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    Diciannovenne muore di parto: reazioni

     

     

    Diciannovenne muore di parto: reazioni

    20 gen 12 "Si tratta di uno stillicidio raggelante che deve finire". Così Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, dopo la morte di una ragazza di 19 anni nell'ospedale di Crotone dopo un parto cesareo. "La sanità calabrese - aggiunge - è da tempo sotto osservazione della nostra Commissione anche per quanto riguarda il parto cesareo: a Reggio Calabria il 65% delle donne vengono sottoposte a parto cesareo, anche se l'Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che la media dei parti cesarei dovrebbe arrivare al 13,7%. Per di più l'intervento avviene generalmente in piccole strutture private accreditate, quasi sempre di mattina, in un giorno feriale. Una scelta che sembra motivata dalla possibilità di ottenere un rimborso economico per l'intervento più che dalla tutela della salute delle pazienti". "La Commissione - ha concluso Marino - ha chiesto al nucleo locale dei carabinieri del Nas di intervenire subito e di acquisire la cartella clinica della paziente, in modo da poter approfondire quanto accaduto già nelle prossime ore".

    "Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un parto finito in tragedia. Episodi drammatici come questo, ci ricordano che è necessario chiarire se vi siano state eventuali responsabilità personali, ma anche analizzare le possibili criticità che ne hanno favorito il verificarsi. Senza pregiudizio per le indagini in corso, abbiamo pertanto chiesto al Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, una dettagliata relazione sul caso". Lo ha sostenuto il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi sanitari regionali, Leoluca Orlando, in merito al decesso di Rita Spina, una ragazza di 19 anni morta dopo un parto cesareo. "La relazione sui punti nascita elaborata ed approvata dalla Commissione che presiedo - ha aggiunto - ha indicato criticità e possibili anomalie che possono concorrere, in alcuni casi, a trasformare il momento della nascita in tragedia, come è accaduto e accade tuttora, in particolare in alcune regioni. Molto c'é da fare ancora in questa direzione e l'indagine condotta dalla Commissione, in collaborazione con le società scientifiche di ostetricia e ginecologia, ha mostrato in modo organico e dettagliato la situazione dei punti nascita italiani, non limitandosi ad analizzare il singolo presunto caso di malasanità, ma conducendo un'analisi delle cause degli episodi critici registrati". "Solo rivisitando qualitativamente e quantitativamente i punti nascita penalizzanti - ha concluso Orlando - possiamo pensare di garantire standard uniformi. Questo lavoro non è punto d'arrivo ma di partenza, affinché si continui a monitorare il tema e si offra qualificata assistenza a mamme e bambini".

    "Evitare casi simili di presunta malasanità nelle strutture ospedaliere calabresi, assicurare che la gravissima situazione di squilibrio economico-finanziario in cui versa la sanità calabrese non comporti un mancato mantenimento dei livelli essenziali di assistenza e conseguenti rischi per la salute e la vita dei cittadini calabresi, intervenire affinché l'avvenuto declassamento dell'ospedale di Crotone, ad opera della Giunta regionale, non comprometta l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza sul territorio e la tutela della salute dei cittadini crotonesi". E' quanto chiedono, con una interrogazione al Ministro della Salute, con risposta in Commissione, i deputati del Pd Nicodemo Oliverio e Franco Laratta. "I casi di malasanità in Calabria - proseguono - si susseguono ormai da anni con una tale frequenza che ormai, tranne in casi eclatanti come quello di oggi, comunque ancora da accertare, non assurgono neanche a notizia da riportare sui mezzi di comunicazione. La diciottenne crotonese Jessica Rita Spina è deceduta nell'ospedale civile due giorni dopo il taglio cesareo cui era stata sottoposta. La ragazza era in 'perfetta salute', affermano i familiari che hanno presentato denuncia all'autorità giudiziaria chiedendo che siano accertate le reali cause della morte. Era stata ricoverata mercoledì 18 gennaio in seguito al parto avvenuto con il taglio cesareo da cui era nato un maschietto di due chili e 600 grammi, che gode di ottima salute. Il giorno successivo al parto Jessica ha cominciato a stare male. I parenti hanno interpellato i medici ma, secondo il loro racconto, solo dopo altre 24 ore la ragazza è stata sottoposta a visita da uno pneumologo che ha segnalato il collasso di un polmone e un blocco renale. Nel frattempo la giovane madre ha subito un arresto cardiaco, che i medici prontamente intervenuti hanno positivamente affrontato. Questa mattina all'alba, purtroppo, la ragazza è deceduta". "Questo ennesimo caso di presunta malasanità, le cui eventuali responsabilità dovranno essere accertate - concludono Oliverio e Laratta - testimonia le insufficienze strutturali della sanità calabrese, l'inadeguatezza del Piano sanitario regionale e l'impossibilità di corrispondere servizi sanitari adeguati ed efficaci ai cittadini calabresi al fine di non alimentare ulteriormente il fenomeno della migrazione sanitaria"

