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    Infiltrazioni negli appalti pubblici, 21 arresti nel reggino

     

     

    Infiltrazioni negli appalti pubblici, 21 arresti nel reggino. Tra loro dirigenti Anas e Condotte

    11 gen 12 Un'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria è in corso per l'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 21 persone ritenute affiliate o contigue alla cosche della 'ndrangheta Morabito-Bruzzanti-Palamara, Maisano, Roda', Vadalà e Talia, operanti nel "mandamento jonico" ed in particolare nei comuni di Bova Marina, Palizzi, Bruzzano Zeffirio ed Africo. L'inchiesta, secondo quanto si è appreso, riguarda infiltrazioni delle cosche in appalti pubblici. Nei provvedimenti, emessi dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda, sono contestate le accuse di associazione di tipo mafioso, concorso in associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, truffa aggravata, danneggiamento aggravato, procurata inosservanza di pena, frode in pubbliche forniture, furto aggravato di materiali inerti, crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, violazione delle prescrizioni alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, tutti aggravati dall'aver favorito un sodalizio mafioso. L'operazione, denominata "Bellu Lavuru 2" è il seguito di un'operazione condotta nel giugno 2008 incentrata sui lavori di ammodernamento della statale 106 ionica.

    Gli arrestati: Queste le persone arrestate dai carabinieri nell'operazione sulle infiltrazioni negli appalti per i lavori di ammodernamento della statale 106 jonica: Giuseppe Altomonte, di 52 anni; Vincenzo Capozza (54), direttore dei lavori dell'Anas nell'appalto pubblico della variante di Palizzi; Pasquale Carrozza (49), capo cantiere della società Condotte; Giovanni Cilione (32); Antonio Clarà (49), imprenditore e titolare dell'omonima ditta individuale; Pietro D'Aguì (45), socio dell'impresa D'Aguì; Antonino D'Alessio (32), ingegnere, direttore di cantiere della Condotte nell'appalto pubblico della variante di Palizzi; Domenico Dattola (29); Giuseppe Fortugno (39); Cosimo Claudio Giuffrida (46), direttore tecnico della Condotte; Gerardo La Morte (29); dipendente dell'impresa D'Aguì; Luca Mancuso (30), responsabile di cantiere per la ditta Clarà nell'appalto pubblico della variante di Palizzi; Geremia Maviglia (36), caposquadra della Condotte; Antonino Nucera (49); Carmelo Palamara (49), autista dell'impresa D'Aguì; Sebastiano Paneduro (51), project manager della Condotte nell'appalto pubblico della variante di Palizzi; Leonardo Giovanni Stelitano (31) e Pietro Stilo (30), dipendenti della D'Aguì Beton; Rinaldo Strati (50) e Raimondo Salvatore Zappia (77), socio dell'impresa Imc. Un'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa anche nei confronti del boss della 'ndrangheta Giuseppe Morabito, di 77 anni, detto ''u tiradritto", attualmente detenuto nel carcere di Parma.

    Tra gli arrestati dirigenti Anas e Condotte. Tre dirigenti di Condotte d'acqua Spa ed uno dell'Anas figurano tra le 21 persone arrestate stamani dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria in un'operazione contro le cosche della 'ndrangheta della fascia ionica. I quattro, che secondo quanto si e' appreso operavano a livello regionale, sono accusati concorso esterno in associazione mafiosa, per contiguità con la 'ndrangheta. Le indagini dei carabinieri hanno documentato le infiltrazione delle cosche della fascia ionica negli appalti per la realizzazione di importanti opere pubbliche. In particolare è emerso che nell'appalto relativo all'ammodernamento della strada statale 106 e nella costruzione della variante stradale del Comune di Palizzi, l'organizzazione criminale ha condizionato tutte le fasi: dal ciclo del calcestruzzo, alle assunzioni, alle forniture di cantiere e alle procedure di sub appalto e nolo. Il provvedimento ha interessato dunque i dirigenti della società appaltatrice (Condotte d'Acqua) e dell'ente appaltante (Anas).

