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    Diciannovenne morta di parto, Asp respinge accuse: dispnea la causa

     

     

    Diciannovenne morta di parto, Asp respinge accuse: dispnea la causa

    22 gen 12 L'Azienda sanitaria provinciale di Crotone, in merito alla morte di Jessica Rita Spina, la diciannovenne deceduta dopo un parto cesareo, ha "attivato l'unità di crisi del Risk management dell'Asp, che ha avviato l'istruttoria sulle circostanze del caso attraverso specifiche indagini che non hanno evidenziato negligenze o lacune operative, procedurali o di struttura, rilevabili nelle varie fasi assistenziali da parte sia del reparto di ostetricia e ginecologia che da quello di anestesia e rianimazione che hanno avuto in cura la paziente". Lo afferma la Direzione generale dell'Asp in una nota nella quale descrive le fasi del ricovero. "L'attività istruttoria del Risk management - sostiene l'Azienda - proseguirà per valutare e approfondire tutti gli aspetti inerenti al caso in questione". "L'Asp di Crotone - è scritto nella nota - fa presente che la direzione sanitaria di presidio ha consegnato alle autorità giudiziarie tutta la documentazione necessaria all'espletamento di ogni ulteriore atto successivo conseguente (autopsia e atti istruttori di verifica sull'accaduto). La direzione sanitaria di presidio evidenzia inoltre che la commissione interna finalizzata all'approfondimento delle cause che hanno portato al decesso della signora Spina, si è riunita sabato 21 gennaio". "Nella relazione preliminare effettuata dal dirigente sanitario del presidio Angelo Carcea - é scritto ancora - si evidenzia che la signora Rita Spina, alla 37/ma settimana di gestazione, obesa (137 kg), accedeva direttamente intorno alle 7.45 del 18 gennaio all'U.O. di Ostetricia e ginecologia del presidio ospedaliero del San Giovanni Di Dio. Venivano effettuati gli accertamenti clinici con evidente difficoltà dato il grave stato di agitazione della paziente. I sanitari decidevano pertanto di effettuare il taglio cesareo che veniva eseguito con estrazione di feto maschile, vivente e vitale, di 2630 grammi. Le prime fase del decorso post operatorio e gli esami effettuati risultavano soddisfacenti. Nel tardo pomeriggio e nelle ore successive si evidenziava nella paziente una contrazione della diuresi, che richiedeva trattamento terapeutico che veniva eseguito anche con l'ausilio della consulenza anestesiologica". "Al mattino successivo - prosegue la nota - le condizioni cliniche peggioravano per la presenza di dispnea per cui venivano eseguiti urgentemente esame radiologico del torace, scintigrafia polmonare, visita nefrologica ed ecografia renale. Gli esami ematologici, già effettuati al mattino, evidenziavano importante leucocitosi neutrofila, ipercreatininemia, alterazione dei parametri della coagulazione e acidosi metabolica. La scintigrafia polmonare riscontrava una ridotta perfusione dell'intero polmone sinistro, per cui, nel sospetto di embolia polmonare, si trasferiva immediatamente la paziente nel reparto di rianimazione dove veniva intubata, incannulata una vena centrale e posta sotto monitoraggio clinico e strumentale. Si praticava terapia antitrombotica, correzione dell'acidosi, della diselettrolitemia, dell'anemia, etc. Nel pomeriggio, la paziente veniva anche sottoposta a emotrasfusione ed in seguito si eseguivano angio TC torace ed ecografia addominale. Nonostante le cure effettuate, i parametri clinici e di laboratorio subivano un progressivo peggioramento, tanto che nelle prime ore del pomeriggio si verificava un arresto cardiaco risoltosi con adeguate manovre rianimatorie. Successivamente venivano eseguite ulteriori consulenze specialistiche ed anche un ecocardiografia, nonostante tutto, le condizioni cliniche della paziente presentavano un ulteriore peggioramento in particolare, durante la notte, si evidenziava, tra l'altro una spiccata ipotensione resistente alla terapia. Alle 7.45 del 20 gennaio, un nuovo arresto cardiaco portava all'exitus la paziente nonostante le manovre rianimatorie instaurate". "La direzione dell'azienda - conclude la nota - dichiara di non essere a conoscenza ad oggi di provvedimenti dell'autorità giudiziaria nei confronti dei medici dell'Asp".

