aumento delle forze di lavoro, a fronte di una domanda di lavoro stagnante, ha fatto aumentare le persone in cerca di occupazione di oltre l'8 per cento. Il tasso di disoccupazione è così salito al 12,7 per cento (11,9 per cento nel 2010; il divario rispetto alla media italiana si è ampliato a 4,3 punti percentuali. L'aumento ha riguardato esclusivamente gli uomini (dal 10,8 al 12,2 per cento), mentre il tasso di disoccupazione femminile è diminuito. Un forte contributo all'aumento della disoccupazione é venuto dalle fasce di età più giovani: il tasso di disoccupazione per i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 è aumentato dal 39,0 al 40,4 per cento, mentre quello per la fascia di età 25-34 è variato meno (dal 18,8 al 19,0 per cento). La differenza con la media nazionale si é ampliata nella classe di età 25-34 anni, ma rimane più elevata nella classe più giovane. Il tasso di disoccupazione è aumentato per i livelli di istruzione più bassi, mentre è diminuito per coloro che possedevano una laurea (dal 10,5 al 10,1 per cento), un andamento analogo a quello osservato nel Mezzogiorno e in Italia. Contrariamente a quanto avvenuto negli anni precedenti, l'aumento delle forze di lavoro (1,6 per cento) ha contribuito a determinare un aumento del tasso di attività, che si è attestato al 48,8 per cento con una riduzione del differenziale negativo rispetto alla media delle regioni meridionali e italiane (rispettivamente 2,2 e 13,5 punti percentuali). La disaggregazione del tasso di attività per genere evidenzia un aumento maggiore per le donne (dal 35,1 al 36,3 per cento), così che il divario tra maschi e femmine ha continuato a ridursi, secondo una tendenza in atto dal 2007.

    Ulteriore flessione tra domanda e offerta del credito. In base alle risposte tratte dalla Regional Bank Lending Survey la domanda di prestiti delle imprese, già debole dall'insorgere della crisi, avrebbe subito un'ulteriore flessione nella seconda parte del 2011, più marcata per le richieste provenienti dalle aziende delle costruzioni. All'aumento del fabbisogno di fondi per il finanziamento del capitale circolante e delle operazioni di ristrutturazione del debito, si è associato il calo della domanda finalizzata agli investimenti produttivi. Gli intermediari si attendono un ulteriore calo della domanda anche nel primo semestre del 2012. Le tensioni sul debito sovrano italiano e le connesse difficoltà di raccolta sui mercati internazionali si sono tradotte in un peggioramento delle condizioni di accesso al credito nel secondo semestre del 2011, soprattutto per le imprese edili. L'inasprimento è stato operato principalmente attraverso l'aumento del costo medio dei finanziamenti, in particolare di quello praticato alle imprese più rischiose; per la prima volta dalla fine del 2008 si è tuttavia osservata anche una riduzione delle quantità offerte. Nelle attese delle banche, l'irrigidimento dovrebbe gradualmente attenuarsi nella prima parte del 2012.

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