    Anche cugino di Fortugno. Tra i 21 arrestati nell' operazione dei carabinieri di Reggio Calabria, figura Giuseppe Fortugno, di 39 anni, di Melito Porto Salvo, cugino di Francesco Fortugno, il vice presidente del Consiglio regionale ucciso in un agguato a Locri il 16 ottobre 2005. Giuseppe Fortugno è accusato di associazione mafiosa. Secondo l'accusa è organico alla cosca Talia. Un rapporto, è scritto nell'ordinanza di custodia cautelare di 1119 pagine firmata dal gip Domenico Santoro, che emerge dai "numerosi rapporti di frequentazione con elementi ritenuti di primo piano in seno alla cosca Talia". In un colloquio intercettato tra esponenti di primo piano della cosca, scrive il gip, "si fa esplicito riferimento alla circostanza che Giuseppe Fortugno fosse, in un primo momento, tra i candidati a ricoprire il ruolo, rimasto vacante, di capo giovani" dopo l'assassinio di Salvatore Modaffari. Nel colloquio, i boss "commentavano, ancora, la successiva decisione di elevare alla 'maggiore' lo stesso Fortugno, a dimostrazione di come questi, dunque, esercitasse un ruolo attivo in seno alla 'ndrangheta''. "Il passaggio dalla società minore alla società maggiore - scrive il gip - riveste evidente significato dimostrativo del rango del soggetto che tale cursus honorum effettua. Peraltro, nel corso delle indagini, è emersa la partecipazione di Giuseppe Fortugno alla riunione organizzata a Bova Superiore da Terenzio D'Aguì con alcuni dei responsabili dei cantieri relativi alla variante di Palizzi ed altri importanti esponenti della criminalità organizzata di Bova". Nell'ordinanza c'é anche un'annotazione dei carabinieri secondo i quali, in base ad un colloquio registrato il 5 febbraio 2002, "si colgono importanti elementi che fanno ritenere come Fortugno sia certamente depositario di conoscenze dettagliate in ordine all'omicidio di Placido Scriva", fu ucciso il 20 luglio 1997 a Bova Marina da due killer armati di fucile di precisione. Nel colloquio, Giuseppe Fortugno, replicando a tale Nato che gli chiede ".. eri nella macchina quando lo hanno sparato?", risponde: "si più in qua più in qua ... vicino alla villa", "rivelando - scrivono i carabinieri - la propria presenza nel mentre venivano esplosi dei colpi d'arma da fuoco nei confronti di una persona". Nel provvedimento, comunque, non ci sono contestazioni a carico di Giuseppe Fortugno relative all' omicidio.

    Cosche gestivano ogni fase lavori 106. "E' proprio un bellu lavuru". Così i parenti di Giuseppe Morabito, il boss della 'ndrangheta conosciuto come ''il Tiradritto", annunciavano nel 2007 all'anziano capomafia, detenuto a Parma in regime di 41 bis, l'appalto per i lavori di ammodernamento della statale 106 ionica ed in particolare la costruzione della variante al centro abitato del comune di Palizzi. Da allora i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno monitorato l'intervento parassitario della 'ndrangheta in ogni segmento dell'appalto. Dalle indagini è emerso che le cosche di quella zona del mandamento ionico, confermando l'unitarietà della 'ndrangheta, hanno superato tutte le rivalita' che in passato avevano dato vita anche a faide sanguinose e si sono suddivise gli ambiti di intervento, arrivando a federarsi tra loro con un apposito organismo direttivo denominato "base", presentandosi ai responsabili della società appaltatrice (Condotte d'acqua, con sede a Roma) come un unico interlocutore e coinvolgendoli nella gestione illecita dell'appalto. Dall'inchiesta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, è emerso come le cosche si siano infiltrate in ogni settore produttivo, imponendo le assunzioni, le forniture di tutto il materiale (persino la cancelleria per ufficio) ed i contratti di subappalto e nolo. L'infiltrazione era diretta, tramite l'impresa di famiglia I.M.C. di Costantino Stilo, ed indiretta, tramite la D'Agu Beton, nella fornitura del calcestruzzo per l'ammodernamento della statale 106. Inoltre le cosche avevano la gestione di fatto dei lavori di movimento terra, appannaggio della Ati capeggiata dalla ditta Clar, e di gran parte delle maestranze impiegate nei cantieri. Inoltre, le cosche, attraverso dei prestanome imparentati con gli affiliati, avevano monopolizzato l'intero ciclo del calcestruzzo, organizzando delle squadre per rubare gli inerti dalla fiumara Amendolea, produrre calcestruzzo di bassissima qualità, imporne l'uso anche se non rispondente al progetto, fatturarne falsi quantitativi e falsificare i risultati dei controlli.

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