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    Giornalista calabrese sotto scorta, un mare di solidarietà

     

     

    Giornalista calabrese sotto scorta, un mare di solidarietà. DDa apre fascicolo

    12 gen 12 Sono ormai migliaia i messaggi di solidarietà, su Facebook e Twitter, per Giovanni Tizian, il giornalista precario 29enne di origine calabrese - collaboratore dal 2006 della 'Gazzetta di Modena' - che da venti giorni è sotto scorta perché minacciato dalla criminalità organizzata a causa delle sue inchieste su casalesi, 'ndrangheta e Cosa nostra, che ''operano in Emilia-Romagna come se fossero a casa loro". Una vita, la sua, segnata per la prima volta dalla criminalità organizzata a sette anni, quando la 'ndrangheta - il 23 ottobre '89 - uccise suo padre, funzionario di banca, a Locri mentre tornava a casa dal lavoro. "Decine di telefonate, centinaia di messaggi, mi ha chiamato chiunque: rendere pubblico ciò che mi sta accadendo ha certamente eretto un bel muro di speranza. Mi sento più sicuro, condividere fa bene e serve a non sentirsi soli": così il cronista sintetizza oggi sulla 'Gazzetta', sotto il titolo 'Vado avanti', la sua 'giornata sotto i riflettori'. "Uno degli attestati di solidarietà che mi ha commosso maggiormente è la campagna lanciata dall'associazione 'daSud' e da Stop'ndrangheta.it, 'Io mi chiamo Giovanni Tizian'. Un appello per tutelare me, ma anche tutti i giovani giornalisti precari di questo Paese". "Parlare di narcotraffico e di pizzo - scrive Tizian, che ha appena pubblicato per Round Robin un libro, 'Gotica', in cui ha raccolto la sua attività di cronista di giudiziaria e le inchieste realizzate anche con il mensile Narcomafie e Linkiesta.it - è parlare, in fondo, di una questione di ordine pubblico. Ricostruire i percorsi del denaro mafioso vuol dire demolire la facciata di legalità creata con la complicità dei cosiddetti 'colletti bianchi'. Rapporti che rendono i boss invisibili e socialmente accettati. E succede così che l' apertura di un negozio etnico suscita più allarme sociale rispetto alla colonizzazione dei territori da parte delle cosche. Che in questi territori, oltre la linea Gotica si sentono forti, e protette. Tanto che vorrebbero con le loro intimidazioni bloccare i giornalisti che fanno inchieste sui loro affari. Giovani giornalisti, precari ma con una passione immensa. Che rischiano e amano il proprio lavoro, che per pochi euro, al Sud come al Nord, mettono in gioco la propria vita per far conoscere a tutti questa realtà. Giovani cronisti che vivono una doppia vulnerabilità, fisica ed economica".

    DDA apre fascicolo: La Direzione distrettuale antimafia di Bologna ha aperto un fascicolo sulle minacce al giornalista Giovanni Tizian, collaboratore della Gazzetta di Modena, sotto scorta da alcune settimane. Secondo quanto si è appreso le minacce sono emerse nel corso di un'altra inchiesta della Procura antimafia, ma il procuratore Roberto Alfonso non conferma. "Tizian ha scritto tante cose, libri e articoli - ha spiegato il procuratore Alfonso - e qualcuno si è risentito per qualcosa che ha trattato e che lo riguardava". "Comunque siamo in una fase talmente delicata che anche Tizian non può sapere cosa è accaduto realmente". Il procuratore ha sottolineato come la risposta delle istituzioni di Modena sia stata immediata: "Si tratta di una situazione, diciamo di preoccupazione, che va salvaguardata e che richiede di agire con tempestività e prudenza".