    Bimbo dimesso a casa dei nonni. La macchina della giustizia ha mosso i suoi primi passi per accertare le cause e le eventuali responsabilità della morte di Jessica Rita Spina, la ragazza di 19 anni morta nell'ospedale di Crotone dopo un parto cesareo. La Procura della Repubblica ha iscritto nel registro degli indagati dieci persone, tra medici ed infermieri dell'ospedale, che hanno avuto in cura la diciannovenne. Intanto il neonato è stato dimesso dall'ospedale ed è stato portato a casa della nonna. Stamane gli agenti della squadra mobile sono tornati nuovamente in ospedale, dove hanno acquisito altri documenti che saranno utili alle indagini. Sulla base degli elementi emersi dalla cartella clinica e degli interrogatori dei medici e degli infermieri, il procuratore della Repubblica, Raffaele Mazzotta, ed il sostituto Enrico Colagreco hanno deciso di sottoporre ad indagine le dieci persone per le quali si ipotizza il reato di omicidio colposo. La posizione di una undicesima persona, inoltre, è al vaglio degli inquirenti, che decideranno entro lunedì la sua eventuale iscrizione nel registro degli indagati. La Procura ha anche affidato l'incarico per l'autopsia che si svolgerà mercoledì mattina. Il figlio della diciannovenne morta, Antonio, è stato dimesso stamane dall'ospedale e portato a casa della nonna, Carolina Scigliano, dove lo hanno accolto i familiari più stretti che gli hanno dato il benvenuto baciandolo sulla fronte e sulle guance. Ad ogni vagito del bambino, però, il viso della nonna e degli zii è stato solcato dalle lacrime di dolore per la morte di Jessica. A Crotone, intanto, si è in attesa dell'arrivo degli ispettori inviati dal Ministro della Salute, Renato Balduzzi. Nell'ospedale effettueranno controlli anche i carabinieri Nas il cui invio è stato sollecitato dal presidente della commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale, Ignazio Marino. Lo zio di Jessica, Pino Scigliano, ha ricordato che la ragazza era in ottima salute e che dieci giorni prima del suo ricovero aveva fatto delle analisi del sangue dalle quali era emerso che "tutti i valori erano nella norma". Quando la ragazza è arrivata in ospedale i medici l'hanno "subito portata in sala operatoria", aggiunge lo zio, "senza nemmeno fare gli accertamenti. Alla fine dell'intervento mia nipote era visibilmente sofferente e solamente dopo 24 ore l'hanno fatta visitare da un medico". Il legale della famiglia Spina, l'avvocato Agata Speziale, ha evidenziato che "le indagini della Procura ci daranno la verità su quanto è accaduto. Bisogna dare pace ad una madre che ha perso la figlia e ad un figlio che ha perso la madre troppo presto". La diciannovenne è stata ricordata anche dai tifosi della squadra di calcio del Crotone che, prima della gara con il Varese, hanno intonato un coro "Jessica sarai sempre con noi".

    Marino "Cartella non spiega intervento". La cartella clinica acquisita dai carabinieri del Nas all'ospedale di Crotone "non offre dati sufficienti. Da una prima analisi non si comprendono appieno i motivi che hanno spinto i medici a porre l'indicazione per il parto cesareo; le informazioni sono inoltre insufficienti anche a fare chiarezza sui fattori di rischio e gli eventi che hanno portato alla morte di Jessica Rita Spina". Così Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, dopo aver preso visione della cartella clinica della giovane deceduta a Crotone dopo un cesareo. "La direzione sanitaria dell'ospedale si è dimostrata collaborativa - aggiunge Marino in una nota - tuttavia nella documentazione clinica mancano elementi per far piena luce su quanto accaduto e individuare o escludere eventuali responsabilità del personale sanitario. La Commissione sta effettuando pertanto un ulteriore approfondimento, inviando all'ospedale alcuni quesiti per avere risposte certe al più presto". Appena ottenute le risposte che "consentiranno di riferire con precisione la sequenza degli eventi clinici - afferma il senatore Pd - riferirò in Commissione in modo da stabilire quali altre azioni intraprendere: immagino che questo potrà avvenire mercoledì 25 gennaio". Si tratta, conclude Marino, di un "drammatico evento avverso le cui cause andranno chiarite con rigore ma senza creare un clima irrazionale o di 'caccia alle streghe'".(