    "La tragica fine di Jessica Rita Spina, la diciottenne che ha perso la vita nell'ospedale di Crotone, deve essere oggetto di un'attenta verifica non solo da parte della magistratura, ma anche sotto il profilo amministrativo". E' quanto afferma, in una nota, la parlamentare del Pd Maria Grazia Laganà Fortugno, componente della commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario. "Bisogna capire - prosegue Laganà - perché si è deciso di effettuare il taglio cesareo, di cui c'é indiscutibilmente un abuso in Calabria come in tante altre regioni del Mezzogiorno d'Italia". Secondo la parlamentare del Pd, il presidente della Regione Scopelliti "nella sua qualità di commissario, deve relazionare al più presto su quanto accaduto a Crotone, in un episodio che si configura quanto meno come sospetto e su cui è indispensabile la massima trasparenza. Chiarire le cause del decesso di questa ragazza è un dovere inderogabile da parte delle autorità preposte".

    "Un'altra giovane madre muore di parto cesareo. Qualcuno spieghi perché in Calabria le donne vengono private del diritto alla vita". E' quanto afferma, in una nota, Mimma Iannello, della segreteria regionale della Cgil. "Non si fa in tempo a elaborare una tragedia - sostiene Iannello - che si ritorna ad affrontarne una nuova. Ad inizio anno siamo già oltre ogni soglia di chi ragioneristicamente prova derubricare questi drammatici eventi nella 'casistica dei rischi sanitari'. Per la Cgil non ci sono casistiche che tengano a fronte di questa sequenza di morte. Chi ha responsabilità dirette ed indirette nei processi di governo della salute calabrese dove fermarsi e dar conto ai calabresi di cosa si sta facendo per rimuovere le cause di tragedie inspiegabili alla luce del progresso scientifico e delle innovazioni sanitarie. Il commissario Scopelliti a cui sta in capo la massima responsabilità politica in materia sanitaria spieghi quali misure per innalzare la qualità e la sicurezza nei presidi ospedalieri sono state finora assunte. Spieghi se le condizioni di sicurezza delle strutture sanitarie pubbliche e convenzionate siano tali da garantire la sicurezza dei pazienti". "Medici di base, ginecologi, consultori, primari, direttori sanitari, Commissari ad acta - prosegue ancora Iannello - spieghino alle donne calabresi perché la maternità sia divenuta un terno al lotto. Spieghi chi ne ha l'autorità, quale percorso assistenziale viene loro garantito per partorire senza rischio per se e la vita che portano in grembo. Sono stati chiusi i punti nascita nei presidi al di sotto di 500 parti annui, le strutture riceventi la nuova domanda sono spesso caricate di un lavoro reso al limite di ogni parametro di sicurezza. Esiste una moltitudine di decreti e protocolli per ridurre il rischio clinico. Eppure si continua a morire"

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