    In una nota Francesco Alì, responsabile del Dipartimento Legalità della Cgil della Calabria, esprime solidarietà ai giornalisti Giovanni Tizian e Nicola Lopreiato per le intimidazioni che hanno subito. "Giovanni Tizian - afferma Alì - in questi anni ha scritto inchieste raccontando il volto reale delle mafie al nord e svelando ciò che accade in Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna. Inchieste condotte, ironia della sorte, con rigore e passione, da un giovane giornalista precario, senza tutele e senza diritti. Tizian sa cos'é la 'ndrangheta perche' ne ha già subito la violenza. E' figlio, infatti, di Peppe Tizian, vittima della più potente organizzazione criminale. Il suo omicidio è rimasto senza colpevoli". "Nicola Lopreiato - scrive ancora Alì - ha ricevuto una lettera di minacce inviata direttamente dal carcere in cui è detenuto dal boss Leone Soriano. A Giovanni Tizian ed a Nicola Lopreiato va, tutta la nostra solidarietà, così come va a tutti i giornalisti che da ogni testata ogni giorno combattono la propria battaglia, e gli esempi non mancano. Alle forze dell'ordine ed alla magistratura il nostro incoraggiamento e sostegno per l'importante lavoro che stanno svolgendo. Alla società sana fatta di cittadini, istituzioni, forze sociali, partiti, associazioni, tocca, però, un impegno grande: l'indignazione e il compito di difendere e sostenere il lavoro dei giornalisti coraggiosi perché possano continuare a fare il proprio lavoro meglio di prima. Dovranno vederci al loro fianco, ad organizzare un vero e proprio cordone di solidarieta".

    "Io mi chiamo Giovanni Tizian". Con questa affermazione il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, aderisce alla campagna promossa dall'associazione daSud per difendere il giornalista calabrese minacciato dalle mafie in Emilia Romagna ed al quale è stata assegnata la scorta. "Il lavoro del giornalista - sostiene Speranza - è molto difficile, in particolare al sud, in un contesto in cui la mafia é molto radicata, ma oggi è complesso anche al nord dove la criminalità organizzata si sta estendendo sempre più. Non si può tacere sull'argomento mafia e non si può sottovalutare l'importanza di dire, raccontare, informare, 'l'utilità socialé, per usare le parole di Giovanni Tizian, di parlare di mafia. Questa è la via del cambiamento, l'unica strada per renderci liberi: sapere, conoscere per resistere. Non a caso nella nostra città abbiamo dato vita a Trame, proprio perché conosciamo l'importanza della parola, dell'informazione". "Per questo - conclude il sindaco di Lamezia - raccolgo la sfida lanciata dall'associazione daSud di far parte della grande scorta popolare e civile che non farà sentire solo Giovanni e la sua famiglia perché possa tranquillamente continuare a fare il suo lavoro".

    "Giovanni Tizian è uno di noi. S'é impegnato spesso con Stopndrangheta.it nelle attività di recupero della memoria dell'anti-'ndrangheta e della ricerca alle radici della 'ndrangheta, nella scrittura e nell'impegno sociale". Lo afferma in una nota Alessio Magro, coordinatore di 'Stopndrangheta.it', l'Archivio web multimediale su 'Ndrangheta e anti-'Ndrangheta. "E per questo - prosegue la nota - non possiamo che rendere pubblica una solidarietà che è insieme amicizia e stima professionale. Giovanni è un ragazzo come noi, una persona normale, con i suoi pregi e i suoi difetti. Tra le virtù, possiede una grande determinazione e una passione vitale per la giustizia. Sappiamo che andrà avanti nel suo lavoro e continuerà a svolgerlo nel migliore dei modi. Lui sa che non lo lasceremo solo. Quello che altri non sanno è che toccare lui vorrebbe dire toccare tutti noi e moltiplicare in noi il desiderio di lottare fino in fondo". "Bastano - conclude Magro - allora poche parole: cari criminali, toccate Giovanni Tizian e avrete subito dieci, cento, mille penne puntate contro di voi. Toccare lui vuol dire toccare un intero movimento, che saprà come reagire"

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