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    Cosca puntava ad appalti pubblici nel vibonese: 30 arresti. Tra loro ex sindaco

     

     

    Cosca puntava ad appalti pubblici nel vibonese: 30 arresti. Tra loro ex sindaco

    25 gen 12 Un'operazione della Squadra mobile di Catanzaro è in corso per l'esecuzione di 30 provvedimenti di arresto tra Calabria, Piemonte e Toscana nei confronti di presunti esponenti della cosca Ariola, operante nelle Preserre vibonesi (Vibo Valentia). Gli indagati sono ritenuti responsabili di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, ai danneggiamenti ed alla turbativa di appalti pubblici con il coinvolgimento anche di amministratori pubblici. Gli investigatori della mobile di Catanzaro ritengono anche di avere svelato i risvolti di un faida ventennale che ha provocato una ventina di morti nelle Serre Vibonesi. Tra gli arrestati vi sono anche soggetti che negli anni '90 si sono resi responsabili di sequestri di persona ai danni di imprenditori.

    Tra arrestati ex sindaco Gerocarne. C'é anche l'ex sindaco del comune di Gerocarne, Michele Altamura, tra gli arrestati dell' operazione condotta dalla squadra mobile di Catanzaro contro la cosca denominata Ariola che opera nelle serre vibonesi. Altamura, che ha ricoperto la carica di sindaco a metà degli anni 2000, è accusato di associazione mafiosa. Le indagini, coordinate dalla Dda di Catanzaro, hanno fatto luce anche su una serie di omicidi compiuti nella faida che ha caratterizzato le Serre Vibonesi dai primi anni '90 a pochi anni fa.

    Un arresto in Toscana. E' stato arrestato in provincia di Massa Carrara uno dei 30 presunti esponenti della cosca Ariola, operante nelle Preserre vibonesi (Vibo Valentia). Si tratta di un uomo di 50 anni, originario di Vibo Valentia, di professione artigiano, che da qualche anno si era trasferito a Casola, un piccolo paesino della Lunigiana, dove viveva con la moglie e due figli. Lo hanno scovato gli uomini della Squadra mobile di Massa. Anche per lui sono scattate le manette per il 416 bis, associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo gli inquirenti, era un elemento di spicco affiliato al clan. Adesso si trova in carcere a Massa. L'operazione coordinata dalla Squadra mobile di Catanzaro è scattata all'alba tra Calabria, Piemonte e Toscana. Gli indagati sono ritenuti responsabili di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, ai danneggiamenti ed alla turbativa di appalti pubblici con il coinvolgimento anche di amministratori pubblici. Gli investigatori della mobile di Catanzaro ritengono anche di avere svelato i risvolti di un faida ventennale che ha provocato una ventina di morti nelle Serre Vibonesi. Tra gli arrestati vi sono anche soggetti che negli anni '90 si sono resi responsabili di sequestri di persona ai danni di imprenditori.

    Fatta luce su faida ventennale. Una faida sanguinosa per il controllo del vertice della cosca andata avanti, tra tregue e recrudescenze, dai primi anni '90 sino alla fine del 2009: a ricostruire lo scontro che ha insanguinato la zona di Gerocarne, nella Preserre vibonesi, è stata l'inchiesta della Dda di Catanzaro sfociata stamani nell'operazione della squadra mobile catanzarese, denominata "Luce nel bosco", che ha portato all'arresto di 30 persone accusate di associazione mafiosa e, a vario titolo, di omicidio, danneggiamento, estorsione, armi e turbativa d'asta. "Con questa operazione - ha detto il procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo - abbiamo scritto la storia del 'locale' di Gerocarne fino ai giorni nostri". Ma non solo omicidi ed estorsioni. Gli investigatori sono convinti di avere accertato anche le infiltrazioni della cosca nel comune di Gerocarne con l'elezione a sindaco, nel 2005, di Michele Altamura, nipote del boss Antonio Altamura, L'ex sindaco é tra gli arrestati. Per lui l'accusa è associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti si sarebbe attivato per aiutare gli affiliati ad ottenere i lavori di tre appalti pubblici. I primi scontri all'interno della cosca operante nella frazione Ariola di Gerocarne, risalgono addirittura ai tempi del sequestro di Marco Celadon, avvenuto a Vicenza il 25 gennaio 1988. Nel corso di alcune intercettazioni fatte all'epoca dalla squadra mobile veneta venne fuori come fosse in atto uno scontro tra le famiglie Maiolo e Loielo, fino ad allora alleate, per la supremazia. Dal 1998, dopo l'omicidio di Antonio Maiolo, era stata raggiunta una sorta di tregua, interrotta, però il 22 aprile 2002 con l'omicidio dei fratelli Vincenzo e Giuseppe Loielo. Grazie al ritrovamento sul luogo del delitto di alcuni telefonini e grazie anche alle dichiarazioni di alcuni collaboratori, le indagini hanno avuto un impulso che ha portato alle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip su richiesta della Dda catanzarese. L'inchiesta ha anche messo fatto luce su un'attentato intimidatorio compiuto ai danni del sindaco di Arena, al quale fu fatta saltare l'automobile per indurlo a rilasciare una licenza per l'apertura di una sala giochi. Dalle indagini è emerso anche che gli affiliati al "locale" di Ariola erano in collegamento con i Forastefano, che operano nella zona di Cassano allo Ionio (Cosenza), e con le famiglie di Rosarno (Reggio Calabria). Gli investigatori hanno anche saputo della partecipazione ad un funerale svoltosi a Gerocarne, di Domenico Oppedisano, che l'inchiesta Crimine-Infinito coordinata dalle Dda di Reggio Calabria e Milano ha indicato come il capo "crimine" della 'ndrangheta e ''custode delle regole" dell'associazione. Oltre a Lombardo, all'incontro con i giornalisti hanno partecipato il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, che ha firmato la richiesta di ordinanza insieme ai pm Marisa Manzini e Giampaolo Boninsegna, il procuratore generale Santi Consolo, il questore di Catanzaro Vincenzo Roca ed il capo della mobile Rodolfo Ruperti.

    PG Catanzaro: DDA sottodimensionata. 'L'operazione condotta stamani dimostra la diffusione e la pericolosità della 'ndrangheta, da tutti ormai riconosciuta come l'organizzazione più aggressiva e temibile. Se è così, allora, la Dda di Catanzaro è sottodimensionata come numero di magistrati rispetto al lavoro che deve svolgere". A dirlo è stato il procuratore generale di Catanzaro, Santi Consolo, intervenendo alla conferenza stampa per illustrare i dettagli dell'operazione che stamani ha portato in carcere 30 persone. "L'esito delle indagini - ha aggiunto - è stato possibile grazie ad un provvedimento di applicazione di un magistrato della Procura generale alla Dda catanzarese. Non è più accettabile che la procura generale, che già soffre di vacanze di organico, debba prestare dei magistrati alla Dda impegnata nel contrasto alla criminalità organizzata". "Fino ad ora - ha detto da parte sua il procuratore della Repubblica Vincenzo Antonio Lombardo - abbiamo posto rimedio alle carenze con continue richieste di applicazione alle Procure circondariali di Cosenza, Crotone e Vibo Valentia, con la conseguenza che la Dda è stata identificata nel singolo magistrato".

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