    Stasi: Chi ha sbagliato paghi. "Esprimo profondo cordoglio per la morte della giovane Jessica avvenuta all'ospedale San Giovanni di Dio di Crotone, e piena solidarietà e vicinanza alla famiglia per il grave lutto che l'ha colpita". Lo afferma in una nota la vice presidente della Regione Calabria, Antonella Stasi. "E' giusto - aggiunge - che si faccia presto chiarezza sull'intera vicenda e, accertate le responsabilità, se c'é qualcuno che ha sbagliato paghi. Ma voglio ricordare che l'ospedale di Crotone è popolato da professionisti seri e da una classe medica di grande qualità che troppo spesso si sobbarca anche della responsabilità di sopperire alla grave carenza di personale che in questo momento il nosocomio soffre. C'é una forte preoccupazione per le sorti della sanità del Mezzogiorno e la stretta sulla sanità che tocca il paese intero, rischia di avere maggiori ripercussioni proprio in Calabria costretta a dover riorganizzare totalmente il proprio sistema sanitario, pur nelle incongruenze e nelle ristrettezze della norma nazionale che prevede il blocco del turn over nelle regioni in piano di rientro, senza peraltro concedere delle deroghe per casi particolari". "Senza un adeguato intervento nazionale - prosegue Stasi - per 'sostenere' la riorganizzazione, senza la possibilità di integrare il sistema delle professionalità necessarie, le misure, anche le più rigorose, rischiano di essere inutili. Assumere nuovo personale medico ed infermieristico e stabilizzare i precari in quelle strutture sanitarie più sottodimensionate, dove è emersa una chiara necessità di non poter garantire un livello adeguato di assistenza è una delle tappe necessarie di quel percorso che deve condurre verso l'efficienza del sistema sanitario regionale. Sarà la stesura del nuovo Patto per la Salute l'occasione idonea come Regione Calabria, per sollecitare e sostenere la modifica di questa norma assurda. L'auspicio è che la morte di Jessica Rita Spina resti un caso unico ed isolato, e le indagini condotte possano rassicurare la famiglia e l'intera popolazione crotonese che nulla è stato trascurato per poterle salvare la vita".

    Marziale "Attendere indagini". "I motivi del decesso della puerpera possono essere molteplici, perciò è necessario attendere l'esito delle indagini prima di lasciarsi andare a valutazioni di sorta, ma ciò che è un dato di fatto inconfutabile è che in campo di malasanità è molto spesso la Calabria ad essere protagonista". E' quanto afferma in una nota il presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della commissione parlamentare per l'Infanzia, il sociologo Antonio Marziale. "Non è certo l'amministrazione guidata da Giuseppe Scopelliti - aggiunge - a dover rispondere, ma i governi regionali succedutisi nel corso degli ultimi decenni, rei indiscussi di sperperi e politiche insensate. Piuttosto al governatore Scopelliti va riconosciuto il merito di uno sforzo in itinere per dotare la Calabria di strutture degne di essere chiamate ospedali, in grado di soddisfare le esigenze del territorio, e non già indegni tuguri. Se dalle indagini dovessero emergere negligenze, forse ad interrogarsi dovrebbe essere qualche ateneo"

    "Il parto è l'evento più naturale della vita della donna, si risolve purtroppo in incidente sanitario quando affidato a mani inesperte o eseguito nelle strutture non particolarmente attrezzate. La Calabria è a livello nazionale la Regione con il tasso più elevato di errori in sanità". E' quanto scritto in una nota dell'Associazione Periplo Familiare, specializzata nell'assistenza e nella tutela delle vittime di malasanità. "I casi di sofferenza sia fetale che materna - prosegue la nota - quando non tempestivamente diagnosticati portano a malformazioni gravi, irreversibili e addirittura al decesso. La prova decisiva della sussistenza di errore sanitario, che in casi di specie è massimamente costituito da mancato costante monitoraggio o da erronea interpretazione dello stesso, è data dal fatto che la gestante si reca sulle proprie gambe in ospedale senza aver accusato alcun problema né suo, né del suo feto, essendone poi lesa sino all'estremo danno. I presidi sanitari non sufficientemente attrezzati e strumenti di monitoraggio ormai usuali debbono informare della circostanza chi si rivolge a loro, dando così la possibilità di scegliere un'altra struttura più affidabile". "Purtroppo la regione Calabria - conclude l'Associazione Periplo - rappresenta rispetto a quanto sopra detto un emblema di quanto c'é ancora da fare per avvicinarsi all'eccellenza della quale tutti i cittadini hanno diritto".

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