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    Relazione della Dia: P.A. nel mirino delle mafie

     

     

    Relazione della Dia: P.A. nel mirino delle mafie

    14 gen 12 La strategia principale di Cosa Nostra resta quella della ''non belligeranza" con lo Stato, per continuare a fare affari senza troppi fastidi. Ma non è escluso un "possibile ricorso a efferati atti dimostrativi" da parte delle cosche. Lo scrivono gli analisti della Direzione investigativa antimafia nella relazione semestrale - riferita ai primi sei mesi mesi del 2011 - consegnata al Parlamento. Un documento nel quale si ribadisce il tentativo di infiltrazione di tutte le principali organizzazioni criminali, e in particolare della 'Ndrangheta, nella pubblica amministrazione e negli appalti pubblici. L'analisi su Cosa Nostra parte dai successi ottenuti dalle forze dell'ordine in questi anni. Arresti che hanno scardinato i vecchi assetti e che, scrive la Dia, hanno fatto sì che "i principali aggregati mafiosi abbiamo mutato la propria architettura organizzativa rivisitando in alcuni casi le proprie strategie e in altri ridefinendo le alleanze tattiche". Cosa Nostra, inoltre, "sembra voler orientare la propria configurazione ad un profilo meno verticistico" rispetto al passato, "privilegiando un modello fondato sull'autonomia delle famiglie". In questo quadro, non sono esclusi possibili atti dimostrativi. "Atti dei quali non sono mancati nel recente passato labili segnali - avvertono gli analisti - e che potrebbero trovare motivazione non solo nella sostanziale fluidità degli equilibri attuali" ma anche "nella volontà, da parte di taluni personaggi desiderosi di emergere, di attestare una plateale capacità militare idonea ad acquisire consensi per la leadership". Senza contare che "anche l' attenuazione degli storici equilibri tra fazioni una volta alleate" può diventare elemento di "destabilizzazione". Diverso il quadro relativo alla 'Ndrangheta, che rimane la prima organizzazione criminale del paese e che prosegue nella sua opera di infiltrazione nella pubblica amministrazione, soprattutto per quanto riguarda le amministrazioni locali calabresi. Una prassi utilizzata anche dalla camorra che, grazie ''al moltiplicarsi di intrecci e commistioni che inquinano la vita politica ed economica degli enti locali", è di fatto in grado di controllare, in alcune aree della Campania, "le diverse forme di intervento pubblico". In Calabria è in particolare la sanità uno dei settori maggiormente esposto, "al punto da essere - afferma la Dia - considerata in permanente emergenza, anche in ragione degli elevati deficit finanziari che l'affliggono". Ma le 'ndrine non si fermano alla Calabria: l'espansione continua sia in Italia sia all'estero. Nel Lazio, ad esempio, l'organizzazione è in grado di "inquinare" comparti economici e produttivi come quello della ristorazione, dell'edilizia residenziale, delle sale dal gioco e del mercato ortofrutticolo. E nel Lazio come in Lombardia, Emilia Romagna e Toscana, vi sono decine di ditte - impegnate in quei settori considerati 'sensibili' alle infiltrazioni come il movimento terra, la fornitura e il trasporto di calcestruzzo, il trasporto dei rifiuti - "contigue alla 'ndrangheta o emanazione di essa'', estremamente competitive sul piano economico, che riescono ad ottenere appalti anche in contesti del tutto leciti. Uno scenario che potrebbe interessare anche i lavori per l'Expo di Milano.

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